HOW TO SAVE A DEAD FRIEND, di Marusya Syroechkovskaya
Il film rivelazione di una generazione perduta che racconta l’amore di due giovani nella Russia di Putin
IN STREAMING SU ZALABVIEW.ORG DAL 19 APRILE 2024
https://www.zalabview.org/
Una storia d’amore in un mondo in rovina, due giovani nella Russia di Putin, la compagnia solo di sé stessi e di una telecamera: un commovente ritratto-testamento lungo dodici anni, che diventa il messaggio scioccante di un popolo messo a tacere. Arriva al cinema “How to save a dead friend”, il documentario di Marusya Syroechkovskaya, in tour in Italia dalla Russia dal 12 al 18 aprile, con sei eventi speciali in compagnia della regista: a Pordenone (12/4, CinemaZero), Padova (14/4, Fronte del Porto), Firenze (15/4, cinema La Compagnia), Roma (16/4, Cinema Troisi), Genova (17/4, CineClub Nickelodeon) e Milano (18/4, Cinema Beltrade). Il film sarà anche in sala a Brescia (15/4, Nuovo Eden) e in replica a Roma (17-20/4, Cinema Troisi).
Lungometraggio d’esordio della regista russa, presentato in anteprima mondiale al Vision du Réel e al Festival di Cannes in “Acid”, il film si è aggiudicato diversi premi a numerosi festival internazionali, tra cui il Festival dei Popoli in Italia: arriva ora in sala distribuito da ZaLab in collaborazione con il Pordenone Docs Fest. Alla fine del tour, da venerdì 19 aprile il documentario sarà disponibile in streaming sulla piattaforma Zalabview.org (https://www.zalabview.org/).
Girato nel corso di 12 anni (dal 2005 al 2017), è il resoconto di una storia d’amore in un mondo dove mancano o non si vedono prospettive, nella periferia russa del decennio scorso. Marusya, una 16enne insofferente al regime della “Federazione della depressione”, si propone di rientrare nelle statistiche dei suicidi giovanili entro la fine dell’anno. Porta con sé solo la telecamera, dono di famiglia. Ma poi incontra Kimi, suo coetaneo, in un concerto grunge, e tra i due nasce un’inaspettata e travolgente storia d’amore, intrappolata – come sono loro – nella risacca di un governo oppressivo. Insieme, Marusya e Kimi filmano l’euforia, l’ansia e la disperazione della loro gioventù, alimentata da droghe e musica. Si alternano momenti lucidi e acidi, con i Joy Division in cuffia, e stridono le chitarre e i synth in sottofondo, come le grida no future di un mondo punk fuori stagione, interiore e introverso, in un sopito clima post-sovietico. Il tempo scorre, scandito dai discorsi di fine anno, ora di Putin, ora di Medvedev, del tutto simili tra loro. Quando la dipendenza minaccia di far svanire Kimi per sempre, la telecamera di Marusya diventa l’ultima possibilità per salvare l’amico.
“Come trovi un linguaggio univoco per un film che abbraccia dodici anni di vita e che non era pensato per diventare un film mentre veniva girato? – si legge nelle note di regia di Marusya Syroechkovskaya – Volevo dare l’idea di come fosse crescere negli anni 2000, immergersi nelle soleggiate giornate estive e in un caleidoscopio di formati, immagini pulsanti e suoni provenienti da tutte le direzioni. Con il passare del tempo, i giorni bui e invernali prendono il sopravvento, isolando le persone le une dalle altre nei loro appartamenti. Il nostro mondo esterno, una volta così allettante, ora diventa sempre più violento, con meno musica e meno amici per le strade. I colori diventano tenui, meno saturi. E Kimi sta svanendo nell’oscurità. Quando perdi qualcuno vicino, qualcuno che ti conosceva bene, parte della tua storia scompare insieme a lui. Tutto ciò che rimane da fare è raccogliere i ricordi prima che si trasformino in polvere digitale.”
HOW TO SAVE A DEAD FRIEND
… il messaggio di una generazione messa a tacere
NOTE DI REGIA
Kimi è morto la notte del 4 novembre 2016.
Non era solo mio marito e il mio amante, era anche il mio migliore amico, la mia anima gemella. Ma si stava arrendendo: al suo futuro, ai suoi sogni, anche al suo aspetto… stava sprofondando sempre di più nell’autodistruzione, ed era difficile per me vedere la persona che amavo così tanto distruggersi. Non accettava aiuto da nessuno, l’unica cosa che potevo fare era stargli accanto.
Come si fa a trattenere qualcuno che fa del suo meglio per scomparire? Volevo esserci per lui, ma tutta la situazione mi ha ferito tantissimo. Quindi la macchina fotografica mi ha fornito la distanza di cui avevo bisogno, facendo sembrare tutto “non reale”.
Forse girare per me è diventato quello che la droga è diventata per Kimi: una fuga dalla realtà, da tutto ciò che non ha funzionato per noi. Questa esperienza mi ha fatto riflettere sulla natura del film come mezzo che cattura il tempo e mantiene tutto e tutti in uno spazio collettivo. Mi ha ricordato di guardare vecchi cinegiornali girati durante la guerra per rendermi conto che, sebbene queste persone siano morte molto tempo fa, in qualche modo, sono ancora qui, vivono in quelle riprese. Era forse il modo per salvare Kimi?
Volevo anche salvare il tempo, lo spazio e le cose che ci hanno formato mentre crescevamo, così HOW TO SAVE A DEAD FRIEND è anche un tributo ai film di Gregg Araki e Harmony Korine; alle opere d’arte di David LaChapelle; a tanta, tantissima musica: dal post-punk al grunge, all’emo e alla witch house; alle transizioni di Windows Movie Maker, alle prime estetiche del web e ai forum di Internet, quando Internet non era ancora controllato dalle aziende e censurato dal governo, quando era un luogo in cui potevi esprimerti liberamente e trovare un senso di appartenenza.
Come trovi un linguaggio univoco per un film che abbraccia 12 anni di vita e che non era pensato per diventare un film mentre veniva girato?
Volevo dare l’idea di come fosse crescere negli anni 2000, immergersi nelle soleggiate giornate estive e in un caleidoscopio di formati, immagini pulsanti e suoni provenienti da tutte le direzioni.
Con il passare del tempo, mentre vediamo una serie di discorsi simili da parte del presidente per il nuovo anno, i giorni bui e invernali prendono il sopravvento, isolando le persone le une dalle altre nei loro appartamenti. Il nostro mondo esterno, una volta così allettante, ora diventa sempre più violento, con meno musica e meno amici per le strade.. I colori diventano tenui, meno saturi; E Kimi sta svanendo nell’oscurità.
Quando perdi qualcuno vicino, qualcuno che ti conosceva bene, parte della tua storia scompare insieme a lui. Tutto ciò che rimane da fare è raccogliere i ricordi prima che si trasformino in polvere digitale.
HOW TO SAVE A DEAD FRIEND
Montaggio di Qutaiba Barhamji
un film di Marusya Syroechkovskaya
Con le riprese di Kimi Morev e Marusya Syroechkovskaya
Prodotto da Sisyfos Film e Docs Vostok
in coproduzione con
Folk Film, Les Films du Tambour de Soie, Marusya Syroechkovskaya, Lyon Capitale TV and Rundfunk Berlin-
Brandenburg in collaboration with ARTE e con il supporto di Swedish Film Institute, Norwegian Film
Institute, Western Norway Film Centre; con il supporto di Fritt Ord Foundation, IDFA BERTHA fund, CNC
Testo, video e immagini dall’Ufficio Stampa Davide Ficarola.