Il trono del Palazzo Reale di Napoli è sabaudo e non borbonico – alla Reggia di Venaria la mostra “Un Trono per Napoli”

Rinvenuto un documento che ne attesta la commissione dei Savoia nel 1874. Da oggi, a restauro terminato, il trono viene esposto alla reggia di Venaria. Successivamente sarà in mostra a Roma e tornerà a Napoli nel febbraio 2026

Torino, 13 maggio 2025 – Il trono del Palazzo Reale di Napoli, catalogato fino ad oggi come di fattura borbonica e risalente al 1845-50, è stato, in realtà, commissionato dai Savoia e liquidato nel 1874. Una notizia che fa slittare la sua realizzazione di 30 anni, ma che principalmente riscrive la storia del trono, la sua origine e la cronologia del Palazzo.

L’annuncio è stato fatto in occasione della presentazione del restauro alla Reggia di Venaria per una significativa preview – da oggi al prossimo autunno – della XX edizione di una delle più importanti iniziative del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, che sarà inaugurata al Palazzo delle Esposizioni di Roma alla fine dell’estate.

Da oggi e fino all’autunno 2025 la Reggia di Venaria espone quindi il trono del Palazzo Reale di Napoli, grazie alla collaborazione tra il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, il Palazzo Reale di Napoli e il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale che ne ha realizzato il restauro.

L’intera operazione costituisce un ulteriore tassello del metaforico viaggio nelle regalità italiane intrapreso da tempo dalla stessa Reggia con numerose mostre, convegni e pubblicazioni. Il trono ritornerà al Palazzo Reale di Napoli nel febbraio del 2026.

Archivio SABAPf-NA: foto del 1920 con seduta del ‘700

Il 12 settembre dello scorso anno il trono di Palazzo Reale è partito alla volta del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale di Torino per il restauro reso possibile grazie al progetto “Restituzioni” di Intesa Sanpaolo ed al momento è stato sostituito da una seduta borbonica settecentesca.

Restauro del trono di Palazzo Reale di Napoli

“L’attribuzione del Trono del Palazzo Reale di Napoli all’età sabauda rappresenta una scoperta di grande rilievo storico – commenta il Direttore generale Musei Massimo Osanna – che conferma quanto fossero importanti Napoli e il suo Palazzo per i nuovi sovrani, a pochi anni dall’unificazione della penisola.

Oggi il Palazzo Reale è al centro di un ampio intervento di trasformazione, reso possibile grazie ai fondi del Grande Progetto Beni Culturali del MIC, che permetterà di restituire ai visitatori un percorso museale rinnovato e accessibile a tutti i pubblici.

I nostri luoghi della cultura non sono più soltanto spazi di conservazione e fruizione, ma si configurano sempre più come laboratori di ricerca e innovazione. Grazie al lavoro quotidiano dei professionisti del patrimonio culturale, siamo oggi in grado di integrare ricerche documentali, interventi di restauro e progetti di valorizzazione, anche attraverso collaborazioni virtuose tra istituzioni pubbliche e realtà private, come dimostra l’esperienza di successo con la Reggia di Venaria, il Centro Conservazione e Restauro e Intesa Sanpaolo”.

Nel corso di questi otto mesi di lavori, sono stati avviati studi e ricerche che hanno rivelato una datazione diversa da quella nota fino ad ora. È emersa l’esistenza di una fitta corrispondenza relativa all’ammodernamento della Sala del Trono voluto da casa Savoia, ma il documento rivelatore della nuova datazione è la fattura presentata dall’intagliatore Luigi Ottajano, attestante l’esecuzione dell’intero trono (“una ricca sedia del trono scolpita e dorata stile Impero”) e di altre pose in opera per il rinnovamento della Sala. (Carteggio del 1874).

Il documento è stato rinvenuto presso l’Archivio di Stato di Napoli dallo studioso Carmine Napoli, oggi ex funzionario, che ringraziamo per la sensazionale scoperta – ha dichiarato l’arch. Paola Ricciardi, dirigente delegata del Palazzo Reale di Napoli – Notizia approfondita dai colleghi che hanno condotto lo studio della documentazione parallela conservata presso l’Archivio di Stato di Napoli da cui proviene il materiale”.

