Perché dobbiamo Leggere pericolosamente (e Azar Nafisi)

la copertina del saggio Leggere pericolosamente, di Azar Nafisi, edito in Italia da Adelphi (2024) ne La collana dei casi. In copertina, © collage artwork by Emmanuel Polanco. Foto di Francesca Barracca

Creare pericolosamente, per gente che legge pericolosamente. Ho sempre pensato che essere una scrittrice significasse questo. Scrivere sapendo in parte che per quanto banali possano sembrare le tue parole, un giorno, chissà dove, qualcuno potrebbe rischiare la vita per leggerle”.1

È così che si apre l’ultimo libro di Azar Nafisi che chiude simbolicamente il trio composto da Quell’altro mondo, Leggere Lolita a Teheran e La Repubblica dell’immaginazione. Scegliendo proprio questa citazione, la scrittrice presenta fin da subito il nervo del discorso che svilupperà nel corso del saggio: la letteratura, in quanto espressione diretta di libertà, è pericolosa, perché pur essendo amorale, implica una presa di coraggio soprattutto nei contesti politici e sociali in cui dilagano censura e diffidenza verso la letteratura stessa.

In maniera più diretta e sfrontata di come aveva già fatto negli scritti precedenti, Azar Nafisi torna quindi a parlare di Iran e America, mettendole nuovamente a confronto: dittatura e democrazia (all’interno delle quali, in questa epoca Trumpiana e post-Trumpiana, vivono tendenze talvolta autocratiche), e letteratura come sopravvivenza e occasione di sovversione.

Azar Nafisi
Azar Nafisi. Si ringrazia Adelphi per la foto

Riprendendo alcuni imprescindibili elementi della propria bibliografia, come l’estromissione dall’università iraniana nel 1995 e il trasferimento negli Stati Uniti, Azar Nafisi lega la propria esperienza di vita politica, sociale e affettiva ai romanzi del cuore cui dedica le proprie riflessioni in lettere destinate al padre scomparso. Una figura con la quale nel corso della propria esistenza la scrittrice si è spesso trovata in sintonia e il tono stesso delle lettere, che talvolta assumono i tratti di vere e proprie conversazioni letterarie tra padre e figlia, lo conferma.

Lo scopo del libro ce lo dice lei stessa nell’introduzione iniziale, e nulla, in verità, nel corso del saggio lascia possibili dubbi a riguardo.

Lo scopo di questo libro è coinvolgere la lettrice e il lettore e renderli parte attiva di fronte a domande quali: dinanzi all’assolutismo, come gestire i nostri moti di rabbia e frustrazione? Come combattere le menzogne, per sostituirle con la verità? Come opporci all’ingiustizia, evitando di lasciarci paralizzare da fantasie di vendetta? Come agire in modo giusto con chi è stato ingiusto verso di noi? Come comportarci con il nemico, senza arrenderci né diventare come lui. Se mi rivolgo alla narrativa è perché rispondere a queste domande, e trattare con i nostri avversari, richiede anzitutto di comprendere, e per questo abbiamo bisogno della forza immaginativa che la narrativa alimenta. Nella fiction, così come nella vita reale, parallelamente al procedere della trama si sviluppa anche, attraverso l’opposizione e il conflitto, il personaggio. L’opposizione dell’individuo, politica o letteraria, può sempre trovare una forma, e a me interessa esplorare le varie forme che l’opposizione, letteraria o reale che sia, può assumere, fino a produrre un cambiamento di prospettiva. Perché realizzare il cambiamento è difficile e spesso le divergenze appaiono insormontabili, ma la letteratura ci mostra come veniamo costretti ad agire in certi modi, ponendoci di fronte all’interrogativo: «Come possiamo cambiare il mondo?». E quindi: «Come possiamo cambiare noi stessi?».”2

la copertina del saggio Leggere pericolosamente, di Azar Nafisi, edito in Italia da Adelphi (2024) ne La collana dei casi. In copertina, © collage artwork by Emmanuel Polanco
la copertina del saggio Leggere pericolosamente, di Azar Nafisi, edito in Italia da Adelphi (2024) ne La collana dei casi. In copertina, © collage artwork by Emmanuel Polanco. Foto di Francesca Barracca

Le posizioni della scrittrice sono sempre chiaramente espresse ed è evidente la fiducia che ella ripone nella letteratura e, in particolar modo, nella fiction intesa come verità. Eppure, più volte distingue come le due cose, fiction e realtà, siano ben lontane dall’essere la stessa cosa.

