A spasso nell’officina di Manzoni con Giulia Raboni
In questi giorni abbiamo letto tantissime citazioni di Alessandro Manzoni tratte da I Promessi Sposi (i miei lettori immagineranno a qual proposito). Ma ieri, 7 marzo 2020, era anche l’anniversario della nascita del poeta e scrittore milanese, che avrebbe compiuto ben 235 anni.
Tutti noi, del resto, abbiamo studiato almeno qualche verso del 5 maggio, di Marzo 1821 o qualche pagina dell’Adelchi o del Conte di Carmagnola. E tutti, e dico tutti, sin dalla scuola media, ci siamo immedesimati nelle vicende di Renzo e Lucia e di quel matrimonio che “non s’ha da fare, né domani, né mai.” Ci hanno anche spiegato dei diversi “crucci” del Manzoni, del suo “problema della lingua” e della rappresentazione del vero nel suo romanzo. Crucci che lo accompagnarono in tutto il percorso di revisione della sua opera, che durò dal 1821 sino al 1840, anno della cosiddetta “Quarantana”.
Ma come lavorava Manzoni?
Se lo chiede Giulia Raboni nel suo volume (Carocci Editore, 143 pag, 12,00 Euro).
Attraverso l’analisi filologica dei manoscritti di Manzoni, la Raboni ci permette di entrare a contatto con l’autore e di scoprire alcuni lati del suo carattere e del suo modus operandi, fondamentali per comprendere le opere di Manzoni a fondo.
“Manzoni, specie quello della stagione più creativa, lavora metabolizzando immediatamente quello che parallelamente trova nei documenti, nei libri consultati, accumulando all’interno di quanto scrive nuove serie di dati e di riflessioni che portano a un certo punto a una saturazione e a un superamento del del già fatto.” Proprio per questo motivo, la lettura e l’analisi di tutti gli scartafacci, degli abbozzi del Manzoni sono, per un filologo, operazioni, per dirla con le parole della Raboni, quasi “commuoventi”. È proprio questo il fascino della filologia d’autore, del resto: essere in grado di entrare “nell’officina dell’autore”, di scoprire quale procedimento, quanto lavoro risiede dietro la composizione di qualsiasi opera. E tratto caratteristico delle opere di Manzoni, per nostra fortuna, è proprio “una dialettica che non richiede dunque la cancellazione del passato ma invece la testimonianza e meditazione come gradino necessario per il suo miglioramento, come ben mostrano, sul lato per così dire più razionale e pragmatico dell’agire umano.” Questo spiega anche le diverse postille e correzioni di Manzoni anche su testi già editi, ma secondo l’autore sempre imperfetti.

Giulia Raboni, dopo un secondo capitolo in cui tratta della complessa catalogazione dei numerosissimi originali manzoniani ed il fondamentale intervento di Pietro Brambilla per le prime edizioni degli scartafacci di Manzoni, inserisce un capitolo a mio parere fondamentale nel volume: la biblioteca.
In questi ultimi anni, fortunatamente, la questione delle biblioteche d’autore e del loro rapporto con la tradizione è centrale nello studio e nella trattazione di uno scrittore o di un poeta e delle sue opere. Secondo la Raboni, infatti, negli ultimi decenni questo filone di ricerca ha avuto un notevole incremento “grazie al crescere di una nuova sensibilità, sviluppatasi anzitutto nei confronti di scrittori di età medievale (si pensi soprattutto alle indagini di Giuseppe Billanovich sulla biblioteca di Petrarca) e del Novecento.”
Lo studio delle biblioteche e che gli autori hanno apprezzato, studiato, postillato e con cui si sono confrontati, è importantissimo “per la ricostruzione del loro orizzonte culturale, con immediata ricaduta sull’individuazione delle fonti, altrimenti non sempre facilmente identificabili.”
Per i filologi è interessante, inoltre, il modo in cui gli autori “trattavano” gli esemplari su cui lavoravano, le postille, le annotazioni, le sottolineature in questi volumi è un altro aspetto che aiuta a capire le sfumature del carattere e della personalità di un poeta o di uno scrittore.
