FURIOSA: A MAD MAX SAGA
al cinema dal 23 maggio 2024

Leggi qui la recensione di Angelo Giannone (2 giugno 2024)
Leggi qui le informazioni ufficiali sul film

Furiosa A Mad Max Saga
il poster del film

Furiosa: A Mad Max Saga, di George Miller – Opzioni per lo streaming


Furiosa: A Mad Max Saga, di George Miller – la strada del confronto è più complessa del previsto

Nelle sue numerose sfumature, il cinema post apocalittico ha nella saga di Mad Max uno dei suoi esponenti più riusciti dal punto di vista dell’azione e della creazione del mondo, con influenze estese anche al di fuori del filone stesso. George Miller, classe 1945, aveva abbandonato la saga con Oltre la sfera del tuono nel 1985, riprendendola trent’anni dopo con Mad Max Fury Road. E dopo quasi altri dieci anni, ecco arrivare Furiosa: a Mad Max Story.

È molto semplice etichettare Furiosa come inferiore, peggiore e non all’altezza di Fury Road. Ma la strada da percorrere è lunga ed ardua, piena di incroci, pit stop, imprevisti ed incontri inaspettati.

Andata: il viaggio nel tempo 

Non ci sarà mai più un film come il Mad Max del 1979. Non è una questione di estetica o di traguardo tecnico, ma meramente produttiva. Mad Max è un film ridotto all’osso in molti aspetti, dal budget alla sceneggiatura alla recitazione, nato grazie alla follia di Miller e all’elusione di svariate leggi. Un film seminale in numerosi aspetti, capace di raccontare più con gli inseguimenti d’auto che con i dialoghi, fautore dell’evoluzione dell’intero linguaggio del cinema d’azione (e di aver lanciato la carriera di Mel Gibson).

Non ci sarà mai più un film come il Mad Max 2 del 1981. In questo caso, è una questione di influenze. L’estetica post-apocalittica nasce grazie al suo budget record (per l’Australia), all’esplosione creativa di Miller ed una nuova ed irrinunciabile dose di follia. Servirebbe una strada molto più lunga di questa per narrare retroscena, tecnicismi ed influenze di questi due film, estese ben oltre il genere action e ben oltre il cinema (Ken il guerriero sarebbe solo il primo di una sterminata lista).

Ci sono e ci saranno molti film migliori di Mad Max Beyond Thunderdome, ma è un film che appartiene solo a metà a Miller, a voler essere generosi.

Non ci sarà, infine, mai più un film come Mad Max Fury Road del 2015. In questo caso, è una questione sì di nuovo produttiva, ma anche di convergenza. Questa saga è composta da strade che si intersecano, più che da strade consecutive. Si possono percorrere in maniera praticamente indipendente, seppur separate nel tempo. Fury Road è il loro crocevia.

Miller ha sconvolto il cinema d’azione, seminato il campo del post apocalittico on the road, abbandonando per decenni questa strada per dedicarsi – più o meno volontariamente – ad altro. Farà sorridere, ma Babe va in città ed i due Happy Feet sono stati diretti sempre da lui (e si potrebbe discutere di come la sua regia sia riconoscibile anche qui).

Fury Road arriva dopo tutto questo, dopo gli esperimenti di Cameron e Spielberg, dopo la diffusione della CGI, sei anni dopo quell’Avatar meritevole (o reo) di aver imposto un nuovo standard. Arriva in un’industria dai budget nemmeno paragonabili a quelli degli anni ’80, dove spesso gli effetti speciali dominano e soffocano azione, intrecci e personaggi, ma dove anche la narrazione è cambiata, vivendo troppo spesso della necessità di raccontare ogni dettaglio dei mondi che il cinema crea.

