Laura Pepe è docente di diritto greco all’Università di Milano, scrittrice, saggista, ma anche apprezzata divulgatrice in tv grazie a molti speciali dedicati proprio al mondo antico. E proprio su Focus, la rete tematica Mediaset dedicata alla divulgazione e diretta da Marco Costa sono previste tre puntate speciali dedicate a Pompei e in onda il 6, 13 e 20 dicembre.
Si comincia con “Rivivere Pompei: il rito del cibo all’ombra del Vesuvio” in onda il 6 e il 13 dicembre alle ore 21.15 dove la prof.ssa Laura Pepe condurrà i telespettatori a scoprire una giornata tipo di un antico pompeiano attraverso il rito del cibo. Dal risveglio in una casa patrizia, tra rumori e frastuoni di una giornata che comincia con il rito della colazione e del ricevimento dei clientes alle ore scandite poi dalle varie attività tra negotium e otium, con due momenti assolutamente irrinunciabili anche per gli antichi romani: il prandium, il pranzo, spesso frugale, che avveniva sempre fuori casa e la cena, fatta di numerose portate pensate e impiattate per stupire gli ospiti e ingolosire anche i palati più raffinati e difficili.
Ma il viaggio continua, e se con il rito del cibo la narrazione si interrompe al tramonto del sole, la puntata speciale che andrà in onda il 20 dicembre dal titolo “Pompei di notte”, metterà in luce aspetti inediti e affascinanti del sito nelle ore della sera.
Abbiamo chiesto alla prof.ssa Laura Pepe di anticiparci qualche curiosità su questo ciclo di episodi che andranno in onda su Focus.
Tre episodi speciali su Pompei in onda il 6, 13 e 20 dicembre su Focus. Quale il tema di questa nuova serie?
Ho pensato di parlare della vita quotidiana, ma certo non è questa la novità quando si parla di Pompei. Per questo ho scelto un filo conduttore ben preciso. Nei primi due speciali, nel seguire diacronicamente la giornata di un pompeiano, mi occupo in particolare di cibo – il menù della colazione, del pranzo e della cena, il cibo da comperare al mercato, da consumare ogni giorno, da presentare nei grandi banchetti -; non mancano incursioni nei momenti che precedevano o seguivano la consumazione di un pasto: l’ora del risveglio, il ritiro dei tovaglioli puliti e delle vesti da indossare al banchetto presso la fullonica, l’immancabile sosta alle terme, l’organizzazione della cucina.
La terza puntata cercherà invece di ricostruire una notte a Pompei, e più in generale nel mondo romano. Una vera sfida, perché non esistono studi specifici su questo tema. Le domande che mi sono posta sono apparentemente banali, ma non immediate: come ci si muoveva nelle strade immerse nell’oscurità? Chi si aggirava per quelle strade, e per quale ragione? Quali rischi si potevano correre all’esterno oppure all’interno delle abitazioni di notte?
Dall’università alla divulgazione scientifica in tv. La pandemia ha cambiato le nostre priorità anche nei percorsi di studio e di interesse. Secondo lei si può ancora parlare ai giovani del fascino del mondo antico?
Certamente sì, anche perché a mio parere il mondo antico non ha mai smesso di affascinare. Tutto sta nel farlo in modo interessante, suscitando la curiosità per un passato che in fondo ci appartiene. Bisogna però evitare di appiattire il passato sul presente: è invece opportuno sottolineare le diversità, la complessità, non rinunciare a un linguaggio tecnico. Nei miei documentari io non evito le parole latine: al contrario le uso e le spiego. E chissà che qualche giovane in procinto di scegliere il suo personale percorso di studi non decida di intraprendere una carriera che lo porti proprio al mondo antico.
Proprio per questo penso che la divulgazione sia il naturale proseguimento dell’attività di ricerca e di insegnamento all’università: che senso ha riservare a pochi un sapere interessante, quando potrebbero essere in molti a giovarsene? Naturalmente i linguaggi e i tecnicismi sono differenti, ma tutto sta nel veicolare contenuti con parole adeguate al pubblico che ascolta.
Il sito di Pompei è stato spesso al centro dei suoi interessi divulgativi in tv. Cosa l’affascina maggiormente di questa città?
Pompei è una macchina del tempo che ha sigillato il passato e che per questo ci parla di vita vera, quotidiana. Certo, lo fanno anche le fonti letterarie: ma la visione che ci offrono è sempre personale, e per questo parziale. Pompei – insieme agli altri siti sepolti dall’eruzione del Vesuvio nel 79, si intende – offre invece una panoramica molto più ampia, che talora smentisce, o almeno ridimensiona, ciò che gli autori antichi (rappresentanti per lo più dell’élite) ci raccontano; oppure aggiunge particolari sui quali le fonti di tradizione manoscritta non si soffermano.
Già dalla prima puntata andata in onda il 6 dicembre si è avvalsa della collaborazione di archeologi e di altri esperti. Di quali aspetti della vita antica si sono occupati?
Io sono una storica dell’antichità, non un’archeologa; è stato dunque indispensabile ricorrere all’aiuto delle mie colleghe archeologhe Luciana Jacobelli (la scelta delle location è sua, e sono sue molte delle idee e dei dettagli trattati nelle puntate) e Luana Toniolo (che conosce bene, tra l’altro, le vicende relative agli scavi del thermopolium della regio V). Ed è stato importante coinvolgere altri specialisti che nel loro percorso di ricerca hanno approfondito singoli aspetti che a mio avviso era giusto e importante rendere noti al grande pubblico.
Penso a Gena Iodice, l’archeocuoca: una chef laureata in storia romana che ha contribuito nella ricostruzione filologica di due piatti antichi e ha spiegato le difficoltà che un cuoco deve affrontare nella preparazione di una ricetta in cui non sono indicate le quantità degli ingredienti. Penso alla prof. Iole Fargnoli, che in molti suoi contributi scientifici si è occupata proprio di problemi giuridici legati al cibo e all’alimentazione; o ancora al prof. Francesco Maria Galassi, un paleopatologo che ha studiato le conseguenze della cattiva o eccessiva alimentazione nelle popolazioni antiche, e in particolare dei Romani.