Come si vive a Poggio Berni? Chi nella vita non si è posto questa domanda?! Finalmente abbiamo una risposta. E ce la offre Luca Tosi, con il suo nuovo romanzo intitolato Oppure il diavolo, in uscita il 5 novembre. Il protagonista, Natale, indiavolato perso ma che si fa voler bene, vive nella frazione riminese, popolata da qualche migliaio di abitanti, cresce con una madre insofferente e manesca ed è sempre alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui riesce a capire e ad afferrare.

Lo scrittore e ghostwriter santarcangiolese, classe 1990, già autore per TerraRossa Edizioni del romanzo Ragazza senza prefazione (2022), ci accompagna alla scoperta di una terra, la Romagna, un po’ impolverata ma ancora ospitale e godereccia. E i personaggi si fanno presto avanti: Cesarino, con le sue verità da rispettare, masticate lentamente; Patrick lo svizzero; Tabanelli, Pigini, Balducci e Beltrambini, come in una filastrocca; Florian Dragoi e la sua coca; e poi l’odore di Fabio, così vicino all’amore.
In un paesaggio umano a metà strada tra Federico Fellini e Pupi Avati, con una grossa scia tondelliana, Tosi si districa abilmente, tessendo una trama che si trascina nel divertimento, nella paura, nel sospetto, nella definizione dell’identità, lasciando spazio a diversi respiri poetici.
«Dopo cena, certe notti ci riuscivo a far due passi. Le sentivo più mie quelle ore, non le dovevo dividere con nessuno. Le chiaman ore piccole, ma per me erano gigantesche»[1].

Tosi ha bazzicato anche il genere del racconto e ne scrive dal 2018 circa, apparsi su diversi blog e riviste come “Il primo amore”, “Nazione indiana”, “Verde”, “Tuffi”, “Zest”, la newsletter del “Corriere della Sera” e “minima&moralia”. La sua prosa non stanca perché tiene un certo ritmo, procede per sottrazione. E questo, per i romanzi, può comportare anche anni di gestazione.
«Le mie prime stesure sono spesso più discorsive, c’è una prosa più folta», racconta, «ma poi è proprio il mio gusto che mi costringe a stare appiccicato alla pagina e a non sprecare una parola che sia una. Non ho ancora capito se è anche un limite, questo, nel mio caso, perché comunque mi ritrovo a tagliare tantissimo. Scrivere richiede tanta pratica, familiarità col fallimento sulla pagina, soprattutto sulla lunghezza, tempo, pazienza. A me è la pazienza che manca»[2].
Oppure il diavolo è un libro denso di avvenimenti, avvolti anche nel mistero e nell’oscurità, e conserva un piglio che stimola suggestioni ed emozioni;
«non è una sensazione sempre buona, la leggerezza», scrive Luca Tosi: «se l’ascolti fino in fondo, ti sibila all’orecchio che non servi granché»[3].
C’è del tenero nel protagonista, quando ad esempio si prende cura di una pianta di limone per poi berne il succo subendo «l’attacco aspro alle gengive»[4].
«Vi sono casi in cui qualcuno di noi», appunta il diciottenne Goffredo Parise, «intuita la propria figurazione nelle calcinose urne di un sotterraneo la scrolla dalle fragili giunture finché i devoti atteggiamenti non ricadono, sconvolti, nell’umida cavità. Oppure, staccata dal lucido cranio l’irta capigliatura se la pone addosso come un’agitata parrucca»[5].
In fondo, la vita è un po’ come schiacciare l’erba: c’è chi la calcola e chi ci passa indifferente.

Note:
[1] Luca Tosi, Oppure il diavolo, TerraRossa Edizioni, Bari, 2025, p. 18.
[2] Carlotta Lini, Un tè con autore – Intervista a Luca Tosi “Ragazza senza prefazione” (TerraRossa Edizioni), «ineedabook.blog», 15 ottobre 2025 (Link: https://ineedabook.blog/2025/10/15/un-te-con-autore-intervista-a-luca-tosi-ragazza-senza-prefazione-terrarossa-edizioni/)
[3] Luca Tosi, Oppure il diavolo, TerraRossa Edizioni, Bari, 2025, p. 46.
[4] Ivi, p. 77.
[5] Goffredo Parise (a cura di Emanuele Trevi), I movimenti remoti, Fandango, Roma, 2007, p. 98.

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

