L’invenzione della neve, diretto da Vittorio Moroni

con Elena Gigliotti, Alessandro Averone, Anna Ferruzzo, Anna Bellato, Eleonora De Luca e con Carola Stagnaro

con le animazioni di Gianluigi Toccafondo

(Italia/2023/117’)

 IN ANTEPRIMA MONDIALE ALLE NOTTI VENEZIANE – SEZIONE REALIZZATA DALLE GIORNATE DEGLI AUTORI IN ACCORDO CON ISOLA EDIPO – E AL CINEMA DAL 14 SETTEMBRE 2023 CON I WONDER PICTURES

LE ANTEPRIME E LE SALE IN AGGIORNAMENTO: https://iwonderpictures.it/linvenzionedellaneve/

L’invenzione della neve
Il poster del film

Sarà presentato in anteprima mondiale alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, all’interno delle Notti Veneziane, sezione realizzata dalle Giornate degli autori in accordo con Isola Edipo, L’invenzione della neve, il film diretto da Vittorio Moroni con Eleonora Gigliotti, Alessandro Averone, Anna Ferruzzo, Anna Bellato, Eleonora De Luca e con Carola Stagnaro. Il film arriverà poi nelle sale italiane giovedì 14 settembre con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

L’invenzione della neve è prodotto da 50N in associazione con Credit Agricole SA (ai sensi delle norme sul tax credit) e con la collaborazione di Cinnamon Digital Cinema, con il contributo dell’Assessorato regionale Turismo, Sport e Spettacolo – Sicilia Film Commission, con il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020, con la sponsorizzazione di VIS e il supporto di Ala Bianca Group.

 

L’invenzione della neve vede protagonista Carmen – interpretata magistralmente da Elena Gigliotti – una donna dalla forza ancestrale, eccessiva, invadente, sbagliata e, forse, pericolosa. Carmen agisce usando bugie, manipolazioni e seduzione, come ha imparato fin da piccola, per non perdere sua figlia e l’uomo che dice di amare, Massimo. Una favola, animata da Gianluigi Toccafondo, fa da fil rouge alla storia che strega lo spettatore e lo accompagna nelle vite di Carmen e Massimo, dalle tinte fosche, spietate e paradossalmente romantiche.

“Il film, a suo modo un noir, un thriller dell’anima” dichiara il regista “cerca di portare alla luce l’umanità che si cela dietro il loro costante bisogno di aggredirsi e di amarsi. Nonostante la loro crudeltà, Carmen e Massimo sono creature giuste, a modo loro, all’interno del modello che si sono dati, nonché l’unico che conoscono per esistere”.

L’invenzione della neve è stato girato in 18 giorni e le 6 scene principali sono state riprese senza interruzioni per 30 minuti in media, chiedendo agli attori di considerare ogni imprevisto come un’opportunità, di abitare la scena come un documentario, come la vita.

Sinossi: Carmen ama troppo intensamente, troppo a modo suo e il mondo non glielo perdona. Lei e Massimo si sono lasciati, ma Carmen continua ad amarlo come l’uomo della sua vita. Adora Giada, la figlia che hanno avuto insieme e che adesso ha 5 anni. La bambina è stata affidata al padre, alla madre il permesso di vederla una volta ogni quindici giorni. Carmen non ci sta: sa di aver commesso degli errori, ma accada di nuovo quello che è successo a lei da bambina. Se il mondo la vuole distruggere, lei trasformerà il mondo.

L’invenzione della neve, sarà nelle sale italiane giovedì 14 settembre con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection, dopo l’anteprima mondiale all’interno delle Notti Venezianesezione realizzata dalle Giornate degli autori in accordo con Isola Edipo.

 

NOTE DI REGIA

Ognuna delle sei scene principali di questo film è stata girata senza interruzioni, normalmente per 20-35 minuti. L’accordo con attori, operatore di ripresa, microfonista, DOP e fonico: qualunque cosa accada durante il take, non ci fermeremo, fino alla fine della sequenza. Non ci sarà nulla che chiameremo errore, semmai variazione. Ogni imprevisto sarà una nuova opportunità. Come nel documentario, come nella vita.

Ogni take è stato poi montato, con Mattia Soranzo, intrecciandolo con gli altri, per ottenere un distillato che è il film, questo film.

Tutto è stato girato in diciotto giorni. Tre dedicati a ogni scena, uno per esplorarla e reinventarla nello spazio, un altro per vendemmiare, l’ultimo per sperimentare i confini e le possibilità più estreme di ciascuna situazione.

La sceneggiatura è stata la mappa di un viaggio con appuntamenti imperdibili, ma senza un percorso obbligato. Unica bussola: la verità. Cioè: quanto avviene in scena, nel cuore, nei corpi, nelle relazioni tra gli attori.

Con gli attori, scelti in quattro anni di casting e sottoposti a una lunga preparazione, è stato fatto uno scambio: “offri al tuo personaggio le tue esperienze, i tuoi ricordi più intimi, le tue fragilità, le tue ombre e in cambio potrai plasmarne gesti e linguaggio fino a farlo diventare te”. Ho cospirato per settimane con l’actors coach Rosa Morelli e gli attori auspicando il sorpasso, il momento in cui l’attore si fosse tanto donato e calato nel proprio personaggio da saperne più di me e più dei co-sceneggiatori, che lo avevamo inventato.

