Un nuovo studio, pubblicato su Scientific Reports, analizza gli ingredienti degli unguenti utilizzati durante la mummificazione di Senetnay, che riflettono l’alto rango della nobildonna vissuta durante la XVIII dinastia, circa 1450 anni prima dell’era comune.
Il team di ricercatori, guidato da Barbara Huber, ha poi addirittura ricreato uno dei profumi utilizzati nella mummificazione della nobildonna, circa 3500 anni fa: l’aroma sarà presentato durante una mostra che si terrà al Museo Moesgård, nella città danese di Aarhus, che offrirà quindi ai visitatori un’esperienza sensoriale unica.
Ad aiutarli in questo, l’esperta francese dell’industria profumiera Carole Calvez e l’esperta di museologia sensoriale, Sofia Collette Ehrich.
Nel tentativo di ricostruire il passato, tra i cinque sensi inevitabilmente l’olfatto ricopre il ruolo della Cenerentola, ma negli ultimi anni il tema ha cominciato a circolare con maggiore frequenza. Annusare il profumo dell’eternità qui non è solo l’esperienza – peraltro inclusiva – di un profumo dell’antichità, ma pure il modo per avvicinarsi agli antichi metodi egiziani della mummificazione.
Senetnay, che portava il titolo di “Ornamento del Re”, era balia del faraone Amenofi II (noto anche come Amenhotep II) durante la sua infanzia; gli organi della donna – scoperti da Howard Carter nel 1900 – sono conservati in quattro vasi canopi della tomba reale (KV42) della Valle dei Re. Sono custoditi oggi al Museum August Kestner, nella cittadina tedesca di Hannover.
Si diceva che uno degli aspetti di maggior interesse della ricerca è stata l’analisi degli ingredienti: i ricercatori si sono avvalsi di tecniche avanzate che comprendono la gascromatografia e la spettrometria di massa, utilizzando i residui degli unguenti ritrovati in due dei vasi canopi di Senetnay, quelli utilizzati per conservare polmoni e fegato.
Si è così scoperto che gli unguenti utilizzati durante la mummificazione di Senetnay contenevano una mistura di cera d’api, olio vegetale, grassi animali, bitume, resine (da alberi della famiglia Pinaceae, molto probabilmente larici), una sostanza balsamica e acido dammarenolico, che è presente nella gomma dammar o nella resina da piante del genere Pistacia. Si è anche rilevata la presenza di cumarina e acido benzoico.
Come spiega Christian E. Loeben, egittologo e curatore del Museum August Kestner, questi ingredienti – complessi e diversificati – ci offrono elementi nuovi sulle sofisticate tecniche di mummificazione egizia, oltre che sulle rotte commerciali.
Come spiega il professor Nicole Boivin, oltre ad evidenziare l’alto rango di Senetnay, per la cui mummificazione si mettevano a disposizione questi ingredienti, si evince come gli Egizi si approvigionassero ben oltre il loro regno, e da epoca molto antica.
La resina dei larici proveniva probabilmente dal Mar Mediterraneo, mentre l’acido dammarenolico potrebbe provenire dalla gomma dammar o da resine da piante del genere Pistacia. Attualmente non sarebbe possibile differenziare tra le due origini. La gomma dammar addirittura dovrebbe provenire esclusivamente dall’India o dal Sud Est asiatico (p. 4 dallo studio in questione, il primo nei riferimenti).
Uno studio recente (il secondo tra i riferimenti, pubblicato su Nature con data 1° Febbraio 2023) aveva già evidenziato la presenza di questa sostanza a Saqqara, nel primo millennio prima dell’era comune.
La presenza di questi ingredienti solo in uno dei due vasi potrebbe indicare che differenti unguenti erano utilizzati per preservare diversi organi.
Riferimenti bibliografici: