Nuove scoperte ad Aquileia: gli archeologi dell’Università di Udine hanno anche anticipato all’inizio del IV secolo d.C. la costruzione delle Grandi Terme, il maestoso complesso termale della città capitale della X regione augustea.

La missione di scavo condotta da un team di archeologi del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine guidato da Matteo Cadario, insieme a Marina Rubinich e Antonio Dell’Acqua, e con la collaborazione scientifica della Fondazione Aquileia e del suo direttore, Cristiano Tiussi si è concentrata nell’area delle Grandi Terme.

Le principali scoperte sono un’abside (ambiente semicircolare) monumentale di circa 30 metri di ampiezza, una decina di parti di statue di divinità e di imperatori, o alti dignitari, e frammenti di colonne, tra cui una colossale del cosiddetto marmo africano (l’odierna Turchia).

Gli studiosi dell’Ateneo friulano hanno inoltre scoperto che la costruzione del complesso è iniziata intorno al 300 d.C., cioè almeno un decennio prima di quanto finora ipotizzato. E questo grazie all’analisi radiocarbonica di un palo di ontano utilizzato dai romani per la bonifica dell’area al momento della costruzione dell’edificio e portato alla luce durante gli scavi.

Aquileia
Studenti al lavoro nel caldarium e panoramica dell’abside del frigidarium

La missione è condotta su concessione ministeriale, in accordo con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli-Venezia Giulia, con la collaborazione scientifica e il supporto finanziario della Fondazione Aquileia.

«Le novità portate alla luce sono di valore straordinario sia per lo stato di conservazione delle strutture che per il significato dei reperti rinvenuti per la ricostruzione della funzione dell’edificio» sottolinea il direttore degli scavi Matteo Cadario.

«Le evidenze emerse e i nuovi dati acquisiti grazie agli scavi dell’Università di Udine – dichiara la Soprintendente, Valentina Minosi – dimostrano l’importanza della collaborazione proficua che si è da anni instaurata fra Università e Soprintendenza e che si esplicita attraverso l’affidamento in concessione delle attività di scavo da parte del Ministero della cultura e attraverso il costante confronto fra le Istituzioni sulle indagini conoscitive svolte e per assicurare le attività di tutela».

La scoperta dell’abside di 30 metri, muri compresi, è avvenuta nell’area del percorso balneare delle terme. Era infatti aperta sulla grande aula del frigidarium (la zona destinata ai bagni in acqua fredda). Pavimentata in lastre di marmo e di calcare, l’abside chiude a est l’asse centrale delle terme.

Trova una perfetta corrispondenza nella più piccola abside del caldarium (la zona destinata ai bagni in acqua calda), larga 15 metri, situata sul lato opposto e messa in luce tra il 2021 e il 2023. Le fondazioni dei muri dell’abside, larghe più di 5 metri, dovevano sostenere un imponente alzato a più piani che doveva contenere nicchie per statue e serviva anche da facciata monumentale delle terme verso la città di Aquileia.

«È una novità eccezionale – spiega il professor Cadario – che conferma ulteriormente lo splendore e la maestosità dell’edificio e consente di comprenderne meglio la pianta. Come si comprende dai confronti con le terme Erculee di Milano e con le Kaiserthermen di Trier, il modello è caratteristico delle terme imperiali di età tetrarchica, ossia costruite tra il 293 e il 305 d.C., quando l’impero fu governato da quattro imperatori».

Durante lo scavo sono venuti alla luce anche frammenti di statue di epoche diverse. Le statue furono riunite all’inizio del IV secolo d.C. per ornare adeguatamente il frigidarium, che si presentava quindi come la sala più imponente dell’edificio.

Aquileia
L’abside del frigidarium

Spiccano due parti di statue maschili in toga, una in origine colossale, e una statua con indosso la corazza di dimensioni pari al vero, probabilmente raffiguranti in origine imperatori o alti dignitari.

Ma sono stati trovati anche alcuni frammenti di statue di divinità, tra cui la parte inferiore di un Esculapio, dio della medicina, e una probabile statuetta di Giove con egida (la pelle della capra Amaltea che il dio usava come mantello).

Sono stati portati alla luce anche diversi elementi dell’architettura dell’edificio, che spesso dovevano essere stati recuperati da edifici più antichi per essere riusati.

Aquileia
La scoperta di tre statue

«Il frigidarium doveva ospitare colonne colossali di marmo africano – commenta Antonio Dell’Acqua – e basi riccamente decorate, simili a quelle impiegate nelle terme inaugurate da Caracalla a Roma nel 216 d.C.»