All’Ottajano, già artefice con Domenico Morelli della culla per la nascita di Vittorio Emanuele III, donata dalla città di Napoli alla Regina Margherita e oggi esposta presso la Reggia di Caserta, era finora attribuito, come aggiunta successiva, il solo coronamento con l’aquila con scudo crociato sul petto, emblema della nuova casa regnante, mentre la sedia era ritenuta di età borbonica.

La decisione di dotare la Reggia napoletana di un trono realizzato ex novo è indicativa dell’importanza che la nuova dinastia attribuiva al complesso monumentale e alla città in precedenza capitale del Regno borbonico.

Il trono, con sedile a tamburo, presenta elementi di stile Impero che rimandano all’artigianato della Restaurazione, come i braccioli decorati da leoni alati di grande effetto scultoreo. La spalliera di forma ottagonale è ornata da borchie e rosette classicheggianti che compaiono, ad esempio, nel trono di Napoleone I, disegnato da Charles Percier e Pierre-François Fontaine (oggi al Louvre).

Michele Briamonte e Chiara Teolato, Presidente e Direttrice del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude hanno dichiarato nel corso della presentazione di Torino:

“L’esposizione temporanea del prezioso Trono di Napoli, restaurato dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, lungo il percorso di visita della Reggia di Venaria, rappresenta per noi una grande opportunità che abbiamo voluto cogliere per perseguire il filone tematico dedicato alla storia, all’arte e alla magnificenza delle corti – di cui la Venaria Reale è stata esempio paradigmatico – inaugurato dalla riapertura del complesso e proseguito negli anni. L’operazione è stata resa possibile grazie alla stretta collaborazione del Consorzio con il Palazzo Reale di Napoli e al contributo di Intesa Sanpaolo, esempio virtuoso e concreto di sinergia tra enti che operano nell’ambito della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale».

Alfonso Frugis, Presidente del CCR “La Venaria Reale” ha spiegato: 

«La collaborazione tra il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” e il Palazzo Reale di Napoli è nata anni fa nella condivisione di visione sull’importanza della conservazione preventiva e programmata, che ha portato i professionisti del Centro a condurre una campagna di schedatura conservativa e definizione di attività dirette sulle opere delle collezioni del Palazzo.

Grazie al lavoro congiunto, il Palazzo Reale di Napoli ha potuto avere una mappa delle priorità di restauro, tra cui erano emerse anche le necessità di intervento sul trono. Oggi grazie alla lungimiranza di Intesa Sanpaolo, che supporta nell’ambito della rassegna Restituzioni il restauro, è stato possibile compiere questo impegnativo intervento che ha coniugato le competenze dei funzionari del Palazzo Reale di Napoli e dei restauratori e scienziati del CCR.

Un cerchio che si chiude con la valorizzazione in Reggia, per dare la giusta contestualizzazione agli esiti della ricerca e del restauro. Siamo quindi estremamente fieri di aver fatto parte di un virtuoso ingranaggio, che testimonia ancora una volta come l’unione sia la chiave del buon esito delle operazioni di grande rilievo culturale».

Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo afferma:

Da più di 35 anni, grazie a Restituzioni, Intesa Sanpaolo è al fianco delle istituzioni pubbliche, partecipando al compito di proteggere e valorizzare il patrimonio d’arte nazionale. Insieme, abbiamo finora portato a nuova luce oltre 2.500 pezzi della storia identitaria del Paese, di cui il Trono del Palazzo Reale di Napoli è straordinario esempio. Oggi ne condividiamo la bellezza, dopo i nuovi studi e il restauro, negli spazi della Reggia di Venaria, anticipando la grande mostra autunnale a Roma che vedrà l’opera esposta tra i capolavori della XX edizione del programma. L’iniziativa conferma il legame forte con le città di Napoli e Torino, dove il ruolo e le attività delle nostre Gallerie d’Italia favoriscono un profondo dialogo con le principali realtà del territorio.”


Dal 13 maggio all’autunno 2025 esposto alla Reggia di Venaria

Un trono per Napoli

Recenti ricerche hanno provato che l’opera è di origine sabauda

L’esposizione alla Reggia di Venaria del trono del Palazzo Reale di Napoli è frutto della collaborazione tra il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, il Palazzo Reale di Napoli e il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale che ne ha realizzato il restauro.

