Blonde di Andrew Dominik – recensione

” (…) Il mondo te l’ha insegnato
  e così la tua bellezza divenne sua (…)”
Pier Paolo Pasolini – Marilyn (dal film La rabbia – 1963)

Blonde è il nuovo film del regista australiano Andrew Dominik, basato sull’omonimo romanzo della scrittrice Joyce Carol Oates. Entrambe le opere sono incentrate sulla vita dell’attrice americana Marilyn Monroe, icona dell’ultimo periodo della Golden Age hollywoodiana. La pellicola, disponibile su Netflix dal 28 settembre 2022, è stata presentata alla 79esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Blonde: la trama

Norma Jean (Ana de Armas) è un bambina che vive con la madre Gladys (Julianne Nicholson). La donna è mentalmente instabile e, ben presto, risulta non essere più in grado di occuparsi della piccola. Norma Jean cresce in orfanotrofio, vittima del ricordo di una madre violente e di un padre mai conosciuto e, per tale motivo, idealizzato. Norma cresce ed entra a far parte dello star system di Hollywood con il nome di Marilyn Monroe. Norma non è pronta per diventare Marilyn o, meglio, non è pronta a compiere ciò che Marilyn dovrebbe sopportare per poter diventare attrice. A questo punto Norma/Marilyn è costretta a subire violenze sessuali e fisiche da parte dei produttori che in lei vedono solo una bomba sexy da esporre pubblicamente. Marilyn diventa preso un feticcio non solo per il pubblico ma anche per coloro che saranno i suoi partner amorosi: Joe Di Maggio (Bobby Cannavale) e il noto drammaturgo Arthur Miller (Adrien Brody).

Gli spettatori preferiscono le bionde

La pellicola di Dominik è una delle più divisive degli ultimi vent’anni. Questo dissidio cinefilo era inevitabile e, probabilmente, previsto da regista e produttori. Inutile girarci intorno: toccare una figura come Marilyn Monroe significa mescolare il pentolone di un tipo di memoria collettiva. Tutti noi sappiamo (o crediamo di sapere) chi sia Marilyn Monroe: la bionda svampita, la principessa infelice nella sua torre d’avorio, la donna sfortunata che non riuscì mai a coronare il suo sogno di un amore duraturo. Queste sono le storie che ci raccontiamo da sempre senza, però, entrare mai nell’inferno di queste vicende.

Norma Jean odiava essere Marilyn e odiava dover interpretare Marilyn anche al di fuori di un set cinematografico. La Norma Jean interpretata da Ana De Armas è un’eterna bambina, vittima della sua infanzia. Una bambina picchiata e abbandonata da tutti coloro che avrebbero dovuta proteggerla e, per tale motivo, Norma diventa una donna famelica d’amore (sia esso fisico o spirituale). Improvvisamente arriva Hollywood e con esso arriva Marilyn. Ma chi è che il mondo ama? Norma Jean o Marilyn? Probabilmente il mondo non ama né l’una né l’altra. Il mondo ama l’idea di Norma/Marilyn e le reazioni violente suscitate da questo film ne sono la prova.

Blonde Marilyn Monroe Netflix
Blonde, diretto da Andrew Dominik, su Netflix

Che fine ha fatto Marilyn Monroe?

Molti spettatori, dopo aver visto questo biopic, sono rimasti inorriditi per la violenza in esso presente e anche per la distruzione del mito di Marilyn. La domanda la gente si è ripetuta più spesso è: ma che fine ha fatto Marilyn Monroe in questo film? La risposta è: Marilyn non è mai esistita e, probabilmente, questo è ciò che Dominik vuole farci comprendere. Blonde non è un biopic su Marilyn bensì su Norma Jean. Di Marilyn vediamo molto poco, anche a livello cinematografico. La pellicola mostra solo quelli che furono i punti di svolta nella cinematografica della Monroe: Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde, Quando la moglie è in vacanza e A qualcuno piace caldo. E di questi film non si conoscono i dettagli, non ci interessa scoprirne i retroscena e la produzione. Dominik ci concede solo qualche frame noto per farci capire quale periodo della vita di Norma Jean stiamo scoprendo.

