Site icon Classicult

Lessico animale. Mysterion, di Yuval Avital, alle Terme di Caracalla

Lessico animale Mysterion Yuval Avital

Credits per la foto: Monkeys Video Lab2

LESSICO ANIMALE. MYSTERION, DI YUVAL AVITAL, ALLE TERME DI CARACALLA

25 febbraio – 23 aprile 2023

Roma, 23 febbraio 2023

Performance, video arte, fotografie, sculture sonore, dipinti, installazioni, composizioni materiche: dal 25 febbraio al 23 aprile nei sotterranei e nel mitreo delle Terme di Caracalla arriva Lessico Animale. Mysterion, di Yuval Avital, prodotto dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, in collaborazione con il Reggio Parma Festival e la Fondazione Teatro Due di Parma.

Secondo il Soprintendente Speciale Daniela Porro «È una operazione importante, perché crea dialogo e collaborazione a vari livelli tra diverse istituzioni culturali tra Roma e Parma che ringrazio per questo. La Soprintendenza conferma l’attitudine alla sperimentazione, alla contemporaneità e alla contaminazione, quando questi elementi si fondono con i siti archeologici che li ospitano, rispettandone la storia e il valore».

Curata da Cristiano Leone con la curatela scientifica del Direttore delle Terme Mirella Serlorenzi, più che una mostra Lessico Animale Mysterion è un’opera articolata in vari spazi attraverso molteplici linguaggi artistici, per intrecciare un fitto dialogo con ambienti delle Terme non sempre aperti al pubblico.

«Il termine Mysterion richiama i riti misterici antichi che, spogliando l’uomo della sua veste quotidiana e sociale, creavano un ponte tra conscio e inconscio, tra animale e umano, tra ragione e istinto – dice Yuval Avital –. Lessico Animale. Mysterion è un viaggio negli abissi della sfera più emotiva, istintiva e animalesca dell’essere umano. Nel mitreo gli adepti compivano le ritualità sacre attraverso sette stadi di iniziazione, rappresentati da animali e simboli archetipici: è un luogo di forte valore esperienziale che permette un recupero contemporaneo del rito».

Lessico animale Mysterion Yuval Avital

L’impaginato, costruito con Mirella Serlorenzi che con Avital e Leone ha esplorato gli spazi delle Terme nei loro significati storici e rituali, si apre con tre composizioni materiche create riassemblando frammenti archeologici del sito che danno vita a figure ibride.

«Con questo intervento artistico – secondo la curatrice scientifica Mirella Serlorenzi – La Soprintendenza sperimenta un modo nuovo per avvicinare i resti archeologi alla contemporaneità in modo che la mostra renda ai visitatori il senso del monumento antico: un percorso culturale condiviso con l’artista e il curatore che nasce da riflessioni profonde e non da semplici giustapposizioni. La ricerca scientifica, l’analisi dei riti e dei miti, sottendono l’opera di Yuval che svela le Terme, le gallerie sotterranee e il Mitreo restituendogli la vita attraverso una visione immaginifica, una rilettura degli archetipi e della ritualità antica».

Tra sculture, fotografie e installazioni sonore un lungo dipinto di 130 metri, con creature archetipiche, che emergono dallo sfondo scuro dell’inconscio e delle paure, accompagna al mitreo: il luogo della performance con la drammaturgia dinamica di Leone, proposta dal vivo nelle giornate inaugurali e poi attraverso un allestimento video.

Secondo il curatore Cristiano Leone «Yuval Avital è un investigatore, un esploratore del rito: lo ricerca, lo esercita, lo compie. E, compiendolo, lo studia, lo documenta, e lo trasforma. La performance per Avital è solo uno dei media attraverso i quali si manifesta la sua visione dell’universo, in cui l’archeologia del passato è nello stesso tempo una possibilità di esistenza futura. La rovina è una traccia di un tempo che non si è mai concluso, e per questo essa è un monumento, un monito e una pista per una spiritualità futura libera e condivisa».

———————————————————————————————————————————————————-

LESSICO ANIMALE. MYSTERION di Yuval Avital

a cura di Cristiano Leone

con la curatela scientifica di Mirella Serlorenzi

in collaborazione con Reggio Parma Festival e Fondazione Teatro Due di Parma

apertura: 24 febbraio 2023 dalle 18:00 alle 22:00

periodo di apertura: dal 25 febbraio al 23 aprile 2023

Terme di Caracalla: Sotterranei, Mitreo

Il 25 e 26 Febbraio la mostra con performance sarà visibile dalle ore 10:30 alle ore 16:30.

Per il restante periodo sarà possibile accedere alla mostra dal venerdì alla domenica secondo i seguenti orari:

L’ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Biglietto 8 euro, ridotto 2 euro.

biglietti online: https://www.coopculture.it/it/poi/terme-di-caracalla/

biglietteria alle Terme di Caracalla: fino a un’ora prima della chiusura

Avviso per il pubblico: «Si avverte il gentile pubblico che la visita alla mostra e la visione della performance sono consigliate ad un pubblico adulto per via di contenuti forti e nudo integrale»

———————————————————————————————————————————————————-

Il 2023 è un anno ricco di eventi per le Terme di Caracalla. Esso si apre con l’inaugurazione, il 24 febbraio, di Lessico Animale. Mysterion, di Yuval Avital. La mostra, promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma, si dispiega nei sotterranei delle Terme e include numerosi media (videoarte, fotografia, scultura, installazione sonora, pittura e composizione materica). La sua curatela è affidata a Cristiano Leone, con la curatela scientifica di Mirella Serlorenzi.

Le Thermæ Antoninianæ, complesso straordinario per dimensioni e decorazioni, furono ultimate dall’imperatore Marco Aurelio Antonino Bassiano, detto Caracalla, figlio di Settimio Severo che ne aveva iniziato la costruzione, e aprirono nel 216 d.C. L’edificio possedeva un dedalo di gallerie sotterranee, ove lavoravano centinaia di persone per far funzionare l’ingegnosa macchina tecnologica delle Terme. Al loro interno si trova un luogo sorprendente, il Mitreo, il più grande conservato a Roma.

Le Terme di Caracalla nella loro grandiosità sono tra i complessi termali meglio conservati dell’antichità, la cui fama a livello mondiale si deve, dal secolo scorso, soprattutto alla loro vocazione culturale come punto di riferimento per l’opera lirica. Le Terme, tuttavia, da più di un decennio ospitano mostre e opere di arte contemporanea. Nel 2012 la collaborazione con Michelangelo Pistoletto ha dato vita alla realizzazione del Terzo Paradiso, composto con i frammenti architettonici delle Terme di Caracalla, e la collocazione della Mela Reintegrata nei sotterranei del complesso. Seguirono la mostra di Antonio Biasiucci, l’antologica delle sculture di Mauro Staccioli, la mostra di Fabrizio Plessi e, ancora, la mostra dell’artista Penone con i suoi alberi collocati nella natatio delle Terme, tuttora in corso.

Questa volta la Soprintendenza Speciale di Roma varca nuovamente i confini della tradizione e promuove un originale esperimento. Al grande artista di chiara fama, Yuval Avital, e al suo raffinato e altrettanto noto filologo e curatore, Cristiano Leone, la cui missione di promozione di un dialogo reale tra l’antico e il contemporaneo si è già manifestata nella sua direzione artistica per alcune delle più prestigiose istituzioni internazionali, si aggiunge ora Mirella Serlorenzi, responsabile delle Terme di Caracalla, esperta archeologa, che con i suoi scavi ha contribuito in maniera decisiva alla ricostruzione diacronica dei paesaggi antichi di Roma e alla restituzione al pubblico dei valori archeologici della città, come ben dimostra la realizzazione del Museo Ninfeo.

Questo binomio inedito, di stretta collaborazione tra un esperto del contemporaneo, seppur con una solida conoscenza storica, e una specialista dell’antichità, si configura non solo come un felice tentativo, ma dovrebbe essere preso a modello nel sistema culturale italiano e applicato al vasto patrimonio culturale del Paese.

La sinergia tra l’antico e il contemporaneo, quando nasce da riflessioni profonde e non da semplici giustapposizioni, ha il doppio merito di nutrire la ricerca degli artisti contemporanei e, soprattutto, di valorizzare il patrimonio e di raccontarlo attraverso la visione immaginifica dei primi.

Cristiano Leone e Mirella Serlorenzi dialogano infatti da più di un anno su come, in quest’ottica, le Terme di Caracalla possano proiettarsi nel futuro ritrovando il loro senso originario. Il primo passo in questa direzione è stato compiuto con un sentimento di evidenza: immaginare un seguito al grande lavoro sperimentale di Yuval Avital, Lessico Animale. Prologo, nato nell’ambito della macro-opera Il Bestiario della Terra, concepita dall’artista come progetto dell’anno del Reggio Parma Festival, in collaborazione con Teatro Due.

Vede così la luce un nuovo, potente, capitolo di questo viaggio iniziatico in continuo divenire:

Lessico Animale. Mysterion è pensato specificatamente per i sotterranei delle Terme di Caracalla.

L’intervento, artistico ma anche culturale, parte dal presupposto che la mostra renda ai visitatori il senso del monumento antico: Yuval Avital restituisce infatti al Mitreo la sua natura rituale, e quindi performativa, e rievoca la presenza umana che affollava le lunghe gallerie dei sotterranei.

La mostra si dispiega tra lunghi labirinti pittorici, sequenze di fotografie e video che conversano con antichi reperti, enigmatiche sculture icono-sonore che appaiono tra gli allestimenti museali e sirene dalla voce bianca che risuonano intorno alla Mela di Michelangelo Pistoletto. Tre composizioni materiche fanno rivivere alcuni pregevoli frammenti che, uscendo dai depositi, si offrono così per la prima volta allo sguardo del visitatore.

Dopo millenni dalla sua chiusura, il Mitreo ritrova infine il rito a cui era destinato in origine, attraverso una performance in cui la tradizione primordiale, fonte di tutti i simboli, i miti e le leggende, si riaccende grazie al gesto contemporaneo.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la collaborazione del Reggio Parma Festival e dell’entusiasmo del suo presidente Luigi Francesco Ferrari, del coraggio e della volontà di immaginare sempre nuove sperimentazioni di Paola Donati, della visionarietà di Yuval Avital, e dello spirito di squadra di Cristiano Leone e di Mirella Serlorenzi, a tutti loro va il mio più vivo ringraziamento.

Sono grata, infine, al personale della Soprintendenza e a coloro i quali, a diverso titolo, hanno contribuito alla realizzazione di questa straordinaria mostra.

Daniela Porro

———————————————————————————————————————————————————-

Felice tra gli uomini che vivono sulla terra colui che è stato ammesso al rito!
Ma chi non è iniziato ai misteri, chi ne è escluso, giammai avrà simile destino, nemmeno dopo la morte, laggiù, nella squallida tenebra.
Inno omerico A Demetra, 480-482.

FELICE TRA GLI UOMINI CHI È AMMESSO AL RITO

Il termine greco mysterion ci consegna subito l’assoluta segretezza delle pratiche rituali: le etimologie antiche alludono infatti all’obbligo, per chi praticava il culto, di tenere la bocca e gli occhi chiusi (myein), di non rivelare cioè ciò che si fosse visto o fatto. Del mysterion non era lecito parlare. Da qui deriva che il mystikós sia colui che è avvolto dal segreto, mentre il mýstes è colui al quale il segreto è stato rivelato, proprio come accade per l’iniziato a un culto. È meno noto, invece, che per indicare alcuni tipi di riti esoterici, ovvero riti il cui carattere era almeno parzialmente segreto, si adoperassero altri termini, tutti in linea con l’idea del ‘fare’, di un’azione compiuta. Il più celebre, ma che sarebbe stato profondamente malinteso, è «orghia» (pl. di orghion), che ha una correlazione evidente tanto con il verbo erdein (‘fare’) che con il sostantivo ergon (‘opera’, ‘lavoro’), a indicare che il contenuto di queste pratiche è un «fare» in senso strettamente rituale. L’accezione contemporanea di ‘orgia’ è invece in gran parte il risultato della propaganda negativa dei Padri della Chiesa, che condannavano i riferimenti costanti alla sessualità, elemento fondante di tutti questi riti, in cui la nudità e la simbologia fallica e uterina erano la norma.

La realtà, come sempre accade, è ben più articolata: tali riti erano descritti infatti anche con il termine generico teletai, con il quale si indicava che essi fossero il fine (telos), il culmine della vita. Ciò significa che tali pratiche rappresentassero per l’individuo il raggiungimento di una nuova tappa, che allude a ciò che noi chiamiamo “iniziazione”, vocabolo che però deriva etimologicamente dal corrispondente latino di mysteria: initia. Con l’acribia che sempre lo caratterizzò, Umberto Eco osservava che, se per i Greci il rito era un fine (telein significa infatti ‘finire’), nella Roma antica esso era un nuovo inizio (initium).

Tra i riti misterici più enigmatici, perché di essi non c’è giunto nessun testo scritto, proprio per la segretezza che li accompagnava, spiccano quelli mitraici. Come scrissero Cumont e Vermaseren, molto probabilmente dovettero esistere dei libri mitriaci, poiché si suppone che da essi furono tratti gli esametri in latino di Santa Prisca a Roma e quelli in greco di Giustino Martire e di Firmico Materno. Nei codici che tramandano i testi di quest’ultimo, mancano proprio le carte dedicate al culto di Mitra, per cui è stato supposto che esse siano state eliminate proprio per garantire la segretezza del culto. Ma questa è solo una suggestiva ipotesi; ciò che risulta molto verosimile è

che tali testi, scritti in greco, dovettero avere unadiffusione anche rilevante. Lo conferma un’altra testimonianza, delineata da un’opera estremamente affascinante di Porfirio, l’Antro delle ninfe.

Tutto ciò che circonda i riti mitraici è dunque ancora avvolto dal mistero e ciò che possiamo dedurre dalle rare attestazioni scritte rileva dello sforzo interpretativo degli studiosi che si sono interessati a essi. Con un approccio immaginifico e non filologico, Yuval Avital si confronta con l’universo misterico.

Mitra è un antico dio indo-iranico, presente nei Veda e nella letteratura vedica (i libri sacri risalenti al 1300/1200 avanti Cristo circa), nell’Avesta iranico (al VI avanti Cristo risale la prima attestazione scritta), e nella letteratura pahlavi (IX-X dopo Cristo, ma che reca traccia di materia ben più remota).

Mitra giunge poi a Roma in epoca tardo-repubblicana e poi imperiale, al termine delle guerre mitridatiche, che opposero la Repubblica romana e il Ponto tra l’88 e il 63 avanti Cristo. I misteri di Mitra si distinguono nettamente dagli altri misteri orientali poiché l’iniziato non si identifica con il dio; il dio non muore e non risorge; inoltre, nel pantheon mitraico, così come nelle pratiche iniziatiche, il ruolo delle donne era completamente assente o, in epoca tarda, solo marginale. Yuval Avital rovescia non solo la pratica della segretezza, che si disvela al pubblico proprio nei luoghi in cui tali azioni erano praticate, ma trasgredisce anche il vincolo dell’esclusione, accogliendo invece l’elemento femminile.

Il culto mitraico nel mondo ellenistico e romano veniva praticato nel mitreo, in analogia con la grotta in cui nacque il dio (il che fa pensare immediatamente tanto al mito platonico della caverna che alla nascita di Gesù). Per tale ragione, gli adepti di questi riti misterici allestivano i mitrei in ambienti sotterranei, talvolta termali come nel caso delle Terme di Caracalla, o semi sotterranei come i criptoportici.

Il Mitreo delle Terme di Caracalla, scoperto nel 1912, è tra i più vasti conservati a Roma e fu edificato poco dopo la costruzione delle Terme, agli inizi del III secolo d.C. L’ambiente principale è costituito da una stanza rettangolare con volte a crociera. Un affresco raffigura il dio Mitra insieme a un tedoforo che stringe un disco solare nella mano sinistra. L’elemento più eccezionale del mitreo delle Terme di Caracalla è la fossa sanguinis, utilizzata in occasione del rituale del sacrificio del toro. La presenza di un mitreo alle Terme di Caracalla rivela una certa aderenza dei Severi ai riti orientali.

In assenza di testi scritti, è in gran parte grazie allo studio dei mitrei che gli archeologi e gli antropologi hanno potuto ricostruire il mito sacro del mitraismo: Mitra nasce dalla petra genetrix tenendo tra le mani una fiaccola e un coltello. Dopo avere iniziato il Sole ai suoi misteri, il dio sale sul suo carro e scocca una freccia su una roccia facendovi sgorgare l’acqua. A tal punto, Mitra uccide il toro cosmico. È con la sua morte che ha origine l’universo.

La natura cosmogonica di Mitra è altresì indicata dai due suoi alter ego, Cautes e Cautopates: l’uno tiene una fiaccola verso l’alto, il secondo verso il basso. Essi rappresentano rispettivamente l’alba e la primavera l’uno, il tramonto e l’autunno l’altro.

Tra i testi più antichi che hanno tramandato tale culto, vi è una tavoletta d’argilla del XIV secolo avanti Cristo. In essa Mitra viene invocato come autorità preposta a vegliare su un patto tra gli Ittiti (Anatolia) e il regno di Mitanni (Mesopotamia). Secondo gli studiosi, il nome stesso Mitra significherebbe proprio ‘patto’ e si dice che la manifestazione tangibile di tale accordo fosse la stretta della mano destra, gesto che si sarebbe poi conservato, diventando parte integrante della nostra civiltà.

Tra il culto orientale e la sua versione occidentale ci sono molti elementi di continuità. Qualche differenza, però, ne sancisce le rispettive peculiarità: innanzitutto, la tauroctonia. Mitra incide infatti la giugulare del toro facendone zampillare il sangue a fiotti: un cane e un serpente lo leccano, mentre uno scorpione ne succhia lo sperma che fuoriesce dal pene. Tale scena non sembra essere attestata in tutto il mondo indo-iranico.

Un altro elemento caratteristico della fase mitriaca imperiale è rappresentato dall’enigmatico leontocefalo, creatura alata creata da Mitra stesso, avente testa di leone e corpo di uomo, e cinto da un serpente. Il leontocefalo è ricco di molteplici valenze cosmosofiche e riveste il ruolo di divinità garante dell’eternità e del tempo cosmico. In Lessico Animale. Mysterion, tra i tanti elementi di connessione con il luogo, Yuval Avital si confronta sia con la tauroctonia che con la creatura ibrida del leontocefalo.