L’intera operazione, resa possibile dal contributo di Intesa Sanpaolo, costituisce un ulteriore tassello del metaforico viaggio nelle regalità italiane intrapreso da tempo dalla stessa Reggia con numerose mostre, convegni e pubblicazioni. Proprio in questo viaggio, Napoli riveste un ruolo importante: basti pensare allo spazio destinato ai palazzi ed alle corti partenopee nelle mostre Dalle Regge d’Italia (2017), Sovrani a tavola (2023) e nella recentissima Capodimonte da Reggia a Museo (2024).

Come annunciato dal prof. Massimo Osanna, Direttore avocante del Palazzo Reale di Napoli, gli interventi di restauro e approfondite ricerche sull’opera hanno comportato importanti conoscenze inedite come la scoperta che si tratti di un trono sabaudo e non borbonico (come a lungo erroneamente creduto), aggiungendo così un ulteriore senso alla presenza del trono nelle auliche sale di parata della Reggia. Un rapporto – quello fra Torino e Napoli – in linea col ruolo delle due antiche capitali e delle strette relazioni culturali che esse ebbero. Rapporti rinnovati oggi dalle collaborazioni fra i palazzi di Venaria e Napoli, entrambi membri dell’Associazione delle Residenze Reali Europee.

La presentazione del restauro alla Reggia di Venaria costituisce una significativa preview della XX edizione di Restituzioni, una delle più importanti iniziative del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo a sostegno della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico italiano, che si terrà in autunno a Roma presso il Palazzo Esposizioni.

NUOVE ACQUISIZIONI DOCUMENTARIE

Una nuova “ricca sedia del trono scolpita dorata stile Impero” adorna la Reggia di Napoli a partire dal 1874, anno in cui è annotato il pagamento all’artigiano napoletano Luigi Ottajano, nell’ambito dei lavori di ammodernamento dell’Appartamento di Etichetta voluti da Casa Savoia.

Questo documento inedito e la relativa fattura dello scultore, di recente rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Napoli, hanno permesso di datare il trono alla fase sabauda: si tratta di un’eccezionale scoperta che contraddice quanto ritenuto fino ad oggi, e cioè che il trono risalisse alla tarda età borbonica. All’intagliatore Ottajano (tra gli artefici della culla disegnata da Domenico Morelli per la nascita di Vittorio Emanuele III, donata dalla Città di Napoli nel 1869 alla Regina Margherita e oggi esposta alla Reggia di Caserta) era infatti finora attribuito, come aggiunta successiva, il solo coronamento con l’aquila con scudo crociato sul petto, emblema della nuova casa regnante. La decisione di dotare la Reggia napoletana di un trono realizzato ex novo è indicativa dell’importanza che la nuova dinastia attribuiva al complesso monumentale e alla città, in precedenza capitale del Regno borbonico.

Il trono, con sedile a tamburo, presenta elementi di stile Impero che rimandano all’artigianato della Restaurazione, come i braccioli decorati da leoni alati di grande effetto scultoreo. La spalliera semicircolare è ornata da borchie e rosette classicheggianti, che richiamano il noto prototipo del trono di Napoleone, disegnato da Charles Percier e Pierre-François Fontaine nel 1804 per il Palazzo delle Tuileries (già a Fontainebleau e ora al Louvre).

IL RESTAURO

Il restauro del trono, eseguito dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, ha visto il coinvolgimento del Laboratorio di Arredi Lignei e di quello di Tessuti e Cuoio. L’intervento ha permesso, sulla base dei risultati emersi da specifiche analisi scientifiche, di riconsegnare lo straordinario arredo completamente restaurato nella struttura lignea scolpita e dorata e rinnovato per quanto riguarda la parte tessile e la passamaneria.

Buona parte della pulitura superficiale è stata condotta con l’utilizzo del laser, che ha consentito alla sottile lamina metallica dorata di ritrovare una perduta e inaspettata luminosità; a ciò è seguito un lungo intervento di consolidamento delle aree decoese e un’attenta riequilibratura cromatica, a garanzia di una piena godibilità estetica. Come visibile nella fotografia storica Alinari di inizio Novecento che documenta l’allestimento sabaudo della sala del trono del Palazzo Reale di Napoli, il trono risulta ad oggi privo di alcuni elementi decorativi nella parte alta della spalliera e sui montanti a colonna laterali. Il ricco baldacchino con l’aquila sulla sommità, andato perduto nella prima metà del secolo scorso, fu in seguito sostituito.

Testi e immagini dagli Uffici stampa Palazzo Reale di Napoli, Diana Kühne e Reggia di Venaria.

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