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Tre scheletri documentano l'espansione araba dell'ottavo secolo fino in Settimania

24 Febbraio 2016

Le analisi di carattere archeologico e genetico, effettuate su tre scheletri ritrovati in altrettante tombe medievali a Nîmes, in Francia, indicano che si trattava di tre musulmani.
La rapida espansione araba nei primi secoli del Medio Evo portò profondi cambiamenti nel mondo mediterraneo, ma se questa presenza è ampiamente attestata in Spagna, lo è assai meno a nord dei Pirenei. Il nuovo studio, pubblicato su PLOS One, ha dunque cercato di verificare una relazione tra queste tre tombe e la presenza musulmana nella Francia dell’ottavo secolo.

Si sono esaminate le pratiche funerarie, DNA, sesso ed età degli individui in questione. Ne è risultato che si seguivano i rituali islamici, con gli scheletri che hanno testa e corpo orientati verso La Mecca. Dal DNA si è rilevata una probabile stirpe paterna dal Nord Africa. La datazione è compresa tra il settimo e il nono secolo. Gli autori sospettano perciò si tratti di Berberi integrati nell’esercito degli Omayyadi durante l’espansione araba in Nord Africa dell’ottavo secolo.
Lo studio fornirebbe dunque le prime prove riguardanti l’occupazione del territorio della Settimania (attuale Linguadoca-Rossiglione), allora in mano ai Visigoti, e mette in luce la complessità di relazioni tra le due comunità all’epoca.

Lo studio “Early Medieval Muslim Graves in France: First Archaeological, Anthropological and Palaeogenomic Evidence”, di Yves Gleize, Fanny Mendisco, Marie-Hélène Pemonge, Christophe Hubert, Alexis Groppi, Bertrand Houix, Marie-France Deguilloux, Jean-Yves Breuil, è stato pubblicato su PLOS One.
Link: PLOS OneEurekAlert! via Public Library of Science.
Fig 1. Cartina dell’espansione araba, zoom sulla Settimania e raid. Da PLOS One, © 2016 Gleize et al., CC BY 4.0 (Infography G. Devilder adapted from [13]).
Fig 3. Fotografie in situ delle sepolture di Nîmes, con una sintesi relativa ad età e sesso degli individui, datazioni al radiocarbonio, stirpi materne e paterne. Da PLOS One, © 2016 Gleize et al., CC BY 4.0.

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