Troppo spesso le grandi emergenze architettoniche sono destinate – per varie ragioni – ad essere abbandonate. Beni del patrimonio identitario appartente alla collettività versano in uno stato di degrado così profondo da divenire inagibili. In questo modo non si perde unicamente la possibilità di trarre un vantaggio economico dall’uso di questi immobili, bensì anche – e soprattutto – la possibilità di conoscerne e di apprezzarne la storia di cui sono testimoni.

Uno di questi grandi complessi, abbandonato da più di trent’anni, è Palazzo San Massimo a Salerno, caratterizzato da un’evoluzione storico-morfologica complessa, certamente condizionata dall’orografia del territorio sul quale insiste. Le aggiunte e le trasformazioni che si sono susseguite nel corso di dodici secoli hanno portato ad un palinsesto stratigrafico straordinario.

L’aggregato di Palazzo San Massimo all’interno del quartiere “Plaium Montis” | Foto: Raffaele Bruno Pinto

 

Situato nel quartiere denominato “Plaium Montis”, alle pendici del colle sul quale sorge il Castello Arechi, a due passi dal Giardino della Minerva e dal Duomo, nel cuore dunque della città storica, il Palazzo ingloba l’omonima chiesa, sorta nell’868 d.C per volontà del principe longobardo Guaiferio. La chiesa di San Massimo presenta ancora il pavimento originale in opus sectile marmoreo di magnifica fattura.

Dettaglio del pavimento della chiesa di San Massimo | Foto: Raffaele Bruno Pinto

Gli innumerevoli passaggi di proprietà, soprattutto tra il XVII e il XVIII secolo, sono testimoniati dai principali elementi di pregio artistico-architettonico della fabbrica, quali il portale d’ingresso, le volte a gavetta incannucciate con i suggestivi trompe-l’oeil ed i solai lignei al piano nobile, coperti all’intradosso da incartate splendidamente decorate a guazzo con paesaggi costieri.

Palazzo San Massimo
Il portale barocco | Foto: Raffaele Bruno Pinto

 

Volta a gavetta incannucciata | Foto: Raffaele Bruno Pinto

 

Palazzo San Massimo
Solaio ligneo con incartata | Foto: Raffaele Bruno Pinto

ll carattere unitario dell’edificio comincia a scomparire con il suo frazionamento: i proprietari, trovandosi di fronte ad un manufatto di grande estensione e dunque di difficile gestione, decisero di venderne o di concederne in enfiteusi alcune parti.

L’immagine del Palazzo giunta fino a noi è soprattutto il frutto delle trasformazioni novecentesche, dovute al cambio di destinazione d’uso. Infatti il Palazzo ospita prima il Convitto Genovesi, poi il Liceo Artistico e infine il Liceo Classico.

Dal 1980 di proprietà del Comune, a seguito del sisma dell’Irpinia Palazzo San Massimo viene definitivamente abbandonato. A nulla è servito il concorso internazionale di idee per il restauro dei cosiddetti “Edifici Mondo” (che comprendono Palazzo San Massimo e altri tre complessi conventuali). Negli ultimi dieci anni Palazzo San Massimo è stato oggetto di due aste pubbliche che hanno avuto esito negativo.

È auspicabile che il monumento sia oggetto di un intervento di restauro che, attraverso la ricerca di nuove funzioni, rispettose della preesistenza e compatibili con la vita contemporanea della città di Salerno, possa conservare al meglio le vestigia di una memoria millenaria.

 

Tutte le foto di Palazzo San Massimo a Salerno sono di Raffaele Bruno Pinto, Anastilosi.

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