Al posto delle menzogne propinate da Trump e i suoi sodali abbiamo bisogno della verità offerta dalla fiction. Qui da noi, però, sono in molti a restare indifferenti all’immaginazione e alle idee, o a pretendere che l’arte e la letteratura assecondino la loro visione della realtà.”3

Alla luce delle riflessioni che sviluppa intorno agli autori e alle opere che sceglie di analizzare (I versi satanici di Salman Rushdie, la Repubblica di Platone, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, David Grossman e James Baldwin, Margaret Atwood), è piuttosto difficile non immaginare una dimensione politica di fondo che spinge talvolta a un moralismo latente.

Razzismo, lotta per i diritti, rapporto tra poeta e società, “cultura occidentale”, femminismo e corpo e condizione della donna sono tutti argomenti che ben si prestano a un confronto con l’attualità, alla quale Nafisi fa costantemente riferimento. Quando scrive le lettere, infatti, si trova in America ed è l’America di Trump e dei suoi seguaci quella che critica in prima istanza, mentre in Iran nulla ancora cambia. Proprio il senso di colpa che non ha mai smesso di nutrire per aver “abbondonato” la propria patria le permette di andare a fondo nelle ipocrisie e nelle contraddizioni americane per giungere alla conclusione che, sotto alcuni punti di vista, Trump e Khomeini non siano poi così differenti.

Un’ideologia, che rimanda immediatamente al concetto di nemico, è ciò che li accomuna, ma contro ogni ideologia si staglia l’immaginazione, che è “libera e imprevedibile” e si nutre di “idee che mettono in discussione e disturbano e cercano di cambiare il mondo”4.

Un mondo che dà per scontata la letteratura, non le riconosce il ruolo politico, la minaccia e la chiave che rappresenta. Ed è per questo che, pur partendo da premesse apparentemente banali che nel 2024 potrebbero risultare a tratti anacronistiche, Azar Nafisi riesce ad aprire e chiudere domande, allargare orizzonti e smuovere coscienze nello spazio di una sola pagina. Persino laddove la fiction sembra rappresentare direttamente la realtà della Repubblica Islamica, come nel caso del Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, Nafisi smonta la possibilità di un’identificazione totale, dimostrando come in esso, in realtà, siano confluiti “molti filoni”5 e, dunque, come la scrittrice sia riuscita a riutilizzare in maniera originale dei semplici dati storici. È un esempio piuttosto vivido del potere della narrativa, questo, e sul quale Azar Nafisi si sofferma in maniera particolare per arrivare ad affermare una volta per tutte che la letteratura non è diretta realtà, ma racconta di cose universali6, come la gioia e il dolore. È ciò che permette di accostare lo stesso Racconto dell’Ancella a Orgoglio e Pregiudizio7, del resto, ma anche ciò che dà speranza contro il silenzio.

la copertina del saggio Leggere pericolosamente, di Azar Nafisi, edito in Italia da Adelphi (2024) ne La collana dei casi. In copertina, © collage artwork by Emmanuel Polanco
la copertina del saggio Leggere pericolosamente, di Azar Nafisi, edito in Italia da Adelphi (2024) ne La collana dei casi. In copertina, © collage artwork by Emmanuel Polanco. Foto di Francesca Barracca

La lettura stessa diventa così strumento e azione sovversiva per affermare la propria libertà e indipendenza. I lettori tutti sono quindi testimoni che non possono tacere la verità. Di qui l’appello finale della scrittrice che, attraverso il richiamo alla responsabilità collettiva dei lettori, li invita a unirsi per farsi promotori di verità e favorire il cambiamento.

Ogni scrittore censurato, imprigionato, torturato e ucciso; ogni lettore privato della possibilità di leggere i libri che desidera; ogni libreria, biblioteca, museo o teatro a cui sia imposta la chiusura; ogni libro censurato o bandito da scuole e biblioteche; ogni programma di arte, musica o letteratura depennato dai percorsi scolastici e istituzionali: tutto questo dovrebbe sempre ricordarci che abbiamo una responsabilità. […] lettori di tutto il mondo, unitevi! 8

la copertina del saggio Leggere pericolosamente, di Azar Nafisi, edito in Italia da Adelphi (2024) ne La collana dei casi. In copertina, © collage artwork by Emmanuel Polanco
la copertina del saggio Leggere pericolosamente, di Azar Nafisi, edito in Italia da Adelphi (2024) ne La collana dei casi. In copertina, © collage artwork by Emmanuel Polanco

Note: 

1 Edwige Danticat, Create Dangerously: The Immigrant Artist at Work.

2 A. Nafisi, Leggere pericolosamente, Adelphi editore, 2024, p. 23.

3 Ivi, p. 48

4 Ivi, p.31.

5 Ivi, p. 131.

6 Ivi, p 138.

7 Cfr. pp. 145-146.

8 Ivi p. 200.

la copertina del saggio Leggere pericolosamente, di Azar Nafisi, edito in Italia da Adelphi (2024) ne La collana dei casi. In copertina, © collage artwork by Emmanuel Polanco. Foto di Francesca Barracca

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

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