Dalla stessa zona proviene anche la statua di Diomede scoperta dagli archeologi dell’Ateneo friulano nel 2003 a conferma della ricchezza dell’arredo scultoreo che contribuiva a trasformare le terme imperiali tardoantiche in “musei”.

Le indagini proseguiranno anche nel settore dove sorgeva il caldarium e nel settore corrispondente a una serie di ambienti di più fasi adiacenti il corpo centrale nella zona nord est dell’edificio.

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L’abside del frigidarium

Importante anche la retrodatazione della costruzione delle Grandi Terme i cui lavori sono iniziati probabilmente all’inizio del IV secolo d.C. anziché diversi decenni più tardi. Il cantiere iniziò probabilmente al tempo di Massimiano e Diocleziano, i due Augusti che nel 305 d.C. abdicarono.

Costantino, che conquistò Aquileia nel 312 d.C., potrebbe quindi aver solo completato l’opera, prima del 325, appropriandosi però del merito e intestandosi le terme.

 

«Abbiamo fatto analizzare al carbonio 14 – racconta Marina Rubinich – un palo di ontano che abbiamo scoperto effettuando un carotaggio nell’area dell’abside del frigidarium, e che era stato utilizzato dai romani per bonificare la zona prima di costruire il muro».

«L’area delle Grandi Terme non smette di rivelare nuovi e importanti tasselli della sua affascinante storia grazie all’impegno congiunto dell’Università di Udine e della Fondazione Aquileia sancito da un accordo di collaborazione scientifica ed economica» affermano il presidente Roberto Corciulo e il direttore Cristiano Tiussi.

«La prosecuzione e l’ampliamento delle ricerche archeologiche nelle aree conferite dal Ministero della cultura rappresentano una fonte inesauribile di conoscenza e costituiscono perciò una delle linee strategiche fondamentali della Fondazione Aquileia verso la costituzione del Parco Archeologico» spiegano Corciuolo e Tiussi.

«Il Piano strategico degli interventi, approvato ad aprile 2024, definisce anche per il prossimo quinquennio un sostanzioso impegno economico per le indagini in collaborazione con le Università – evidenziano i vertici della Fondazione –. Nel caso specifico, abbiamo inteso intraprendere programmaticamente nel Piano i passaggi preliminari per l’apertura al pubblico dell’area delle Grandi Terme, la più vasta tra quelle conferite dal Ministero della cultura alla Fondazione Aquileia con i suoi 8 ettari di estensione.

«Essa include – spiegano Corciulo e Tiussi – due complessi monumentali di primaria importanza nell’urbanistica aquileiese, le terme e il teatro, e inoltre si collega a due aree già aperte al pubblico, il decumano di Aratria Galla con le mura altomedievali e il Sepolcreto. Due distinti itinerari attraverseranno questa zona: uno più prettamente archeologico, l’altro di carattere naturalistico collegato alla storica Roggia del Mulino, della quale stiamo trattando con il Demanio il conferimento e la gestione.

«Così come per lo scavo del vicino teatro, la collaborazione con l’Università di Udine – sottolineano infine Corciulo e Tiussi – pone anche le basi per pensare concretamente alla futura valorizzazione del complesso termale, di cui nel progetto scientifico allegato all’accordo di programma si è inteso prima di tutto determinare le considerevoli dimensioni. L’emozionante scoperta dei numerosi frammenti di statue avvenuta quest’anno, oltre a quella già nota dei bellissimi mosaici, rendono la sfida ancor più affascinante».

Veduta aerea dell’abside e del calidarium

Le Grandi Terme di Aquileia, o Thermae felices Constantinianae, come sono chiamate nell’iscrizione di una base di statua di Costantino rinvenuta nell’area, erano state realizzate in una città che era uno dei porti principali del Mediterraneo e una delle nuove residenze imperiali.

In età tetrarchica l’impero era stato infatti suddiviso tra quattro imperatori, due Augusti e due Cesari. Gli imperatori cessarono di abitare a Roma, scegliendo altre città, tra cui Aquileia, come loro sedi e dotandole degli edifici adeguati al prestigio di una “capitale”.

«La collocazione delle terme nello spazio dell’ampliamento della città protetto dalle nuove mura tardoantiche prova inoltre – sottolinea Cadario – la volontà imperiale di beneficare l’otium della popolazione aquileiese, dotandola di una magnifica struttura termale, come avvenne anche a Milano, Trier, Arles, Antiochia e poi Costantinopoli».

Crediti fotografici: Università di Udine

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