Acqua chiusa, il Ronzinante di Dario Voltolini
L’ultimo racconto pubblicato di Dario Voltolini fa parte della collana Ronzinante di Oligo editore, curata da Marino Magliani. Racconti impreziositi con illustrazioni d’effetto, che vanno ad arricchire la narrazione e l’immaginazione del lettore, quando legge i passaggi fondamentali della trama.
In “Acqua chiusa” ho trovato un’atmosfera onirica, da distopia post-industriale, perché si racconta della caduta di una città o di un quartiere che aveva fatto, in passato, dell’industria il suo caposaldo.

Così noi, insieme a un viandante misterioso in cui ci ho letto il simbolo del tempo che passa e che tutto trasforma, ci incamminiamo nella strade, osserviamo le case disabitate, le aziende che un tempo erano floride e ora cadono a pezzi, i bar che servivano da bere e ora sono spogli come carcasse – l’immagine della morte e della decomposizione mi è sovvenuta numerose volte durante la lettura – , la pozza d’acqua chiusa, da qui il titolo, in cui i giovani erano soliti fare un bagno dopo scuola o dopo il lavoro, adesso è un marciume di alghe e detriti, come il resto del paese, come forse il resto del mondo.
Che cosa rimane di un posto quando tutti se ne vanno? Dei luoghi che abbiamo amato e in cui abbiamo vissuto? Lo sguardo del viandante è l’unico fattore umano, ma forse dovrei dire extra-umano perché ha le sembianze di un fantasma, una figura ectoplastica che vaga, appunto, si ferma e spiega, lucidamente e con un taglio preciso, cosa era prima e cosa è adesso.
Voltolini sa portarci per mano in un racconto degli orrori, non per le figure e immagini, ma per il tema: tutte le cose umane hanno una fine e, forse, alcuni ci sperano, la natura prenderà il sopravvento.
La lingua è come sempre precisissima, uno stile sobrio ma adeguato a condurci nei reconditi spazi delle case distrutte, la nostalgia che viene evocata da un ritmo pacato ma d’effetto, una musicalità nelle frasi che si ritrova in tutti i lavori di Voltolini e che, qui, sembra giocare con le note di un requiem eterno.
Con una straordinaria prefazione di Alice Pisu, “Acqua chiusa” è un racconto che si legge d’un fiato, in meno di un’ora, ma che porta con sé un valore culturale e sociale di ampissimo respiro.
Lo consiglio a tutti coloro che vogliono leggere storie forti e nuovissime, ma soprattutto che sanno accettare come la letteratura porti alla luce anche gli emisferi più neri dell’anima dell’uomo e anche del mondo.

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice