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Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema

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Nel 2019 a Roma, dentro gli Studi di Cinecittà, veniva inaugurato il MIAC – il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema. Il primo museo multimediale e immersivo interamente dedicato al genere nella Capitale. Un progetto voluto e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, realizzato da Cinecittà, in partnership con importanti marchi del nostro audiovisivo come Rai Teche e CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia, e in collaborazione con Cineteca di Bologna, AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Fondazione Cineteca Italiana, Cineteca del Friuli, Mediaset, e il Patrocinio di SIAE.

Il MIAC – Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema prendeva vita dentro al Laboratorio di Sviluppo e Stampa di Cinecittà, da dove per decenni – finché è stata in auge la pellicola e prima del digitale – sono uscite le copie fisiche di migliaia di film, una buona parte della storia del nostro cinema.

Fulcro del progetto permanente del Museo è un insieme di ampie sale, in uno spazio di 1650 metri quadri, che vivono di video-installazioni, allestite in un gioco di elementi scenografici di potente impatto. Un approccio immersivo e multisensoriale, per raccontare alcuni temi fondamentali, ricorrenti e suggestivi della storia del cinema e dell’audiovisivo italiano, toccando la Radio e la Televisione, dai primi del ‘900 fino a noi.

I temi sono ampi contenitori tematici: Potere, Musica, Commedia, Lingua, Eros, Maestri, Attori e attrici, che fungono da lemmario per sfogliare l’atlante dello schermo italiano, con un andamento associativo, realizzato per immergere gli spettatori di tutte le età nella grande avventura delle immagini in movimento. Il Miac si presenta ora al pubblico in una nuova prospettiva progettuale non più statica ma dinamica che intende mettere in correlazione, sotto l’egida di Cinecittà, le varie discipline che ne rappresentano il patrimonio culturale.

Mantenendo l’allestimento permanente fatto di videoinstallazioni, il Miac rinnova ora la sua progettualità di nuove acquisizioni che costituirono il patrimonio museale del MIAC, e inserendo la realizzazione di esibizioni, mostre e iniziative realizzate in collaborazione con l’Archivio Luce.

Troviamo così le immagini – in fotografia e video – di una grande artista internazionale come Vanessa Beecroft, e i lavori di un nuovo talento della fotografia come Anna Di Prospero, ma anche elementi di ‘archeologia cinematografica’ come le grandi teste scenografiche de La città delle donne di Federico Fellini, o la meravigliosa slitta, opportunamente restaurata, del Ludwig di Luchino Visconti. O ancora una preziosa raccolta di macchine da presa e moviole d’epoca, parte del patrimonio d’impresa di Cinecittà.

Un percorso che unisce la storia di Cinecittà, un patrimonio materiale e storico di grande valore, e gli sguardi su dove l’immagine sta andando nei linguaggi contemporanei. In un’ottica di vitale contaminazione e relazione.

Il MIAC si fa così contenitore di memoria e prospettive future. Una scatola spazio/temporale elastica, aperta alla città, ai visitatori locali e internazionali, con un occhio speciale alle scuole e alle didattiche e ai progetti di formazione di nuove conoscenze e nuovi spettatori.

Un’apertura che si realizza anche con la possibilità per i visitatori di accedere e osservare il nuovo laboratorio di Sviluppo e Stampa, intanto tornato a riprendere vita a Cinecittà nelle lavorazioni sulla pellicola e sui nuovi restauri digitali. E con un nuovo piano di attività didattiche, educative, di incontro.

IL PERCORSO MUSEALE ORIGINARIO

Il percorso originario del MIAC si sviluppa in 12 ambienti principali su un’area di 1650 metri quadri scanditi in aree tematiche. Ogni sala esplora un tema, attraverso i materiali visivi e sonori accompagnati da apparati testuali, e un’installazione immersiva pensata per approfondire la sfera di senso del tema proposto al visitatore.

Il primo ambiente ad accogliere il visitatore del MIAC è l’Anteprima: spazio di attesa, foyer, dove tra insegne di famose sale cinematografiche, si avvicendano suoni e jingle familiari allo spettatore.

La prima sala è intitolata L’emozione dell’immaginario. Proiezioni su schermi di volti di spettatori e decine di frammenti di specchi replicano scene memorabili del nostro cinema.

La sala Attori e Attrici celebra i primi portavoce di un film, di uno show. Un mosaico di sequenze e primi piani ce li restituisce: divi e divine, stelle per ammiratori, premi, festival.

Sala Storia. Cinema e TV sono diventati un libro necessario per studiare e capire la nostra storia. Gli schermi di questa sala ne fanno un racconto discronico, una sorta di zapping sull’identità degli italiani.

Lingua. L’audiovisivo come noto è stato un elemento fondamentale nell’unificazione linguistica dell’Italia. Ma una miriade di drammaturgie è basata sui dialetti e regionalismi di un paese unificato e mai troppo unito. La sala inonda di suoni, parole e dialoghi sovrapposti.

Potere. Due pareti di cemento alte due metri e mezzo mostrano attraverso archivi e film le rappresentazioni del potere vissuto nel tempo dagli italiani. Volti indelebili e capolavori memorabili.

Paesaggio. Eros. Commedia. Merce. Quattro temi diversi del nostro cinema, riprodotti da quattro vasti schermi, in contemporanea. In mezzo uno spettacolare paesaggio lunare, di terra e steli luminosi, che reagisce agli impulsi dei film.

Musica. Musiche per film, film musicali – nel paese del melodramma e poi dei musicarelli – dal primo film sonoro La canzone dell’amore del 1930, ai geni italiani della musica per film: Morricone, Rota, Trovajoli, Piovani…

Maestri. I nomi su cui viaggia il cinema italiano nel mondo. Visti al lavoro, in backstage, pause, e in memorabili premiazioni. Ma maestri sono anche i lavoratori dello spettacolo, le maestranze, che contribuiscono con mestiere e genio alla costruzione delle visioni personali degli autori.

Caleidoscopio. Una sala ricoperta di specchi, priva di riferimenti dimensionali, in cui scie luminose dialogano con una colonna video al centro.

L’INTERVENTO EDILIZIO

Il progetto del MIAC si connota anche come importante intervento di rigenerazione edilizia. Il complesso originario, realizzato da Gino Peressutti nel 1937 e destinato a laboratorio di sviluppo e stampa, laboratorio meccanico, deposito pellicole, ristrutturato nel 1975, è stato valorizzato, rifunzionalizzato e riconvertito attraverso una nuova distribuzione spaziale. L’opera ha portato ad un intervento che complessivamente ha rigenerato, attraverso opere edili e tecnologiche, oltre 3.000 mq di complesso edilizio esistente.

Questi i numeri del progetto edilizio:

  • 3.382 mq, di cui 1.650 mq destinati al MIAC, di superficie intera rigenerata

  • 3.376 mq di superficie di lastrico solare ristrutturata

  • 2.950 mq di superficie di prospetti restaurati

  • 1,780 Km di nuove linee elettriche

  • 2.260 mq di superficie a verde attrezzato rigenerata

  • 3.890 mq di superficie di strade carrabili e pedonali ristrutturata

Uno spazio recuperato al territorio, alla sua offerta culturale e aggregante.

Testo dagli Uffici Stampa MyCom e Zebaki.

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