NELLA COLONIA PENALE A LOCARNO78 – Quattro registi italiani selezionati per la Semaine de la Critique: Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia e Alberto Diana raccontano in un documentario prodotto da Mommotty le colonie penali in Sardegna, tra le ultime tuttora esistenti
Cagliari, 8 luglio 2025 / Avrà la sua prima internazionale al 78° Locarno Film Festival il film documentario Nella colonia penale, racconto per immagini di alcune delle ultime colonie penali tuttora attive in Europa.
Tre località sarde – Isili, Mamone, Is Arenas, fino a poco tempo fa l’Asinara – sono infatti sede di case di lavoro all’aperto, fondate su un modello ereditato dall’imperialismo europeo, dove i detenuti scontano la pena coltivando la terra, allevando animali da pascolo o svolgendo compiti legati alla manutenzione della stessa struttura in cui sono costretti.
Protagoniste sono per lo più persone migranti, il cui tempo è nel film come nella vita reale fermo e dilatato dalla condizione di detenzione, scandito dai compiti quotidianamente previsti in cambio della possibilità di scontare la propria pena in spazi aperti, a contatto con gli animali, ma isolati e inaccessibili ai più: luoghi che per diverse ragioni si differenziano dalla maggior parte delle carceri, ma che non sono di fatto meno vincolati dalle regole che da sempre caratterizzano il sistema penale.
Come sottolineano i registi Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia e Alberto Diana, nei quattro episodi che compongono il film «Il dispositivo di sorveglianza e repressione sembra ripetersi immutato di fronte alla macchina da presa, di colonia in colonia: cambiano i volti, le guardie e i condannati, ma il sistema di controllo rimane il medesimo. Nella colonia penale si immerge in uno spazio di eccezione: un regime carcerario retaggio del passato, sul punto di scomparire, lontano dalla nostra società, ma di cui è al contempo una diretta emanazione».
La prima internazionale si terrà il 14 agosto alle 11 nell’ambito della Semaine de la Critique, che prevede sette lungometraggi selezionati dall’Associazione Svizzera dei Giornalisti Cinematografici in collaborazione con il Locarno Film Festival al fine di promuovere film innovatori che per tematiche e stile si discostano da tendenze convenzionali e mirano ad accendere il dibattito.
Da un’idea originale di Nicola Contini, Nella colonia penale è scritto e diretto da Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia e Alberto Diana. Prodotto da Nicola Contini, Laura Biagini, Matteo Incollu e Federica Ortu per Mommotty, è stato realizzato con il contributo di più forme di sostegno pubblico: MIC – Ministero della cultura (grazie all’utilizzo del credito d’imposta previsto dalla legge del 24 dicembre 2007, n. 244), RAS – Regione Autonoma della Sardegna (contributo ai sensi della L.R. n. 15 del 2006, art. 15. Norme per lo sviluppo del cinema in Sardegna. Assessorato della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport) e FSFC – Fondazione Sardegna Film Commission (Fondo location scouting). Ha ottenuto inoltre il premio di post-produzione video a Cinecittà, grazie al programma BFF New Wave (In)Emergenza 2023 del Bellaria Film Festival ed è stato proiettato in anteprima mondiale alla 43esima edizione del Bellaria Film Festival.
Dopo la partecipazione a Locarno il film proseguirà il suo percorso nei festival e sarà disponibile per le sale cinematografiche entro la fine del 2025 grazie ad un distributore internazionale.
Sinossi
In Sardegna, nascoste in luoghi quasi inaccessibili, esistono ancora oggi tre delle ultime colonie penali attive in Europa.
Qui, in queste case di lavoro all’aperto, i detenuti scontano la pena dividendo il loro tempo tra le mura della cella e il lavoro: coltivano la terra, allevano animali da pascolo, svolgono compiti di manutenzione della stessa struttura in cui sono rinchiusi.
A Isili, Mamone, e Is Arenas i detenuti sono perlopiù persone migranti. Ignoriamo la loro provenienza, il reato per cui sono stati rinchiusi, per quanto tempo ancora dovranno stare lontani dal mondo. Il lavoro scandisce il tempo fermo e dilatato della prigionia, in cui l’uomo e animale vivono a stretto contatto.
Il dispositivo di sorveglianza e repressione sembra ripetersi immutato di fronte alla macchina da presa, di colonia in colonia. Cambiano i volti, le guardie e i condannati, ma il sistema di controllo rimane il medesimo. Nell’ex colonia penale dell’Asinara, quando il rapporto tra carceriere e carcerato viene meno, tra le rovine delle prigioni abbandonate emerge una nuova dialettica di sopraffazione, che vede a confronto l’animale in libertà di fronte all’essere umano.
“Nella colonia penale” è un film che si immerge in uno spazio di eccezione: un regime carcerario retaggio del passato, sul punto di scomparire, lontano dalla nostra società, ma di cui è allo stesso tempo una diretta emanazione della stessa.
Note di regia
Fin dal primo momento, quando abbiamo cominciato a lavorare sul progetto, abbiamo considerato le colonie penali non soltanto uno spazio di privazione della libertà, ma anche come la rappresentazione di uno stato di eccezione.
La fase di scrittura de Nella colonia penale è iniziata in piena pandemia. La riduzione delle attività in pubblico legata al distanziamento fisico e la limitazione della libertà di movimento ci hanno fatto interrogare sulla natura di quei luoghi. Ricordiamo, all’inizio del primo lockdown, le rivolte carcerarie. Nelle colonie penali sarde, invece, sembrava
tutto sospeso. La condizione dei detenuti come lavoratori all’aperto rendeva il loro stato di prigionia ancora più inusuale, quasi fosse un privilegio rispetto a chi trascorre 24 ore chiuso in cella.
È da questa osservazione che è nata una rivelazione importante per noi: la parziale sovrapposizione tra il detenuto della colonia penale (oggi casa di lavoro all’aperto) e il lavoratore salariato, inserito all’interno di meccaniche di discipline, controllo e violenza.
Questo assunto kafkiano è stato fondamentale per riscrivere il film in fase di montaggio. Il film a episodi, girato da quattro registi diversi in altrettanti luoghi, è stato scritto, diretto e montato con l’obiettivo di costruire un discorso unitario sulla natura intrinseca dello sfruttamento, che parte dall’umano fino all’animale, svelandone la normalità codificata e la ritualità, in uno spazio altro da noi, fuori dalla società, ma in cui siamo pienamente addentro, poiché ne è diretta espressione.
DETTAGLI TECNICI
Regia: Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia, Alberto Diana
Paese di produzione: Italia
Anno: 2025
Durata: 85 minuti
Lingue: Italiano, Turco, Arabo
Sceneggiatura: Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia, Alberto Diana
Produttori: Laura Biagini, Nicola Contini, Matteo Incollu, Federica Ortu
Fotografia: Federica Ortu
Montaggio: Emanuele Malloci, Gaetano Crivaro, Felice d’Agostino
Suono: Andrea Oppo, Emanuele Pusceddu, Roberto Cois
Sound design: Emanuele Pusceddu
Montaggio sonoro: Emanuele Pusceddu
Missaggio audio: Emanuele Pusceddu
Produzione: Mommotty
Testi e immagine dall’Ufficio stampa Mommotty, Chiara Zanini