Libri Archivi - Classicult https://www.classicult.it/category/culture/libri/ Dove i classici si incontrano. Cultura e culture Wed, 28 May 2025 22:42:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://www.classicult.it/wp-content/uploads/2018/08/cropped-tw-profilo-32x32.jpg Libri Archivi - Classicult https://www.classicult.it/category/culture/libri/ 32 32 Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza, VII edizione https://www.classicult.it/premio-nazionale-di-letteratura-neri-pozza-vii-edizione/ https://www.classicult.it/premio-nazionale-di-letteratura-neri-pozza-vii-edizione/?noamp=mobile#respond Tue, 27 May 2025 20:36:34 +0000 https://www.classicult.it/?p=306663 Ecco i dodici titoli inediti che si contenderanno il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza, giunto alla sua VII edizione

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Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza, VII edizione

L’annuncio della dozzina finalista

Milano, 27 maggio 2025

Ecco i dodici titoli inediti che si contenderanno il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza, giunto alla sua VII edizioneMarta AielloLa riservaMarco AngeliniTermine di grazia, Ludovica BarresiUn vicolo ciecoLaura BenedettiPer Genio, del Mondo intero. Il romanzo di Margaret Fuller, Gaia Capecchi, Arsenio, Isabella Ciuca, I nostri angoli di notte, Vincenzo Ferraris, Il Segreto dell’aquila, Giuseppe Fusari, La regola dell’arte, Yasmin IncretolliI bambini della fine del mondo, Katiuscia NapolitanoCurare le radici, Carmela ScottiLupi e Serena UccelloLa notte di Chernivtsi.

Per la Sezione Giovani sono ammessi in concorso 3 romanzi: Ludovica Barresi, Un vicolo cieco, Isabella Ciuca, I nostri angoli di notte Yasmin Incretolli, I bambini alla fine del mondo, selezionati dalla commissione di Neri Pozza Editore, in collaborazione con Il Circolo dei Lettori di Milano. I romanzi della Sezione Giovani concorrono anche per la sezione principale del Premio.

La cinquina finale sarà annunciata entro fine giugno.

A decretare il romanzo vincitore sarà il giudizio di una Giuria composta da Francesca DiotalleviVeronica GiuffréLaura LepriPietro LinzaloneWanda MarascoMassimo OnofriSandra PetrignaniSabine SchultzAndrea Tarabbia e Marco Vigevani.

La premiazione si svolgerà il 24 ottobre 2025 al Teatro Olimpico di Vicenza, dove il vincitore o la vincitrice riceverà la somma di 15 mila euro e la pubblicazione dell’opera da parte di Neri Pozza Editore.

Il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza è riservato a opere inedite di narrativa letteraria in lingua italiana. Alla data conclusiva per la consegna dei testi, il 1° marzo 2025, risultavano iscritti 1.384 titoli.

La Sezione Giovani, indetta all’interno del Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza in collaborazione con il Circolo dei Lettori di Milano, è riservata ai partecipanti al Premio che abbiano età inferiore ai 35 anni e prevede per il vincitore o la vincitrice la pubblicazione dell’opera da parte di Neri Pozza Editore. Alla data conclusiva per la consegna dei testi, il 1° marzo 2025, risultavano iscritti 234 titoli in concorso per la Sezione Giovani. La selezione delle opere è avvenuta a cura del Comitato di Lettura del Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza in collaborazione con Il Circolo dei Lettori di Milano, grazie a un gruppo di 4 lettori dalla lunga esperienza, Associati al Circolo dei Lettori di Milano, diretto da Laura Lepri.

Tra i candidati al Premio figurano romanzi che trattano tematiche molto varie e attuali: dal complesso rapporto tra uomo e natura al centro di La riserva di Marta Aiello alla descrizione della povertà e della speranza per una vita migliore in Termine di grazia di Marco Angelini.

Arsenio di Gaia Capecchi tratta la crescita di un ragazzo dopo la morte della madre, tra la solitudine e la scoperta dell’amore, mentre Serena Uccello in La notte di Chernivtsi ripercorre la storia di una famiglia sullo sfondo dell’Ucraina della rivoluzione e del conflitto.

Si aggiungono ai finalisti il giallo letterario di Giuseppe FusariLa regola dell’arte, e Lupi di Carmela Scotti, racconto di una famiglia a contatto con gli eventi storici che hanno marchiato il Novecento.

A prediligere un’ambientazione storica è anche Per Genio, Il Mondo intero. Il romanzo di Margaret Fuller di Laura Benedetti, dedicato alla figura della scrittrice e giornalista Margaret Fuller; così come Curare le radici di Katiuscia Napolitano, romanzo corale che abbraccia quattro generazioni di una stessa famiglia tra Italia, Somalia e Londra, e come Il Segreto dell’aquila di Vincenzo Ferraris, thriller ambientato in epoca Napoleonica.

Infine, i titoli della Sezione Giovani si dividono tra epoche e temi molto diversi: in Un vicolo cieco, Ludovica Barresi scrive la storia di una giovane alla ricerca della verità sulla sua famiglia nell’Inghilterra degli anni Cinquanta e Sessanta; in I nostri angoli di notte, Isabella Ciuca segue la sua protagonista tra Roma, Milano, Talamone e la Grecia, mentre Yasmin Incretolli tratteggia un romanzo di formazione sulla crescita e l’identità in I bambini della fine del mondo.

Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza

Testo dall’Ufficio Stampa Neri Pozza.

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Torna alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia l’incunabolo “De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis” di Cristoforo Colombo https://www.classicult.it/torna-alla-biblioteca-nazionale-marciana-di-venezia-lincunabolo-de-insulis-indiae-supera-gangem-nuper-inventis-di-cristoforo-colombo/ https://www.classicult.it/torna-alla-biblioteca-nazionale-marciana-di-venezia-lincunabolo-de-insulis-indiae-supera-gangem-nuper-inventis-di-cristoforo-colombo/?noamp=mobile#respond Tue, 27 May 2025 18:44:55 +0000 https://www.classicult.it/?p=306318 Torna alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia l'incunabolo “De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis” di Cristoforo Colombo

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TORNA ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE MARCIANA DI VENEZIA L’INCUNABOLO “DE INSULIS INDIAE SUPERA GANGEM NUPER INVENTIS”  DI CRISTOFORO COLOMBO RECUPERATO DAI CARABINIERI TPC

Il 27 maggio 2025, alle ore 11:30 nelle “Sale Monumentali” della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, ha avuto luogo la consegna da parte del Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, al Direttore della Biblioteca Marciana, Dott. Stefano Trovato, della epistola “De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis”, un prezioso e raro incunabolo, stampato a Roma da Stephan Plannck dopo il 29 aprile 1493, con cui Cristoforo Colombo descriveva ai Reali di Spagna il suo viaggio di rientro dalle Americhe. L’opera storica era stata trafugata in epoca antecedente al 1988 proprio dalla citata biblioteca del capoluogo veneto.

Tra le Autorità presenti alla cerimonia il Comandante della Legione Carabinieri Veneto, il Prefetto e il Questore di Venezia, oltre a quelle civili, religiose e militari del territorio veneto.

De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis

La lettera, composta da 8 pagine scritte in latino, rappresenta un documento di pregevole importanza storico-bibliografica e di considerevole valore commerciale, con il quale Colombo, il giorno stesso del suo rientro a Lisbona, comunicava a Re Ferdinando e Regina Isabella, finanziatori dell’impresa, i risultati della sua spedizione. La lettera ebbe da subito una discreta fortuna editoriale che coincise con l’esordio della stampa nel nostro Paese. Il tipografo bavarese Stephan Plannck risulta attivo nel mondo dell’editoria romana della fine del Quattrocento. Nell’ultimo ventennio del secolo realizza oltre 400 edizioni a stampa e in questo ambito si colloca per l’appunto l’edizione latina dell’epistola di Colombo ai reali di Spagna.

Dagli accertamenti investigativi era emerso che alcuni rari incunaboli di Cristoforo Colombo fossero confluiti nel mercato statunitense, oggetto di monitoraggio da parte degli investigatori americani per la presunta presenza di falsi e di altri volumi evidentemente trafugati da biblioteche italiane ed europee.

Le indagini sono state condotte dalla Sezione Antiquariato del Reparto Operativo TPC, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, fino al rimpatrio in Italia del prestigioso bene culturale che è stato possibile anche con le interlocuzioni intraprese dal personale del Comando TPC a cui sono affidati i compiti di Cooperazione Internazionale.

La lettera di Colombo era nella disponibilità di un facoltoso collezionista, risultato poi esserne detentore in buona fede. Quest’ultimo, informato della inconfutabile provenienza illecita del bene, sulla base di evidenze e riscontri raccolti dal Comando Carabinieri TPC, non si è opposto alla confisca disposta dalla Procura di Philadelphia. Grazie a tale provvedimento è stato quindi possibile procedere alla definitiva restituzione del bene allo Stato italiano.

