Bulky, di Raffaella Simoncini: il coraggio nel parlare di malattia

Non so come abbia fatto a perdermi questo romanzo l’anno in cui è uscito, nel 2022. Forse, il poco tempo passato dalla pandemia di COVID-19, che ha causato molti danni di visibilità ai libri usciti in quel periodo. Forse una mia disattenzione. Forse il caso, che ha voluto che io leggessi Bulky proprio in questo momento così complesso a livello personale. Di una cosa sono certa: i libri non scadono, anche se si dice il contrario, quando le librerie cambiano l’esposizione degli scaffali ogni tre o sei mesi, e le novità finiscono sotto i banconi, sul retro, in luoghi quasi inaccessibili per i lettori. Eppure, io questo romanzo l’ho trovato proprio in bella mostra di sé e quel titolo inglese mi ha catturato per la sua enigmaticità. Poi, ho letto la quarta di copertina e, come dire, dentro di me ho sentito scattare qualcosa, mi sono detta: lo devo leggere.

L’ho finito in due giorni, non tanto perché molto breve a numero di pagine, quanto perché non riuscivo a staccarmi. Ho dovuto fare una sola pausa, verso il finale e non perché fossi stanca, ma per il carico emotivo che questo romanzo porta con sé. Si intuisce, dal modo in cui i procedimenti medici sono accuratamente descritti sia a livello procedurale che emotivo, che Bulky nasce da una storia vera, dalle vicende private dell’autrice, che ha superato la battaglia più cruenta di tutte: quella per la vita.

la copertina del romanzo Bulky, di Raffaella Simoncini, edito da Neo. Edizioni (2022). Foto di Ilaria Parlanti
la copertina del romanzo Bulky, di Raffaella Simoncini, edito da Neo. Edizioni (2022). Foto di Ilaria Parlanti

Ma se pensate di trovarmi di fronte a un’opera pietistica e ispirazionale, in cui il solo scopo è commuovere il lettore e infiocchettare una vicenda drammatica nella ricerca di una speranza – oserei dire – bambinesca, ecco, vi sbagliate.

Bulky vi prende, vi strattona, vi taglia, vi sviscera, vi mette di fronte alle vostre più temute paure, vi conduce nell’oblio, vi lascia la mano, ora siete al buio, nell’oscurità più tremenda, urlate e non vi sente nessuno, siete soli – quanto è vero che si nasce e si muore soli! –, e poi d’improvviso la scossa, state per cadere ma qualcuno vi afferra, vi riporta all’inizio del labirinto, di nuovo alla luce e voi, improvvisamente, siete scossi e cambiati.

Bulky fa questo: vi cambia. Vi arresta il respiro, soprattutto sul finale, che ovviamente non svelerò. Posso dire solo che è un colpo di scena, ma nella più totale sorpresa che fa al lettore, ho sentito che è l’unico finale che poteva avere questo libro. Bulky fa riflettere, Raffaella Simoncini fa riflettere non solo come persona ma anche, e soprattutto, come autrice.

La trama è semplice, ma non scontata: Luce è in ospedale, nella sua cartella clinica spicca il nome Bulky, il termine medico per indicare il tumore che le devono asportare. La quasi unicità di luogo del romanzo, le stanze di ospedale dove Luce fa le sessioni di chemioterapia, dove soffre, dove la vanno a trovare i familiari, è difficilissima da tenere, soprattutto in un esordio. Eppure, Simoncini lo fa bene, introducendo un personaggio che io ho amato molto per la sua vérve, per la vivacità, per quella rabbia positiva che le smuove gli organi vitali: la Cuoca. La Cuoca è la nuova compagna di stanza di Luce e, come ben sa chi è stato in ospedale, i compagni di stanza sono importanti, ma un terno al lotto: la Cuoca è pessima, insopportabile, sguaiata, anche lei malata di cancro, tuttavia incapace di accettare la remissività che tanto piace ai medici. Lei urla, contesta, infastidisce Luce.

la copertina del romanzo Bulky, di Raffaella Simoncini, edito da Neo. Edizioni (2022)
la copertina del romanzo Bulky, di Raffaella Simoncini, edito da Neo. Edizioni (2022)

Questa convivenza cosa porterà? A un’amicizia, uno di quei legami che, seppur brevi, valgono una vita. Ed è così che Luce, nel mezzo di una guerra intestina fra cellule sane e cellule malate, capisce molte cose di sé, dal confronto con la Cuoca: che cosa vuole dalla vita – si osa pensare alla vita anche se si è così malate? Sì, lo spirito di sopravvivenza obnubila la ragione –, il suo rapporto con i genitori e il fidanzato, quello con il lavoro, il sogno grande di una passione che non ha mai avuto il coraggio di perseguire. Ma ora non ha più niente da perdere. E noi come lei ci troviamo sulla stessa strada.

Bulky insegna questo: a non perdere tempo. Finché abbiamo giorni, scegliamo di fare del bene. Per noi e per gli altri.

la copertina del romanzo Bulky, di Raffaella Simoncini, edito da Neo. Edizioni (2022)
la copertina del romanzo Bulky, di Raffaella Simoncini, edito da Neo. Edizioni (2022), nella composizione da Canva, licenza d’uso

Write A Comment

Pin It