20 Gennaio 2016

Prove di un massacro preistorico estendono la storia della guerra

Lo scheletro di quest'uomo fu ritrovato mentre giaceva prono tra i sedimenti della laguna. Il teschio presenta lesioni multiple sulla fronte e sul lato sinistro, coerentemente con ferite da uno strumento contundente, come una clava. Credit: Marta Mirazon Lahr
Lo scheletro di quest’uomo fu ritrovato mentre giaceva prono tra i sedimenti della laguna. Il teschio presenta lesioni multiple sulla fronte e sul lato sinistro, coerentemente con ferite da uno strumento contundente, come una clava. Credit: Marta Mirazon Lahr

Resti scheletrici di un gruppo di foraggieri massacrati attorno a 10.000 anni fa sulle rive di una laguna sono la prova unica di un violento scontro tra gruppi di antichi cacciatori raccoglitori in conflitto, e suggerisce la “presenza della guerra” nelle tarde società foraggiere dell’Età della Pietra.

Le ossa fossilizzate di un gruppo di cacciatori raccoglitori preistorici, che furono massacrati attorno a 10.000 anni fa, sono state dissotterrate a 30 km ad ovest del Lago Turkana, in Kenya, in un luogo chiamato Nataruk.
Ricercatori dal Leverhulme Centre for Human Evolutionary Studies (LCHES) dell’Università di Cambridge hanno scoperto i resti parziali di 27 individui, comprendenti almeno otto donne e sei bambini.


Dodici scheletri erano in uno stato relativamente completo, e dieci di questi mostravano chiari segni di una morte violenta: questi includevano traumi da contusioni estreme su crani e zigomi; mani, ginocchia e costole rotte, lesioni da freccia al collo, e punte di proiettili in pietra conficcate nel cranio e nel torace di due uomini.
Diversi degli scheletri sono stati ritrovati a testa in giù: la maggior parte aveva gravi fratture al cranio. Tra gli scheletri in situ, almeno cinque mostravano “traumi da oggetto affilato”, alcuni suggeriscono ferite da freccia. Quattro furono scoperti in una posizione indicativa del fatto che le loro mani furono probabilmente legate, compresa una donna nelle ultime fasi di gravidanza. Ossa del feto sono state scoperte.

Questo è lo scheletro di una giovane donna che era incinta al tempo della morte. Fu trovata in questa posizione, seduta e con le mani incrociate tra le gambe. The position of the body suggests that the hands and feet may have been bound. Credit: Illustrazione di Marta Mirazon Lahr
Questo è lo scheletro di una giovane donna che era incinta al momento della morte. Fu trovata in questa posizione, seduta e con le mani incrociate tra le gambe. La posizione del corpo suggerisce che mani e piedi possano essere stati legati. Credit: Illustrazione di Marta Mirazon Lahr