La restituzione della lettera può essere considerato il risultato delle indagini condotte dai Carabinieri TPC con la collaborazione degli investigatori americani di H.S.I. (Homeland Security Investigation), supportati anche dal fondamentale contributo tecnico di un curatore della sezione libri antichi della Biblioteca Universitaria di Princeton (USA), esperto di riconosciuta competenza e professionalità, che aveva garantito la sua collaborazione alla polizia americana sia segnalando agli stessi la localizzazione della lettera sia per lo studio scientifico del testo finalizzato al riconoscimento dell’opera sottratta dalla biblioteca veneta.

Nello specifico, l’identificazione dell’opera è stata possibile attraverso approfondimenti tecnici sul raccoglitore miscellaneo che originariamente conteneva la lettera di Colombo e da cui venne estrapolata e rilegata singolarmente alla fine del XIX secolo. Il minuzioso studio delle pagine interne del volume miscellaneo, con la misurazione dei “nervi” della legatura, della distanza tra essi e i bordi della pagina nonché dei fori lasciati dalle cuciture, puntualmente riscontrati nell’esemplare dell’opera rintracciato a Dallas, che tra l’altro presentava anche le abrasioni in corrispondenza dei timbri originariamente apposti dalla Biblioteca Marciana nella prima e ultima pagina.

L’indagine è scaturita nel 2012 a seguito della denuncia di furto di alcuni preziosi volumi antichi presentata dall’allora direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, tra cui appunto un altro esemplare della lettera di Colombo sostituito con un falso lasciato in biblioteca. Nel 2016, la prosecuzione delle attività negli USA avevano già consentito il recupero di un altro esemplare della lettera di Colombo trafugato dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze e, anche in quel caso, sostituito con una riproduzione falsa.

Nel corso delle investigazioni, gli inquirenti statunitensi dell’Homeland Security Investigations (H.S.I.) recuperavano in territorio americano anche altri 2 esemplari della stessa opera c.d. lettera di Colombo, agli stessi segnalati da parte del medesimo curatore della Biblioteca Universitaria di Princeton: un esemplare trafugato nel 2005 presso la Biblioteca de Catalunya a Barcellona, una seconda stampa invece trafugata in epoca imprecisata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e, anche in quel caso, sostituita con un falso. Entrambe le opere sono state restituite alle rispettive biblioteche di provenienza.

Biblioteca Marciana incunabolo De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis Cristoforo Colombo
Torna alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia l’incunabolo “De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis” di Cristoforo Colombo

Testo e immagini  dall’Ufficio Stampa Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

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Oltre la vita – a Mantova il romanzo Contrappunti, di Bepi Mele e del libro di poesie Vivere il lutto, di Valentina Tatti Tonni https://www.classicult.it/oltre-la-vita-a-mantova-il-romanzo-contrappunti-di-bepi-mele-e-del-libro-di-poesie-vivere-il-lutto-di-valentina-tatti-tonni/ https://www.classicult.it/oltre-la-vita-a-mantova-il-romanzo-contrappunti-di-bepi-mele-e-del-libro-di-poesie-vivere-il-lutto-di-valentina-tatti-tonni/?noamp=mobile#respond Fri, 23 May 2025 07:36:27 +0000 https://www.classicult.it/?p=305962 Oltre la vita -
presentazione del romanzo Contrappunti, di Bepi Mele e del libro di poesie Vivere il lutto, di Valentina Tatti Tonni

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Oltre la vita –
presentazione a Mantova del romanzo
Contrappunti, di Bepi Mele e del libro di poesie Vivere il lutto, di Valentina Tatti Tonni

Luciano Orsi dialoga con gli autori

INGRESSO LIBERO

Presenta e modera il dottor Luciano Orsi
Introduce Simone Rega per Fondazione Palazzo Te

3 giugno 2025 – 18:00

Oltre la vita presentazione Mantova Contrappunti, Bepi Mele Vivere il lutto, Valentina Tatti Tonni

Un appuntamento per parlare di vita, di esperienze che ci riguardano tutti. Due esperienze editoriali che si incontrano: il romanzo Contrappunti di Bepi Mele e il libro di poesie Vivere il lutto, di Valentina Tatti Tonni.

Dopo aver conquistato i lettori ed aver suscitato un vivace dibattito col pubblico nelle rispettive regioni, i due autori arrivano ora a Mantova, città sempre assai sensibile a questi temi.
Ci troveremo
martedì 3 giugno, alle ore 18:00, in Viale Te, 17, presso Spazio Te.

Presenta e modera il dottor Luciano Orsi, medico specialista di grande prestigio ed esperienza, a lungo a Mantova, esperto di Bioetica in ambito nazionale.

Il romanzo di Bepi Mele, edito da Progedit, col suo stile leggero e ironico, ma mai superficiale, sarà l’occasione per riflettere insieme a voi sugli imprevisti delle nostre esistenze e sui loro intrecci con i più attuali temi etici.
Il libro di poesie di Valentina Tatti Tonni, edito da
Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore, è un’opera delicata per un addio che, in realtà, non è mai definitivo, perché quelle persone continuiamo a portarle con noi.

 

Sinossi dell’opera di Bepi Mele:

Giovanni è a una svolta cruciale della propria vita: dopo l’abbandono della professione e la successiva separazione dalla moglie, si trova ad affrontare un quotidiano ostico ed incerto. La relazione che ha compromesso il matrimonio fa da sfondo alla trama di ordinario insuccesso affettivo ed economico, dove prende forma un anziano personaggio, il Generale, suo vicino di casa, la cui vita è segnata da uno strazio inevitabile.
Giovanni si ritrova così a intrattenere un nuovo rapporto con chi, come lui, affronta la propria vita in solitudine.

Sinossi dell’opera di Valentina Tatti Tonni:

Mi sono chiesta allora se ne fossi all’altezza, se potessi bussare alla porta dei Poeti e chiedere loro il permesso e il privilegio di poter entrare… l’ultima, necessaria possibilità prima di perdersi.
So che la narrazione, proprio perché non l’ho mai fatto, potrà non rispettare la metrica; se mi avvalgo di un tentativo così maldestro è solo perché è l’unico modo che ho trovato per esprimermi e per canalizzare il dolore.

Link alla recensione: https://www.classicult.it/vivere-il-lutto-di-valentina-tatti-tonni/

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Van Eyck e le miniature rivelate, 50 capolavori dalla raccolta di manoscritti di Palazzo Madama, la mostra https://www.classicult.it/van-eyck-e-le-miniature-rivelate-50-capolavori-dalla-raccolta-di-manoscritti-di-palazzo-madama-la-mostra/ https://www.classicult.it/van-eyck-e-le-miniature-rivelate-50-capolavori-dalla-raccolta-di-manoscritti-di-palazzo-madama-la-mostra/?noamp=mobile#respond Thu, 22 May 2025 15:44:34 +0000 https://www.classicult.it/?p=305664 Van Eyck e le miniature rivelate, 50 capolavori dalla raccolta di manoscritti di Palazzo Madama, la mostra a Torino

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VAN EYCK E LE MINIATURE RIVELATE – 50 capolavori dalla raccolta di manoscritti di Palazzo Madama, la mostra a cura di Simonetta Castronovo

Palazzo Madama
Corte Medievale
Piazza Castello – Torino

23 maggio – 8 settembre 2025

Apre al pubblico giovedì 23 maggio il progetto espositivo Van Eyck e le miniature rivelate, curato da Simonetta Castronovo, conservatrice di Palazzo Madama, e realizzato in partnership con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino.

La mostra nasce dalla volontà di valorizzare e approfondire la conoscenza della collezione di manoscritti e miniature ritagliate (cuttings) del Museo Civico d’Arte Antica di Torino, costituita da 20 codici miniati, 10 incunaboli e da un ricco fondo di 80 tra fogli e miniature ritagliate, databili tra il XIII e il XVI secolo raramente esposta perché particolarmente delicata.

Il progetto intende svelare e illustrare al pubblico un patrimonio che pochi conoscono, affiancando alle vetrine una grafica che, oltre a inquadrare ciascun volume e ciascun frammento nel giusto contesto geografico e stilistico, apra anche degli approfondimenti sia sulle tecniche di realizzazione dei manoscritti e i materiali impiegati, sia sulle biblioteche nel Medioevo e nel Rinascimento e sulla circolazione dei libri in questo periodo.

Il progetto ha preso avvio nel 2021, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Storici (prof. Fabrizio Crivello) e il Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino (prof. Angelo Agostino), e il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale (prof. Maurizio Aceto). Il primo intervento è consistito nella schedatura sistematica dei materiali e in una campagna fotografica di tutte le opere prese in esame, seguite da una campagna di analisi scientifiche (quali misurazioni con le tecniche FORS e XRF riguardanti i supporti, i pigmenti, le dorature). La mostra nasce quindi dalla volontà di presentare, terminati i rilevamenti e le ricerche su questo fragile patrimonio, gli esiti degli approfonditi studi appena conclusi.

mostra Van Eyck e le miniature rivelate, 50 capolavori dalla raccolta di manoscritti di Palazzo Madama. Gallery, crediti per le foto: Studio Gonella

Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella Van Eyck e le miniature rivelate Crediti Studio Gonella

L’esposizione è articolata in sei sezioni cronologiche. Aprono la mostra, all’interno della sezione dedicata al Duecento e al Trecento, gli Statuti della Città di Torino del 1360 (manoscritto noto come Codice delle Catene, oggi conservato nell’Archivio Storico del Comune), un volume di grande importanza politica e simbolica per Torino, dal momento che racchiude i primi ordinamenti che regolavano la vita cittadina e i rapporti del Comune con i conti di Savoia; quindi, due statuti di Corporazioni medievali, la Matricola degli orefici e quella dei Cordovanieri di Bologna, e infine una Bibbia del 1280, autentico capolavoro del Duecento bolognese.

