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Mausoleo di Sant’Elena

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Il Mausoleo di Sant’Elena fu edificato nel IV secolo dall’imperatore Costantino all’interno della proprietà imperiale nota come fundus Laurentus (o Lauretum) collegata al palazzo imperiale del Sessorium, presso Porta Maggiore.

Mausoleo di Sant'Elena
Mausoleo di Sant’Elena

La località, definita come ad (o inter) duas lauros, era interessata, a partire dalla tarda epoca repubblicana, da necropoli estese lungo l’antica via Labicana, l’attuale Casilina. Tra il II e il III secolo dopo Cristo fu occupata dal cimitero degli equites singulares, cavalieri della guardia imperiale, mentre al tempo delle ultime persecuzioni i cristiani scelsero quest’area per le tombe di alcuni martiri.

Proprio in questa zona, Costantino, tra il 315 e il 326, fece realizzare la Basilica in onore dei Santi Marcellino e Pietro, periti durante la persecuzione dioclezianea e il Mausoleo dinastico in cui sarà sepolta, intorno al 329, la madre Elena, dando inizio alla cristianizzazione monumentale del suburbio.

Il Mausoleo presenta una pianta circolare con diametro di oltre 20 metri e un basamento articolato internamente con nicchie circolari e rettangolari e in origine era arricchito da decorazioni. Sovrastato da un’imponente cupola alla base della quale, per alleggerire il peso della struttura, furono inserite delle anfore vuote, dette pignatte, oggi ancora visibili e per questo la zona avrebbe preso la denominazione di Torre Pignattara nel 1547.

Nuovo percorso nelle Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro
Nuovo percorso nelle Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro

Al di sotto della basilica la catacomba, dedicata ai santi Marcellino e Pietro, conserva i loculi in cui erano sepolti i due martiri, con testimonianze del tempo di papa Damaso (366-384) e altomedievali. Ricchissima di affreschi, la catacomba è una vera e propria pinacoteca dell’epoca: sono celebri in essa le scene di banchetto (agape) e le raffigurazioni di fossores, gli operai addetti allo scavo delle catacombe.

La catacomba si estende per una superficie di circa 18.000 mq. Si presume che solo nel III secolo in quest’area furono sepolte circa 15.000 persone, in gran parte provenienti dai ceti operai dell’Esquilino e dintorni, ma anche con una notevole presenza di famiglie più abbienti, alle quali si deve la realizzazione di ampi cubicoli affrescati.

La distruzione del Mausoleo di Sant’Elena avvenne in un periodo tra l’XI secolo, epoca della traslazione del corpo di Sant’Elena, e il XII secolo, quando il suo sarcofago di porfido venne trasportato in Laterano. All’interno del Mausoleo, nel XVII secolo, furono costruite la chiesetta dedicata ai Santi Marcellino e Pietro e l’annessa canonica, ampliata nel XVIII secolo, in concomitanza con la chiusura della nicchia dove era posto il sarcofago in porfido di Sant’Elena.

Seguirà un periodo di forte abbandono del sepolcro: solo nel 1836 Giuseppe Valadier realizza il contrafforte di nord-est, mentre il secondo contrafforte e la cornice di coronamento sono stati consolidati e integrati solo nei recenti restauri della Soprintendenza.

Il restauro del Mausoleo di Sant’Elena fu intrapreso nell’ottobre del 1993 dall’allora Soprintendenza Archeologica di Roma in collaborazione con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, per realizzare al centro del quartiere un nuovo polo monumentale destinato alla conoscenza del patrimonio storico e archeologico dell’area. Le attività di restauro, che hanno coinvolto un gruppo di lavoro multidisciplinare di esperti, ispirandosi alla complessa struttura architettonica originaria, hanno consentito il ripristino della sicurezza conservativa degli antichi apparati, migliorando allo stesso tempo le condizioni dell’edificio.

Il museo è stato realizzato negli spazi di una piccola chiesa rurale – e dell’annessa canonica – che, dedicata ai SS. Marcellino e Pietro, fu edificata nel 1632 all’interno del Mausoleo di Sant’Elena e ingrandita nel 1764 e, 5 anni dopo, venne realizzato il passaggio dall’edificio alle catacombe.

Nel piccolo antiquarium sono esposti reperti che illustrano le vicende storiche dell’area, delle catacombe e del complesso costantiniano, secondo un allestimento pensato per non risultare in contrasto con il contenitore antico e capace di raccontare il territorio di appartenenza. I ritrovamenti provenienti dal cimitero pagano, da quello degli equites singulares e dalla sottostante catacomba illustrano infatti la progressiva cristianizzazione del suburbio. Anche gli arredi sono stati progettati in accordo con i colori e le materie del luogo e della sua struttura, per non tradirne la storia.

Testo e foto dall’Ufficio Stampa Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio.

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