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Il rapporto tra Emma e Charles Bovary

Emma e Charles Bovary

Il rapporto tra Emma e Charles Bovary

Quanto sono complicate le relazioni umane, specie quando i loro tratti distintivi vengono catturati nei libri e divengono materia di racconto. In tal senso, non fa certamente eccezione Madame Bovary, capolavoro di Gustave Flaubert, nel quale il centro dell’intreccio è costituito proprio dai rapporti tra le persone. Questo meraviglioso libro ha ispirato generazioni di scrittori: Franz Kafka, ad esempio, adorava proprio Flaubert e Charles Dickens, anche se di certo il suo stile non poteva essere più distante di così dai suoi modelli. Sono pochi gli scrittori che non si sono lasciati conquistare da Flaubert e dalle sue pagine misteriose. Per analizzarle, occorre un fine lavoro di dissezione, perché quelle scritte dall’autore francese non sono parole avventate. Siamo di fronte a un lavoro chirurgico, cui il nostro Gustave dedica parecchie ore del giorno. Si lamenta nelle sue lettere di scrivere poco, pochissimo, ma quello che fa è pesare ogni sillaba. La letteratura è una materia complicata e molto se ne discute, perché appare incredibile che si possano innestare dei rapporti così complessi e raffinati tra i personaggi di un libro. Charles ed Emma sono unici a loro modo, in maniera diversa e inedita.

Che dire di questa arrampicatrice sociale, una contadina con ambizioni come se ne vedevano nei romanzi europei dell’epoca (noi dovremo attendere Giovanni Verga), che sposa un medico, che si era fatto una certa fama nel paesino dove vivevano, proprio perché sognava di vivere come nei suoi romanzi? E che dire di quella pretesa che hanno le sue fantasie di essere sempre poco più in là rispetto alla realtà che vive? Qualcosa di distante, tuttavia di sempre più raggiungibile. Come quella luce verde che Gatsby vede lungo il pontile, di fronte alla sua villa. Una luce sempre più vicina, basterebbe allungare la mano per afferrarla, e che tuttavia sfugge ogni volta alla presa. Emma resta sempre delusa dalla realtà e i suoi sogni, per quanto si sforzi, le restano sempre lontani.

Capire il Bovarismo significa comprendere il rapporto che si instaura tra lei e Charles, che invece sembra essere uno sciocco, incapace di cogliere i tradimenti della moglie, di identificare la sua sofferenza. Sembra anzi che Charles Bovary faccia di tutto per scontentare la moglie Emma, per risultarle fastidioso, per dire la cosa sbagliata in ogni circostanza. Eppure, quanto è strano che Flaubert dedichi tanto spazio a questo personaggio, che non sembra avere nulla di eccezionale, se paragonato alla bellissima, affascinante e dannata consorte. Ma di questo medico sappiamo tutto: conosciamo il suo trattamento a scuola, il rapporto con il padre e con la madre. Sappiamo quanto la madre si aspetti da lui e come riponga ogni speranza in questo figlio, contrariamente al padre che lo considera un buono a nulla, un po’ come tutti coloro che abbiano a che fare con lui. Nonostante ciò, Flaubert stima molto quest’uomo, probabilmente perché vede tanto di sé nel suo personaggio. Siamo portati, a torto, a sottovalutare Charles Bovary, perché ci fidiamo delle opinioni degli altri personaggi e di Emma, e non riusciamo a captare – da qui la particolare abilità di questo grande narratore – le reali opinioni di Flaubert, che nasconde la sua voce dietro la fitta coltre di nebbia e la fiumana dei suoi personaggi.

Ritratto di Gustave Flaubert, tratto dal libro di Caroline Commanville, Souvenirs sur Gustave Flaubert, A. Ferroud éditeur, Parigi (1895). Immagine in pubblico dominio 

Per comprendere a fondo la natura del legame tra i due coniugi, si può partire da un caso emblematico, riportato nel saggio Adultera e Re di Roberto Speziale-Bagliacca, che offre un’inusuale interpretazione di questo stravagante rapporto di coppia. Pur con tutti i limiti e le strettoie – che non di rado si vedono nelle interpretazioni psicoanalitiche applicate alle scienze umane – questo libro è comunque utile a gettare uno sguardo inconsueto su un capolavoro della letteratura sul quale, altrimenti, si avrebbe l’impressione di aver già detto tutto.

Il frontespizio dell’edizione del 1857 di Madame Bovary di Gustave Flaubert; Michel Lévy Frères, Librairies-Éditeurs, Parigi. Immagine in pubblico dominio

L’articolo prosegue con alcuni dettagli importanti della trama.

