11 Febbraio 2016
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Alcune parole, come “cane”, non ci dicono molto di ciò che rappresentano, da un punto di vista sonoro. Quell’idea viene quindi resa diversamente in altre lingue: dog in Inglese, hond in Olandese, e inu in Giapponese. È questo uno dei motivi per i quali non è semplice imparare una nuova lingua. Ma non tutte le parole sono così.
Con ideofono ci si riferisce a una parola, a un’espressione che convoglia vividamente il significato che rappresenta nel suono. La parola può spesso essere onomatopeica. Una parola come crack rappresenta l’idea sonora dello spezzarsi. Sono ideofoni anche le parole giapponesi kibikibi (“energico”) o bukubuku (“grasso”).
Un nuovo studio è giunto alla conclusione che è più facile imparare parole come queste, il cui suono rappresenta il loro significato. Si sono effettuati alcuni esperimenti. Il primo consisteva nel far scegliere il significato di ideofoni giapponesi a persone che non parlano quella lingua, offrendo due alternative. Ne è risultato, ad esempio, che la parola kibikibi rappresentava molto più spesso “energico” che “stanco”.
Un secondo esperimento comportava l’imparare parole giapponesi. Un primo gruppo imparava gli ideofoni con le traduzioni giuste, un secondo gruppo con le traduzioni sbagliate. Il primo gruppo ha imparato molto meglio. Per verificare che questo effetto fosse dovuto alla natura degli ideofoni, l’esperimento è stato ripetuto, questa volta con parole che ideofoni invece non erano. Il risultato è stato che non c’erano differenze nel modo col quale le parole venivano imparate.

Lo studio “Sound-Symbolism Boosts Novel Word Learning”, di Gwilym Lockwood, Mark Dingemanse, Peter Hagoort, è stato pubblicato sul Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition.
Link: Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and CognitionAlphaGalileo via Radboud University; Max Planck Institute for Psycholinguistics.
L’ideofono giapponese jaan! Foto di Kyoww, da WikipediaCC BY-SA 3.0.

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