Outsiders. Cinque scrittrici che hanno cambiato il mondo, di Lyndall Gordon, pubblicato in Italia da Fazi editore: le donne che hanno riscritto le regole
Chi sono davvero le Outsider? Qual è il vero significato di “emarginazione” nel contesto in cui le donne hanno vissuto? In che modo hanno superato le barriere imposte dalla società per raggiungere il successo letterario, in un’epoca in cui il loro ruolo era marginale?
Sono questi gli interrogativi da cui partiamo per parlare del saggio di Lyndall Gordon, Outsiders. Cinque scrittrici che hanno cambiato il mondo, edito da Fazi.
La risposta che sottende a tutte le domande è tanto semplice quanto profondamente radicata nella storia: sono donne che si trovavano a vivere in un’epoca in cui il loro genere definiva un limite, una barriera invisibile ma invalicabile. Sono le visionarie che hanno osato sfidare le convenzioni sociali tracciando sentieri inesplorati, illuminando il cammino di generazioni.
“Ho scelto cinque voci straordinarie che si sono levate nel corso del diciannovesimo secolo: quella di una fanciulla prodigio, di una visionaria, di una fuorilegge, di un’oratrice e di un’esploratrice. Per come la vedo io, queste donne hanno vissuto, hanno agito e ci hanno cambiato. Vengono da luoghi e situazioni diverse, ma le accomuna il fatto che attraverso le generazioni hanno trasmesso conoscenze l’una all’altra e poi a noi.”1
Sono cinque le autrici che Lyndall Gordon ci presenta. Cinque le figure emblematiche che hanno saputo trasformare il potere della loro voce in un faro di speranza per tutte coloro che hanno cercato un rifugio nella letteratura. Mary Shelley, creatrice di mondi fantastici e ribelli, Emily Brönte, capace di scavare nell’animo umano con una profondità disarmante, George Eliot, che ha scelto uno pseudonimo maschile per farsi ascoltare, Olive Schreiner, voce di un continente e di un’anima selvaggia, e Virginia Woolf, maestra dell’introspezione e della rivoluzione silenziosa. Cinque donne, cinque storie, cinque rivoluzioni.
‘Outsiders’ ci immerge in un’epoca, tra la fine del Settecento e l’Ottocento, in cui le donne erano relegate nell’ombra, voci soffocate da una società patriarcale. Solo Virginia Woolf, tra le protagoniste, potrà intravedere la possibilità di un’istruzione femminile strutturata, seppur negata a lei stessa. Un mondo, il loro, orfano di un modello letterario di voce femminile dominante. Tuttavia, è straordinario il modo in cui Gordon ripercorra le biografie di ognuna di loro, non per sottolineare le singole capacità intellettuali o la qualità dei loro scritti, piuttosto per esplorarne l’anima, lo spirito indomito, la capacità di trasformare il dolore in arte, la ribellione in bellezza.
“Una questione ricorrente le lega: il fatto che non accettano il nostro mondo violento; non procedono nella vita imitando i detentori del potere, ma si esprimono contro le fandonie dell’autorità e dei suoi “ninnoli” – le decorazioni e gli onori – che mascherano i disastri creati dai governanti. Queste voci dicono no alle armi e al patriottismo. «Come donna non ho patria», dice l’outsider. «Come donna non ho bisogno di una patria. Come donna la mia patria è il mondo intero».2
Tutte sono state emarginate, ma è proprio da tale emarginazione che fuoriesce ciò che volevano dire. Mary Shelley con il suo Frankenstein, George Eliot con Adam Bede e Olive Schreiner con Storia di una fattoria africana, raggiungono un pubblico di lettori e lettrici della loro epoca, mentre Emily Brönte e Virginia Woolf arriveranno al successo solo dopo la loro morte.
Un filo invisibile lega queste autrici, un filo tessuto di coraggio, determinazione e una sete inestinguibile di conoscenza. Sono donne che hanno deciso di lottare contro pregiudizi, ostacoli e convenzioni sociali, spinte dalla loro passione e vocazione.
“Ognuna era spinta dall’impulso che animava Jane Eyre quando diceva: «Dovevo parlare»3.
Nonostante la distanza temporale e geografica, Lyndall Gordon ci rivela come queste cinque scrittrici abbiano dato vita a un vero e proprio movimento. Contrariamente all’idea di ‘outsider’ come figura solitaria, il libro mostra come queste donne, con la loro visione progressista, abbiano plasmato un nuovo concetto di femminilità e di società. Unite nella lotta contro la violenza, l’oppressione e l’ingiustizia, hanno lasciato un’eredità letteraria e sociale basata di un cambiamento profondo in termini di uguaglianza e di evoluzione.
Note:
1 L. Gordon, Outsiders. Cinque scrittrici che hanno cambiato il mondo, Fazi Editore, Roma, gennaio 2025, p. 12.
2 Ivi, p. 373.
3 Ivi, p. 16.
Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.