Speziale-Bagliacca muove la sua analisi a partire da un episodio in particolare, che ha luogo durante la visita dei due coniugi Bovary al castello del marchese di Andervilliers: Charles vorrebbe baciare la spalla di Emma, ma lei lo allontana dicendo che gli sciupa il vestito. Fin qui, niente di strano. L’assurdità è che Charles non impari mai quando è il momento opportuno per questi gesti di affetto. Sembra quasi che lo faccia apposta. Durante il soggiorno al castello, il Visconte chiede a Emma di concedergli un ballo. La donna inizialmente rifiuta, non ritiene sia il caso, ma viene spinta tra le sue braccia proprio dal marito. Questi insiste e lei balla con il Visconte. Mentre la danza prende delle pieghe piuttosto sensuali, Charles passa cinque ore davanti ai tavoli da gioco, assistendo alla partita di Whist, tuttavia «senza capirci nulla» (p. 61). Ma perché mai quest’uomo passa così tanto tempo vicino ai tavoli da gioco? Che stia soffrendo perché la moglie danza con un rivale ben più affascinate e ricco? E allora perché gettarla tra le sue braccia? Si ha il sentore di un rapporto perverso tra i due, di natura sadomasochistica. Più avanti, Emma si pentirà di aver ballato con il Visconte. Si spoglierà e si rannicchierà tra le lenzuola, dove troverà il marito a dormire. Si sentirà ferita per la sua indifferenza. Si può, quindi, dedurre che Emma voglia che Charles sia geloso? E allora, perché il marito si incaponisce nel fare sempre e comunque la cosa sbagliata?

Ve ne sono tanti di esempi che potrebbero far pensare che Charles sappia di tutti gli amanti della moglie, e che però si mostri sempre magnanimo, pronto a perdonare la consorte, innestando in lei un marcato senso di colpa. Charles sembra godere nella sofferenza, ed Emma, sua controparte, sembra sadicamente attratta dal farlo soffrire. Ma chi fa soffrire non è detto che abbia potere sul partner. Semmai è l’esatto contrario, perché il senso di colpa che Emma prova è ben superiore al piacere che trae dal far soffrire il marito. Siamo di fronte a un rapporto particolarmente sfaccettato, che passa in secondo piano nel corso del romanzo, perché l’attenzione del lettore è tutta focalizzata sull’affascinante signora Bovary. E così, avvinti da quello “charme” tutto femminile e letterario, diventa difficile notare Charles e quel suo particolare rapporto con la moglie. Tuttavia, le cose non sono mai semplici, specie in letteratura. Il marito, per quanto risulti psicologicamente sottomesso, in verità sembra utilizzare il senso di colpa della moglie contro di lei. Volete un esempio? Emma, dopo aver danzato con il Visconte, perché spinta a farlo dal marito, prova un forte rimorso; quella sera si dà a un gesto d’affetto insolito per lei, ma trova Charles indifferente. E questo accresce la sua rabbia, non semplicemente verso il marito, ma anche e soprattutto verso se stessa. Perché Emma si sente una pessima moglie, si sente in colpa per la sua stessa infelicità e capirà solo in punto di morte di aver amato davvero Charles.

Prendiamo in considerazione un altro episodio: quando il rapporto tra Leon ed Emma sarà sempre più evidente, Charles mostrerà una gelosia inaspettata, nonostante Flaubert ci dica che fosse un tipo «poco geloso» (p. 112). Scrive Flaubert:

«[Charles] era là. Aveva il berretto calcato sino alle sopracciglia e le sue grosse labbra tremolavano, e questo aggiungeva qualcosa di stupido alla sua faccia; persino la schiena, la sua schiena tranquilla, era irritante a vedersi, alla giovane donna parve di leggere scritta su quella redingote tutta la pienezza del personaggio» (parte II, capitolo V, p.114).

Il passaggio è particolarmente interessante per due motivi: innanzitutto, a Charles tremano le labbra, il che tradisce un conflitto interiore, un’irritazione. E per che cosa, se non il tradimento di Emma? Poi, per quella posa, rigorosamente di spalle. Come per l’episodio dei tavoli da gioco, Charles si rifiuta di guardare i due (quasi) amanti, restando di spalle. Ancora più interessante è l’irritazione di Emma: che un po’ le dispiaccia quell’indifferenza di Charles? La donna,

«mentre lo osservava, assaporava nella propria irritazione una specie di depravata voluttà» (p. 114).