Qual era, quindi, il rapporto di Manzoni con i suoi esemplari, sia con quelli della residenza in Via Moroni che con quelli della villa di Brusuglio, cioè la sua residenza di campagna?
L’autore, da quanto si evince da una confessione contenuta in una lettera a Rossini nel 1831, prediligeva i volumi rari ed eleganti, ma non mancava di postillarli (come accadde anche con la sua copia del Vocabolario della Crusca del 1806).
Vale la pena sottolineare anche che nella residenza di campagna, dove l’autore trascorse diversi periodi, tra gli scaffali del Manzoni troviamo la “letteratura “botanica” e alcune importanti collezioni di classici: da quella degli Scrittori classici di economia politica, alle due raccolte di classici latini bipotinta e lemairiana, a quella milanese dei Classici italiani e ai padri della Chiesa”. La presenza di questi volumi nella Villa di Brusuglio sembra indicare la volontà di Manzoni di dedicarsi, quando lontano dalla vita e dai “crucci” cittadini, ad una letteratura in grado di allontanarlo dalla “operosa officina, specie linguistica” dei volumi presenti, invece, in Via Moroni, dove, invece, si trovano volumi “sulla poesia provenzale, i libri di poesia e la Storia e ragione d’ogni poesia del Quadrio, il Dizionario universale di Chambers (nell’edizione di Pasquali, 1748-49, in nove volumi) e una fitta serie di grammatiche e dizionari.
Pare, inoltre, che il Manzoni non si recasse in biblioteche per le sue ricerche. A parte qualche visita a qualche fondo privato, non si hanno prove sulla frequentazione dell’Ambrosiana e degli Archivi.
Gli ultimi due capitoli del volume della Raboni, invece, mirano all’analisi delle caratteristiche dei manoscritti di Manzoni, dei suoi scartafacci, che “sovrappongono fasi diverse di elaborazione non sempre facilmente districabili.”
L’autrice ci aiuta a capire e a far chiarezza tra le carte del poeta e scrittore milanese e tra le diverse redazioni testuali delle sue opere.
L’ultimo capitolo in particolare, è utilissimo per cercare di capire le intricatissime vicende che portano all’edizione definitiva de I Promessi Sposi.
La Raboni parte dalla descrizione della cosiddetta “Prima Minuta” del Fermo e Lucia 1821-1823, per poi passare alle differenze che si riscontrano con la “Seconda Minuta” del 1824, dal provvisorio titolo Sposi Promessi, per poi arrivare alla cosiddetta edizione Ventisettana e infine alla Quarantana e ne analizza i profondi cambiamenti dal punto di vista linguistico e della rappresentazione del rapporto tra realtà e finzione.
“E della lingua della Quarantana possediamo oggi una radiografia piuttosto esaustiva, tanto nella descrizione grammaticale, quanto nell’analisi stilistica, quanto infine nella valutazione del suo impatto sull’evoluzione della lingua italiana.”
Indispensabile è, a questo punto, l’inserimento nel capitolo, di un riferimento all’edizione interlineare de I Promessi Sposi di Riccardo Folli del 1877, che aiuta a far capire anche al lettore meno esperto quanto il testo di cui si è parlato finora sia “in movimento”, sempre in continua evoluzione.
Il testo di Giulia Raboni è uno strumento indispensabile perché aiuta a capire le complesse vicende filologiche delle opere di uno studiatissimo autore quale Alessandro Manzoni, sia di quelle più famose, lette, studiate e apprezzate, sia di quelle meno note, assolutamente da riscoprire e rivalutare ogni giorno.

Dal 5 al 23 novembre il PapiroTour al Punto di servizio bibliotecario “I ragazzi e le ragazze di Utøya”
Da mercoledì 5 a sabato 23 novembre 2019 la mostra itinerante legata all’iniziativa “PapiroTour. L’antico Egitto in Biblioteca” farà tappa al Punto di servizio bibliotecario “I ragazzi e le ragazze di Utøya” (Via Zumaglia 39, Torino).
