Strutture e decorazioni identificabili con i resti del Teatro di Nerone sono tornati alla luce in una indagine archeologica condotta dalla Soprintendenza Speciale di Roma nella corte interna di Palazzo della Rovere
Horti di Agrippina
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LUOGO SIMBOLO DELLA DINASTIA GIULIO-CLAUDIA
Tra la tarda repubblica e l’inizio dell’età imperiale un anello di grandi tenute, appartenenti alle più importanti famiglie patrizie e imperiali aveva circondato il centro dell’Urbs. Definite Horti erano caratterizzate da padiglioni ed edifici immersi nel verde adibiti allo svago e all’otium più che alla funzione residenziale. Primeggiavano per importanza gli Horti di Agrippina, di Domizia, di Lucullo, di Sallustio, di Lucio Elio Lamia (detti Lamiani), di Mecenate e gli Horti Spei Veteris.
GLI HORTI DI AGRIPPINA
Conosciuti attraverso le fonti letterarie antiche e alcuni ritrovamenti archeologici, gli Horti di Agrippina Maggiore – la figlia di Agrippa e di Giulia, moglie di Germanico nonché madre di Caligola –, si estendevano nella piana del Vaticano (XIV Regio, Transtiberim), tra il Tevere, le pendici del colle di Santo Spirito e la Basilica di San Pietro.
Alcuni scavi archeologici del recente passato tra le pendici nord del Gianicolo, i sotterranei del complesso di Santo Spirito in Sassia e via di Santo Spirito, hanno portato alla luce strutture di età giulio-claudia lussuosamente decorate, che potrebbero appartenere al settore residenziale degli Horti.
Se Seneca ne descrive un viale, o una terrazza, che lambiva il Tevere sormontato da un portico, sappiamo dalle fonti come Caligola vi costruì un circo per le corse private dei carri. Del Circus Gai et Neronis o vaticanus, è nota la posizione lungo il lato meridionale della Basilica di San Pietro grazie a ritrovamenti di età moderna e all’originaria collocazione dell’obelisco in granito rosso che ancora oggi decora il centro della piazza delimitata dal portico di Gian Lorenzo Bernini.
L’obelisco, prima di essere spostato nel 1586 al centro della piazza da Domenico Fontana per volere di Sisto V, aveva decorato la spina del Circo restando in piedi e visibile dopo la fine del mondo antico per tutto il medioevo nella sua posizione originale, tuttora segnalata sul lato sud della basilica petrina.
Le fonti letterarie ricordano come negli Horti sorgesse anche un teatro, fatto costruire da Nerone, figlio di Agrippina Minore a sua volta figlia di Agrippina Maggiore. Qui l’ultimo degli imperatori giulio-claudi svolgeva le prove delle sue esibizioni poetiche e canore, e forse sempre qui, se ben si intende un celebre passo di Tacito, Nerone contemplò il rovinoso incendio del 64 dopo Cristo cantando i versi sulla caduta di Troia.
Sia il teatro che il vicino circo, pur costruiti all’interno di una grande tenuta privata, erano comunque aperti al pubblico, seppure in modi che le fonti storiche non precisano. Ma gli Horti di Agrippina erano certamente attraversati da due delle più importanti strade pubbliche del settore occidentale di Roma antica, le vie Cornelia e Triumphalis, che per il primo tratto attraversavano la piana del Vaticano sullo stesso tracciato, lambendo e, dunque, servendo entrambi gli edifici da spettacolo costruiti dai due imperatori “folli”.
Gli Horti erano entrati a far parte del demanio imperiale quando Caligola, che li aveva ereditati dalla madre Agrippina, divenne imperatore. Con la fine della dinastia giulio- claudia tuttavia i successivi imperatori persero interesse per questa tenuta, che venne progressivamente occupata da sepolture private e da necropoli.
Testo dall’Ufficio Stampa – Soprintedenza Speciale di Roma.