Al Gotico internazionale e lombardo appartengono una serie di frammenti provenienti da raffinati Libri d’ore e Antifonari legati al gusto della corte dei Visconti, come il Giovanni Battista di seguace di Michelino da Besozzo; mentre nella sezione dedicata al XV secolo in Francia e nelle Fiandre sarà presentato il celebre codice delle Très Belles Heures de Notre Dame di Jean de Berry, noto anche come Heures de Turin-Milan, con miniature di Jan van Eyck, l’opera più preziosa in assoluto del Museo Civico di Torino, mai più esposto al pubblico dal 2019; affiancato da altre testimonianze dell’arte fiamminga e franco fiamminga, alcune giunte precocemente in Piemonte: come il Messale commissionato dalla famiglia Buschetti di Chieri, il Libro d’Ore di Simon Marmion e il Libro d’ore di Chalons-sur-Saone di Antoine de Lonhy, il pittore borgognone poi attivo tra Savoia, Valle di Susa, Torino e Chieri nell’ultimo quarto del Quattrocento. Risalenti al XV e XVI secolo e provenienti da Ducato di Savoia sono invece, il Libro d’Ore Deloche del Maestro del Principe di Piemonte e il Laudario della Confraternita di Santa Croce di Cuneo.

Seguono una quinta sezione, dedicata al Rinascimento, con il Messale del cardinale Domenico della Rovere miniato da Francesco Marmitta e numerosi frammenti, e infine quella dedicata agli incunaboli miniati, con il raro Libro d’Ore di Antoine Vérard (Parigi 1481-1486). Chiude la mostra il cosiddetto Libro di Lettere Astrologiche (1550), in realtà un manuale di calligrafia, forse realizzato per il giovane Emanuele Filiberto di Savoia, con straordinarie iniziali a inchiostro, ancora di ispirazione medievaleggiante.

La pubblicazione del catalogo sistematico di questa collezione, dove confluiranno anche i risultati delle indagini diagnostiche e che vede la collaborazione di ventisei specialisti di miniatura medievale e rinascimentale, è prevista per giugno 2025 per i tipi dell’Artistica Editrice di Savigliano.

In occasione della mostra “Van Eyck e le miniature rivelate” Palazzo Madama e il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino propongono tre conferenze di approfondimento con Fabrizio Crivello, Giovanna Saroni e Giovanni Carlo Federico Villa, per conoscere la tecnica della miniatura, la tradizione dei libri decorati, e alcuni dei protagonisti – in primis il fiammingo Jan van Eyck e l’emiliano Francesco Marmitta – che hanno contribuito a rendere questa pratica cruciale per lo sviluppo artistico tra Medioevo e Rinascimento. 

Lunedì 26 maggio ore 17.00

Le Ore di Torino-Milano e gli inizi della pittura fiamminga

con Fabrizio Crivello, Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Studi Storici

Mercoledì 4 giugno 2025, ore 17.00

I Libri d’Ore: preghiere e immagini per la devozione privata

con Giovanna Saroni, Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Studi Storici

Lunedì 30 giugno 2025, ore 17.00

In miniatura, rinascenze padane. Francesco Marmitta sulle vie del Po 

Con Giovanni C.F. Villa, Direttore di Palazzo Madama

Le conferenze sono a ingresso libero fino a esaurimento posti.

Non è necessaria la prenotazione. Tutte le info sul sito

INFO UTILI:

SEDE ESPOSITIVA E DATE Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

piazza Castello, Torino

Dal 22 febbraio 2024

ORARI Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

BIGLIETTI Incluso nel biglietto di ingresso al museo: intero € 10,00 | ridotto € 8,00

Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card

INFORMAZIONI
e-mail:
palazzomadama@fondazionetorinomusei.it
telefono: 011 4433501

www.palazzomadamatorino.it


ATTIVITÀ PER IL PUBBLICO

in occasione della mostra “Van Eyck e le miniature rivelate”

QUATTRO PASSI NELLA MINIATURA MEDIEVALE

Laboratorio gratuito per ragazzi dai 10 anni in su. 18 giugno 2025, ore 14.00

Durata 1h30m

Laboratorio didattico a cura e con Paolo Crivellaro

Paolo Crivellaro – nelle vesti del mago dei colori Polyn de Quiers – svela i segreti della miniatura col suo armamentario di colori e strumenti, alcuni dei quali hanno lasciato temporaneamente il suo laboratorio per essere inseriti nel percorso di visita della mostra “Van Eyck e le miniature rivelate”: da qui il Mago dei colori partirà per soffermarsi sui materiali e sugli strumenti utilizzati dagli antichi amanuensi (pigmenti, leganti, penne di diversi volatili, ecc.) e per vedere i risultati sulle pagine dei manoscritti di Palazzo Madama.

Nella seconda parte del laboratorio i giovani partecipanti si sposteranno in giardino per scoprire la tecnica utilizzata per produrre gli inchiostri e gli acquarelli medievali che, a differenza di oggi, erano conservati in forma di pezzuole di tessuto: scopriremo insieme come si faceva a riattivarle per ottenere l’inchiostro da usare poi con una vera penna sulla pergamena.

Paolo Crivellaro ha un approccio ai colori che si può senz’altro definire multidisciplinare perché coinvolge, arte, botanica, zoologia, chimica e chimica antiquaria, geologia, ricerca archivistica e lessico medievale.

L’interesse nasce da una sfida della preadolescenza: nella spartana enciclopedia di casa le poche pagine dedicate alla miniatura medievale dicevano che le ricette dei suoi splendidi colori giacevano sepolte per sempre nel silenzio dei chiostri abbaziali. Una sentenza inaccettabile per un ragazzino affascinato da quegli splendori e confutata solo molti anni dopo (complice un volume di Franco Brunello) grazie alla riscoperta dei ricettari medievali ed ellenistici.

Da allora, oltre a impegnarsi nella ricerca archivistica, non ha mai smesso sia di sperimentare quelle ricette raccogliendo per la sua collezione minerali, terre, licheni, bacche, radici, legni, insetti e molluschi, sia di usarne i colori ottenuti nella miniatura su pergamena e nella pittura su tavola.

Prenotazione obbligatoria: t. 011442929; madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

CICLO DI TRE CONFERENZE DI APPROFONDIMENTO

26 maggio -30 giugno 2025 Palazzo Madama

Sala Feste

In occasione della mostra “Van Eyck e le miniature rivelate” (23 maggio 8 settembre

2025) Palazzo Madama e il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino propongono tre conferenze di approfondimento con Fabrizio Crivello, Giovanna Saroni e Giovanni Carlo Federico Villa, per conoscere la tecnica della miniatura, la tradizione dei libri decorati, e alcuni dei protagonisti – in primis il fiammingo Jan van Eyck e l’emiliano Francesco Marmitta – che hanno contribuito a rendere questa pratica cruciale per lo sviluppo artistico tra Medioevo e Rinascimento.

Lunedì 26 maggio ore 17.00

Le Ore di Torino-Milano e gli inizi della pittura fiamminga

con Fabrizio Crivello, Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Studi Storici

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica conserva una delle opere più importanti e controverse del Medioevo: le cosiddette Ore di Torino-Milano. Si tratta di una porzione di un manoscritto miniato ambiziosissimo voluto da Jean, duca di Berry (1340-1416): un monumentale Libro d’Ore che avrebbe dovuto competere con le grandi realizzazioni librarie promosse dai fratelli Carlo V, re di Francia (1364-1380), e Filippo l’Ardito, duca di Borgogna (1363-1404). La decorazione, avvenuta in fasi e campagne successive, fu avviata in Francia alla fine del Trecento e proseguì negli antichi Paesi Bassi fino alla metà del XV secolo. Qui intervennero alcuni pittori attivi intorno a Jan van Eyck, il protagonista del rinnovamento fiammingo, al quale sono attribuite due delle miniature del manoscritto torinese, tra le più celebri del basso Medioevo.

Fabrizio Crivello ha studiato all’Università di Torino e alla Scuola Normale di Pisa. Dal 2005 è docente di Storia dell’arte medievale e di Storia della miniatura presso l’Università degli studi di Torino. Si occupa principalmente dell’arte del primo e dell’alto Medioevo, con particolare

riferimento all’età carolingia e ottoniana. Altri ambiti di interesse sono le arti del colore e suntuarie di età romanica, le relazioni e gli scambi artistici tra l’Italia e i centri a nord delle Alpi, i rapporti con la tradizione dell’arte antica e tardoantica, la ricezione in Occidente di modelli bizantini e mediterranei.

Mercoledì 4 giugno 2025, ore 17.00

I Libri d’Ore: preghiere e immagini per la devozione privata

con Giovanna Saroni, Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Studi Storici

Il Libro d’Ore è stato definito a giusto titolo un best-seller del tardo Medioevo e del Rinascimento. Nacque in Europa verso la metà del XIII secolo e per circa tre secoli ebbe uno straordinario successo soprattutto a Nord delle Alpi, in Francia e nei Paesi Bassi. Si trattava di libri destinati alla devozione laica: contenevano le preghiere da recitare privatamente seguendo la liturgia delle ore, ed erano quasi sempre dotati di immagini e decorazioni che, oltre a scandire i testi più importanti, costituivano un utile supporto per la meditazione individuale. L’ampiezza e la sontuosità dell’apparato decorativo dipendevano dalla disponibilità economica del o della committente: esistevano copie lussuosissime, realizzate secondo precise indicazioni del destinatario, e copie più dozzinali create direttamente per la vendita.

Partendo dai numerosi Libri d’Ore conservati a Palazzo Madama, la conferenza si propone di indagare questa fortunata tipologia di libro manoscritto.

Giovanna Saroni si è formata a Torino, Firenze e Parigi. Dal 2012 è docente di Storia dell’arte medievale, Storia della miniatura e Storia dell’arte fiamminga all’Università degli studi di Torino. I suoi ambiti di ricerca privilegiati sono la cultura figurativa tra Piemonte, Valle d’Aosta e Savoia alla fine del Medioevo, con particolare riferimento all’arte di corte e ai miniatori attivi per i duchi di Savoia nel XV secolo; la decorazione dei libri miniati in Savoia e a Parigi nel Basso Medioevo; la storia del collezionismo tra Medioevo e età moderna; la fortuna del romanico e del gotico nell’arco alpino occidentale nell’Ottocento.

Lunedì 30 giugno 2025, ore 17.00

In miniatura, rinascenze padane. Francesco Marmitta sulle vie del Po

Con Giovanni C.F. Villa, Direttore di Palazzo Madama

È nella vicinia di San Paolo, dalla parte del borgo della Piazzola, che Francesco Marmitta prende casa e bottega. Lui, che da giovane si è formato a Ferrara, per poi girare il mondo assieme al fratello Niccolò, è nella natia Parma che infine torna nel 1496, da trentenne ricco e celebrato per la sua altissima arte. Ed è qui, nel casalingo laboratorio, che nel 1501 termina di miniare un messale ordinato dal cardinale Domenico della Rovere per la cattedrale di Torino, esito di oltre tre anni di lavoro. Un capolavoro capace di esprimere tutta la vitalità di un Rinascimento padano che, accanto all’architettura, la scultura e la pittura, ha ancora la miniatura quale segno prezioso di una stagione al tramonto, capace nella poesia di Marmitta di conciliare le novità del tempo con le suggestioni classiche e il gusto di nostalgiche corti.

Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di Palazzo Madama e Presidente dell’Ateneo di Scienze

Lettere ed Arti di Bergamo, è docente di Storia dell’Arte Moderna e di Museologia e Museografia all’Università degli Studi di Bergamo. Già componente del Consiglio Superiore per i Beni culturali e Paesaggistici del Ministero della Cultura (2019-2022), è stato direttore onorario dei Musei Civici di Vicenza e Conservatoria Pubblici Monumenti (2015-2018). Ha curato numerosi progetti espositivi all’estero e in Italia, tra cui quelli per le Scuderie del Quirinale di Roma (2006-2013). Autore di oltre trecento pubblicazioni scientifiche e monografie, numerose sono le sue presenze divulgative relative al patrimonio artistico nazionale sui principali canali radiotelevisivi italiani e stranieri.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Non è necessaria la prenotazione.

Testi e immagini dall’Ufficio Stampa Fondazione Torino Musei

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Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett https://www.classicult.it/aspettando-godot-dai-quaderni-di-regia-e-testi-riveduti-di-samuel-beckett/ https://www.classicult.it/aspettando-godot-dai-quaderni-di-regia-e-testi-riveduti-di-samuel-beckett/?noamp=mobile#respond Thu, 22 May 2025 07:06:19 +0000 https://www.classicult.it/?p=305380 Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett editi da Cuepress, arricchisce la conoscenza del drammaturgo

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Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett

Nel 1953 venne per la prima volta portato in scena Aspettando Godot, un’opera cui Samuel Beckett si era dedicato tra il ‘48 e il ‘49 e che avrebbe garantito la fama del suo ideatore e sancito la sua appartenenza al Teatro dell’assurdo. Inizialmente, non è stato lo stesso scrittore ad occuparsi della messa in scena dell’opera, sebbene sia stato sempre coinvolto nel suo allestimento. Per esempio, nel 1952 assistette alle prove dello spettacolo, sotto la regia di Roger Blin, per poi affiancarlo nel ‘61.

Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett, pubblicato da Cuepress (2021) nella collana Le teorie. Foto di Adele Porzia
Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett, pubblicato da Cuepress (2021) nella collana Le teorie. Foto di Adele Porzia

Aiutò gli anni successivi registi come Anthony Page, nella produzione londinese al Royal Court, oppure Deryk Mendel che dirigeva la compagnia dello Schiller Theater. Per anni ha avuto a che fare con gli attori che avrebbero interpretato Vladimir ed Estragon, finché non gli fu offerto di dirigere lui stesso Waiting for Godot presso lo Schiller Theater di Berlino nel 1975.

Non era la sua prima volta alla regia, perché aveva diretto altri suoi testi come Finale di partita (1967), L’ultimo nastro di Krapp (1969) e Giorni felici (1971). Ma è la prima volta che dirige proprio Aspettando Godot. È un momento importante per comprendere la crescita di Beckett sia come regista, sia soprattutto come autore di teatro. Il suo quaderno di regia, pubblicato dalla Cuepress, è un’occasione per il lettore e per lo studioso di Beckett di comprendere il grande lavoro di revisione, rimaneggiamento e analisi che lo scrittore, nonché regista, ha operato sul testo.

Il quaderno riporta sulla destra le battute dei personaggi e sulla sinistra i calcoli, i movimenti scenici, le didascalie di Beckett e permette di comprendere il grado di studio e di ricerca dello scrittore, nonché tutti i significati metaforici e storici che l’autore intendeva dare all’opera. Grazie a questo quaderno, quindi, possiamo colmare (per quanto possibile) anche una serie di dubbi su alcuni dei significati di questa misteriosa opera. Innanzitutto, si ha la conferma della forte impronta cristologica dei due personaggi che, come i due ladroni del Vangelo di Luca, sono chiamati ad attendere Cristo e a interrogarsi sulla sua natura divina e sul significato stesso della vita.

l'interno del libro
Foto di Adele Porzia

All’interno di una strada di campagna, ambientazione della tragicommedia, i due vagabondi protagonisti, simbolo l’uno della terra e l’altro dell’aria o del cielo, sono condannati ad attendere qualcosa che non accade, l’avvento di qualcuno che non si presenterà mai in scena. E queste due figure esistono in virtù di tale eterna attesa. L’albero, presente in scena, è il simbolo proprio di una croce, intorno alla quale sono disposte le due figure, proprio come quelle dei ladroni.

E qui, nell’attesa di qualcuno che non arriva, nella consapevole mancanza di senso della vita, i due vagabondi assistono all’arrivo di Pozzo, un laido figuro, che giunge in scena con Lucky, una sorta di schiavo che tiene legato a sé da una corda. I due giungeranno sia nel primo che nel secondo atto, facendo percepire al pubblico da quanto Vladimir ed Estragon stiano attendendo Godot. E, infatti, nel secondo atto Pozzo sarà cieco e Lucky muto, segno del potere distruttivo del tempo.

Pozzo urlerà contro i due, irritato dalle loro continue domande su come e perché siano diventati l’uno muto e l’altro cieco, ma soprattutto sul quando, visto che credono di aver incontrato i due solo il giorno prima:

“Ma la volete finire con le vostre storie di tempo? È grottesco! Quando! Quando! Un giorno, non vi basta, un giorno come tutti gli altri, è diventato muto, un giorno io sono diventato cieco, un giorno diventeremo sordi, un giorno siamo nati, un giorno moriremo, lo stesso giorno, lo stesso istante, non vi basta? (Calmandosi) Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, e poi è di nuovo la notte” (Samuel Beckett, Teatro, Einaudi, Torino 2014, p.91).

La vita è, proprio come in Pedro Calderón de la Barca, un sogno, un’attesa ostinata di qualcosa che pian piano consuma chi attende. Beckett mette su un triangolo, ai cui vertici troviamo l’attesa, il silenzio e la mutilazione. I personaggi vivono e perciò seguono l’andamento di questo triangolo, per poi spegnersi del tutto, consumare la loro esistenza in un eterno silenzio.

libri di teatro
Foto di Adele Porzia

E così, Beckett ricrea la società del tempo, in cui la cultura e la storia europea, che ha provocato la Shoah e la guerra, deve lasciare il passo alla modernità, al capitalismo, allo scontro tra le due nuove super potenze. E in questo scenario, l’essere umano, proprio come Vladimir ed Estragon, non ha alcun potere e può solo attendere la sua fine oppure qualcuno che rivoluzioni tutto, che porti la cessazione della sofferenza, la pace. E che ruolo può avere l’artista in questo tetro scenario? Lo spiega lo stesso Beckett proprio con il suo teatro: adoperare la scrittura per riflettere sul presente, strappare il velo di illusioni che circonda l’uomo e spronarlo a tornare a vivere. Accettare che la condizione umana è caratterizzata dall’assurdo, che è priva di logica e che nessuno può salvarci se non noi, adoperando ciò che abbiamo a disposizione.

Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett, pubblicato da Cuepress (2021) nella collana Le teorie. Foto di Adele Porzia
Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett, pubblicato da Cuepress (2021) nella collana Le teorie. Foto di Adele Porzia

Poter visionare e leggere il quaderno di Beckett ci permette di conoscere fino in fondo il suo pensiero e comprendere un’opera che non cessa di affascinare i lettori di ogni tempo. Una lettura che non posso che consigliare e che ha arricchito le mie conoscenze su questo affascinante ed eclettico artista.

Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett, pubblicato da Cuepress (2021)
Aspettando Godot, dai Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett, pubblicato da Cuepress (2021) nella collana Le teorie

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

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Paul Murray vince il Premio Strega Europeo 2025 https://www.classicult.it/paul-murray-vince-il-premio-strega-europeo-2025/ https://www.classicult.it/paul-murray-vince-il-premio-strega-europeo-2025/?noamp=mobile#respond Sun, 18 May 2025 20:51:49 +0000 https://www.classicult.it/?p=304972 Torino, 18 maggio 2025. Paul Murray, con il romanzo Il giorno dell’ape (Einaudi), vince la dodicesima edizione del Premio Strega Europeo

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Paul Murray vince il Premio Strega Europeo 2025

Torino, 18 maggio 2025. Paul Murray, con il romanzo Il giorno dell’ape (Einaudi)vince la dodicesima edizione del Premio Strega Europeo. Il riconoscimento è stato assegnato anche a Tommaso Pincio, traduttore del libro vincitore, quale segno tangibile dell’importanza che hanno le traduzioni come strumento di dialogo culturale. La premiazione ha avuto luogo presso il Circolo dei lettori.

Paul Murray Premio Strega Europeo 2025 dodicesima edizione
Credits: Circolo dei Lettori

Anche quest’anno il Premio Strega Europeo ha confermato la sua collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino, dove le autrici e gli autori selezionati hanno presentato le loro opere tra il 15 e il 18 maggio.

Nel corso della premiazione sono intervenuti, oltre ai cinque autori candidatiGiovanni Solimine e Stefano Petrocchi, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Bellonci, Camilla Pedraglio, responsabile del servizio External Relationships di BPER Banca, e Giulio Biino e Giuseppe Culicchia, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Circolo dei lettori. Ha condotto l’incontro Eva Giovannini, che in apertura ha letto un messaggio di Giuseppe D’Avino, presidente di Strega Alberti Benevento.

Il libro premiato ha ottenuto 11 voti tra quelli espressi dalla giuria composta da 25 scrittrici e scrittori italiani vincitori e finalisti del Premio Strega: Marco AmerighiSilvia AvalloneMarco BalzanoGiuseppe CatozzellaBenedetta CibrarioMario DesiatiPaolo Di Paolo, Donatella Di Pietrantonio, Claudia DurastantiPaolo GiordanoHelena JaneczekNicola LagioiaLia LeviMelania G. MazzuccoDaniele MencarelliMarco MissiroliMatteo NucciValeria Parrella, Romana PetriSandra PetrignaniVeronica RaimoAntonio ScuratiElena StancanelliDomenico StarnoneSandro Veronesi.

Questi gli altri titoli in concorso:

  • Jan BrokkenLa scoperta dell’Olanda, tradotto da Claudia Cozzi (Iperborea).
  • Mircea CărtărescuTheodoros, tradotto da Bruno Mazzoni (Il Saggiatore).
  • Terézia MoraLa metà della vita, tradotto da Daria Biagi (Gramma Feltrinelli).
  • Iida TurpeinenL’ultima sirena, tradotto da Nicola Rainò (Neri Pozza).

Il premio è offerto dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci. Il premio di pari entità al traduttore è offerto da BPER Banca.

Il Premio Strega Europeo nasce nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea per diffondere la conoscenza di alcune tra le voci più originali e rilevanti della narrativa contemporanea e per sottolineare il ruolo della letteratura come momento di conoscenza reciproca oltre i confini che delimitano le nostre nazioni.

È promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e dall’azienda Strega Alberti Benevento, in collaborazione con BPER BancaSalone Internazionale del Libro Fondazione Circolo dei lettori di Torino, media partner RAI, sponsor tecnici Librerie Feltrinelli SYGLA.

libri premiati nelle scorse edizioni:

Le schede dei libri sono disponibili su www.premiostrega.it/PSE

Testi e immagini dall’Ufficio Stampa Fondazione Maria e Goffredo Bellonci.

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Storicittà – Le radici che raccontano: a Grumo Appula, 4-6 giugno 2025 https://www.classicult.it/storicitta-le-radici-che-raccontano-a-grumo-appula-4-6-giugno-2025/ https://www.classicult.it/storicitta-le-radici-che-raccontano-a-grumo-appula-4-6-giugno-2025/?noamp=mobile#respond Sat, 17 May 2025 20:50:37 +0000 https://www.classicult.it/?p=305306 Storicittà – Le radici che raccontano: a Grumo Appula, dal 4 al 6 giugno 2025, la rassegna di romanzi e saggi storici dedicata alla storia locale italiana

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STORICITTÀ – Le radici che raccontano, a Grumo Appula (BA) dal 4 al 6 giugno 2025

Una rassegna di romanzi e saggi storici dedicata alla storia locale italiana

Promossa dalla Società Culturale Bruto II

Grumo Appua Storicittà 2025 locandina
la locandina di Storicittà – Le radici che raccontano, la locandina a Grumo Appula dal 4 al 6 giugno 2025

Storicittà è la rassegna culturale nata per riscoprire e valorizzare la ricchezza della storia locale italiana, con un focus speciale sul cuore pulsante della Terra di Bari.

4 giugno 18:30 – Il colore del sangue, di Salvatore Modugno; presentato da Piero Meli (Scrittore)

5 giugno 18:30 – L’aspide di Puglia, di Mariano Rizzo; presentato da Giancarlo Liuzzi (Barinedita)

6 giugno ore 18:30 – In punta di matita, di Perrino, Cortone, Quarto; presentato da Gilda Camero (Repubblica Bari)

 

Cosa è Storicittà?

Non solo una vetrina editoriale, ma un luogo d’incontro tra scrittori, storici, lettori e appassionati. Un’iniziativa che nasce dall’esigenza – sentita e condivisa – di contrastare la marginalizzazione culturale che spesso colpisce i territori più decentrati, offrendo invece un palcoscenico autorevole alle storie che ci appartengono e ci definiscono.

Perché Storicittà?

Perché crediamo che raccontare il passato locale significhi riattivare la memoria collettiva, restituire identità e creare legami tra generazioni.

E perché, oggi più che mai, la cultura è un atto di resistenza e di speranza.

I libri

Ogni opera selezionata – romanzo o saggio – è stata scelta con cura per la sua capacità di narrare territori, eventi, personaggi e dinamiche che affondano le radici nella storia italiana, con particolare attenzione alla Terra di Bari. Un patrimonio che merita luce, lettura e riflessione.

Gli incontri

Nel corso della rassegna, gli autori dialogheranno con esperti, giornalisti e lettori in 3 incontri pubblici, presentazioni. Ogni appuntamento sarà un’occasione per confrontarsi, ascoltare, e far vibrare la cultura fuori dai consueti circuiti elitari.

Il nostro grazie

A voi, protagonisti della parola scritta e pensata, va il nostro più sentito ringraziamento per aver accettato l’invito a condividere il vostro lavoro con una comunità viva, curiosa e affamata di storie vere e radicate.

Grumo Appua Storicittà 2025

Articoli correlati:

L’Aspide di Puglia e i suoi intrighi: intervista a Mariano Rizzo

In punta di matita. L’arte di Frate Menotti, a Bari la mostra

Testo e immagini dalla Società Culturale Bruto II

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Il primo desiderio, di Rossella Milone: cosa definisce un’esistenza? https://www.classicult.it/il-primo-desiderio-di-rossella-milone-cosa-definisce-unesistenza/ https://www.classicult.it/il-primo-desiderio-di-rossella-milone-cosa-definisce-unesistenza/?noamp=mobile#respond Wed, 07 May 2025 07:30:03 +0000 https://www.classicult.it/?p=304225 Con piani temporali che si incastrano, Il primo desiderio di Rossella Milone è un romanzo denso nella narrazione quanto nella lingua

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Il primo desiderio, di Rossella Milone: cosa definisce un’esistenza?

Conosciamo davvero le persone che hanno fatto parte della nostra vita? Quanto hanno influenzato ciò che siamo diventati? Quante sono rimaste nel tempo occupando lo stesso ruolo? Come cambia un’esistenza?

la copertina del romanzo Il primo desiderio, di Rossella Milone, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom. Foto di Francesca Barracca
la copertina del romanzo Il primo desiderio, di Rossella Milone, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom. Foto di Francesca Barracca

Nel suo nuovo romanzo Il primo desiderio, edito Neri Pozza, la scrittrice Rossella Milone prova a declinare differenti possibilità. Seppur esseri umani accomunati proprio da ciò che ci rende tali, come il desiderio di salvezza, i segreti e i non detti, l’aspirazione alla libertà, alla fuga o al radicamento, non può esistere, infatti, un’unica risposta.

