TRIFOLE – LE RADICI DIMENTICATE, un film di GABRIELE FABBRO
con UMBERTO ORSINI, YDALIE TURK, MARGHERITA BUY
DAL 17 OTTOBRE 2024 AL CINEMA
un’avventura ambientata nel mondo del Tartufo Bianco
(Drammatico – 2024 – Italia – 1,85 : 1 – 100 min.)
A volte il tesoro più prezioso si nasconde davanti ai tuoi occhi
Dopo il suo primo lungometraggio The Grand Bolero, il giovane regista Gabriele Fabbro dirige TRIFOLE – Le radici dimenticate, un’emozionante avventura ambientata nel mondo del Tartufo Bianco, che arriverà nei cinema italiani a partire dal 17 ottobre 2024 con Officine UBU.
TRIFOLE – Le radici dimenticate è un drama-adventure dal respiro internazionale ambientato nelle Langhe, la terra del Tartufo Bianco d’Alba. È la storia di un ricongiungimento familiare e della riscoperta delle proprie radici, che vede come protagonisti il cercatore di tartufi Igor (Umberto Orsini) con la sua cagnolina Birba e la giovane nipote Dalia (Ydalie Turk, attrice e co-autrice del film), che da Londra arriva nelle Langhe su richiesta della madre Marta (Margherita Buy), per assistere il nonno che si trova in difficoltà economiche e di salute. Oltre al cast principale, hanno preso parte al film anche Enzo Iacchetti, Frances Sholto-Douglas (Samson, la trilogia di Kissing Booth e Slumber Party Massacre), Francesco Zecca (la serie TV The White Lotus, Un altro pianeta, Solo No, Basta un paio di baffi) e Ludovica Mancini (The Grand Bolero).
TRIFOLE – Le radici dimenticate ci immerge nella natura, nei colori e nella poesia di un territorio unico al mondo. È un inno alla riscoperta delle tradizioni, delle proprie radici e dell’amore familiare, custodi di un’eredità da tramandare all’insegna del rispetto e della cura nei confronti della natura che ci circonda.
“Come regista e sceneggiatore il mio scopo è portare al cinema piccole storie originali di persone ai margini, di comunità e tradizioni italiane che stanno scomparendo e presentarle al pubblico di tutto il mondo in modo magico, per indurlo ad appassionarsi a questi mondi.” – afferma il regista Gabriele Fabbro. “Volevo raccontare un’avventura visivamente dinamica e dal tono unico per rimarcare il valore della famiglia e delle proprie radici e l’importanza assoluta per tutti noi di conservare e rispettare la natura. Questa storia è in primis una lettera d’amore a mio nonno, alla mia eredità e alla mia terra, l’Italia, che ho spesso dato per scontata.”
TRIFOLE – Le radici dimenticate è realizzato con il contributo del PR FESR Piemonte 2021-2027 – bando Piemonte Film TV Fund, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Con il suo profondo legame con il territorio, per la portata degli attori, per la storia e il taglio di regia internazionale, Trifole – Le radici dimenticate vuole essere una sorta di manifesto per il sistema culturale delle Langhe e dell’Italia. Per questo la produzione ha cercato e trovato fin dall’inizio una serie di sinergie con il territorio su vari fronti e Trifole – Le radici dimenticate conta sul supporto per la comunicazione, il lancio e la promozione in Italia e negli Stati Uniti da parte di alcune Istituzioni chiave delle Langhe: Torino Piemonte Film Commission, i Comuni di Alba e di Somano, l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, l’Ente Fiera di Alba, il Centro Nazionale Studi Tartufo, l’Associazione Commercianti Albesi, il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani, l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour e la Fondazione Radici.
“In sinergia con i vari enti che lavorano alla valorizzazione e alla promozione delle nostre colline – dichiara il presidente dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, Mariano Rabino – abbiamo scelto di sostenere il film Trifole – Le radici dimenticate perché racconta, per immagini e con una storia originale e commovente, la nostra terra e il mondo e la cultura del tartufo, confidando che il film possa raggiungere un pubblico ampio e con esso dialogare attraverso il linguaggio universale del cinema”.
TRIFOLE – Le radici dimenticate di Gabriele Fabbro sarà nei cinema italiani dal 17 ottobre 2024, distribuito da Officine UBU.
Sinossi: Dalia, una giovane ragazza cresciuta a Londra senza motivazioni né aspettative per il futuro, viene mandata dalla madre in un paesino nelle Langhe, a prendersi cura del nonno Igor, con la speranza che la vita rurale aiuti la ragazza a trovare la sua strada. All’arrivo Dalia scopre che il nonno, la cui salute peggiora di giorno in giorno a causa della demenza senile, ha ricevuto una notifica di sfratto dovuta all’espansione delle aziende vinicole locali, che sperano di impossessarsi della terra un tempo destinata ai cacciatori di tartufi. Per trovare in poco tempo una somma di denaro sufficiente per pagare la casa ed evitare lo sfratto, Igor decide di condividere i segreti dei trifolai con la nipote e di mandarla nei boschi assieme alla cagnolina Birba, alla ricerca di un grande tartufo bianco, in modo da salvare, con il suo valore inestimabile, la loro casa.
NOTE DI REGIA
Come regista e come persona, tengo molto all’idea di preservare e portare nel mondo le tradizioni locali italiane, soprattutto perché queste tradizioni rischiano di essere soffocate dalla velocità del mondo contemporaneo. Trifole – Le radici dimenticate rappresenta il culmine di questo desiderio.
Volevo raccontare una storia umile, ma universale, utilizzando tecniche di regia tradizionali e un occhio nostalgico per sottolineare quanto sia profondamente necessario rispettare e conservare la natura e le proprie radici. Di conseguenza, ho trascorso due anni nelle Langhe raccogliendo storie di tartufai locali, agricoltori, nonni, insegnanti (in generale, con chiunque volesse parlare con me) e istituzioni. Da lì, ho condiviso con fervore queste storie con la mia co-sceneggiatrice, Ydalie Turk che vive in Sudafrica, e insieme abbiamo creato la struttura narrativa del film.
Dal punto di vista fotografico, abbiamo sposato uno stile di ripresa delicato, con pochi movimenti di camera, che esprimesse l’umiltà della narrazione e si concentrasse nel valorizzare luoghi, personaggi e dettagli. Ho voluto soffermarmi su inquadrature armoniose nel tentativo di catturare lo stile di vita poetico e pieno di passione dei cacciatori di tartufi, ma anche per garantire che i personaggi fossero sempre centrali. Le inquadrature e soprattutto i colori del film, si rifanno allo stile pittorico magico-realista Italiano.
Il rapporto tra i protagonisti (Dalia e Igor), è stato invece ispirato dal rapporto personale che avevo con mio nonno, malato di Parkinson e scomparso recentemente. La sua malattia ha impedito di comunicare tra di noi e dopo essermi trasferito negli Stati Uniti non ho potuto essere presente negli ultimi anni della sua vita e nel momento della sua morte. In un certo senso, questo film è un tentativo di esprimere il mio rammarico e di celebrare mio nonno sul grande schermo.
Per farlo, ho avuto la fortuna di lavorare con un cast di alto livello. Ydalie Turk, Umberto Orsini, Margherita Buy e Birba (un vero cane da tartufo) sono infatti il cuore del film. Sono estremamente grato per la loro incredibile devozione alla sceneggiatura e spero che questo traspaia in ogni inquadratura. È stato un grande onore per me lavorare con Umberto Orsini. Tutti sul set sono rimasti colpiti dal suo talento e dal suo approccio. Nonostante la sua ultradecennale esperienza ha mostrato la stessa curiosità di un attore alle prime armi, sempre desideroso di migliorarsi. Proprio come il suo personaggio Igor, che sente di essere stato dimenticato, Orsini, molto conosciuto nell’Italia degli anni ’60 e ’70, dopo essersi dedicato con grande successo al teatro, ha visto un’industria cinematografica che lo ha ingiustamente trascurato. Sono convinto che la sua commovente interpretazione porterà nuova luce alla sua carriera cinematografica, facendolo riscoprire anche al pubblico più giovane. Nel ruolo della protagonista abbiamo invece Ydalie Turk, una giovane attrice sudafricana al suo primo film. Ydalie Turk è una delle attrici più talentuose e generose che abbia mai incontrato. Dalia doveva apparire come una figura fragile, di altri tempi, insicura che nasconde però grandi passioni e coraggio. Ero sicuro che Ydalie sarebbe riuscita perfettamente a mostrare questi due aspetti contrastanti di Dalia. Ciò che però mi ha sorpreso di più, è stata la grazia e il sottile sentimento di nostalgia che Ydalie ha infuso in Dalia: questo permetterà al pubblico di entrare in empatia con un personaggio che inizialmente può sembrare passivo. La stessa grazia e leggerezza le ritroviamo in Margherita Buy, che è riuscita a instillarle nel suo non facile personaggio di madre single che ha deciso di lasciare le sue radici. Birba ha poi completato il quadro delle sorprese: chiunque, vedendo il film, non può che pensare che sia un cane addestrato, mentre in realtà è un vero cane da tartufo, ma con un evidente talento per la recitazione!
Durante le riprese, siamo stati accolti calorosamente dagli abitanti del posto. Molti di loro sono diventati parte del cast. È grazie a loro che il film ha il volto autentico delle Langhe. Non avremmo potuto fare questo film senza il loro entusiasmo e il loro amore.
Per quanto riguarda la post produzione, ho voluto dare particolare importanza al colore, al suono e alla musica. Volevo mettere in risalto le deliziose sfumature rosa delle Langhe. Abbiamo registrato tutto il suono e il foley in loco perché era importante mantenere con precisione i suoni della regione, dei boschi e della natura. Riguardo alla musica, la mia parte preferita, ho scelto temi classici di Respighi, Borodin e Rachmaninoff. Ho inoltre avuto la preziosa opportunità di far arrangiare, eseguire e registrare la colonna sonora dall’Orchestra Sinfonica Bartolomeo Bruni (anche loro piemontesi). Usare temi classici, registrandoli dal vivo con un’orchestra locale, mi è sembrata la soluzione perfetta per incarnare lo spirito e i valori del film.
Gabriele Fabbro
Cast artistico
Ydalie Turk Dalia
Umberto Orsini Igor
Margherita Buy Marta
Enzo Iacchetti Battitore d’asta
Birba Cane da tartufo
Cast tecnico
Regia Gabriele Fabbro
Sceneggiatura Ydalie Turk, Gabriele Fabbro
Direttore della fotografia Brandon Lattman
Produttore Massimo Fabbro
Co-produttori Marco Bianco, Luciana Cherubini, Sabrina Colantoni, Elena Miroglio, Sandra Lesina, Charley Vezza
Produttrice Casey Diepeveen, Holding Thumbs Productions
Produzione esecutiva Cinefonie s.c.a.r.l., Mattia Puleo
Line Producer Stefano Masera
Produttore Aggiunto John Humber p.g.a.
Musiche Alberto Mandarini, Orchestra Sinfonica Bartolomeo Bruni
Montaggio Gabriele Fabbro
Scenografie Serena Viganò
Costumi Francesca Cibischino
Testo, video e immagini dagli Uffici Stampa Echo Group, Officine UBU. Aggiornato il 25 settembre 2024.