The Quiet Girl è il nuovo film di Colm Bairéad candidato all’Oscar come miglior film internazionale. La pellicola è arrivata in Italia il 16 dicembre ed è attualmente ancora nei cinema. La distribuzione è stata affidata all’indipendente Officine UBU.

The Quiet Girl – Trama

Irlanda, inizio anni ’80. Cait (Catherine Clinch) è una bambina sola. Nonostante viva in una famiglia numerosa, Cait percepisce il vuoto affettivo che la circonda. La madre le si avvicina solo per rimproverarla. Le sorelle tentano spesso di chiamare la piccola Cait, la quale continua a nascondersi tra l’erba e tra il mobilio di casa. La dimora famigliare è pregna di apatia e non curanza. Cait soffre questo silenzio, ma non lo comunica  a voce. L’unico segno di disagio è la pipì a letto. Il plot twist arriva durante l’estate: Cait viene affidata ad una coppia di amici dei genitori (Sean e Eibhlìn) presso la loro fattoria. Dopo un primo momento di titubanza, la bambina scoprirà un amore famigliare nuovo e sincero.

 

The Quiet GirlLa creazione di un linguaggio

Uno degli elementi fondamentali del film è proprio quello del linguaggio. Non solo linguaggio parlato, ma anche se non soprattutto linguaggio visivo. I gesti hanno la stessa importanza delle parole. Se le parole dei genitori di Cait posseggono sempre un tono freddo e distaccato, la voce di Sean è calda e accondiscendente. Cait segue una vera e propria educazione sentimentale. L’infanzia è uno dei momenti più delicati nella vita di ognuno di noi. Per tale motivo, la presenza di un nucleo famigliare inadatto porta il bambino a crescere in uno stato di confusione e paura. I genitori non sono più una figura di riferimento, ma una figura ambigua da cui doversi difendere.

Non solo parole, ma anche gesti. La gestualità è importantissima per poter comunicare il proprio affetto. Non ci riferiamo solo a carezze e baci, ma anche alla presenza fisica che si crea nello star seduti l’uno accanto all’altro. Immagini e gesti, in un certo senso, annullano il valore della parola. A livello cinematografico, pare che la nuova corrente filmica voglia ridar valore a ciò che si vede e si sente a livello tattile. Un vero e proprio ritorno al muto, un’ode al silenzio e a ciò che esso rivela.

 

The Quiet Girl, di Colm BairéadUn linguaggio per la Storia

The Quiet Girl non è solo un film sull’infanzia, ma anche un film sulla sua nazione ovvero l’Irlanda. Parliamo di una nazione conosciuta per il silenzio e la religiosità. La sacralità della famiglia non dovrebbe mai essere violata, persino quando questo nucleo è pregno di dolore e incapacità comunicativa. Famiglia e Nazione si fondono nel valore stesso che essi rappresentano. L’affetto distaccato, un affetto che si conquista lottando e, se necessiti di tempo per comprendere bene cosa avviene attorno a te, questo amore potrebbe sfuggire via. A questo si collega l’impronta religiosa. La religione implica l’atto della preghiera, una pratica che richiede silenzio e raccoglimento. Cait, nonostante la tenera età, percepisce e assorbe questa atmosfera e queste regole. La natura che la circonda, in realtà, pare essere il primo vero protagonista che segue  e protegge Cait nei momenti di panico e nei momenti di fuga.
Famiglia, Natura, Religione sono pilastri della Storia umana e in questo film esplodono sotto il linguaggio muto che esso esplora.

A questo, si unisce il linguaggio filmico. La scelta dell’aspect ratio a 4:3 è utile per esplorare i primi piani. Molti ritengono il primo piano come l’inquadratura ideale per esplorare a pieno il volto dei protagonisti. Il volto diventa paesaggio: una guancia come una collina, un sorriso come il litorale. Il ritmo è lento, proprio per poter enfatizzare la potenza dei gesti e dell’affetto da essi sprigionato.

Il film è stato mostrato in anteprima il 9 febbraio presso il cinema Rialto di Bologna con introduzione gestita dal critico Luca Baroncini.

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Video e immagini dagli Uffici Stampa Echo Group, Officine UBU.

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