Tutto il resto del film è dedicato alla vita di Norma fuori dal set. E la vita, si sa, non è composta solo da eventi tangibili ma anche dai ricordi e dalla percezione della realtà del singolo. Norma Jean vuole fortemente essere madre, ma Hollywood non ha bisogno di una sex bomb incinta. Norma Jean vuole fortemente essere madre, ma il suo corpo continua a subire scosse dal mondo esterno, che le impediscono di portare a termine la gravidanza. Norma Jean legge, studia recitazione all’Actors Studio ma per i casting director è impossibile che lei sia colta e che abbia letto Delitto e Castigo di Dostoevskij. Norma Jean vuole essere amata, ma si scontra sempre con uomini violenti e incapaci di capire e vivere la differenza tra Norma e Marilyn.

Blonde: il corpo di Norma Jean/Marilyn

Uno degli elementi intorno al “mito” di Marilyn Monroe è proprio il suo corpo. In Blonde il corpo di Norma Jean è spesso nudo o agghindato con abiti succinti. Tuttavia, questo corpo nudo di donna non è sessualizzato. Joe Di Maggio, durante una discussione con la moglie, le chiede in modo violento:

“perché ti lasci trattare come un pezzo di carne?”

La visione che ci restituisce Dominik è questa, per l’appunto, un pezzo di carne divorato costantemente dalle persone che hanno costellato la vita di Norma Jean. Durante il triangolo amoroso con Charles Chaplin Jr. (Xavier Samuel) ed Edward G. Robinson Jr. (Evan Williams) il corpo di Marilyn è distorto, posseduto costantemente da un’erotica e utopistica fantasia di amore eterno. Con l’entrata nel mondo di Hollywood, il corpo di Norma Jean viene violentato dai produttori e dai casting director. Hollywood vessa terribilmente il corpo della sua attrice con aborti e violenze, per poi impacchettarlo in capi di alta sartoria ed esibirlo sul set come trofeo. Infine, il corpo di Norma Jean diviene schiavo delle pillole e dell’alcool e, per questo, il nudo integrale non è oggetto di piacere sessuale ma di disperazione e totale mancanza di difese.

La scelta di voler calcare la mano sulla ferocia di una vita troppo spesso fraintesa, ha scatenato una serie di polemiche. Innanzi tutto bisogna ricordare che il libro di Joyce Carole Oates è una biografia romanzata, quindi non un Vangelo sulla vita di Marilyn Monroe. Nessuno saprà mai la sincera verità sulla vita di una persona che, sfortunatamente, non è più tra noi da tempo. Due sono i momenti che hanno scosso l’opinioni pubblica: la gestione del concetto dell’aborto e l’eccesso di violenza sessuale.

Comprendo perfettamente che in questo periodo storico il tema dell’aborto è tremendamente delicato, tuttavia accusare questo film di essere pro-life è a dir poco fuori luogo. Norma Jean vuole sinceramente diventare madre, vuole avere qualcuno da amare ed accudire e questo diritto le viene continuamente negato (da Hollywood e dalla natura stessa). L’aborto non è il nemico, è uno strumento nelle mani del vero antagonista, ovvero Hollywood.

Per quanto riguarda la violenza sessuale, mi sembra anche superfluo ricordare ai più che fino al 2016 (anno del Weinstein Gate) nel mondo del cinema il sesso senza consenso la faceva da padrone. Sfortunatamente, la maggior parte delle grandi attrici del passato sono state costrette a concedersi per ottenere anche solo un ruolo da comparsa.

E, per quanto si spera che i tempi siano cambiati, evitare di mostrare determinate scene non risolverebbe il problema. Al contrario, ci farebbe dimenticare la sofferenza patita dalle donne che ci hanno preceduto. Per rispetto nei loro confronti dovremmo come minimo accettare il ribrezzo, la rabbia e il dolore provato davanti a queste scene, perché sicuramente non saranno mai pari allo strazio subito dalle vere protagoniste di tali vicende. Chiudo questa recensione con un grande chapeau! nei confronti di Ana De Armas, che ci ha donato una delle interpretazioni più potenti e sentite di questa stagione cinematografica.

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