Nel mio nome è documentario diretto dal regista Nicolò Bassetti prodotto da Nuovi Paesaggi Urbani e Art of Panic. Il film è stato presentato presso la 72esima edizione del Festival del Cinema di Berlino e presso l’edizione del 2022 del Biografilm Festival di Bologna. I Wonder Pictures ha distribuito il film in sala.
Nel mio nome: trama
I protagonisti di questa storia sono Nico, Leo, Raffaele e Andrea. Tutti loro provengono da differenti regioni d’Italia e portano con loro la propria storia. L’amicizia tra di loro nasce a Bologna, città che fa da cornice alle giornate dei giovani protagonisti. Il tratto che accomuna Nico, Leo, Raffaele e Andrea è il percorso di transizione di genere.
Il loro passato e il loro presente viene raccontato con voce fuori campo grazie al podcast creato e prodotto da Leo. Durante i 93 minuti di pellicola, lo spettatore assiste alla loro crescita personale e si scontra, come i protagonisti, con i limiti imposti dalla società per le persone che affrontano la transizione di genere.
La mancanza di conflitto
La teoria inerente al concetto di conflitto è una delle prime dinamiche con cui ci si scontra a livello cinematografico. Il conflitto nasce dal potere. Sino ad oggi il cinema ha puntato molto sull’elemento drammatico che si ottiene, per l’appunto, creando una trama il cui equilibrio si basa esclusivamente sulle dinamiche di potere che potrebbero esserci tra i due protagonisti o tra il/i protagonisti e un personaggio secondario. Fortunatamente, con il progredire del tempo, molti registi e sceneggiatori hanno deciso di infrangere questa regola sacra. Uno dei primi fu Pedro Almodovar; oggi come oggi una regista che infrange questo cliché è Celine Sciamma.
Lo scopo di questa breve introduzione serve a far comprendere quello che è a tutti gli effetti il punto di forza di Nel mio nome: la mancanza di conflitto. Solitamente quando si creano film o documentari su tematiche sociali definite “estremamente delicate” si rischia di mettere su un prodotto già visto che, in definitiva, non ha molto da dirci. Quindi la struttura sarà spesso la seguente: protagonisti vessati all’estremo che non riescono al 100% ad inserirsi nella società, privi di amore e costretti a combattere da soli contro tutti.
Nel mio nome fa l’esatto contrario. Nel film Leo, Nico, Raffaele e Andrea non sono persone infelici e, soprattutto, non sono persone sole. I ragazzi che ci vengono presentati affrontano senza ombra di dubbio una lotta quotidiana, ma questo non rende il tutto drammatico (nel senso letterario del dramma). La loro vita comprende l’amore, il lavoro, i momenti di svago con gli amici e anche i momenti di riflessione. Questo ci permette di specchiarci in loro, creando un filo empatico diretto.
“Parla della vita, parla di noi”
Un altro elemento che permette allo spettatore di entrare rapidamente in empatia con i protagonisti è il podcast di Leo. La scelta di inserire una narrazione con voce fuori campo riguardante spezzoni della propria infanzia è una scelta stilistica eccellente. Tutti noi abbiamo delle storie comuni, soprattutto quando parliamo di infanzia e adolescenza.
Tuttavia, è inevitabile che, per quanto alcuni tratti siano comuni, altri possono essere totalmente differenti. Noi ascoltiamo e vediamo Nico, Leo, Raffaele e Andrea li comprendiamo e apprendiamo. Colleghiamo i loro racconti del passato con i nostri, troviamo quei punti in comune e impariamo dai ricordi differenti dai nostri. La “questione” della transizione di genere viene posta allo spettatore in modo semplice e privo di dramma come, per l’appunto, se si stesse sussurrando una storia all’orecchio di qualcuno.
Il giocare sulla memoria e il far venir meno le dinamiche di potere rende questo documentario uno dei migliori sulla transessualità, proprio perché lo spettatore non percepisce la differenza tra “noi” e “loro”. L’unico ente che vede questa differenza è la legge con la sua burocrazia asfissiante che influisce su tutto il resto. Questo dettaglio porta lo spettatore ad interrogarsi e chiedersi: perché tante limitazioni per qualcuno molto simile a me?
Nel mio nome sta continuando a viaggiare di cinema in cinema e di Festival in Festival. Speriamo che I Wonder Pictures continui a distribuire il film in tutte le città e province italiane per dare il via ad un dialogo sempre più ampio sulle questioni di genere.
Immagini e video Nuovi Paesaggi Urbani e Art of Panic, da I Wonder Pictures