È così che nascono le storie de Il primo desiderio, dalla volontà di esplorare un microcosmo di esistenze che ruotano attorno a un fulcro centrale: Isabel, con la quale ciascun personaggio dei racconti ha una relazione diversa, ma in realtà anche il paesino di Cremano attorno al quale si sviluppa il romanzo nella sua connotazione più corale, inteso come ritratto di un’intera comunità.

L’autrice lo definisce un “romanzo in racconti” e, in effetti, otto sono i racconti che lo compongono, ma ciascuno risulta indipendente e al contempo dipendente in qualche aspetto da quelli precedenti e seguenti, in una stratificazione narrativa tipicamente americana, che trova il suo modello più vicino nel short story cycle.

Foto di Francesca Barracca
Foto di Francesca Barracca

In tutti, dove meno, dove più, compare Isabel, filo rosso di ogni narrazione, attorno al quale se ne intrecciano altri. L’identità di Isabel, che emerge come personaggio principale, è però frammentata, si costruisce per lo più a partire dallo sguardo e dai rapporti altrui. Sono i vari personaggi dei racconti, infatti, a descrivere una Isabel sempre diversa: bambina egoista, bambina tenera, ragazzina intraprendente e ragazzina inesperta, donna generosa e madre creativa, donna libera e odiosa. È il lettore, allora, a dover comporre il puzzle della sua vita, a partire dall’adolescente che incontriamo nel primo racconto Il custode dei randagi e del rapporto che ha con suo padre Mario, attraversando le sue prime esperienze amorose sessuali e affettive con Cori e la loro migliore amica Matilde, sfiorando l’importanza della sua presenza e assenza nelle vite di Rosa, Sandra e Cecilia, fino a vederla madre di Bianca e compagna di vita di Neil, ormai in pensione e radicata in un solo posto, dopo aver girato il mondo per sfuggire a Cremano e allo scorrere inevitabile del tempo.

Lì, in quel tempo irrequieto, Isabel e Mario si guardarono in un lungo istante, che rivelò l’uno all’altra quanto spazio poteva insinuarsi tra due persone piene d’amore, nonostante l’amore, e rischiare di seccarlo come un filo d’erba nel deserto.1

Ci riusciva perché intuire cosa accade nella testa delle persone è sempre stata una sua capacità cognitiva. Comprenderle, vederle per ciò che sono. A volte sfruttava questo suo istinto solo per egoismo; se, invece, qualcuno le piaceva davvero, allora poteva diventare molto generosa. Gli altri o la temevano o la isolavano. Era una che si annoiava spesso di quelli che aveva intorno, a meno che non venisse sollecitata e incuriosita, e allora riusciva a entrare nei mondi delle persone con la facilità di un saltello. Le aveva detto così, la sua mentore, quando le aveva affidato la mostra e l’aveva presentata al dipartimento universitario e alla giunta regionale: i mondi degli altri. «Saper entrare nel mondo degli altri ti farà sempre sopravvivere al tuo».”2

Costante è poi il non detto che serpeggia all’interno delle relazioni, nella maggior parte dei casi legato a dinamiche familiari esacerbate. Molti dei personaggi, infatti, serbano segreti di cui Isabel diventa custode. In comune tra di loro, però, Mario, Cori, Rosa, Cecilia non hanno soltanto segreti, quanto un desiderio di salvezza, che forse coincide anche con “il primo desiderio” vero e proprio. Non è possibile, allora, trovare una sola definizione di desiderio, che risulta infatti declinabile secondo le indoli di ciascun personaggio.

Foto di Francesca Barracca
la copertina del romanzo Il primo desiderio, di Rossella Milone, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom. Foto di Francesca Barracca

Si delinea, però, una divisione netta tra chi vuol andare via e chi invece rimane: personaggi che abbandonano il paese natale, Cremano, in cerca della propria salvezza, e altri che restano “paralizzati”, immobili nella loro stretta vita del sud, sotto gli occhi giudicanti di un Maradona stilizzato o del vulcano silenzioso e pronto a esplodere.

Ma quando le parole sono l’arma, lo scudo è il silenzio. Aveva lasciato Cremano proprio per imparare a proteggersi. Lo aveva capito quando si era sentita un’estranea con la sua famiglia, e tutto quello che aveva cercato per sé era qualcosa di diverso da loro.”3

Matilde e Luca si guardavano scoprendo che né la genitorialità, né la figliolanza potevano garantirgli una forma di salvezza, ma che, anzi, li strattonava di continuo dalle loro piccole, inutili sicurezze”.4

Cori, ad esempio, primo amore e prima volta di Isabel, in Animaletti finisce per condividere con lei un segreto nel presente che però non ha niente a che vedere con il loro passato condiviso, che pur è appartenuto alla vita di Isabel, ora curatrice di mostre in giro per il mondo e con nessun legame apparente con Cremano e tutto ciò che lo riguarda, se non la casa dei suoi genitori dove conserva alcuni oggetti necessari per allestire le sue mostre.

Del resto, presenti in ogni racconto sono anche i cambiamenti, quelli che tutti si ritrovano a vivere nel corso della propria vita; tutti, tranne Sandra, che immobile nel proprio corpo dolorante, conosce solo giorni tutti uguali, in cui il mondo esterno penetra soltanto attraverso i racconti di Isabel, ancora di salvezza nella solitudine.

In quelle sere in cui Isabel le concedeva la sua attenzione, Sandra sapeva di non essere esclusa dal tempo, dal luogo in cui tutti in qualche modo procedono. Isabel le parlava dei suoi progetti, che erano sempre troppi, e anche dei suoi voti scolastici, e della smania che aveva di fare in fretta, di sbrigarsi a uscire da quel tempo, da Crema-no, da un ignoto. Sandra le diceva che non c’era proprio nulla da cui uscire. E Isabel le diceva: «Altroché, invece».”5

Non meno memorabili i personaggi e le storie personali di Rosa, la donna delle pulizie in casa di una Isabel bambina, Cecilia, sorella di Cori e gelosa della libertà di Isabel, che fugge al nord per trovare la propria, Luca, figlio di Matilde e Cori, che non trova spazio per sua madre nella sua nuova vita a Dublino, e Bianca, figlia di Isabel e Neil, che s’appresta a conoscere per la prima volta la ferita di un lutto. Di ciascuno l’autrice descrive così una parabola che va dalla perdita alla rinascita o viceversa, in un ciclo che ben rappresenta la parabola umana tutta.

La scoperta di sé, l’identità, la crescita, la nostalgia, il dualismo Nord-Sud, la famiglia con le sue luci e ombre, le convenzioni sociali, la libertà, la morte e persino la natura che accomuna gli animali agli uomini: Il primo desiderio contiene tutto questo.

Con piani temporali che si incastrano, vanno indietro o troppo avanti, quello di Milone è un romanzo denso nella narrazione quanto nella lingua, che cerca e realizza con estrema profondità metafore dal mondo della natura (animali, piante e fiori), scava nell’universo tematico del Sud Italia e arriva a quello dell’intera esistenza umana. Una scrittura e una sola grande storia ricca di sfumature, che non offre risposte facili ma invita il lettore a immergersi nelle complessità delle relazioni umane e a interrogarsi sul peso del passato e sulla possibilità di un futuro diverso.

la copertina del romanzo Il primo desiderio, di Rossella Milone, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom
la copertina del romanzo Il primo desiderio, di Rossella Milone, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom

Note: 

1R. Milone, Il primo desiderio, Neri Pozza 2025, p. 40

2 Ivi, p. 61.

3 Ivi, p.171.

4 Ivi, p. 211.

5 Ivi, p. 95.

la diretta sui nostri canali

Giovedì 22 maggio, ore 18:30. Francesca Barracca dialoga con Rossella Milone a tema del suo ultimo romanzo, Il primo desiderio, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom.

La diretta sarà ospitata sulla pagina Facebook, sul canale YouTube e in diretta Instagram per ClassiCult, sarà quindi in differita sul canale LinkedIn di ClassiCult e sulla pagina Facebook, sui canali YouTube e Twitch della nostra Wunderkammer.

la copertina del romanzo Il primo desiderio, di Rossella Milone, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom. Foto di Francesca Barracca
la copertina del romanzo Il primo desiderio, di Rossella Milone, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom. Foto di Francesca Barracca

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

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Sotto la pelle dei mondo, saggio di Dario Fabbri https://www.classicult.it/sotto-la-pelle-dei-mondo-saggio-di-dario-fabbri/ https://www.classicult.it/sotto-la-pelle-dei-mondo-saggio-di-dario-fabbri/?noamp=mobile#respond Tue, 06 May 2025 09:29:23 +0000 https://www.classicult.it/?p=303911 Sotto la pelle dei mondo, saggio di Dario Fabbri, propone un’ampia riflessione sul presente attraverso la “geopolitica umana”

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SOTTO LA PELLE DEL MONDO, saggio di Dario Fabbri

Sotto la pelle dei mondo”, libro edito da Feltrinelli nel settembre del 2024, è arrivato oggi alla terza edizione. Dario Fabbri, il suo autore, propone nel saggio un’ampia riflessione sul presente attraverso una variante della geopolitica classica: la “geopolitica umana”.