Promosso in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi, PapiroTour celebra il 150° anniversario dell’istituzione del Servizio Biblioteche. Con questo progetto inclusivo, il Museo Egizio intende rinforzare il legame con il territorio raggiungendo i quartieri più distanti dal centro, dove mese dopo mese è allestita nelle biblioteche un’area espositiva sul tema del papiro e della scrittura egizia e sono organizzate delle attività divulgative.
Dopo l’ultima tappa alla Biblioteca civica “Cesare Pavese”, l’allestimento approda nel quartiere Campidoglio. In parallelo alla mostra, inoltre, prosegue il calendario di appuntamenti gratuiti e aperti alla cittadinanza.

In particolare, giovedì 7 novembre alle ore 17.00, alla Biblioteca civica Centrale (via della Cittadella, 5) si terrà l’incontro “Fiori e alberi sacri nell’antico Egitto: tra simbolismo e materialità” con Divina Centore, egittologa del Museo Egizio. Un incontro sul forte interesse, pratico e religioso, degli Egizi per la flora. Un aspetto che si manifesta in molte delle evidenze materiali che ci sono pervenute: fiori, ghirlande e alberi, che alla luce delle tradizioni sviluppate dalla civiltà egizia assumono importanti significati simbolici.
Nel mese di novembre sono inoltre previsti altri incontri aperti al pubblico. Mercoledì 20 novembre, alle ore 17.00, proprio all’interno del Punto di servizio bibliotecario “I ragazzi e le ragazze di Utøya” sarà ospitata una conferenza dedicata agli amuleti a cura di Federica Facchetti, curatrice del Museo Egizio: un appuntamento che sarà l’occasione per approfondire storia, varietà e utilizzi di questi reperti che, indossati sia in vita che dopo la morte, secondo la tradizione avevano il potere di allontanare o prevenire il male.
Due gli incontri dedicati ai più piccoli: mercoledì 6 novembre, alle ore 17, l’attività di lettura “Sulle sponde del Nilo: bambini nell’antico Egitto”, e mercoledì 13 novembre, allo stesso orario, il laboratorio “All’ombra delle piramidi”.
Grazie a PapiroTour, i cittadini possono dunque avvicinarsi alla civiltà faraonica, osservando all’interno della mostra itinerante una serie di pannelli divulgativi e una grande replica, lunga circa due metri, del Libro dei Morti di Taysnakht realizzata dai detenuti della Casa Circondariale Lorusso-Cutugno di Torino nell’ambito del progetto “Liberi di Imparare”.
Fino al 30 marzo 2020, 12 biblioteche cittadine ospiteranno a turno la mostra. Nel quadro della stessa iniziativa, inoltre, fino al 31 dicembre 2020 è riservata la gratuità di accesso al museo a tutti i possessori della tessera di una delle Biblioteche civiche cittadine*.
La rete delle Biblioteche civiche torinesi conta attualmente 16 sedi, oltre al Mausoleo della Bela Rosin, un Bibliobus itinerante, tre punti presso la Casa Circondariale “Lorusso-Cutugno” e l’Istituto Penale per i Minorenni “Ferrante Aporti”.
Ai servizi di prestito e alla biblioteca digitale, si aggiungono ogni mese incontri, gruppi di lettura e altre attività.
Il Museo Egizio custodisce a Torino una collezione di oltre 36.000 reperti, di cui 3.300 esposti nelle sale museali a cui si aggiungono oltre 11.000 reperti nei depositi visitabili.
La straordinaria raccolta di statue, papiri, sarcofagi e oggetti di vita quotidiana consente al visitatore un viaggio nel tempo attraverso più di 4.000 anni di storia, arte, archeologia, alla scoperta di una delle più affascinanti civiltà del passato.
La Leggenda del Piave: donata la IV strofa aggiunta da E. A. Mario
È PATRIMONIO DELLO STATO L’AUTOGRAFO DE LA LEGGENDA DEL PIAVE: DONATA LA IV STROFA AGGIUNTA DA E. A. MARIO IL 4 NOVEMBRE 1918
Come da MiBAC, redattrice Lidia Tarsitano
35 milioni per Biblioteche nazionali di Roma e Firenze e di Archeologia e storia dell’Arte di Roma
BIBLIOTECHE, FRANCESCHINI: DA CONFERENZA UNIFICATA OK A INVESTIMENTI MIBACT PER 35 MILIONI
Serviranno a riorganizzare e valorizzare biblioteche nazionali di Roma e Firenze e prestigiosa Biblioteca di archeologia e storia dell’arte
Come da MiBACT, Redattore Renzo De Simone
BIBVIO, Biblioteche virtuali online
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Le 46 biblioteche statali presentano lo straordinario patrimonio storico bibliografico
IIa Edizione Concorso di Arte Contemporanea "Oltre i Libri"
II EDIZIONE DEL CONCORSO DI ARTE CONTEMPORANEA
Oltre i libri. L'arte del presente incontra i libri del passato. Chiusura iscrizioni, 17 aprile 2016
Come da MiBACT, Redattore Renzo De Simone
Ingresso della Biblioteca Angelica a Roma, foto da Wikipedia, CC BY-SA 3.0, caricata da e di Lalupa
L’AIB sostiene l’iniziativa ANAI “Ispirati dagli archivi”
L’AIB sostiene l’iniziativa ANAI “Ispirati dagli archivi”
L’AIB sostiene l’iniziativa “Ispirati dagli archivi. Una settimana per dare voce alle migliaia di chilometri di documenti che costituiscono l’eccezionale patrimonio custodito negli archivi italiani” promossa dall’ANAI – Associazione nazionale archivistica italiana che ha lo scopo di far “conoscere ai cittadini la ricchezza del patrimonio archivistico del nostro Paese e per richiamare le istituzioni a garantire risorse adeguate per la sua tutela e valorizzazione e a gestire con consapevolezza il tema della conservazione del documento digitale, che offre eccezionali vantaggi, ma espone anche a rischi da valutare per tempo e con attenzione”.
Dal 14 al 19 marzo sono in programma eventi in ogni regione italiana, destinati a riscoprire e a rendere fruibile, l’immenso patrimonio custodito dagli archivi. Dal sito dell’iniziativa in continuo aggiornamento, che raccoglie tutti le attività messe in atto, è possibile aderire, ma anche cercare l’evento più vicino a te per data, tipologia o regione.
“Perché gli archivi parlano di ciascuno, essendo la memoria di tutti” dal Manifesto degli archivisti italiani 2016.
Roma, 7 marzo 2016
Testo e immagine dall'Associazione Italiana Biblioteche
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Milano, 3 marzo 2016 – Postazioni per videogame nelle biblioteche Valvassori Peroni e Cassina Anna, prestito di lettori di ebook alla Sormani, scaffali virtuali di libri digitali da scaricare nei mezzanini della metropolitana. Queste sono le novità presentate oggi dall'assessore alla Cultura Filippo Del Corno introdotte dal Sistema bibliotecario milanese.
Milano: donata al Comune la biblioteca dell'associazione Tobagi
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I volumi andranno ad arricchire la collezione già esistente presso la Biblioteca Centrale Sormani sui temi della stampa e del giornalismo
Milano, 21 febbraio 2016 – Ci sono volumi sul giornalismo di guerra degli anni Settanta, quando ancora i reporter dovevano sperare in inaffidabili linee telefoniche di paesi lontani per trasmettere i propri pezzi. E ci sono tesi sulla comunicazione digitale dei giorni nostri, quando un semplice click basta ad essere aggiornati in tempo reale su quanto avviene all’altro capo del mondo. Studi sulla libertà di stampa nelle dittature medio orientali ed analisi sul pluralismo dei media italiani, riviste e monografie, tesi di laurea e saggi specializzati. Sono circa 3mila i libri e le pubblicazioni che compongono il Fondo Walter Tobagi appartenuto all’Istituto per la formazione al giornalismo, che l’Associazione intitolata al giornalista del Corriere della Sera, ucciso in un attentato terroristico nel 1980, ha deciso ora di donare al Comune di Milano.
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Come da MiBACT, Redattore Renzo De Simone