Tra mitraismo e cristianesimo vi fu al contempo rivalità e scambio reciproco, si pensi al Natalis Solis mitraico, celebrato il 25 dicembre in occasione del solstizio invernale, che poi confluirà nel cristianesimo come Natale; invece, l’ultima cena che Mitra avrebbe compiuto, e da cui avrebbe poi scaturito il banchetto rituale mitraico, è molto probabilmente un calco pagano che riecheggia l’ultima cena di Gesù.

Non ci è dato sapere se il culto fosse misterico sin dalle sue origini, ma come tale esso fu vissuto in epoca imperiale. Nel mondo romano, infatti, i riti mitraici prevedevano sette gradi di iniziazione (Corax, Nymphus, Miles, Leo, Perses, Heliodromus, Pater) che avvenivano ognuno in un giorno stabilito della settimana, sotto la protezione di un pianeta (Mercurio, Venere, Marte, Giove, Luna, Sole e Saturno), e in relazione a un metallo (ferro, stagno, oro, lega, bronzo, argento e piombo).

L’anima dell’iniziato, sostenuto da Mitra, attraversava le sette sfere, rinunciando in ciascuna di esse a una delle passioni umane: per gli iniziati era questo l’unico modo di pervenire al cielo conservando la purezza primigenia.

Il passaggio attraverso tali stati è la principale fonte di ispirazione della performance che Yuval Avital ha concepito appositamente per le Terme di Caracalla. L’eccezionalità di tale intervento, artistico ma anche culturale, può considerarsi, senza timore di esagerazione, un vero evento storico: Yuval Avital restituisce infatti al Mitreo la sua natura rituale e quindi performativa. Tale operazione costituisce, pertanto, il nesso tra la ricerca e la produzione artistica concepita nell’ambito del progetto sperimentale che Yuval Avital ha realizzato a Parma per il primo capitolo di questo viaggio iniziatico, Lessico Animale. Prologo, e la sua trasformazione in una nuova tappa: Lessico Animale. Mysterion.

Con la guida di Yuval Avital, dieci performer si trasformano in membrane capaci di far emergere le profondità della natura umana. Essi trascendono se stessi diventando figure archetipiche in cui i confini tra l’umano e l’animale si annientano.

Lessico Animale è un progetto nato nel 2022 curato dal sottoscritto e prodotto da Teatro Due di Parma come parte della macro-opera Il Bestiario della Terra, ideata da Avital in occasione di Reggio Parma Festival. Alle categorie animali esplorate a Parma (Stambecco, Cane, Coniglio, Cinghiale, Asino, Pecora, Leone, Gatto, etc.) se ne aggiungono di nuove, rievocando così l’immaginario della simbologia mitraica (al leone e al cane si affiancano il Toro, il Serpente, lo Scorpione, e il Corvo).

Del resto, l’opera di Yuval procede per mitopoiesi, poiché essa si trasfigura continuamente attraverso un processo che è un divenire altro da sé, e che muta e rielabora dati storici, meta

storici e identitari. È ciò che avviene per gli esseri umani e animali, ma anche per i loro lessici, che si configurano così come elementi organici in continua trasformazione.

Lessico Animale. Mysterion è un’opera complessa, tanto nei contenuti che nei media impiegati: performance, fotografia, video, scultura, installazione sonora, pittura. Essa si dispiega negli straordinari sotterranei delle Terme di Caracalla. Nell’antichità, questi pullulavano di centinaia di schiavi e operai che aveano il compito di azionare l’articolata ingegneria delle Terme. Il lavoro di tali persone, che la storia ha condannato all’anonimato, era molto spesso svolto in condizioni terribili. Eppure, era grazie a loro che i cittadini potevano godersi i piaceri termali. Il contrasto stridente tra l’esterno e l’interno, tra otium e negotium, conduce Avital a un gesto artistico che sfonda i confini tra l’esoterico – occulto, inaccessibile, segreto – e l’essoterico –accesibile, manifesto, pubblico -.

I sotterranei delle Terme di Caracalla, lunghi circa due chilometri, erano caratterizzati da diverse gallerie che contenevano depositi di legname, impianti di riscaldamento con numerosi forni, nonché un sofisticato impianto idrico e un mulino. L’opera di Yuval dialoga con un’ampia parte di tali spazi.

Il visitatore si avvia nel percorso iniziatico inoltrandosi in un labirinto di 130 metri di lunghezza. Esso è costellato di creature archetipiche, legate alla sfera delle paure inconsce e ancestrali, che emergono dallo sfondo scuro. La paura, del resto, è per gli adepti del mitraismo il vero motore per il superamento di se stessi e per il passaggio allo stato iniziatico successivo.

Il visitatore accede quindi a una galleria in cui sono esposte diciannove fotografie realizzate a Parma. Essa consta di tre sezioni: immagini che testimoniano il processo di trasformazione, l’avvenuta trasformazione, e una serie di scene (Icone) in cui l’animalità è cristallizzata in una veste spettacolare.

Al primo gruppo appartengono le fotografie realizzate dall’artista nei cinque giorni di processo. Questa fase dell’opera si è svolta a porte chiuse, in un rito d’arte in cui l’intimità creata tra Avital, i performer e il curatore è presentata al pubblico attraverso una documentazione realizzata dall’artista stesso.

Una volta compiuta la trasformazione in animali, i performer indossano maschere disegnate dall’artista e interpretano scene bestiali. Anche in questo caso Avital documenta l’intera messinscena attraverso fotografie.

Riprendendo la terminologia bizantina, l’artista seleziona tra le fotografie realizzate quelle più emblematiche, attribuendo loro la dicitura di Icone: rappresentazione iconografica degli archetipi.

Lungo il percorso, il visitatore incontra quindi cinque sculture sonore (le Chimere), in collegamento mimetico con i reperti delle Terme (capitelli, bassorilievi e fregi ornati): esse sono il risultato dell’accorpamento di numerosi calchi realizzati da Avital utilizzando parti dei corpi dei performer in occasione del primo capitolo dell’opera Lessico Animale.