I corpi non furono seppelliti. Alcuni erano caduti nella laguna che si è da allora prosciugata; le ossa si sono preservate nei sedimenti.
I ritrovamenti suggeriscono che questi cacciatori raccoglitori, forse membri di una famiglia estesa, furono attaccati e uccisi da un gruppo rivale di foraggieri preistorici. I ricercatori credono che sia la prima prova storica scientificamente datata di conflitto umano – un antico precursore di quella che chiamiamo guerra.
Le origini della guerra sono controverse: sia che la capacità di violenza organizzata si verifichi in maniera profonda nella storia evolutiva della nostra specie, o che sia un sintomo dell’idea di proprietà che viene con l’agricoltura e l’insediamento in una terra.
Il massacro di Nataruk è la prima testimonianza di violenza tra gruppi di cacciatori raccoglitori preistorici che erano fondamentalmente nomadi. La sola prova comparabile, scoperta in Sudan negli anni sessanta del secolo scorso, non è datata, anche se spesso citata come di età analoga. Consta di sepolture in cimitero, che suggeriscono uno stile di vita sedentario.
“Le morti a Nataruk sono testimonianza dell’antichità della violenza tra gruppi e della guerra,” ha affermato la dott.ssa Marta Mirazón Lahr, dal LCHES di Cambridge, che dirige l’IN-AFRICA Project finanziato dall’ERC, e ha guidato lo studio di Nataruk oggi (NdT: il 20 Gennaio) pubblicato sul periodico Nature.
“Questi resti umani registrano l’uccisione intenzionale di una piccola banda di foraggieri deliberatamente senza sepoltura, e forniscono una prova unica che la guerra era parte di un repertorio di relazioni tra gruppi di cacciatori raccoglitori preistorici,” ha affermato.
Il sito fu scoperto per la prima volta nel 2012. A seguito di scavi attentamente portati avanti, i ricercatori hanno utilizzato il radiocarbonio e altre tecniche di datazione con gli scheletri – così come sui campioni di una conchiglia e sui sedimenti che circondavano i resti – per collocare Nataruk nel tempo. Stimano l’evento tra i 9.500 e i 10.500 anni fa, attorno all’inizio dell’Olocene: l’età che seguì l’ultima Era Glaciale.
Ora caratterizzata dalla macchia, 10.000 anni fa l’area attorno a Nataruk era una fertile riva di un lago che sosteneva una considerevole popolazione di cacciatori raccoglitori. Il sito sarebbe stato il confine di una laguna vicino alle righe di un Lago Turkana allora molto più grande, probabilmente coperto da aquitrini e delimitato da foreste e corridoi boscosi.
La collocazione a margine di questa laguna potrebbe essere stata un luogo ideale da abitare per questi foraggieri preistorici, con facile accesso ad acqua potabile e pescato – e di conseguenza, forse, un luogo ambito da altri. La presenza di terracotta suggerisce l’immagazzinamento del cibo procurato.
“Il massacro di Nataruk può essere stato derivato da un tentativo di impadronirsi delle risorse – territorio, donne, bambini, cibo conservato nei vasi – il cui valore era simile a quello delle successive società che producevano cibo con l’agricoltura, per le quali gli attacchi violenti agli insediamenti diventarono parte della vita,” ha affermato Mirazón Lahr.
“Questo estenderebbe la storia di quelle stesse condizioni socio-economiche di base che caratterizzano altre istanze dei primi conflitti: uno stile di vita più stabile, materialmente più ricco. Ad ogni modo, Nataruk potrebbe essere semplicemente la prova di una usuale risposta di rivalità per un incontro tra due gruppi sociali a quel tempo.”
La rivalità tra gruppi di cacciatori raccoglitori in epoca recente si è spesso conclusa con uomini uccisi, con donne e bambini incorporati nel gruppo vittorioso. A Nataruk, ad ogni modo, sembra che in pochi, se non nessuno, sia stato risparmiato.
Dei 27 individui registrati, 21 erano adulti: otto maschi, otto femmine, e cinque di sesso non definito. Resti parziali di sei bambini sono stati ritrovati mescolati o in stretta prossimità ai resti di quattro donne adule e due adulti ritrovati in maniera frammentaria e di sesso non definito.
Nessun bambino è stato ritrovato vicino o con alcuno degli uomini. Tutti i resti immaturi (tranne uno) sono di bambini al di sotto dei sei anni; l’eccezione è un (o una) giovane adolescente, che avrebbe avuto 12-15 anni (sulla base dei denti), ma le cui ossa sono visibilmente piccole per la sua età.
Dieci scheletri mostrano prove di lesioni gravi che probabilmente sono state immediatamente letali. Oltre a cinque – possibilmente sei – casi di traumi associati a ferite da freccia, si possono vedere cinque casi di traumi da contusioni estreme alla testa, possibilmente causati da una clava in legno. Altri traumi registrati includono ginocchia, mani e costole fratturate.
Tre manufatti sono stati ritrovati all’interno di due dei corpi, probabilmente i resti di punte di freccia o di lancia. Due di questi erano fatti di ossidiana: una roccia vulcanica nera facilmente lavorabile per ottenere materiale affilato come un rasoio. “L’ossidiana è rara in altri siti tardi dell’Età della Pietra in quest’area del Turkana Occidentale, il che può suggerire che i due gruppi che si confrontarono a Nataruk avevano un diverso raggio territoriale,” ha affermato Mirazón Lahr.
Lo scheletro di un maschio adulto presentava ancora un microlite, una ‘piccola lama’ (NdT: ‘bladelet’ in Inglese) in ossidiana ancora incastrato nel suo teschio. Non perforò l’osso, ma un’altra lesione suggerisce che una seconda arma lo fece, frantumando l’intera parte destra della testa e la faccia. “Sembra che l’uomo sia stato colpito alla testa da almeno due proiettili e alle ginocchia da uno strumento contundente, cadendo a faccia in giù nelle acque poco profonde della laguna,” ha affermato Mirazón Lahr.
Un altro maschio adulto subì due colpi alla testa – uno sopra l’occhio destro, l’altro sul lato sinistro del cranio – entrambi frantumarono il suo teschio nel punto di impatto, causando spaccature in diverse direzioni.
I resti di un feto dai sei agli otto mesi sono stati recuperati dalla cavità addominale di una delle donne, che è stata scoperta in un’inusuale posizione da seduta – le sue ginocchia rotte sporgevano dalla terra erano tutto ciò che Mirazón Lahr e i suoi colleghi poterono vedere quando la trovarono. La posizione del corpo suggerisce che le mani e i piedi possano essere stati legati.
I resti di Nataruk sono ora ospitati all’Istituto del Bacino del Turkana, Stazione Turkwell, per i Musei Nazionali del Kenya.
E se non sapremo mai perché questi popoli furono uccisi così violentemente, Nataruk rimane uno dei più chiari casi di violenze tra gruppi tra cacciatori raccoglitori preistorici, secondo quanto affermato da Mirazón Lahr, e prova della presenza di conflitti su piccola scala tra società foraggiere.
Per il co-autore dello studio, Professor Robert Foley, anche lui dal LCHES di Cambridge, i ritrovamenti presso Nataruk sono l’eco dell’umana violenza – antica, forse, come l’altruismo che ci ha spinto ad essere la specie più cooperativa sul pianeta.
“Non ho dubbi che sia nella nostra biologia di essere aggressivi e letali, allo stesso modo che per l’essere profondamente premurosi e amorevoli. Molto di quello che comprendiamo sulla biologia dell’evoluzione umana suggerisce che queste siano due facce della stessa medaglia,” ha affermato Foley.

 
Traduzione da University of Cambridge. L’Università di Cambridge non è responsabile dell’accuratezza della traduzione. Il testo è anche su EurekAlert!
Lo studio “Inter-group violence among early Holocene hunter-gatherers of West Turkana, Kenya”, di M. Mirazón LahrF. RiveraR. K. PowerA. MounierB. CopseyF. CrivellaroJ. E. EdungJ. M. Maillo FernandezC. KiarieJ. LawrenceA. LeakeyE. MbuaH. MillerA. MuigaiD. M. MukhongoA. Van BaelenR. WoodJ.-L. SchwenningerR. GrünH. AchyuthanA. Wilshaw & R. A. Foley, è stato pubblicato su Nature.
 

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