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Goliarda Sapienza

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Goliarda Sapienza (1924 – 1996) è una delle più grandi voci della letteratura italiana del Novecento, riscoperta solo dopo la sua morte quando, prima in Germania e poi in Francia, viene pubblicato L’arte della gioia, il capolavoro a cui ha dedicato dieci anni della propria vita. Solo a seguito del successo ottenuto all’estero, il romanzo verrà finalmente pubblicato anche in Italia da Einaudi, nel 2008. Scrittrice, attrice, intellettuale libera e anarchica, Goliarda Sapienza sfugge a facili definizioni. Figlia di genitori atei e socialisti, considerati sovversivi dal regime fascista, grazie a una borsa di studio entra a sedici anni all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma. Terminati gli studi si dedica al teatro poi al cinema, diretta da registi come Visconti, Blasetti e Citto Maselli, suo compagno per lunga parte della vita. Sono anni molto intensi, in cui, oltre a recitare, gira documentari insieme a Maselli, partecipa alla stesura di soggetti e di sceneggiature, frequenta il mondo intellettuale della capitale. La morte della madre nel ‘53 la porterà ad attraversare un momento di grande crisi fino a un tentativo di suicidio, al ricovero e alla terribile esperienza dell’elettroshock che cercherà di superare anche attraverso un doloroso percorso di psicoanalisi. Finché a metà degli anni ‘60 smette la psicoanalisi e attraverso la scrittura inizia il proprio ritorno alla vita. Da questo momento in poi la sua esistenza sarà tutta dedicata alla scrittura che diventerà la sua missione, fino alla stesura del suo grande romanzo, L’arte della gioia, che terminerà alla fine degli anni ‘70. Seguirà per lei l’affannosa e infruttuosa ricerca di un editore, ricerca che andrà avanti fino alla sua morte. Goliarda Sapienza arriverà al grande pubblico solo dopo l’uscita de L’arte della gioia, romanzo postumo, a cui seguirà la pubblicazione di molte altre sue opere inedite. Dalla sua riscoperta e fino ad oggi, si susseguono le monografie, gli studi critici, gli spettacoli teatrali, gli incontri e le letture a lei dedicati. Sempre in anticipo sui tempi, la scrittrice è oggi amata in Italia e all’estero e il suo sguardo appare sempre più profetico e attuale nella sua radicale aspirazione alla libertà personale e collettiva. Fuori si concentra su un momento decisivo nella biografia della scrittrice, l’esperienza di detenzione avvenuta nel 1980 a seguito di quello che la stessa Sapienza descrisse come un gesto provocatorio, il furto di alcuni gioielli ad un’amica. Provata dalla vicenda editoriale de L’arte della gioia, che era stato rifiutato da tutte le case editrici, in gravi difficoltà economiche e delusa dall’ambiente intellettuale che si dimostrava per nulla pronto ad accogliere la libertà spiazzante delle sue pagine, Goliarda Sapienza finiva nel carcere romano di Rebibbia, sia pure per un breve periodo. Trovatasi di fronte alla quotidianità della detenzione, la scrittrice affrontava la prigione mossa da un desiderio di testimonianza. Agli occhi dell’intellettuale, allora cinquantenne, il carcere risultò immediatamente come lo specchio degli squilibri e delle ingiustizie della società ma anche come luogo dove, venute meno le barriere di classe, riscoprire solidarietà, amicizia e rapporti umani autentici. Il carcere, quello “sconosciuto pianeta che pure gira in un’orbita vicinissima alla nostra città” fu per lei un passaggio decisivo, sia da un punto di vista esistenziale che artistico. Da questa esperienza nacquero le due sue opere L’università di Rebibbia e Le certezze del dubbio, in cui, riflettendo sulla condizione carceraria e la società di cui il carcere è contraltare, Goliarda Sapienza arrivò a dichiarare come la prigione sia solo la forma più estrema di reclusione e che “fuori”, nella società civile, esistano forme di costrizione e limitazione della libertà più subdole e non meno pericolose. Rigenerata dall’amicizia delle giovani detenute, che ritroverà una volta uscita di prigione, Goliarda Sapienza si riconcilierà con il proprio ruolo di intellettuale e scrittrice, dando voce, attraverso le sue pagine, a quelle amiche, quelle sorelle, quelle figlie di cui sentì di condividere il destino, scoperto proprio in quella “placenta” che era stato per lei il carcere.

Il film Fuori è dedicato a lei.

Testo dagli Uffici Stampa Indigo Film, The Apartment, Fosforo Press.

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