Abbiamo chiesto agli interpreti di rispettare il copione nella sua essenza e non alla lettera: cioè tradendolo ogni volta che era necessario, per accedere a quella verità sottostante che era il punto di incontro tra l’attore e il personaggio.

Ho chiesto ad Andrea Caccia e alla sua macchina a spalla e a Daniele Sosio con la sua asta microfono, di danzare con me e con gli attori, accettando il rischio dell’imprevisto, riprendendo senza sapere se i personaggi di fronte a loro si sarebbero fermati davanti alla finestra o avrebbero improvvisamente svoltato a destra. Accettando il rischio della perdita di fuoco, della sporcatura. E Massimo Schiavon ha concepito e organizzato le luci per danza.

Tutti, per ventuno giorni, abbiamo nuotato dove non si tocca, coscienti che questo rischio era il prezzo da pagare per darci la possibilità di essere sorpresi dall’inatteso. Per ogni scena ho scelto una diversa ratio, una nuova proporzione del fotogramma, per dare allo spazio una dimensione più o meno claustrofobica.

Questo film è, infatti, a suo modo, un noir, un thriller dell’anima. Carmen, la protagonista, ha una forza ancestrale, ama in un modo che il mondo non le perdona. Anche le persone a lei più care la considerano eccessiva, invadente, sbagliata, pericolosa. Carmen agisce usando bugie, manipolazioni e seduzione. Lo ha imparato da bambina, sa che sono strumenti essenziali per sopravvivere. Cerca ciò di cui non può fare a meno: sua figlia Giada. Massimo, il padre, è intrappolato in una favola che ha creato lui stesso e che ora cerca di distruggere perché altrimenti ne sarebbe distrutto. Il film cerca di portare alla luce l’umanità che si cela dietro il costante bisogno dei due di aggredirsi e di amarsi, accusarsi e difendersi. Nonostante la loro crudeltà, Carmen e Massimo sono creature giuste, a modo loro, all’interno del modello che si sono dati, l’unico che conoscono, per esistere e trovare un senso. Carmen e Massimo sono ciò che fanno, ma anche, e soprattutto, ciò che desiderano essere.

Fin dall’infanzia la strategia fondamentale di Carmen per sopravvivere è l’immaginazione: ricreare il mondo, per renderlo accettabile; il suo progressivo rifiuto della realtà e delle sue regole spietate, la sua fantasia sono il punto di contatto tra follia e poesia.

Tutto ciò che si può sapere e intuire sui personaggi e sulla storia deriva da sei scene soltanto. Dopo la prima sequenza si avrà la sensazione di aver capito la natura dei protagonisti, le loro personalità, le rispettive motivazioni… Si sarà tentati di giudicare, di schierarsi da una parte o dall’altra. Ma dalla seconda scena alla fine, si verrà costretti a disvelamenti inaspettati che sollevano nuove domande. E che rendono difficile scegliere da che parte stare. Si sarà portati a rivedere i propri giudizi, a considerare le cose sotto una luce diversa, fino a chiedersi se la verità non sia semplicemente un misto tra ciò che è realmente accaduto e ciò che i personaggi avrebbero voluto accadesse.

La continua presenza di animali, immaginari o reali, rende costante il gioco di rimandi con la natura; le scelte e i comportamenti umani sono implicitamente confrontati con gli schemi altrettanto crudeli ma necessari dell’esistenza animale.

L’ambientazione è teatrale, per quadri, ma lo sguardo della macchina a mano persegue un’intimità documentaristica.

Il film è intervallato da alcuni minuti di sequenze animate attraverso le quali viene raccontata una favola: una famiglia di sirene fugge dal fiume e impara a vivere nella giungla, ma la terra non è meno minacciosa dell’acqua… I disegni e lo stile sono quelli di Gianluigi Toccafondo: corpi fluidi che mutano continuamente in un gioco evolutivo imprevedibile. È la favola che Massimo ha inventato per sua figlia Giada. A quella favola Carmen si aggrappa con tutte le sue forze perché è l’unica speranza di salvezza e di riconciliazione. È la rivincita del suo desiderio di felicità sulla crudeltà del mondo reale. È l’invenzione della neve.

Vittorio Moroni

CAST

ELENA GIGLIOTTI CARMEN

ALESSANDRO AVERONE MASSIMO

ANNA FERRUZZO GRAZIA

ANNA BELLATO SONIA

ELEONORA DE LUCA MARA

CAROLA STAGNARO ANTONIA

CREDITS

Regia e soggetto: Vittorio Moroni

Sceneggiatura: Igor Brunello, Luca De Bei, Vittorio Moroni
Fotografia: Massimo Schiavon e Andrea Caccia
Montaggio: Mattia Soranzo

Suono presa diretta: Gianluigi Gallo
Microfonista: Daniele Sosio
Actors coach: Rosa Morelli
Organizzatore: Davide Barletti

Scenografia: Egle Calò
Costumi: Angela Tomasicchio
Trucco: Adriana Apruzzo

Musica Originale: Mario Mariani edite da Ala Bianca Group srl

Animazioni: Gianluigi Toccafondo

Testi, video e immagini dall’Ufficio Stampa Echo Group. Aggiornato il 4 Agosto, il 13 e il 21 Settembre 2023.

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