Inizierei il 2020 con una puntata della rubrica “gioielli da riscoprire”. Ma questa volta non si tratta del caso eclatante di un autore best-seller, alla stregua del mio solito amato Sebastian Faulks. Il romanzo in questione è l’opera prima della scrittrice nigeriana Ayọ̀bámi Adébáyọ̀, pubblicata in inglese nel 2017 con il titolo Stay with me e tradotta nel 2018 in italiano come Resta con me da Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, per La Nave di Teseo.
Ayọ̀bámi Adébáyọ̀ non deve la sua fortuna di esordiente al caso: prima di lanciarsi nella scrittura di un romanzo, ha studiato con personaggi di spicco del panorama letterario nigeriano e internazionale, tra cui merita una menzione Margaret Atwood. Il successo di Stay with me ha confermato le aspettative che gli esordi promettenti della giovane scrittrice (premi di poesia, scholarship per studi in scrittura creativa) avevano creato, e all’immediato successo di pubblico si è presto affiancato quello di critica, specialmente nel Regno Unito, con le nomination per il Wellcome Book Prize, ma soprattutto per il prestigioso Baileys Women’s Prize for Fiction. La meritoria traduzione italiana del 2018, però, forse a causa di un clima politico e culturale in cui scritture non prettamente occidentali rischiano – ahinoi – di attirare meno lettori, non sembra aver avuto sufficiente eco mediatica, e, pertanto, a distanza di due anni dalla sua pubblicazione, vale la pena parlarne ancora.
Gli ingredienti per un successo ci sono tutti. La trama non solo è accattivante, ma soprattutto si presta a sentimenti di empatia da parte dei lettori, e delle lettrici in particolare: nella Nigeria degli anni ’80, attraverso una storia che giunge sino al 2008, una coppia felicemente sposata, composta da Akin e Yejide, marito e moglie, e convintamente votata alla monogamia, non riesce ad avere figli; la famiglia di lui, preoccupata per la successione, impone al figlio un secondo matrimonio poligamo – e subordinato al primo – ma anch’esso infruttuoso, non solo sul piano della fecondità, ma, prevedibilmente, anche su quello affettivo.
La prima moglie, la vera protagonista del romanzo, tramite l’inaspettata (e a lei perfino ignota) complicità del marito, riuscirà a trovare una dolorosa soluzione al problema dell’infertilità che sembra affliggere la coppia.
A dolore si sommerà dolore: tutti i bambini che Yejide riesce a concepire e dare alla luce tramite inconscio inganno soffrono di una rara malattia genetica, alla quale è difficile sopravvivere. Alla sofferenza di una moglie e di un marito, si aggiunge, dunque, quella di una madre e di un padre. Ma dire di più sulla trama significherebbe rivelare troppo, e la suspense è decisamente uno dei tratti stilistici salienti di questo libro, per cui meglio tacere su ulteriori dettagli.
La trama appare semplice, eppure gli occhi del lettore non riescono a staccarsi dall’intreccio. Resta con me è il tipico libro che si lascia divorare in una notte. La tecnica narrativa è più che sapiente, le pause si collocano nei momenti più opportuni, quelli in cui il lettore vuole sapere di più, non può smettere di leggere.
Le voci dei due protagonisti principali alternano in modo irregolare, intrecciando i punti di vista e le percezioni, anche se quella della protagonista femminile resta la voce narrante preponderante. Ma non è tutto: è la curiosità verso un sistema di valori complesso – per certi versi stranamente simile al nostro modo occidentale di sentire e constatare, e allo stesso tempo profondamente diverso, intriso di magia, di tradizioni, di superstizioni – che rende la lettura più intrigante, meno banale.
Perché questa potrebbe essere benissimo una qualsiasi bella storia d’amore e di famiglia, di dolore e di rinuncia, ma l’intreccio dei fatti narrati con la storia della Nigeria degli anni ’80 dello scorso secolo (una storia che poco si conosce e poco si studia), con il sentire religioso, con gli usi e i costumi e locali, con le favole del luogo, conferisce al romanzo una cifra stilistica singolare.
I temi trattati sono tanti: il matrimonio e l’amore, il sesso, la fertilità, la religione, il credo, le superstizioni, le barriere culturali, la politica, la condizione femminile in Nigeria. Nonostante la durezza di alcuni tratti della storia, lo stile di Ayọ̀bámi Adébáyọ̀ è delicato, talvolta anche ironico, tagliente ma non pesante. I dialoghi hanno forza narrativa e le descrizioni sono chiare, coinvolgenti.
Il romanzo scorre seguendo un ritmo rapidissimo, perfino troppo rapido, come se le pagine corressero velocemente incalzandosi verso la fine, a soddisfare la curiosità avida di chi legge, di chi deve sapere cosa succederà, come finirà la storia. Se questo sia un pregio o un difetto del libro è difficile dirlo; si intuisce l’irruenza di una scrittura positivamente acerba, ansiosa di arraffare il tempo e le sensazioni di chi la incontra.
E forse è giusto che un’opera prima sia un po’ ansiosa, un po’ avara di consenso. Di sicuro costituisce un sensazionale inizio per una scrittrice promettente che, come spesso mi ritrovo a fare, mi auguro possa ottenere l’attenzione che merita dal pubblico italiano.
Ayòbámi Adébáyò, Resta con me, trad. Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, La nave di Teseo, pp. 324, euro 18,00
Ayòbámi Adébáyò, Stay with me, Congrate Books (seconda edizione), pp. 298, £8,99