Nel linguaggio moderno, il termine “chimera” è utilizzato per designare un’utopia, qualcosa di irraggiungibile, un’illusione. Nella mitologia la chimera è invece un mostro composto da parti di diversi animali. Così le cinque chimere, composizioni immaginarie e oniriche fatte di frammenti di corpi umani con connotazioni fortemente animali, si animano delle sonorità create dall’artista combinando voci umane e suoni bestiali.

Tra questa parte del percorso e l’allestimento del Mitreo, si collocano le Sirene (prodotte, insieme al Labirinto, in occasione del Bestiario della Terra), opere icono-sonore dalla struttura in ferro, volute dall’artista per dialogare con la Mela reintegrata di Michelangelo Pistoletto. Anche qui il mito della sirena incantatrice è alterato: non più stereotipo di femminilità mostruosa e predatrice, ma figura diafana e libera, proprio come il canto che ne sgorga, composto dalle voci bianche delle bambine del coro del Teatro Regio di Parma.

Il percorso si conclude nel Mitreo. Al suo interno, in un allestimento profondamente allegorico, si svolgono le performance di apertura della mostra. Esse sono poi filmate dall’artista e proiettate a partire dalla settimana che segue l’inaugurazione, nello spazio dedicato all’altare sacro, come traccia della ritualità antica riattivata dall’artista per quest’occasione. La barbottina utilizzata per ricoprire i corpi dei performer, i costumi utilizzati per completare la loro trasformazione in animali e piccole sculture in argilla cruda diventano nuovi reperti di un’archeologia fuori dal tempo che testimoniano il processo trasformativo che Yuval Avital, in collaborazione con il curatore, ha condotto durante quattro giornate immersive a porte chiuse proprio nel Mitreo.

Tre composizioni materiche congedano il visitatore che, uscendo, volge un ultimo sguardo dall’alto a queste opere. Yuval Avital le ha create assemblando sotto la guida scientifica di Mirella Serlorenzi (che del progetto ha seguito tutte le fasi di ricerca scientifica) preziosi reperti archeologici conservati nei depositi delle Terme, la maggior parte dei quali sono così esposti per la prima volta. Essi raffigurano delle figure ibride, che rievocano gli animali della simbologia mitraica (il Toro, lo Scorpione, il Serpente e il Corvo).

Il lavoro di Avital si inserisce, certo, nella tradizione della performance art che vede nell’indagine sui corpi e sulle relazioni tra di essi la possibilità di innescare una ritualità sacrale. Eppure, il suo approccio è totalmente personale. A differenza dell’azionismo viennese (da Hermann Nitsch a Valie Export, passando per Otto Muehl) o della body art di Gina Pane o delle azioni provocatorie di Chris Burden o Vito Acconci, nell’opera di Avital non compaiono intenti programmaticamente catartici, macabri, ostentatori o violenti.

Per alcuni tratti, l’opera dell’artista israeliano rievoca alcuni elementi tipici dell’opera di Ana Mendieta, nel rapporto tra corpo, natura e riti primordiali, o di Jospeh Beuys e Marina Abramovic, in quanto figure carismatiche sciamaniche. Ma Yuval Avital non rivendica, anzi rifugge il ruolo di sciamano.

Yuval Avital è un investigatore, un esploratore del rito: lo ricerca, lo esercita, lo compie. E, compiendolo, lo studia, lo documenta, e lo trasforma. La performance, per Avital è solo uno dei media attraverso i quali si manifesta la sua visione dell’universo, in cui l’archeologia del passato è nello stesso tempo una possibilità di esistenza futura. La rovina è una traccia di un tempo che non si è mai concluso, e per questo essa è un monumento, un monito e una pista per una spiritualità futura, libera e condivisa.

L’opera di Yuval è, pertanto, una mise en abyme della performance nella performance. Il visitatore/spettatore, al pari dei performer, è invitato a vivere questa mostra come un’occasione di viaggiare nel suo inconscio attraverso i simboli, intesi come una presenza viva e atemporale. Del resto, anche quando i simboli provengono da molto lontano trovano in noi terreno fertile per attecchire, agire e farci reagire, perché in un certo senso già si trovano in noi.

L’uomo custodisce in sé, anche senza comprenderli o senza rendersene conto, i frammenti di tradizioni antiche, risalenti a un passato così remoto da risultare inafferrabile. Essi appartengono alla «tradizione primordiale» di guénoniana memoria, fonte di tutte le tradizioni secolari, dei loro simboli, miti e leggende.

Il potere archetipico è sempre lo stesso, eppure è sempre nuovo, a seconda del tessuto culturale in cui esso riaffiora e con cui le persone interagiscono. Il simbolo, anche quando viene utilizzato consciamente, non appartiene mai soltanto a chi lo esercita, ma è connaturato all’uomo e alla sua storia nel mondo. Il visitatore ha quindi la possibilità di attivare un processo collettivo che riconduce alle origini, a quell’humus primordiale da cui tutti indistintamente siamo generati, prima di quel tempo in cui l’uomo decise di distaccarsi sempre più dalla bestialità. Verso di essa, l’umanità si è volta sempre con l’attitudine del padrone, del cacciatore o della preda.

In tutto il progetto di Lessico animale, tanto del suo prologo che di questo nuovo potente capitolo, l’uomo è umanissimo perché, riappropriandosi delle sue radici attraverso i lessici atavici, produce a sua volta nuovi simboli. Il mysterion di Yuval Avital conserva l’aura di un’immemoriale pienezza ontologica, in cui uomini e animali condividono sì il dramma della transitorietà, ma anche la potenza salvifica della collettività primigenia.

Cristiano Leone

———————————————————————————————————————————————————-

La vita alle Terme di Caracalla: benessere, lavoro e Mysterion

Si stagliano cercando il cielo le possenti rovine delle terme di Caracalla, pur se profondamente ancorate al suolo: solidità, magnificenza, forza, bellezza, leggiadria e mistero compongono l’immaginario della rovina.

