È stata inaugurata il 7 Dicembre 2019 Gli ultimi re di Vulci. L’aristocrazia etrusca vulcente alle soglie della conquista romana: la mostra, inizialmente esposta a Montalto (Agosto – Novembre 2019), è stata allestita anche a Canino (VT), presso il Museo della Ricerca Archeologica di Vulci.
Il percorso espositivo racconta il periodo ellenistico e l’ultima fase dell’aristocrazia etrusca a Vulci prima della conquista romana, attraverso i monumenti e i risultati delle più recenti indagini archeologiche dalle necropoli di Ponte Rotto e Poggetto Mengarelli.
Soprattutto la necropoli di Ponte Rotto testimonia, in questo periodo, la volontà dell’aristocrazia locale di lasciare un segno importante sul territorio, con la costruzione di cinque sepolcri monumentali appartenenti alle famiglie principali: la Tomba François (famiglia Saties), le tombe dei Sarcofagi (fam. Tutes), Tori (fam. Tarnas), dei due Ingressi (fam. Tetnies), del “Pronao Arcuato”. In mostra è possibile ammirare importanti reperti che attestano la magnificenza dei monumenti sepolcrali della necropoli di Ponte Rotto, come un frammento di affresco dalla Tomba François, un sostegno di louterion in marmo con iscrizione etrusca e un coperchio di sarcofago in nenfro dalla Tomba dei Sarcofagi, ma anche vasellame inedito proveniente dalla Tomba del Delfino.
Molto interessanti anche i reperti – finora mai esposti – dagli scavi del 2016 nella necropoli di Poggetto Mengarelli: vasellame ma anche corredi importanti, come quello della Tomba 18, contenente gli oggetti personali di una donna aristocratica: orecchini in oro, fibule, ciste in bronzo, specchi con decorazioni incise, strumenti per la toilette e una splendida coppa in faïence di produzione alessandrina. Non manca anche un piccolo apparato multimediale: oltre a un video con le immagini del momento del ritrovamento di alcune tombe, è presente un ologramma del Sarcofago con scene di combattimento tra Greci e Amazzoni dalla Tomba delle Iscrizioni.
“Gli ultimi re di Vulci” è, quindi, una piccola mostra di grande interesse scientifico, che si integra perfettamente con gli altri reperti esposti nel Museo di Canino, come le protomi taurine in nenfro dalla Tomba dei Tori e la suggestiva ricostruzione della Tomba François e del suo celebre ciclo pittorico.
L’esposizione, visibile fino al 6 gennaio 2020, è stata curata da Carlo Casi, finanziata con un contributo della Regione Lazio e realizzata grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale; il Comune di Canino; il Comune di Montalto di Castro; la Fondazione Vulci; il Parco Archeologico del Colosseo; il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; il Museo Archeologico Nazionale di Firenze e la rivista Archeo.