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Convento di Sant’Orsola

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LA STORIA DI SANT’ORSOLA. Il Convento di Sant’Orsola fu fondato all’inizio del Trecento come piccolo monastero femminile. Con l’avanzare degli anni l’edificio subì vari ampliamenti, trasformazioni e arricchimenti, arrivando a ospitare al suo interno centinaia di donne, alcune delle quali discendevano da prestigiose famiglie fiorentine. Il monastero rimase in uso fino al 1810, quando fu espropriato dalle truppe di Napoleone. Iniziò allora la dispersione del patrimonio storico-artistico di Sant’Orsola. Convertito in Manifattura Tabacchi dal 1818 al 1940, poi dopo la Seconda Guerra Mondiale in centro di ricovero per sfollati, fu infine assegnato negli anni ’80 alla Guardia di Finanza per trasformarlo in caserma, ma il progetto cominciato venne presto abbandonato. Da allora, il complesso, ricoperto di cemento armato, è rimasto chiuso in una gabbia di ponteggi e lamiere.

IL PRESENTE. Nel 2020, dopo quasi quarant’anni di disuso, la Città Metropolitana di Firenze ha approvato il progetto di riqualificazione dell’ex convento di Sant’Orsola proposto dalla società francese ARTEA. ARTEA – STORIA intende restituire alla città questo luogo, da troppo tempo inaccessibile, attraverso la creazione di uno spazio polifunzionale, che offra una serie di usi, servizi e attività di interesse sia pubblico che privato. L’ex “chiesa di fuori” del convento, ovvero lo spazio dell’antica chiesa trecentesca affacciata su via Guelfa e via Sant’Orsola, sarà destinata alla creazione del futuro Museo Sant’Orsola, la cui apertura è prevista per il 2025.

IL RIPRISTINO. I lavori di adattamento dell’ex convento a caserma avevano intaccato drasticamente il manufatto architettonico. Il monumento storico era stato ricoperto di cemento e betoncino armato e ingabbiato da imponenti strutture in acciaio. Il progetto di recupero intende ricucire questo tessuto stratificato e violato. ARTEA si ispirerà alle molteplici trasformazioni dell’edificio nel corso dei secoli, per progettare un ripristino che rispetti l’identità del luogo e lo valorizzi in ogni aspetto. La prima fase del progetto di recupero del monumento storico è stata avviata nel 2021 dalla Città Metropolitana di Firenze. Dopo la realizzazione delle coperture, i lavori sono proseguiti all’interno, riportando alla luce antiche colonne, capitelli e affreschi che decoravano il convento, per concludersi lo scorso febbraio con il restauro delle facciate. Ad ARTEA spetterà il completamento dei lavori di riqualificazione all’interno del complesso.

IL FUTURO MUSEO. Il museo sarà gestito da una fondazione privata senza scopo di lucro, che verrà creata dal gruppo ARTEA. Attraverso una pavimentazione in vetro, i visitatori potranno camminare sugli scavi archeologici, effettuati dalla Soprintendenza e dalla Città Metropolitana di Firenze tra il 2011 e il 2014, che hanno portato alla luce la presenza di alcune tombe rinascimentali, tra cui quella di Lisa Gherardini, la presunta Monna Lisa del dipinto di Leonardo da Vinci. Lo spazio della cosiddetta chiesa “di dentro”, costruita nel Cinquecento ad uso esclusivo delle monache, sarà dedicato, invece, a mostre temporanee e manifestazioni culturali (conferenze, workshop, concerti).

LA VISION. La vision del futuro museo è quella di conservare la memoria del luogo, ricercando, studiando ed esponendo le testimonianze materiali e immateriali del suo passato. La creazione e l’arricchimento delle collezioni del museo avverrà cercando di recuperare opere d’arte provenienti dall’antico convento, oggi conservate in depositi fiorentini non accessibili al pubblico, attraverso campagne di restauro e richieste di prestiti. Al contempo, il patrimonio artistico perduto dell’antico convento sarà rievocato attraverso lo sguardo di artisti contemporanei. Il futuro Museo di Sant’Orsola, dunque, ambisce a diventare un luogo non solo di conservazione, ma anche di creazione di nuovi contenuti culturali, riportando in auge la pratica delle commissioni artistiche. A tal fine, lo scorso Settembre 2022 è stato avviato un programma di residenze artistiche, rivolto ad artisti emergenti.

Testo dall’Ufficio Stampa Chiarello Puliti & Partners.

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