Il complesso monumentale inaugurato nel 216 d.C., sotto il regno di Caracalla, figlio dell’imperatore Settimio Severo, si estendeva per circa 130.000 m². Le terme erano spazi articolati e multifunzionali in cui si poteva scegliere, in base ai propri bisogni, quale fosse il modo migliore per godere del proprio tempo. Il recinto infatti esprimeva la propria forza nella composizione di edifici dedicati alle attività culturali; i giardini che le separavano dal corpo centrale costituivano un diaframma verde in cui viali, pergolati, raffinate sculture, spesso originali greci consentivano la meditazione, la possibilità di passeggiare e di godere dell’aria aperta. L’area termale infine permetteva la cura del corpo, sia attraverso le varie attività sportive, sia di beneficiare del potere delle acque, che a seconda dell’ambiente in cui si stazionava, avevano temperature differenti, o infine la possibilità di usufruire di massaggi e di altri servizi.

La basilica/frigidarium posta in posizione centrale costituiva il fulcro, l’elemento più rappresentativo del complesso, una sala monumentale adorna di marmi sfarzosi e di ricercate sculture divenendo luogo pubblico di incontro: una sorta di grande piazza coperta. Nessun edificio del mondo antico e contemporaneo riassume in maniera così esemplare il concetto del benessere dell’uomo.

Centinaia di statue costituivano la decorazione scultorea delle terme, nota principalmente attraverso i marmi della collezione Farnese, tra queste non si può non citare il gruppo scultoreo con il supplizio di Dirce, noto come Toro Farnese e le due statue colossali di Ercole. Sono opere conturbanti anche per le loro dimensioni, visto che dovevano confrontarsi con gli ambienti smisurati delle terme. Pensate per stupire e impressionare attraverso versioni drammatiche dei miti classici, non bisogna mai dimenticare il portato politico e propagandistico, proprio di ogni grande costruzione imperiale.

La magnificenza del sopra possedeva una seconda faccia della medaglia, una linea orizzontale posta alla quota del calpestio, la separava dal sotto, in cui un’altrettanta moltitudine di persone lavorava nel ventre delle Terme di Caracalla, per consentire il benessere di coloro che si trovavano in superficie. Questo era il regno del lavoro ove dominava fatica, sudore, oppressione, buio e frastuono. Gli ambienti infuocati dei forni che alimentavano il riscaldamento delle acque, il fumo scaturito dai fuochi rendeva spessa l’aria e irrespirabile, gli odori del bestiame che incessantemente portavano il legname, il sudore dei corpi, le urla degli ordini impartiti, il rumore e infine, un debole ricambio d’aria, dovevano far somigliare, i sotterranei delle terme, all’inferno dantesco. Luoghi in cui regnava una disciplina ferrea, in cui le manovre dei mezzi e degli animali e le percorrenze degli uomini avevano una cadenza rigida e prestabilita, per far funzionare questa macchina ingegneristicamente complessa e perfetta.

In un’area recondita dei sotterranei fu edificato subito dopo la costruzione del complesso termale, un grande mitreo, la cui scoperta risale all’inizio del XX secolo, in occasione dei grandi sterri eseguiti per la realizzazione della passeggiata archeologica. Il mitreo dal punto di vista architettonico possiede delle peculiarità che hanno alimentato per molto tempo le interpretazioni degli studiosi e che merita ancora delle risposte definitive, da acquisire con nuove ricerche, che la Soprintendenza sta programmando.

L’elemento più dibattuto è certamente la presenza di una “botola” centrale rettangolare, dalla quale si accede da un locale attiguo, interpretata da alcuni come fossa sanguinis, da altri come locale per far apparire improvvisamente in superficie delle scenografie, del fumo o diffondere incensi durante le celebrazioni del rito.

Più convincente appare la prima ipotesi che ben si collega con la religiosità di Caracalla e della sua famiglia, indirizzata a un sincretismo che tendeva ad accomunare in un unico culto ed edificio, divinità classiche e orientali. A questo proposito è di grande interesse il ritrovamento, all’interno del Mitreo delle Terme di Caracalla, di una statua di Afrodite e di un’iscrizione dedicata a Serapide, a quest’ultima in un momento successivo fu eraso il nome del dio egizio, per sostituirlo con quello di Mitra; ed è altrettanto interessante, proprio in relazione al sincretismo religioso dei romani, ricordare che il taurobolium era soprattutto connesso al culto di Attis e della Magna Mater. Sul fondo del Mitreo doveva trovarsi il rilievo marmoreo rappresentante Mitra che uccide il toro, del quale sono stati trovati solo pochi frammenti. Le due piccole nicchie ai lati dovevano ospitare, infine, le statue dei due assistenti, Cautes e Cautopates, geni dell’alba e del tramonto, dell’autunno e della primavera.

Il Dio Mitra, il cui nome significa “contratto”, si presenta sin dal I secolo d.C., come garante di verità e giustizia della vita cosmica e sociale, garante dell’equilibrio dei rapporti tra gli uomini; signore degli spazi celesti e delle pianure terrestri e del bestiame che vi ci pascolava. Un noto testo di Stazio (Tebaide I, 719-720) ci dà la prima attestazione del rito, ovvero l’affermazione del suo dominio su un toro che ne prevede l’uccisione a carattere sacrificale e con effetti positivi sull’intera vita cosmica. Una pratica questa già presente nel mondo romano e che richiamava parzialmente la prassi rituale dei sacrifici pubblici.

Il mitraismo è un culto misterico, di origine iranica, riservato esclusivamente agli iniziati di sesso maschile, celebrato soltanto da persone sacralmente qualificate, che dovevano mantenere, sui riti e sui loro contenuti ideologici, una segretezza assoluta.

Dal punto di vista della liturgia il percorso iniziatico era composto da sette gradi, come possiamo leggere da alcune fonti Cristiane, in particolare San Gerolamo (Epistola 10, ad Lætam, 2). Le decorazioni presenti in molti mitrei e in particolare in quello di Santa Prisca a Roma consentono, inoltre, di ricostruire le connessioni dei gradi iniziatici, alle divinità e ai simboli attribuiti; nello specifico: il Corex con Mercurio (ma è associato anche alla luna) è evocato dall’omonimo uccello, dal vaso ansato o dal caduceo di Mercurio, con chiara allusione al suo carattere di messaggero; il Cryphius con Venere è simboleggiato dalla fiaccola e dalla lampada; al Miles con Marte, viene attribuito il sacco, l’elmo e la lancia, emblemi militari del grado iniziatico che più specificatamente intende esprimere il carattere combattivo in senso etico della religione mitraica ed è l’unico grado di cui si conosce la prova che l’iniziando doveva sostenere, legata al rito del taurobolium. Il fedele veniva posto all’interno di una fossa coperta da una grata e su di essa veniva sgozzato il toro che lo inondava con il suo sangue; il Leo con Giove, i cui simboli sono il sistro, l’attizzatoio e la folgore è un grado rilevante connesso con i riti di purificazione; il Perses con la luna (altre volte posto sotto la tutela di Mercurio) è rappresentato da una stella sormontata dalla mezzaluna della spada di Perseo e dal falcetto, ed è connesso con la fecondità; l’Eliodromus con il Sole ha simboli solari, quali la corona radiata, la fiaccola e la sfera; infine il Pater con Saturno raffigura Mitra e ha come attributi l’anello, la canna, il copricapo frigio e la falce di Saturno, egli è a capo della comunità.

