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L’Aspide di Puglia e i suoi intrighi: intervista a Mariano Rizzo

L’Aspide di Puglia. Inganni e dolori di Isabella Filomarino, romanzo storico di Mariano Rizzo

Clicca qui per la recensione a cura di Giuseppe Inella (23 novembre 2024)
Clicca qui per l’intervista a Mariano Rizzo, a cura di Giuseppe Inella (23 novembre 2024)

la copertina del romanzo storico di Mariano Rizzo, L’aspide di Puglia. Inganni e dolori di Isabella Filomarino, pubblicato da Besa Muci Editore (2024) nella collana Nadir – 151. Foto di Giuseppe Inella

Anno domini 1644. Assassini, prepotenze, illegalità e violazione dei diritti sono all’ordine del giorno. La Puglia fa da sfondo a una delle vicende che la sua plurisecolare e stratificata storia ci offre, dando corpo e voce a uno dei personaggi femminili più eminenti del ‘600 pugliese, ovvero Isabella Filomarino: contessa, duchessa e principessa del regno di Napoli.

Lo scorso ottobre ha visto la luce il nuovo romanzo di Mariano Rizzo, pubblicato da Besa Muci Editore, che la vede finalmente protagonista: L’Aspide di Puglia. Inganni e dolori di Isabella Filomarino è il capitolo finale della storia iniziata con Nella Forza non eguali (2023), in cui vengono narrati l’ascesa e i misfatti di Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, il Guercio di Puglia. I due terribili coniugi protagonisti del dittico hanno fatto la loro comparsa in quello che si può definire lo spin-off di questa saga letteraria, Terra d’ombra, romanzo del 2020 con protagonista Paolo Finoglio, pittore da loro prediletto. Quest’opera di Rizzo, che ha riscosso un clamoroso successo, sarà ripubblicata nel prossimo futuro in un’edizione riveduta, portando così la trilogia alla completezza.

Un Guercio di Puglia che nella forza non ha eguali

Terra d’ombra: quando il caravaggismo si fa romanzo

Isabella Filomarino risulta tutt’oggi una figura estremamente attuale grazie all’autore, che ne lascia emergere i tratti proteiformi: donna colta ed emancipata, abile politica, mecenate e benefattrice ma al tempo stesso cinica e concreta. Una nobildonna dotata di un fascino magnetico ed enigmatico. L’autore si serve spesso del suo soprannome, l’Aspide di Puglia, per meglio mostrarci un personaggio che da una parte mostra un carisma sinistro, quello con cui avvolge tra le sue spire gli avversari, ammansisce il popolo, ottenendone un timore reverenziale, e dall’altra rende il personaggio più fragile, più vulnerabile in alcuni aspetti caratteriali. Nonostante l’enorme impatto emotivo di questa straordinaria protagonista, ella non riesce a illuminare l’ombra del marito che, malgrado il ruolo di coprotagonista, giganteggia inevitabilmente in tutto il romanzo. Il suo animo tormentato è rappresentato perfettamente dalla penna dell’autore, con le sue debolezze, i suoi demoni, la sua grande intelligenza e la sfrontatezza che la destinano a grandi cose, nella buona e nella cattiva sorte.

In questo racconto Isabella è sia protagonista sia narratrice del declino della sua casata, e dei tumulti che investirono il Meridione durante il XVII secolo, all’indomani della Rivolta di Masaniello. Vicenda intorno alla quale si sono sviluppate nel corso del tempo diverse dicerie popolari che hanno generato un alone enigmatico in cui verità e calunnie si sono fuse in un intricato groviglio, ed è in questo intricato groviglio che risiede l’habitat naturale di Mariano Rizzo, che dà vita a una storia avventurosa ricca di combattimenti e oscure cospirazioni, dove perfino l’amore è mosso da spietate strategie.

Il tratto inconfondibile di Mariano Rizzo, però, è dato dalle straordinarie descrizioni dei luoghi, che ci restituiscono dei vividi spaccati dell’epoca dai dettagli quasi tridimensionali, ma che allo stesso tempo sanno donare un fascino poetico senza tempo. I luoghi ricoprono svariate funzioni: talvolta sono specchio degli stati d’animo dei personaggi, altre volte si limitano a sostenere la narrazione. In questo romanzo storico è palpabile l’amore che l’autore nutre verso la sua terra natia, ricordandoci che spesso diamo per scontato, i luoghi dove nasciamo e cresciamo. La Puglia che Rizzo decide di mostrarci però non è la solita Puglia dei Trulli di Alberobello, di Ostuni o di Polignano, ma una Puglia rurale, arida e brulla, abitata da uomini severi e austeri. È in questo contesto che si inseriscono le vicende narrate, che l’autore attinge meticolosamente dalle fonti storiche, artistiche e archeologiche presenti sul territorio, grazie alla sua incrollabile voglia di ricerca in uno sterminato patrimonio narrativo, rivisitato per conferire un tocco contemporaneo. Veniamo catapultati così in una Puglia insolita, con l’accento sul suo volto più cupo e viscerale, e sui suoi abitanti. I personaggi secondari sono infatti importanti per la trama tanto quanto quelli principali. Non semplici figure evanescenti utili al solo progredire della trama, ma personaggi dotati di spiccata umanità, con pregi e difetti, che danno vita a dinamiche relazionali e approfondimenti psicologici che conferiscono un grande spessore al romanzo. Rizzo è talmente attento a rispettare la fenomenologia storica, talmente abile a manipolarla come un artigiano farebbe con un vaso di argilla, che riesce nella difficile arte di rendere vero il verosimile. Il lettore, non a caso, nelle prime pagine potrebbe scoprirsi incerto se stia leggendo un libro oppure la cronaca di un quotidiano dell’epoca. Galantuomini e uomini corrotti, povere vittime e ricchi carnefici, e un così gran numero di reati. Mariano Rizzo è abile nel mischiare e distribuire le carte da gioco; eppure, nonostante l’abilità, Mariano Rizzo non è un croupier ma un paleografo, archivista e restauratore di libri antichi, che grazie al suo impegno, a una maniacale ricerca storica e una grande abilità scrittoria, ha realizzato un romanzo che cattura il lettore dalla prima all’ultima parola.

Le tematiche affrontate sono svariate: l’importanza dell’arte e del mecenatismo; gli intricati giochi di potere in cui si muove il Regno di Napoli, i conflitti che coinvolgono la nobiltà dell’epoca, a prescindere che sia filofrancese e filospagnola; il complicato rapporto tra genitori e figli; i precari equilibri tra feudatari e sudditi; la forza d’animo che si manifesta a restare saldi quando si ricevono abusi e soprusi, ma anche e soprattutto nel rialzarsi quando si è obbligati a tenere il capo chino.

la copertina del romanzo storico di Mariano Rizzo, L’aspide di Puglia. Inganni e dolori di Isabella Filomarino, pubblicato da Besa Muci Editore (2024) nella collana Nadir – 151. Foto di Giuseppe Inella

Ringraziamo Mariano Rizzo per aver risposto ad alcune domande a proposito del suo ultimo romanzo e, più in generale, sulla sua attività di scrittore.

Cosa consiglieresti a un aspirante scrittore (per quanto anche tu sia molto giovane) che vorrebbe addentrarsi in questo mondo?

Io credo che scrivere sia una necessità, a prescindere dall’essere pubblicati o meno: possedere fantasia, leggere molto e padroneggiare grammatica e sintassi sono requisiti fondamentali, ma non bastano. Se nella vostra testa si generano in continuazione parole, frasi e storie, se iniziate a provare sentimenti verso i personaggi che create, se siete incapaci di uscire da una scena che avete costruito anche quando dovreste essere impegnati in altre attività, allora siete sulla buona strada. Lo step successivo è trovare l’equilibrio tra tre estremi: il rigore richiesto dalla letteratura (e dal mondo editoriale), la capacità di non prendersi troppo sul serio e, al tempo stesso, quella di non darsi mai per scontati. Essere autori significa mettersi costantemente in discussione, studiare tanto e limare le proprie asperità; se, al termine della stesura di un testo, scoprite di essere ancora la stessa persona che l’ha iniziata, forse qualcosa non è andato per il verso giusto.

Quali sono i tuoi autori di riferimento? La vividezza delle descrizioni e la precisione dei luoghi e dei personaggi mi ha ricordato molto Valerio Massimo Manfredi, malgrado il periodo storico in cui si ambienta la vicenda sia molto lontano da quello caro al Manfredi, per lo più ellenistico e romano.