La geopolitica è una disciplina che sta trovando notevole spazio nei media tradizionali e non, anche in conseguenza degli sconvolgimenti di questi anni.

la copertina del libro Sotto la pelle dei mondo, di Dario Fabbri, edito da Giangiacomo Feltrinelli (2024) nella collana Scintille. Foto di Alessandro Turillo
la copertina del libro Sotto la pelle dei mondo, di Dario Fabbri, edito da Giangiacomo Feltrinelli (2024) nella collana Scintille. Foto di Alessandro Turillo

Il termine, coniato nel 1899 dal geografo svedese Rudolf Kiellén, nasce come corrente di pensiero che cerca di studiare le relazioni tra geografia fisica, geografia umana e azione politica. Questa disciplina presenta fin dalle sue origini una riflessione che diverge dal pensiero scientifico.

La variante proposta da Fabbri nel suo testo “Geopolitica umana” (Gribaudo, 2023) aumenta il grado di complessità dell’argomentazione visto che si muove nel tentativo di far dialogare: storia, antropologia, pedagogia, linguistica, psicologia collettiva e ancora metafisica, storia delle religioni, strategia, tattica e tanto altro.

Avventurarsi su questa strada richiede dunque molta pazienza e soprattutto coscienza dei propri limiti, ma è anche un’occasione da cogliere, ricordando sempre che la complessità non è parente della certezza.

Il dato che personalmente ho trovato più confortante nell’incontro con questa prospettiva è il radicamento di Fabbri nell’approfondimento storico, usato come bussola irremovibile di ogni suo ragionamento.

L’uso della storia obbliga il lettore a porsi interrogativi e considerare lo spettro delle sue conoscenze, dovendo spesso ammettere che se interessato dovrà poi armarsi di coraggio e inoltrarsi in un approfondimento che le sintesi di Fabbri potrebbero richiedere.

Fin dall’introduzione del testo saremo a confronto con una messa in discussione dei fondamenti degli ultimi ottant’anni di formazione culturale nella nostra nazione. Molte delle nostre conoscenze saranno implicitamente messe in discussione, e a seconda della nostra esperienza saremo obbligati a ripassare i fondamentali, per pensare a cosa nel testo sia da relativizzare e cosa invece vada possibilmente sposato.

Un punto di forza dello scritto potrebbe essere quello di riorganizzare saperi sedimentati che non trovano la pace di una sintesi adeguata e una divulgazione appropriata. Visto che nella società dell’informazione la sommarietà è un rischio costante, la storia si offre come compagna affidabile, sempre a patto di rispettarne le ampiezze temporali e le peculiarità territoriali.

Quanto si estende la nostra riflessione sul presente? Arriviamo con la memoria a fatti relativi al Nord Africa? Siamo minimamente a conoscenza delle criticità nei mari d’Oriente? Cosa sappiamo davvero del continente americano? E quanto conosciamo la storia del nostro Mediterraneo?

La vertigine è assicurata.

Personalmente il saggio risveglia in me una sete di storie che non provavo da molto tempo, che forse non avevo mai provato.

Comincio a riflettere su una dei più inafferrabili degli elementi della vita: il tempo.

Penso alla moda, quella del nostro presente, ne sono immerso, ma è difficile che la riesca vedere per quello che è con chiarezza.

Se però guardiamo un filmato degli anni ’50, tutto ci sembra più evidente, le domande si affollano: perché si vestivano così? Perché quel modo di atteggiarsi? Cosa rappresenta quel modo di ballare? Da quel momento forse avrò maggior attenzione anche per le mode del presente, sarò più libero di osservarle più per quello che raccontano che per il loro veloce mutare.

Il tempo e la memoria sono la base del sapere, riuscire a interrogarle diventa vitale per chi ha necessità di conoscenza sul presente.

Ho sviluppato una propensione per pormi delle domande che hanno a che fare con il qui ed ora, ma inesorabilmente, in ogni epoca, vederle emergere dalla massa informe degli accadimenti è sempre stato un momento raro.

Foto di Alessandro Turillo
Foto di Alessandro Turillo

Troppo immerso nel flusso della mia vita, distratto dalla lotta con il presente tendo a perdere la possibilità di capirlo davvero, come se guardassi qualcosa di remoto e inafferrabile.

Eppure come in tutte le cose del mondo può succedere che le proprie conoscenze possano inciampare in altre discipline: nel disorientamento generale del contemporaneo, questo incespicare potrebbe intercettare dei segnali che mettono a frutto il nostro sapere insieme a quello di altri.

Le domande continuano a moltiplicarsi, e credo continueranno ben oltre la lettura del saggio: c’è una differenza tra l’Occidente dell’Europa e quello degli Stati Uniti? L’inglese è la lingua del nostro tempo? Il nostro concetto di individuo è diffuso in tutto il mondo allo stesso modo? La lingua di appartenenza conserva tesori e storie che pesano sulle scelte dei politici contemporanei?

L’autore dichiara a pagina 17, l’esperto è colui che taglia “ciò che conta da quanto è insignificante”.

Con questa sicurezza, a volte disarmante, nel libro vengono poste questioni in essere.

Credo che il testo sia davvero un momento di riflessione aperta sul nostro sapere, e di verifica di alcune questioni che personalmente stavano ben comode dentro ad un senso comune sul quale non avevo mai davero posto una riflessione critica.

Foto di Alessandro Turillo
la copertina del libro Sotto la pelle dei mondo, di Dario Fabbri, edito da Giangiacomo Feltrinelli (2024) nella collana Scintille. Foto di Alessandro Turillo

Quali ne saranno gli sviluppi dipenderà molto dal tempo che avremo per incamminarci in una delle strade che ogni capitolo propone, affrontando temi che sono sotto i nostri occhi nei titoli di testa dei media.

Vedremo storia e geografia camminare sulla stessa strada: Cina, Russia, India, Iran, Germania, Messico, Israele, Medio Oriente, Turchia, Germania, Inghilterra, e Stati Uniti. C’è anche spazio in questa narrazione per l’Italia, con la sua storia millenaria, postadolescenziale e senile allo stesso tempo, la cui fatica più grande rimane sempre la stessa: riconoscersi per quello che è.

Ma vorrei scendere un po’ nello specifico del metodo di questo volume per dare un assaggio di quello che potreste incontrare durante la lettura. Per farlo parto dalla Germania, nazione centrale per il destino economico dell’Italia in questo presente.

Sentiamo direttamente da Fabbri una di quelle storie che nel mio percorso formativo non avevo mai incontrato:

La Germania non è una nazione. Mai lo è stata. Da tale consapevolezza gemma ogni indagine intorno alla sua natura. “È effettivamente falso parlare di nazione tedesca”, scolpì Thomas Mann. Il territorio è tuttora abitato da renani, anseatici, vestfaliani, bavaresi, svevi. Più sassoni, turingi, pomerani (storicamente detti prussiani). Catalogo di matrice tribale, confermato nei millenni” (p.154).

Queste domande sono per tutti: che conoscenze avete davvero della Germania? Questa partizione tribale è mai stata parte della vostra coscienza?

Nella narrazione di Fabbri la storia porta spesso con sé un’evocazione letteraria, questa volta ad esempio prende le spoglie della citazione di Mann.

Ma proseguendo poco oltre troviamo ancora un’esemplificazione del suo stile narrativo che si occupa tanto di linguistica, quanto di formazione culturale nazionale e storia:

Nel 1872 a Lipsia andò in stampa il celebre dizionario Duden (Urduden nella sua versione primigenia) per fissare come (fintamente) nazionali ortografia e pronuncia prussiane – sebbene Johann Fichte considerasse la lingua tedesca esistente al di la degli uomini” (p. 154).

Questo a proposito del costante tentativo dei vincitori di imporre non solo la propria lingua, ma anche la propria pronuncia sui vinti.

Il capitolo prosegue poi con le divisioni del presente in Germania. Da una parte modello economico e di welfare, ma dall’altra esempio divisioni interne radicali e storiche che noi italiani spesso non teniamo a mente.

Si scende poi ad una rivelazione già palese ai nostri esperti di economia:

“Il compromesso siglato negli anni novanta – l’industria italiana inserita nella catena del valore tedesca per continuare a campare a debito – è motivo stesso della nostra sopravvivenza” (p.166).

la copertina del libro Sotto la pelle dei mondo, di Dario Fabbri, edito da Giangiacomo Feltrinelli (2024) nella collana Scintille. Foto di Alessandro Turillo
la copertina del libro Sotto la pelle dei mondo, di Dario Fabbri, edito da Giangiacomo Feltrinelli (2024) nella collana Scintille. Foto di Alessandro Turillo

Sotto la pelle del mondo” si presenta come una novità intrisa di passato, storie e domande che interrogano tutta la stampa sul nostro presente, con temi come quelli relativi a migrazioni, etica, politica, e soprattutto la nostra considerazione su cosa sia il motore della storia.