L’iter iniziatico prevedeva una liturgia di purificazione con l’acqua e, nel caso del leone e del persiano, con il miele. L’iniziando era sottoposto, inoltre, a prove molto dure e dolorose, come la fame, la sete, il passaggio attraverso il fuoco o l’esposizione al gelo, che lo tempravano di fronte alle passioni e alle forze avverse della vita.

Il banchetto rivestiva un ruolo fondamentale nelle comunità mitraiche come attestano i resti degli animali quali bovini, ovini e volatili ritrovati nei mitrei, ma anche pane e frutta come appare nelle raffigurazioni pittoriche. Il pasto sacro era essenzialmente riservato al Pater e all’Eliodromus, ma potevano partecipare anche gli altri iniziati, nel diverso grado che ricoprivano, per suggellare il rapporto di familiarità dei fedeli, tra di loro e con il Mitra.

Rimane ora da chiedersi quale fosse l’origine dell’iconografia occidentale, un terreno certamente scivoloso, ma che l’opera recentissima di Attilio Mastrocinque ci viene in aiuto con novità rilevanti. Lo studioso analizza alcuni scritti, poco considerati, di Firmico Materno, un senatore siciliano, che si converte al cristianesimo nella metà del IV secolo d.C,. L’autore antico fornisce delle notizie preziosissime scrivendo un’opera polemica contro i culti misterici e commentando un testo attribuito ad un profeta del Mitraismo. L’analisi di questo testo fa ritenere a Mastrocinque, che l’iconografia delle scene rappresentate su molti rilievi di Mitra o su decorazioni pittoriche all’interno dei Mitrei (quali la gigantomachia, Saturno addormentato, il miracolo del miele, la nascita di una nuova generazione, ecc.) siano state ispirate e riprese dalla profezia contenuta nella quarta Ecloga di Virgilio. Secondo lo storico delle religioni anche l’iconografia del Mitra che uccide il toro è ripresa dalla rappresentazione del trionfo nel mondo romano, ove la dea Vittoria, nel culmine del cerimoniale del trionfo sacrifica il toro tenendolo per le narici.

La valenza del dio Mitra è dunque quella di trionfatore sul male, grazie all’eliminazione del toro, di cui anche il sangue era ritenuto velenoso. Lo scorpione, il serpente e il cane, anche se considerate creature nocive assumono nel rito un’accezione positiva, in quanto contribuiscono all’uccisione del toro e a far tornare l’universo in uno stato di beatitudine. In questa parte finale dell’iconografia, il Mitra recupera la sua natura originale del pantheon iranico, quale pastore delle greggi.

Occorre ora comprendere come questo portato culturale possa entrare a far parte di una mostra performativa e immersiva come quello di Lessico animale di Yuval Avital curata da Cristiano Leone per il Parma Reggio Festival 2022.

Già dai primi incontri con l’artista e il curatore, quasi un anno fa, si è ritenuto che il secondo capitolo di Lessico animale – Mysterion doveva nascere ed essere costruito intorno ai valori di cui le Terme di Caracalla, i sotterranei e il Mitreo, sono portatori. Non una cornice, sebbene unica e stupefacente, alle attività performative, ma protagonista assoluta con la sua valenza culturale. E’ nato così un gruppo assai singolare per l’arte contemporanea, che oltra alla figura dell’artista, del curatore e dei performers include anche un’archeologa, quale mediatore tra i valori dei resti archeologici e la possibilità di farli rivivere e apprezzare ai visitatori fornendo una lettura originale, in chiave contemporanea, che potremmo definire con un ossimoro: «un’esperienza di antico al futuro».

Non voglio inoltrarmi in campi che non sono miei, ma ci tengo a evidenziare brevemente, quali possano essere le connessioni, con l’area monumentale descrivendo il percorso della mostra.

I visitatori scendendo nei sotterranei verranno immediatamente proiettati in un’altra dimensione e si troveranno a percorrere la lunga galleria anulare che portava in antico agli ambienti riscaldati dei præfurnia; qui si svela l’immensa opera pittorica di Yuval Avital (oltre m.125) denominata labirinto che simboleggia le paure ancestrali, archetipiche, e private dell’artista, così come il culto mitraico si fonda sul superamento di dure prove. Si continua questo viaggio interiore ed emozionale nelle altre gallerie con istallazioni fotografiche e video, che riportano la precedente esperienza di lessico animale, per giungere all’ottagono, che serviva in antico per consentire l’ingresso e l’uscita dei carri. In questo percorso circolare trovano posto le sculture sonore delle sirene, creature ingannatrici presenti nel mito di Ulisse, per distoglierlo dalla meta del suo viaggio e portarlo alla follia. Il loro canto rapirà il visitatore e cercherà di distrarlo prima che arrivi nel luogo sicuramente più suggestivo e pregno di significati: il grande mitreo; fulcro di tutto il percorso espositivo e performativo, ove una creazione intensa e inedita del nuovo capitolo di lessico animale, muterà dieci performers negli animali presenti nel culto di Mitra. La performance si potrà apprezzare dal vivo nei giorni inaugurali, e successivamente sarà proiettata all’interno del Mitreo che viene trasformato dall’artista, da un luogo di rito antico, a luogo di rito d’arte.

Miti, archetipi, sogni, emozioni, gesti si intrecciano lungo il percorso, che si conclude nella lunga galleria delle sculture antiche, esemplificative non soltanto della qualità ornamentale delle Terme, ma del contenuto ideologico legato alla politica dell’imperatore, che ne volle la costruzione.

Gli ambienti più ricchi erano le due palestre ornate da un lungo fregio con un rilievo storico rappresentato da cataste di armi, proprie delle popolazioni germaniche, o più generalmente nordiche, che alludono ad una scena di battaglia, che doveva illustrare le varie tappe di una campagna militare. Il frammento più espressivo è sicuramente quello con la testa di un barbaro affrontato da un soldato romano, identificabile tramite il suo elmo. Dal frigidarium provengono alcuni capitelli che spiccano per qualità e per il motivo decorativo. Si tratta di figure di divinità presenti sui quattro lati, nel primo si trova la figura di Ercole a riposo, nel secondo capitello troviamo la figura di un giovane Bacco. Sappiamo che Caracalla era assimilato sia a Ercole, sia a Bacco, pertanto per il visitatore antico l’allusione all’imperatore doveva essere inequivocabile. La seconda coppia di divinità sui lati opposti dei capitelli rappresentano Marte su quello con Bacco e Venere su quello con Ercole. La coppia Marte e Venere, rivestiva a Roma, una funzione di garante della concordia e di conseguenza della prosperità del popolo romano. Ancora una volta la metafora della narrazione delle gesta antiche diventa parte integrante di questo percorso espositivo e le rappresentazioni antiche vengono messe in dialogo diretto con le Chimere di Yuval Avital. Frammenti di membra che esprimono un rito contemporaneo e alludono ad altri archetipi facendo compiere ad ogni visitatore il proprio percorso interiore.

Si arriva alla fine del percorso al massimo della tensione emotiva e Yuval Avital ci stupisce ancora con una grande composizione materica temporanea, in opposizione all’età millenaria dei reperti che la compone. Lo scorpione, il cane e il toro, sono realizzati con i numerosi frammenti marmorei provenienti dai depositi, molti dei quali vengono esposti al pubblico per la prima volta. Si tratta di sculture inerenti parte di statue e di animali, che facevano parte del ciclo iconografico pensato per la decorazione delle terme, ma anche di elementi architettonici che ne costituivano l’ossatura. In particolare, tra le statue spiccano numerosi frammenti riferibili ad arti umani, tra cui alcuni di dimensioni maggiori del vero, torsi e porzioni di panneggi. Tra di esse si conserva la parte inferiore di una figura antropomorfa con le gambe avvolte tra le spire di un serpente. Due frammenti in marmo bigio, uno dei quali di grandi dimensioni, riproducono le spire di un serpente. Sulla superficie di un frammento di sarcofago è rappresentata la figura di un elefante. Un rilievo conservato parzialmente mostra Marsia, l’audace sileno che aveva osato sfidare il dio Apollo nelle arti musicali, appeso per le braccia e in procinto di essere scuoiato vivo.

Queste disiecta membra vengono animate dalla creatività di Yuval Avital che le trasforma nei tre animali, che costituiscono il fulcro dell’iconografia mitraica e in particolare il toro, la cui uccisione è funzionale a ristabilire, l’equilibrio e la beatitudine nell’universo cosmico. Come in un gioco di specchi, traslando il rituale antico, il lungo percorso espositivo che consente di compiere un cammino attraverso le proprie paure primordiali, diviene metafora dei gradi dell’iniziazione del culto di Mitra, così come i sotterranei diventano simbolo dell’inconscio, il cui attraversamento porta alla meta, simboleggiata dalla composizione materica, che ci consente di tornare alla luce e in superficie.

Mirella Serlorenzi

———————————————————————————————————————————————————-

LESSICO ANIMALE: dal PROLOGO realizzato dal Teatro Due di PARMA per il Reggio Parma Festival 2022 al MYSTERION di CARACALLA.

Quella che Yuval Avital ha realizzato per il Reggio Parma Festival 2022 è una sorta di opera di esplorazione che si addentra in spazi in mutamento, nella relazione segreta, metaforica tra essere umano e animale. Un invito a spostare lo sguardo e a cercare un frammento di quella relazione possibile, spesso ambigua, ma aperta tra simili/dissimili, a proseguire un atto d’invenzione.

I pensieri degli uomini e delle donne, a qualunque epoca appartengano, a qualunque culto si dedichino – anche se cercano di difendersene – sono pieni di bestie. È l’intera materia leggendaria a entrare in gioco, i prodigi dei contatti con gli animali, quella loro presenza mitica e universale che circola e si espande nei sogni e nell’arte e che continua a interrogarci sul nostro essere insieme su una Terra dove loro esistono da più tempo, sono ancora là e ci guardano. Senza parole.

Restituire frammenti di un processo, riattuare i resti di un accadimento, tentare di trasformare l’istantaneo in permanente, costituiscono alcuni elementi della composizione di Lessico animale-Prologo che Yuval Avital ha realizzato nella primavera del 2022 al Teatro Due di Parma e la cui restituzione espositiva è stata presentata all’Ape Parma Museo, da giugno a ottobre, sotto forma di prologo, appunto, un processo che svilupperà la sua portata negli straordinari spazi delle Terme di Caracalla.

Le attrici e gli attori che hanno partecipato alla creazione di Yuval Avital, con la cura di Cristiano Leone, hanno sperimentato la riappropriazione di una ritualità primigenia, artigiani di una metamorfosi individuale e collettiva che ha condotto a formare un vero e proprio coro di animali, un bestiario che non parla, ma forse rappresenta una possibile riappropriazione del mondo, un cuore pulsante della Terra. La possibilità di sviluppare il lavoro all’interno di uno spazio carico di Storia, luogo di Misteri diurni e notturni come quello dei sotterranei delle Terme di Caracalla e, in particolare tra le mura del Mitreo, porta con sé la necessità di attivare ritualità in cui l’umano sappia rimettersi al centro assumendo la propria natura sacrale. In un’intensificazione della vita che gli atti di creazione possono cercare di restituire come tracce potenti e -in questo caso-irripetibili di civiltà, sbalzando fuori sospesi, per un attimo, dal proprio tempo.

Paola Donati

———————————————————————————————————————————————————-

Testo, video e immagini dall’Ufficio Stampa della Soprintendenza Speciale di Roma.

Exit mobile version