Vi rivelo un segreto: non amo leggere romanzi storici! Se lo faccio è per migliorarmi, per darmi una direzione, ma i miei autori preferiti, stranamente, non pertengono a questo genere… o almeno non del tutto. Nei tre libri della trilogia ho cercato di coniugare la potenza evocativa di Nikos Kazantzakis alla semplicità espressiva di Sebastiano Vassalli; per la ricostruzione del linguaggio ho guardato anche al teatro napoletano, in particolare a Eduardo De Filippo, Annibale Ruccello e Roberto De Simone. Ben nascosti, soprattutto nelle scene più oniriche e “dark”, ci sono poi due insospettabili: Ray Bradbury e Shirley Jackson, che hanno saputo distillare l’orrore e l’imprevedibile nel quotidiano. E poi mostri sacri come Umberto Eco, Victor Hugo, Carlo Emilio Gadda, Lewis Carroll… la mia biblioteca è molto variegata, e tanti autori hanno dato il loro inconsapevole contributo alle mie storie.

la copertina del romanzo storico di Mariano Rizzo, L’aspide di Puglia. Inganni e dolori di Isabella Filomarino, pubblicato da Besa Muci Editore (2024) nella collana Nadir – 151. Foto di Giuseppe Inella

Ci sarà possibilità in futuro, essendo la Puglia il cuore della Magna Grecia, di leggere dalla tua penna qualche racconto della puglia di quei secoli?

Se dovessi trovare una buona idea, perché no? Il mio percorso, tuttavia, per il momento è indirizzato altrove, fuori dalla mia comfort zone. Conclusa la trilogia degli Acquaviva d’Aragona, sto infatti lavorando con la mia casa editrice a un interessante progetto che mi ha portato nella Napoli della belle époque; per il sesto libro, invece, sono ancora indeciso su quale idea sviluppare per prima, ma sono piuttosto certo che si ritornerà in Puglia. In quale epoca e con quale genere letterario, si vedrà.

la copertina del romanzo storico di Mariano Rizzo, L’aspide di Puglia. Inganni e dolori di Isabella Filomarino, pubblicato da Besa Muci Editore (2024) nella collana Nadir – 151. Foto di Giuseppe Inella

A proposito della Puglia, il tuo amore viscerale per questa terra è palpabile! Come è nata la tua passione per i romanzi, ma soprattutto per la storia della Regione?

Sono nato a Bari da genitori salentini, quindi in me è riassunta mezza Puglia; l’altra mezza ho imparato a conoscerla e amarla sin da piccolo, grazie allo studio e a tante gite fuori porta. È stato un innamoramento spontaneo e credo reciproco. Poi viaggio tanto, e per natura sono aperto e propenso a entrare in contatto con altre culture, alle quali cerco di avvicinarmi senza pregiudizi e dalle quali assorbo conoscenze, sensazioni, idee: quando le confronto con quella pugliese, riesco a fare emergere le sue peculiarità, le sfumature, inevitabilmente connesse con la sua storia. E così ho cominciato a raccontarle. Anche la scelta dei romanzi come medium d’elezione è stata estremamente naturale: avrete capito che ne sono un consumatore seriale!

È possibile in questo periodo in cui la gente legge sempre meno, vivere facendo lo scrittore?

Rincaro la dose: la gente legge sempre meno, in compenso sono sempre di più quelli che scrivono! Detto questo, io sono autore da editoria medio-piccola, dunque non scrivo per vivere; al contrario, vivo per scrivere, nell’accezione più letterale della frase: ho un lavoro che mi garantisce uno stipendio e che mi impegna per gran parte della giornata; tornato a casa, compatibilmente con le esigenze della vita quotidiana, cerco sempre di scrivere almeno per un’oretta. Ci sono giorni in cui riesco a stendere due o tre pagine e altri in cui lotto con gli anacoluti, mi accorgo di aver usato troppi avverbi e rimango fermo su un paragrafo, una frase o perfino una singola parola; a volte mi sento carico a mille, altre cedo alla stanchezza. Scrivere, magari, non è un lavoro, ma un impegno sì; si viene ricompensati quando si trova una casa editrice in grado di lavorare sulle potenzialità del testo (come Besa, con cui si è creato un rapporto straordinario), quando perfetti sconosciuti ti dicono di aver scoperto un posto, un personaggio, una leggenda grazie ai tuoi libri, oppure, semplicemente, quando si è consapevoli di aver fatto trascorrere a molte persone qualche ora di spensieratezza. Questo, credo, fa tutta la differenza del mondo.

la copertina del romanzo storico di Mariano Rizzo, L’aspide di Puglia. Inganni e dolori di Isabella Filomarino, pubblicato da Besa Muci Editore (2024) nella collana Nadir – 151
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