La blindocisterna di Fury Road è Miller stesso, che percorre in una sola volta la strada tracciata trent’anni di cinema, a velocità folle, spazzando via qualunque pilota e mezzo incontri sulla via, rubando e incorporando pezzi, ma restando identificabile. La mano dietro la macchina da presa è la stessa di Mad Max 2, il film ne è il figlio ed erede, punto di arrivo e ripartenza di un genere rimasto sempre affascinante. Restano fermi come stelle fisse l’orizzonte basso, il lento movimento della macchina che segue mezzi lanciati a velocità folle, le inquadrature da dentro i mezzi, ma tutto diventa moderno. Se Mad Max e Mad Max 2 sono creazione e sviluppo di un’estetica e di un linguaggio, Fury Road ne è ammodernamento e consacrazione Le inquadrature ipercinetiche ma cristalline non sono figlie degli anni ’80, a differenza degli effetti speciali, per la maggior parte pratici, reali, tangibili e per questo destinati a non invecchiare mai. Allo stesso modo, la narrazione è un aggiornamento di quella di Mad Max 2, ma allora perché funziona così bene? Perché, di nuovo, parlano le immagini, parlano le auto, e decorazioni ed i costumi, in grado di raccontare un mondo molto più di minuti di dialoghi. I personaggi sono semplici; eppure, Furiosa rimane impressa nella memoria collettiva come icona del film molto più di Max. È un trionfo, una nuova follia di un Miller alla soglia dei settant’anni, dal successo definibile modesto: 170 milioni di budget, circa 380 di incasso. È con gli anni che Fury Road ha cementificato il suo successo, più che con l’incasso in sala.

Cos’è quindi Furiosa? Uno sfortunato erede al pari di Thunderdome? Una retromarcia creativa ed autoriale in favore dell’inseguimento di una modernità aliena al regista quasi ottantenne? O magari, una strada del tutto nuova ed inesplorata?

Ritorno: il viaggio sulla strada 

Furiosa è ovviamente un prequel di Fury Road, ma arriva comunque a quasi dieci di distanza. Non è quel tipo di film che batte il ferro finché è caldo, semmai sfrutta solo (e giustamente) il personaggio più incisivo del precedente film e ne racconta la vita. Pensare che nei nove anni trascorsi tra i due film il cinema si sia fermato sarebbe quantomeno miope.

Gli effetti visivi hanno raggiunto vette mai viste prima, la trasformazione di prodotti singoli in franchise qualcosa di sistematico, con il sopraggiungere degli “universi narrativi”, che nel 2015 erano solo al loro inizio, nel bene e nel male. Anche lo stesso cinema d’azione è cambiato, con le influenze orientali (ri-)entrate nel genere come un mezzo corazzato. Partendo da quel The Raid del 2012, i long take hanno trovato una nuova luce in quanto protagonisti dell’azione, trovando la loro declinazione statunitense soprattutto nel terzo e quarto capitolo di John Wick.

Non sono cambiamenti ignorati da Miller, ma ancora una volta inglobati nel suo linguaggio. Furiosa ne mantiene ogni stilema e caratteristica, compiendo un’operazione simile al suo predecessore ma in un lasso di tempo più breve. Il confronto con Fury Road è intuitivo ma più complesso e stratificato di quanto appaia. La potenza rivoluzionaria del film del 2015 non è replicabile in un terzo del lasso di tempo e Furiosa non punta nemmeno a quello. L’idea di fondo è adattare quella stessa grammatica visiva di Fury Road al contesto narrativo dell’ultimo decennio.

Ecco quindi arrivare un film dai toni diversi, in grado di espandere il mondo narrativo della saga in modi maestosi ed ancora inediti, raccontandosi con una scansione temporale ancora mai esplorata da Miller. Questi elementi possono non essere congeniali a tutti, ma dal momento in cui l’azione non perde di potenza, il linguaggio visivo così distintivo della saga è intatto e la creatività di Miller nei mezzi e nelle coreografie si rinnova, quanto è davvero possibile parlare di film “inferiore”?

Allo stesso modo, la maggior presenza di CGI non delegittima Furiosa. Al pari del trucco e della prostetica, è uno strumento, utilizzato per costruire delle scene o impossibili da riprodurre o troppo pericolose per essere performate da stuntman. È impiegata ovviamente anche nella costruzione di alcuni ambienti, che nella loro macroscopicità non sono certo adatti ad essere riprodotti su un set, a meno di non voler impiegare milioni di litri di petrolio.