Dario Fabbri cerca di dare delle risposte agli interrogativi attuali, lasciando aperte riflessioni e domande che il testo inevitabilmente solleva. Potrebbe accadere di veder rallentare la frenetica fuga dell’attualità mentre si trasforma nell’osservazione dell’infinito e complesso abbraccio tra passato, presente e futuro.

la copertina del libro Sotto la pelle dei mondo, di Dario Fabbri, edito da Giangiacomo Feltrinelli (2024)
la copertina del libro Sotto la pelle dei mondo, di Dario Fabbri, edito da Giangiacomo Feltrinelli (2024) nella collana Scintille

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Medi@evo – L’età di mezzo nei media italiani, di Marco Brando https://www.classicult.it/medievo-leta-di-mezzo-nei-media-italiani-di-marco-brando/ https://www.classicult.it/medievo-leta-di-mezzo-nei-media-italiani-di-marco-brando/?noamp=mobile#respond Mon, 05 May 2025 09:35:54 +0000 https://www.classicult.it/?p=281544 Medi@evo - L'età di mezzo nei media italiani, saggio di Marco Brando, affronta il tema del medievalismo e della sua percezione sui media oggi

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Medi@evo. L’età di mezzo nei media italiani (Salerno Editrice, 2024), saggio di Marco Brando

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commento a cura di Nicolò Maggio

Muovendosi con piglio storiografico e acume giornalistico, Marco Brando (classe 1958), “giornalista prestato alla storia”, affronta, in questa sua ultima fatica letteraria, Medi@evo. L’età di mezzo nei media italiani (Salerno Editrice, 2024), la complessa questione relativa alla rappresentazione, rielaborazione e ricezione dell’Età di mezzo attraverso i mass-media, come si scorge, del resto, già dal titolo del libro. Il neologismo “Medi@evo”, che richiama quello di una nota pagina facebook MediaEvi. Il Medioevo al presente, curata dai medievisti Riccardo Facchini e Davide Iacono, rimanda proprio all’Età di mezzo inventata e trasmessa dai media, come ben sottolinea anche la medievista Marina Gazzini, autrice della prefazione, che, per l’appunto, si occupa di fake news sul Medioevo (fenomeno che imperversa su Internet, social e realtà virtuale).

Medi@evo. L’età di mezzo nei media italiani, saggio di Marco Brando Foto di Nicolò Maggio
la copertina del libro Medi@evo – L’età di mezzo nei media italiani, di Marco Brando, pubblicato da Salerno editrice (2024). Crediti per la foto: Nicolò Maggio

«Un falso», scrive la prefatrice, «nulla dice su ciò che vorrebbe attestare, ma molto rivela sull’ambiente che lo ha prodotto e sulle finalità dei suoi ideatori»,

da qui, aggiunge lo scrivente, la sua importanza in quanto fonte storica e di studio. In tal senso, Marco Brando sottolinea magistralmente come i nuovi media giochino un ruolo cardine nella produzione e diffusione di stereotipi sul Medioevo: Facebook, ad esempio, è la patria di pagine e gruppi amatoriali che, utilizzando il nome di noti storici e divulgatori come Alessandro Barbero, generano e condividono all’impazzata vere e proprie fake news sull’età medievale, da porre in contrapposizione con un mito altrettanto diffuso, quello del Medioevo «oscuro e barbarico» che tanto piace alla stampa giornalistica e alle trasmissioni televisive di inchiesta, politica o cronaca nera.

È il caso di pagine Facebook che citano già dal nome Alessandro Barbero, e che nulla hanno a che fare con il medievista piemontese. Si battono per fare emergere l’idea di un Medioevo affascinante: naturalmente, senza utilizzo di alcuna fonte attendibile. Ancora, all’interno di questi gruppi ci si batte con vigore per far emergere l’immagine di un Medioevo di ricchezza e splendore artistico e letterario.

Tuttavia, come ben evidenzia Brando, nell’opinione pubblica, nel discorso giornalistico, così come in quello politico, ad andare per la maggiore sono i cliché e gli stereotipi negativi sul Medioevo. Spettri medievali sono risorti (e insorti), ad esempio, durante la guerra Russia-Ucraina: nel 2023 i numeri di diversi giornali italiani come «Il Foglio», «Libero», «Repubblica», e gli stessi politici al governo, come il ministro degli Esteri Antonio Tajani, paventavano il rischio di un ipotetico ritorno all’Età di mezzo in caso di vittoria russa sull’Ucraina; lo storico inviato e corrispondente all’estero dell’«Unità» Siegmund Ginzberg, del resto, riporta come vi sia «molta nostalgia di Medioevo nella Russia di Putin», anche se, naturalmente, si tratta di un Medioevo da favola del quale spesso i dittatori «si innamorano» e «finiscono per crederci». Ma il Medioevo stereotipato e ricreato è anche il campo di scontro prediletto in Italia per i partiti di Destra e Sinistra che si contendono l’elettorato a suon di accuse «medievaleggianti»: in un articolo del 2023 intitolato Il vocabolario della destra che riporta l’Italia al Medioevo, «L’Avanti», giornale di ispirazione socialista, accusa la Destra italiana di voler minare i diritti fondamentali dei cittadini, trascinando «l’Italia nel Medioevo», mentre, similmente, il deputato piddino Alessandro Zan, come riporta «Fanpage» in un articolo del 2023, criticava il presidente e segreteria del partito Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, in quanto responsabile di politiche discriminatorie nei confronti delle famiglie arcobaleno, politiche che rischierebbero di «portare questo paese al Medioevo».

Ma, come evidenzia il Brando, forse ancor più interessante quanto avviene a Destra: da un lato i partiti di ispirazione conservatrice come FDI, tendono a strumentalizzare il Medioevo in funzione attiva e positiva, ad esempio attribuendo a Dante immaginarie quanto virtualmente pericolose patenti fascistoidi, mentre altri come la Lega (senza Nord), che pure fa risalire la sua identità e i suoi simboli ai miti neomedievali di Alberto da Giussano e del giuramento di Pontida, non tralascia di servirsi del Medioevo in funzione antiprogressista o di critica verso le istituzioni del presente. La manualistica scolastica non aiuta: il Medioevo risulta essere il periodo più stereotipato e vittima di generalizzazioni, tanto che è ancora in voga, nella maggior parte dei testi in uso per le scuole (dalle elementari ai licei), la proposta di un evo medio caratterizzato da semplificazioni e strutture schematiche, come la piramide feudale, la tripartizione della società (oratores, bellatores e laboratores), la crisi del Mille e del Trecento e, aggiungo io, il presunto splendore e la ricchezza della Sicilia arabo-normanna, (quasi) mai indagata nelle sue specificità e a dovere.

Ma il libro di Brando non si “limita” a fornire un nuovo prontuario degli stereotipi sul Medioevo (titolo, questo, di uno dei primi studi dedicati all’argomento a firma di Antonio Brusa: Un prontuario degli stereotipi sul Medioevo, pubblicato nel 2004): il pregio più evidente di Medi@evo, a detta dello scrivente, sta nell’essere un ottimo studio di storia della storiografia, capace di tracciare esaustivamente e compiutamente la nascita, le tappe e l’evoluzione degli studi dedicati al Medievalismo su territorio italiano e all’estero, ribadendo, ancora una volta, due necessità fondamentali per chi opera (o voglia operare) nel campo della storia (medievale e non solo): quella degli storici di riappropriarsi della loro funzione pubblica, ponendosi quali veri e propri mediatori tra il sapere accademico e il pubblico – sempre più e spesso male informato – e quella dei giornalisti, di perseguire una corretta e appropriata formazione di impianto storico in quanto su loro grava l’onere di essere l’anello di congiunzione tra i professionisti della storia e la collettività, e l’enorme responsabilità di rivestire un ruolo cruciale nella formazione della memoria collettiva.


In Italia spesso i mass media ricorrono a luoghi comuni “medievali” in chiave negativa, con contraccolpi sul lessico pubblico, social inclusi.

Si evoca un “ritorno al Medioevo”, inteso come sinonimo di arretratezza e barbarie, in articoli e servizi su temi che con l’Età di mezzo non c’entrano.

Perché accade? Il libro offre un’analisi degli studi sul “medievalismo” declinando un surreale abecedario degli stereotipi.

 

Il libro è stato presentato in anteprima a Gubbio durante il X Festival del Medioevo 2024, svoltosi a fine settembre.
Il volume – oltre a dedicarsi al tema del medievalismo (oggi inteso come la percezione del Medioevo dopo il Medioevo, in particolare nel XX e XXI secolo) – affronta anche la questione dal punto di vista delle scienze delle comunicazione e della formazione dei giornalisti in campo storico.
Medi@evo - L'età di mezzo nei media italiani, di Marco Brando
la copertina del libro Medi@evo – L’età di mezzo nei media italiani, di Marco Brando, pubblicato da Salerno editrice (2024)

Marco Brando giornalista, scrittore e blogger, ha lavorato all’“Unità” e ha collaborato con “Epoca”, “L’Europeo”, “La Domenica del Corriere”, “L’Espresso”, RAI, Reuters, Sette, Radio Popolare e Radio della Svizzera Italiana. Coordina il progetto Mondimedievali.it

Testi e immagini dall’Ufficio Stampa Stampa Carocci editore.

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