ZENOBIA, ANASTASIA, COSTANZA, ELENA. STORIE DI TEMPLI E DI REGINE, LIBRO DI PAOLO BIONDI – RECENSIONE

Quattro biografie e una macchina del tempo

Foto di Annapaola Digiuseppe

«Del passato dovremmo riprendere i fuochi, e non le sue ceneri», sostiene Jean Léon Jaurès, politico francese d’inizio Novecento.

E accese come fiamme sono, in effetti, le vivide ricostruzioni storiche di Paolo Biondi, giornalista e scrittore riminese che alla storia dell’Impero Romano nel suo massimo splendore ha dedicato ben cinque romanzi, tutti pubblicati con Edizioni di Pagina.

Dopo la trilogia sull’età di Augusto (Livia, una biografia ritrovata, 2015; I misteri dell’Ara Pacis, 2017; Giulia. Passione, poesia, potere, 2019) e il romanzo che ha come fulcro l’obelisco di Piazza San Pietro (Il Testimone, 2021), Paolo Biondi torna a raccontarci i fasti dell’antica Roma con la sua quinta fatica letteraria: Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena. Storie di Templi e di Regine (2023).

la copertina del libro di Paolo Biondi, Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena. Storie di Templi e di Regine, pubblicato da Edizioni di Pagina (2023) nella collana Lebellepagine. Foto di Annapaola Digiuseppe

Attraverso i ritratti biografici di quattro donne straordinarie, Paolo Biondi ci restituisce un intero spaccato storico e, con esso, un percorso attraverso la genesi architettonica di alcuni dei più rappresentativi monumenti dell’epoca imperiale, toccando anche punti di snodo essenziali per l’evoluzione del culto cristiano.

Panoramica del complesso dei palazzi imperiali dal Circo Massimo. Foto di Chris 73, CC BY-SA 3.0

Una riflessione particolare merita la scelta d’introdurre le biografie romanzate attraverso il tòpos letterario del «ritrovamento». Nel prologo, infatti, l’autore racconta di come si sia imbattuto per caso, durante una visita all’eremo di Santa Maria di Morrabotte (noto anche come eremo del beato Lorenzo Loricato), in un codice in pergamena intitolato Historia Augusta e contenente le biografie di Zenobia, Anastasia, Costanza ed Elena, documento ipoteticamente destinato a completare la Storia Augusta.

L’artificio del manoscritto ritrovato è un espediente narrativo che ha illustri antecedenti: basti citare il Don Chisciotte della Mancia, dove Cervantes asserisce di aver ritrovato e fatto tradurre un manoscritto arabo dello storico Cide Hamete Benengeli, o il romanzo Ivanhoe di Walter Scott, in cui l’autore dichiara di aver solo rielaborato dei fatti narrati in antichi documenti scozzesi, o ancora I Promessi Sposi, che il Manzoni finge di aver attinto da una fonte anonima seicentesca.

In passato questo meccanismo narrativo ha svolto diverse funzioni, oltre a quella parodica proposta dal Cervantes. Talvolta gli autori se ne sono serviti per prendere le distanza dalla materia trattata, ma nella maggior parte dei casi lo scopo primario è stato quello di attestare l’attendibilità e la veridicità di quanto riportato, in modo da ottenere la fiducia del lettore. In seguito, l’espediente è diventato motivo stilistico.

Nel romanzo storico di Paolo Biondi il prologo si pone nei termini di una colta ed elegante citazione, ma in più svolge il compito di coinvolgere emotivamente il lettore, trasportandolo verso un’epoca molto distante cronologicamente grazie a un filo rimasto intatto nei secoli: una pergamena che, in un fiato sospeso, coniuga passato e presente.

Parallelamente alle biografie romanzate delle quattro donne citate, l’autore introduce, come anticipato, le descrizioni di alcuni edifici sacri e la testimonianza di una specifica devozione cristiana.

una delle porte fortificate di Palmira
una delle porte fortificate di Palmira. Foto di O.Mustafin, CC0

La prima protagonista è Zenobia, regina di Palmira nella Roma di Aureliano. Il racconto comincia in media res, mentre la donna è in fuga a dorso di cammello verso le acque dell’Eufrate, inseguita dalle truppe romane.

«Gli occhi di Zenobia brillavano nel buio della notte. […] Il mantello della regina si trasformava in ali spiegate nel vento fresco. Al profumo arido dell’aria si aggiungeva in maniera sempre più sensibile quello del fiume. […] I capelli neri di Zenobia volavano sulla distesa sterminata di sabbia del deserto

Al personaggio di Zenobia si allacciano la descrizione della sua residenza a Tivoli e la narrazione dell’edificazione del Tempio del Dio Sole, nei pressi dell’Arco di Domiziano, voluto da Aureliano per le celebrazioni del Sol Invictus, dal 23 al 25 dicembre, in contrasto con il vescovo Felice, che avrebbe voluto riservare il 25 dicembre alla rievocazione della nascita di Gesù.

Zenobia, donna affascinante, forte e orgogliosa, segue il proprio destino di trofeo portato in patria dal vincitore Aureliano – con il quale nasce tuttavia un profondo amore – senza abbandonare le proprie convinzioni e i propri costumi. Di fede cristiana, sostiene le credenze professate da Paolo di Samosata e non nasconde il disappunto nei confronti dello stesso vescovo Felice, che l’ha destituito e giudicato eretico.

Zenobia
Zenobia sul recto di una moneta. Immagine dal volume Zenobia aus Baumeister: Denkmäler des Klassischen Altertums, 1888, Band III, p. 2121, in pubblico dominio

La seconda biografia è dedicata alla regina Anastasia, sorellastra dell’imperatore Costantino,

«che dalla madre aveva preso una sobria bellezza, dal padre la vanità, dalla vita l’arte di non demordere mai».

Attraverso le vicende legate a questo personaggio l’autore ha modo di descrivere il Palatium di Augusto, dov’essa torna a vivere dopo la morte del marito Bassiano, e l’edificazione della Cappella Palatina, dove il 25 dicembre del 326, alla presenza dell’imperatore e del vescovo Silvestro, si celebra finalmente il Natale di Gesù Cristo, a cui la donna è fortemente devota.

Ad Anastasia Paolo Biondi attribuisce una bellissima riflessione, che travalica il tempo e lo spazio e che si può attualizzare in qualsiasi contesto:

«Strano come la polvere possa offuscare anche le folgori più scintillanti, le stelle più luminose, la gloria più maestosa. Nulla è per sempre se non riaccade in ogni attimo. Neppure il bagliore più luminoso. È l’attimo a rendere vivo il tempo

La parte terza del romanzo è dedicata alla nipote di Anastasia, Costanza, figlia di Costantino, moglie di Annibaliano e, in seconde nozze, di Cesare Gallo.

«Anastasia trovava nella nipote la figlia che non aveva potuto avere, Costanza nella zia la madre che non aveva in pratica mai conosciuto».

La specifica devozione di Costanza è rivolta ad Agnese,

«alla quale doveva l’anima e la fede ancor prima che la vita».

Per lei fa erigere l’enorme Basilica sulla Nomentana, custode del luogo della sua sepoltura, e incontra il vescovo Eutichiano nella Basilica di Amasea al fine di consolidare l’istituzione della celebrazione del “Natale al cielo” di Agnese, il 21 gennaio.

Costantino I e sua madre Elena in un'icona del sedicesimo secolo di Icon painted by Nikolla, figlio di Onufri, dalla Chiesa di Santa Maria di Vllaherna, Berat (Albania). Foto di Decius,
Costantino I e sua madre Elena in un’icona del sedicesimo secolo di Icon painted by Nikolla, figlio di Onufri, dalla Chiesa di Santa Maria di Vllaherna, Berat (Albania). Foto di Decius, CC BY-SA 3.0

La quarta e ultima parte del romanzo è dedicata a Elena, ripudiata dal marito Costanzo Cloro e poi restituita al suo ruolo, al suo rango e alla sua dignità dal figlio Costantino divenuto imperatore.

Elena è una donna che ha sofferto in silenzio per tanti anni:

«Sembrava dura, quando parlava, rigida, con frasi secche. Ma era solo la sua corazza, la sua divisa da combattimento. Era nata semplice e tenera, prima che la vita le imponesse di vestire quell’armatura».

Alla sua biografia si legano sia il racconto dei martiri Marcellino e Pietro, sulle tombe dei quali viene eretta la basilica lungo la via Labicana, sia la genesi della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, costruita per volontà di Elena a ridosso della sua residenza – il Sessorium ristrutturato da Costantino – allo scopo di contenere le reliquie della Croce, rinvenute dalla sovrana stessa sul Monte Calvario.

 Jan van Eyck, Ritrovamento della vera croce
Jan van Eyck, Ritrovamento della vera croce. Immagine The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN3936122202 , in pubblico dominio

Rivolte alla Croce, le parole di Elena:

«Ho cercato, perché mi avevi insegnato che la mia vita sarebbe stata una ricerca. Sono partita, perché mi avevi detto che tutta la mia esistenza sarebbe stata un viaggio, e volevo trovare il mio destino, perché volevo vedere con gli occhi laddove era riposta la mia speranza. […] Un poco alla volta ho scoperto che finché continuavo a inseguire quello che era dentro di me non sarei arrivata da nessuna parte […]. Finché non mi sono accorta che c’era qualcuno che cercava me, ho incontrato te o mia Croce che mi cercavi e mi venivi incontro

A fare da filo conduttore lungo tutto il romanzo è la figura del presbitero Balbo, unico personaggio creato dall’autore, mentre tutti gli altri sono storicamente documentati.

Sembra quasi di poter scorgere in Balbo, confidente di ognuna delle donne raccontate, un alter ego dello stesso autore. E in effetti la cura, l’attenzione, la sensibilità e la dovizia di particolari con cui Paolo Biondi racconta le loro storie fa davvero immaginare che egli abbia viaggiato nel tempo, abbia passeggiato tra gli edifici imperiali insieme ai suoi personaggi, si sia seduto accanto a loro ad ascoltarli, abbia intessuto con loro un fitto dialogo.

Ancora una volta, Paolo Biondi ha fatto uso della sua macchina del tempo, ha viaggiato nei secoli e ha ridato vita, con impressionante definizione, a fatti, persone, monumenti, strade, paesaggi e regni. E ha portato con sé il lettore.

La sua macchina del tempo, alimentata da passione e dedizione, è fatta di anni e anni di studi e poggia su solidissime basi.

Ciò che ci viene consegnato, alla fine del tragitto, è lo spirito di quattro donne che, se da un lato testimoniano la straordinarietà delle loro figure storiche di spicco, dall’altro si rivelano nella loro pura e semplice umanità, con le fragilità, le paure, i dubbi ma anche il coraggio e la forza di andare avanti che le avvicina a ogni donna in ogni epoca.
.

la copertina del libro di Paolo Biondi, Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena. Storie di Templi e di Regine, pubblicato da Edizioni di Pagina (2023) nella collana Lebellepagine
la copertina del libro di Paolo Biondi, Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena. Storie di Templi e di Regine, pubblicato da Edizioni di Pagina (2023) nella collana Lebellepagine

SCHEDA TECNICA

Titolo: Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena. Storie di Templi e di Regine.
Autore: Paolo Biondi
Pubblicato da: Edizioni di Pagina
Anno: 2023
Pagine: 164
ISBN: 978-88-7470-928-1
Prezzo: 16 euro

1 Comment

  1. Paolo Biondi Reply

    Attraente, dotta, affascinante scrittura per una recensione che avvicina il lettore a questa storia appassionandolo ancor prima di avere iniziato a leggere. Grazie!

Write A Comment

Pin It