Qui si rivela la natura particolare del rapporto tra i due, quasi che Leon venisse usato da entrambi per soddisfare la reciproca perversione.

La moglie di Charles Bovary, Emma, e Leon, illustrazione dal romanzo Madame Bovary di Gustave Flaubert. Composizione di Alfred de Richemont, incisa all’acquaforte da Carlo Chessa, nell’edizione parigina Librairie des Amateurs A. et F. Ferroud (1905). Immagine in pubblico dominio

Ancora più avanti, dopo aver tradito il marito, presa dal senso di colpa, Emma cambia repentinamente modo di fare e torna a essere la donna esemplare delle prime pagine del romanzo. Recita una parte? Sicuramente. Eppure, tra tutte quelle faccende di casa, i complimenti dei vicini, l’atteggiamento di rinnovato affetto per la figlia, di chi cerca di ottenere l’attenzione? Ovviamente di Charles che, sempre generoso e affettuoso quando non dovrebbe, in quel frangente si lascia andare a un’inaspettata freddezza. Che lo faccia apposta? Emma si sente rifiutata e perciò nei confronti del marito prova un misto di «avidità, rabbia e di odio» (p. 193). Sente di non riuscire a sedurre il marito che, oltre a ferirla con la sua indifferenza, le fa dubitare della sua femminilità. Perciò la donna reagisce odiando l’uomo, perché mina la sua fiducia in sé; Emma detesta di non avere il pieno controllo, come invece accade con i suoi amanti, che non amerà mai veramente. Non riesce a capire la complessità di Charles e, in verità, tutti i personaggi del romanzo sono piuttosto ingiusti nei confronti del medico.

Tuttavia, è quanto mai sospetto l’atteggiamento dell’uomo nei confronti degli amanti di Emma: sembra quasi che li inviti a nozze. Spinge la moglie tra le braccia di Rodolphe, quest’ultima accetta, ma resta sempre in qualche modo legata al marito. Charles spinge Emma ad andare a cavallo con l’uomo, lei si rifiuta, il marito insiste e, una volta compratole un vestito da amazzone, scrive una lettera a Rodolphe, di difficile traduzione (prima riportata nel francese originale e poi tradotta in ogni possibile variante):

«Que sa femme était à sa disposition, ed qu’ils comptaient sur sa complaisance» (p. 165).

“Complaisance” sta a indicare proprio un atto compiuto per il piacere di qualcuno, ma anche un piacere da condividere. Perciò la lettera potrebbe significare: mia moglie è a sua disposizione e noi (Charles ed Emma) / loro (Emma e Rodolphe) contiamo sulla sua compiacenza. Oppure, un’altra traduzione possibile è: mia moglie è a sua disposizione e io conto sulla sua compiacenza (di Emma o Rodolphe). L’incertezza linguistica della traduzione dimostra che si è venuto a creare un ambiguo “ménage”, tale per cui è impossibile pensare che Charles non abbia appositamente scritto una lettera tanto sospetta. Addirittura, non sembra poi azzardato pensare che subentri, in questo frangente, un certo voyeurismo da parte di Charles, esaltato al pensiero che Emma lo tradisca. Quanto può nascondere un rapporto in apparenza tanto lineare, come quello tra i coniugi Bovary?

Emma e Charles Bovary, illustrazione dal romanzo Madame Bovary di Gustave Flaubert. Composizione di Alfred de Richemont, incisa all’acquaforte da Carlo Chessa, nell’edizione parigina Librairie des Amateurs A. et F. Ferroud (1905). Immagine in pubblico dominio

Bibliografia:

Gustave Flaubert, Madame Bovary, Folio Classique, Paris 1995.

Gustave Flaubert, Madame Bovary, traduzione di Maria Luisa Spaziani, introduzione di Antonia S. Byatt, con una nota di Charles Baudelaire, Oscar Mondadori, Milano 2001.

Vladimir Nabokov, Lezioni di letteratura, a cura di Fredson Bowers, introduzione di John Updike, traduzione di Franca Pece, Adelphi Edizioni, Torino 2018.

Jean-Paul Sartre, Che cos’è la letteratura? Lo scrittore e i suoi lettori secondo il padre dell’esistenzialismo, ilSaggiatore, Milano 2009.

Roberto Speziale-Baccaglia, Adultera e Re. Un’interpretazione letteraria di Madame Bovary e Re Lear, Prefazione di Frank Kermode, Bollati Boringhieri, Torino 2000.

Michel Winock, Flaubert, Folio, Paris 2013.

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