Torna Teatro Ca’ Foscari con il nuovo anno
‘La banalità del male a TEATRO CA’FOSCARI
il 25 e 26 gennaio
Paola Bigatto giovedì 26 gennaio incontra gli studenti
25, 26 Gennaio
La banalità del male
di Hannah Arendt
riduzione e adattamento Paola Bigatto
con Paola Bigatto
Doppio appuntamento a Teatro Ca’ Foscari per ‘La banalità del male’ in scena mercoledì 25 gennaio alle 20.30 e in replica giovedì 26 gennaio alle ore 17.30.
Giovedì 26 gennaio 2017, alle 11, al Teatro Ca’ Foscari, Paola Bigatto incontra gli studenti. Partecipano Bruna Bianchi e Isabella Adinolfi. Coordina l’incontro Maria Ida Biggi. L’incontro è a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti a disposizione.
Gli spettacoli e l’incontro del giorno 26 gennaio, sono proposti in occasione delle iniziative per la Giornata della memoria organizzate a Ca’ Foscari.
Hannah Arendt (1906 – 1975), filosofa, allieva di Heidegger e Jaspers, emigrata nel 1933 dalla Germania alla Francia, e da qui in America nel 1940, a causa delle persecuzioni razziali. Nel 1961 segue, come inviata del The New Yorker, il processo Eichmann a Gerusalemme. Il resoconto susciterà una grande ondata di proteste e una accesa polemica soprattutto da parte della comunità ebraica internazionale, a causa della particolare lettura che la Arendt, ebrea e tedesca, dà al fenomeno dell’Olocausto e dell’antisemitismo in Germania. Otto Adolf Eichmann ebbe il ruolo di realizzare logisticamente la “soluzione finale”, cioè lo sterminio degli ebrei al fine di rendere i territori tedeschi judenrein. Sfuggito al processo di Norimberga, rifugiato in Argentina, venne catturato dal servizio segreto israeliano, processato a Gerusalemme e condannato a morte.
“[…] Eichmann non capì mai quello che stava facendo. E non era uno stupido, era semplicemente senza idee, una cosa molto diversa dalla stupidità. E proprio quella mancanza di idee lo predisponeva a diventare uno dei maggiori criminali del suo tempo, perché la mancanza di idee, la lontananza dalla realtà, possono essere molto più pericolose di tutti quegli istinti malvagi che si crede siano innati nell’uomo. È stata questa la lezione del processo di Gerusalemme.” (La banalità del male – Hannah Arendt)
Hannah Arendt osserva la macchina della giustizia di Israele con implacabile occhio critico. Non esita, ebrea, a indagare le responsabilità morali e dirette del popolo ebraico nella tragedia dell’Olocausto né ad attribuire a tutto il popolo tedesco pesanti responsabilità durante il Nazismo e ipocriti sensi di colpa durante la ricostruzione post bellica. Scopre che è la menzogna eletta a sistema di vita sociale e politica la principale artefice delle tragedie naziste, la menzogna come strategia esistenziale attuata prima di tutto nei confronti di se stessi: la capacità di negarsi delle verità conosciute è il meccanismo criminale che porta il male ad apparire banale, inconsapevolmente agito da personaggi che, come Eichmann, si dichiarano sinceramente stupefatti dell’attribuzione di questa responsabilità. Coloro che sono sfuggiti a questo meccanismo dimostrano, con la loro vita, il loro esempio e spesso il loro sacrificio, che quella capacità di giudizio che ci esime dal commettere il male non deriva da una particolare cultura, bensì dalla capacità di pensare. E dove questa capacità è assente, là si trova la “banalità del male”. Il senso politico e sociale, oltre che didattico, di questa operazione, che nasce per i banchi di scuola e si sviluppa come una lezione frontale, risiede quindi non solo nei contenuti storici e filosofici a cui si fa riferimento ma soprattutto nell’esempio morale offerto dalla Arendt osservatrice: modello di implacabilità nell’essere dolorosamente oggettiva e nel sottolineare duramente le verità taciute da entrambe le parti processuali. Il passionale e lucido sguardo della Arendt rappresenta una lezione di estrema attualità. [Paola Bigatto]
Paola Bigatto, laureata in Filosofia all’Università di Genova e diplomata alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano, è attrice, regista e docente teatrale. Dopo il debutto sotto la guida di Giancarlo Cobeli, ha lavorato con alcuni tra i più importanti registi per prestigiosi entri teatrali italiani. È attrice in diversi spettacoli diretti da Luca Ronconi, tra i quali Strano interludio, di Eugene O’Neill; Gli ultimi giorni dell’umanità, di Karl Kraus; Il sogno, di August Strindberg; Quel che sapeva Maisie, di Henry James. Ha collaborato con il Teatro delle Albe di Ravenna, prendendo parte a Sterminio di Werner Schwab, per la regia di Marco Martinelli.
È allieva e collaboratrice di Renata Molinari con la quale realizza Passi – camminare, incontrare, fermarsi (per il CRT, l’ETI e il Teatro di Ropma), un percorso a piedi da Piacenza a Roma lungo la Via Francigena. Nel 2003 debutta in La banalità del male, di Hannah Arendt, di cui cura la riduzione e l’adattamento per la scena oltreché esserne interprete. Nel 2005 esordisce nella regia con Le morbinose di Carlo Goldoni, per il Festival di Borgio Verezzi. Nella stagione teatrale 2015/2016 dirige Virtù dell’oscurità, tratto da le Tre ghinee di Virginia Woolf, in collaborazione con Lisa Capaccioli, e con Elena Ghiaurov protagonista.
Ha svolto e continua a svolgere un’intensa attività pedagogica. Ha affiancato Luca Ronconi nell’attività didattica della Scuola del Piccolo Teatro di Milano; ha insegnato dizione poetica e recitazione presso la Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Attualmente insegna presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano “Luca Ronconi”, la Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine. Con l’Accademia Teatrale Veneta di Venezia ha curato diversi progetti pedagogici in collaborazione con varie istituzioni della città, tra cui il Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia; il Museo di Casa Goldoni e il Teatro La Fenice.
Nel 2012 esce, per le edizioni Titivillus, L’attore civile, di Paola Bigatto e Renata Molinari.
Testo e immagine da Ufficio Comunicazione Università Ca’ Foscari Venezia: