Il recente saggio di Enrico Terrinoni, Chi ha paura dei classici?, edito da Cronopio, si apre sotto il segno di un silenzio che è al tempo stesso vitale e sacro, perché fa da culla all’ispirazione e al sogno, ma anche alla memoria
Le traduzioni dell’Ulisse di James Joyce sono come sfumature di un arcobaleno dopo la tempesta dell’errore, del vagare di Leopold Bloom