Certo, l’espansione del mondo non arriva senza problemi. La città dei proiettili è poco incisiva rispetto a quella del carburante ed il primo atto avrebbe potuto essere più stringato. Ma il contraltare è un guadagno sui personaggi: il Dementus di Chris Hemsworth ha più profondità di molti personaggi della saga, nel suo essere tanto sopra le righe quanto machiavellico e sibillino; Pretorian Jack riesce ad essere “un Max” senza essere Max, creando un ulteriore motivo per legare (nel tempo della storia) successivamente Max a Furiosa stessa. Lei è ovviamente la star del film, vivendo delle meravigliose interpretazioni di Alyla Browne e Anya Taylor-Joy. Da bambina intelligente e traumatizzata a silenziosa ragazza in cerca di vendetta, Furiosa si racconta tramite silenzi ed azioni più che parole; una Taylor-Joy in grado di bucare lo schermo con lo sguardo, riprendendo l’intensità e la potenza di quello di Charlize Theron, entrambi enfatizzati dalla polvere, lo sporco, i colori scuri e densi del grasso dei mezzi a motore.

Spegnendo i motori, Furiosa è un’opera effettivamente priva dell’impatto esplosivo e la forza innovativa di Fury Road, ma riesce nondimeno a posizionarsi all’apice del suo genere, grazie alle idee e alla mano di Miller e ad una protagonista memorabile.


Anya Taylor-Joy e Chris Hemsworth sono i protagonisti di “Furiosa: A Mad Max Saga”, l’atteso ritorno all’iconico mondo distopico che il pluripremiato e geniale filmmaker George Miller ha creato più di 40 anni fa, con gli emblematici film di “Mad Max”. Miller ora volta nuovamente pagina con una nuovissima avventura d’azione originale e standalone che rivela le origini del potente personaggio protagonista nel pluripremiato successo mondiale “Mad Max: Fury Road”. Questo nuovo lungometraggio di Warner Bros. Pictures e Village Roadshow Pictures è prodotto da Miller e dal suo partner di lunga data, il produttore nominato agli Oscar® Doug Mitchell (“Mad Max: Fury Road”, “Babe, maialino coraggioso”), attraverso la loro Kennedy Miller Mitchell, con sede in Australia.

Mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus. Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa. Al fianco di Taylor-Joy e Hemsworth tra i protagonisti del film troviamo anche Alyla Browne e Tim Burke.

Miller ha scritto la sceneggiatura insieme al co-sceneggiatore di “Mad Max: Fury Road” Nico Lathouris. Il team creativo di Miller che ha lavorato dietro la macchina da presa comprende il primo assistente alla regia PJ Voeten e il regista della seconda unità e coordinatore degli stunt Guy Norris, il direttore della fotografia Simon Duggan (“La battaglia di Hacksaw Ridge” “Il grande Gatsby”), il compositore Tom Holkenborg, il sound designer Robert Mackenzie, il montatore Eliot Knapman, il supervisore agli effetti visivi Andrew Jackson e il colorist Eric Whipp. Fanno parte della squadra altri suoi collaboratori di lunga data: lo scenografo Colin Gibson, la montatrice Margaret Sixel, il sound mixer Ben Osmo; la costumista Jenny Beavan e la truccatrice Lesley Vanderwalt, già vincitori del Premio Oscar® per il loro lavoro su “Mad Max: Fury Road”.

Warner Bros. Pictures presenta, in collaborazione con Village Roadshow Pictures, una Produzione Kennedy Miller Mitchell, un film di George Miller: “Furiosa: A Mad Max Saga”.

Il film viene distribuito nelle sale italiane dal 23 maggio 2024, da Warner Bros. Pictures.


Torna nel mondo distopico creato del geniale filmmaker George Miller e scopri le origini dell’iconico personaggio protagonista della pluripremiata saga d’azione in “Furiosa: A Mad Max Saga”

GIÀ DISPONIBILE SU TUTTE LE PRINCIPALI PIATTAFORME DIGITALI PER WARNER BROS. HOME ENTERTAINMENT

I primi minuti del film in anteprima sul canale YouTube ufficiale di Warner Bros.

Il film è disponibile per l’acquisto e il noleggio su Apple TV app, Prime Video, Youtube, Rakuten TV, Timvision, Microsoft Film & TV e a noleggio su Sky Primafila e Mediaset Infinity

Comunicazioni ufficiali, video e immagini da Warner Bros. Pictures. Aggiornato il 15 maggio e l’11 luglio 2024.

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