Michael Crawley, Correndo nell’aria sottile. Magia e saggezza dei corridori degli altipiani etiopi – recensione

Vivo in una città in cui correre sembra sia diventato sport di interesse collettivo, dove anche chi non lo ha mai fatto, sia per l’isolamento in cui ci ha costretti la recente pandemia o per un reale cambiamento della forma mentis, si trova a provarlo e ad apprezzarlo. Si corre per moda, per supportare la dieta, per mettere in ordine i pensieri; si corre chiacchierando oppure con seria concentrazione. Quale che sia il motivo che ci spinge, al di là della scelta che facciamo, c’è sempre un limite da superare e un nuovo equilibrio da conquistare per rimanere fedeli a noi stessi. La sfida più importante resta la vita, l’allenamento per cui è richiesta più energia.

L’idea che la chiave del successo nello sport risieda nella precisa misurazione delle caratteristiche fisiologiche e dunque nella cancellazione di qualsiasi tipo di meraviglia o sorpresa è contestata anche dai runner etiopi che conosco”,

scrive così Michael Crawley nel suo Correndo nell’aria sottile (add editore) e riferendosi agli scienziati della Nike che forniscono tecnologie ormai sempre più all’avanguardia per misurare tempi e prestazioni ma che, come molti altri, non possono tener conto di quanto in realtà le gambe e la testa per un corridore in equilibrio siano una cosa sola.

Antropologo inglese e maratoneta dilettante, Crawley nel 2019 vinse un dottorato di ricerca all’Università di Edimburgo per vivere e allenarsi insieme ai corridori in Etiopia. Proprio da quell’esperienza sugli altipiani africani nacque il libro reportage che ho tra le mani. La prima tappa che gli consigliarono fu quella del monte Entoto, anche conosciuto con il nome di “polmone di Addis Abeba”.
L’altitudine, che supera i tremila metri, è di quella che fa venire il mal di testa appena si inizia a correre e che fa indolenzire le dita. Eppure, nonostante il sacrificio fisico richiesto, Crawley e gli altri atleti che incontrerà sulla strada non si fermano, trovano forza nel respiro e puntano la meta.

“Gli atleti di successo, sono quelli che guardano con i propri occhi e pensano con la propria mente prima di muovere le gambe”

gli dice il coach Meseret in una delle primissime battute che lui, prontamente, trascrive su uno dei dodici taccuini che riempirà durante il suo soggiorno.

Foto di Peter Wieser

Mentre tutte le mattine reimpara a correre, come a un bambino a cui gli si insegna per la prima volta a stare in piedi, nel saliscendi della foresta Crawley constata le difficoltà della respirazione ma anche la soddisfazione di raggiungere un obiettivo atteso e sognato.
Non scrive, infatti, solo di scarpe, montepremi, manager senza scrupoli e società sportive; non si limita a mappare le vite delle persone trasformate grazie all’aria che si respira sul monte Entoto; invero, ritengo, racconta di quella magia che viene a crearsi correndo, da quei luoghi che finiscono per appartenerti e che nel darti sollievo – pensando a Murakami – ti liberano.

Dopotutto “correre è vita” e lo scrive in finale. Quando i passi che si fanno superano l’esercizio e, in quella che può essere davvero definita una cultura della corsa, cambiano il corridore facendo prevalere ed emergere nel suo Sé più naturale e cosciente l’autentico valore, a ritmo sostenuto.

Correndo nell’aria sottile. Magia e saggezza dei corridori degli altipiani etiopi
La copertina del libro reportage di Michael Crawley, Correndo nell’aria sottile. Magia e saggezza dei corridori degli altipiani etiopi, pubblicato da add editore (2022)

Michael Crawley, Correndo nell’aria sottile. Magia e saggezza dei corridori degli altipiani etiopi, add editore 2022, pp. 288, euro 18.

Il libro recensito è stato gentilmente fornito dalla Casa Editrice.

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