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Piero Gros

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La mia banda suona il rock. Gioventù ribelle, gli anni Settanta nell’anima: capello lungo spettinato, aria sfrontata e irriverente, in pista Piero Gros è un classico centravanti di sfondamento che, con gli sci ai piedi, scatenava tutta la sua potenza. Senza timori attaccava come un forsennato e aggrediva i pali, sempre e comunque. «Sempre giù a bala», il suo mantra, e poi vada come vada. Istintivo e spigoloso in pista e fuori; poca diplomazia ma anche tanta empatia, genuinità e sincerità; non si può che voler bene a uno così. Fa il suo esordio in Coppa del Mondo a diciotto anni, l’8 dicembre 1972 quando ottiene la sua prima vittoria nel gigante di Val d’Isère partendo con il numero 45. Nessun altro riuscirà mai a realizzare un’impresa simile, grazie alla quale risulta ancora oggi il più giovane vincitore di una gara di Coppa e il vincitore partito con il pettorale più alto. I numeri della sua carriera sono quelli di un campione: una Coppa del Mondo, una medaglia d’oro olimpica, una d’argento ai Mondiali, dodici successi in Coppa del Mondo, e trentacinque podi. Se la Valanga Azzurra è nata sulla scia di Gustavo Thoeni, con Piero Gros è senza dubbio diventata squadra. Seppure agli antipodi in pista e fuori, i due insieme hanno formato la coppia d’oro dello sci italiano degli Anni Settanta.

Testo dall’Ufficio Stampa Fosforo Press.

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