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Ottetto in mi bemolle maggiore per archi op. 20

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Ha solo sedici anni Felix Mendelssohn-Bartholdy che nel 1825 compone l’Ottetto in mi bemolle maggiore per archi, op. 20. Inedita, per l’epoca, la scelta di un simile organico per un brano dalla notevole complessità polifonica, che richiede impegno pressoché paritetico a tutti gli strumenti. È lo stesso compositore ad annotare sulla partitura autografa:

«Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di un’orchestra sinfonica. I piani e i forti vanno rispettati attentamente e sottolineati con più forza di quanto si usa in opere di questo genere».

 

Testo dal Dipartimento Ricerca, Editoria e Comunicazione del Teatro di San Carlo

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