Il tempo, la carne e la Nazionale dell’’82: Invernale, di Dario Voltolini

Candidato al Premio Strega 2024, Invernale di Dario Voltolini viene presentato dallo stesso autore come “la storia di un padre e un figlio che si amano ma non se lo dicono, se lo mostrano nei gesti”.

la copertina del romanzo Invernale, di Dario Voltolini, edito da La nave di Teseo (2024)
la copertina del romanzo Invernale, di Dario Voltolini, edito da La nave di Teseo (2024). Foto di Francesca Barracca

A campeggiare nel racconto, però, è la figura del padre macellaio, Gino, che viene celebrata in tutta la sua normalità di uomo comune, dedito e devoto al proprio lavoro, appassionato di calcio, e che inizia a fare i conti con la malattia, fino alla morte.

Per tutto il giorno lui però pensa a quella esitazione. Meglio: per tutto il giorno lui dimora nel tempo che si è manifestato in quella esitazione. Non ha un pensiero con domande e risposte – perché ha esitato? Cosa lo ha distratto? quale pensiero o immagine o ricordo lo ha visitato? Niente di tutto questo, ha solo un luogo di tempo che resta lì, galleggiando tra tutti gli altri tempi. Lui gli è andato nell’interno. Lui non riflette, non cerca di capire, lui ci sta dentro, a quel tempo, e lo vive ancora, sebbene quello se ne sia già volato via.1

È così che il tempo assume una dimensione nuova e Gino inizia a percepire la realtà intorno a sé in maniera del tutto diversa. Ogni momento della sua vita assume un significato. L’atto stesso del tagliare, il contatto con la carne poi servita e consumata in un certo modo diviene qualcosa di sacro e rituale.

Cara bestia che sei arrivata già morta fra le mie mani, tanto tempo fa mi hai passato il tuo ospite, il batterio del cazzo.

Ora, io sento che dentro di me vive qualcosa che prima non c’era. Cosa è? Me lo hai passato di nuovo tu tramite il mio dito che si è aperto in tua presenza?

Viene su dal profondo di me, ma evocato pur sempre da te?”2

Del resto, questo non è un libro luttuoso o, per citare le parole di Voltolini, un libro sentimentalmente ricattatorio che ti obbliga all’adorazione o alla commozione perché c’è dolore e sofferenza. C’è tanto altro: una quotidianità che cambia sotto la lente di un tumore che con il suo nome tecnico definisce ogni cosa, ci sono viaggi continui a Parigi presso un luminare che rappresenta l’ultima speranza, c’è la Nazionale e i mondiali dell’’82, il calcio che si presenta come un tema importante, perché il padre dello scrittore aveva giocato nelle giovanili della Juventus poi non aveva continuato la carriera, perché non poteva gestire contemporaneamente allenamenti e lavoro. Insieme commentavano proprio le partite del mondiale dell’82 ed è stato, dunque, inevitabile il parallelo, spiegato dalle stesse parole dell’autore,

“tra il macellaio calciatore che è a sua volta macellato dall’ oncologo e nel frattempo c’erano le partite dei mondiali quando l’Italia vinse”.4

C’è anche un figlio che fa da spettatore e ci sono i corpi degli animali che ogni giorno Gino taglia per servirli al mercato di Porta Palazzo. C’è, infine, una Torino che resta fuori dai turbolenti e grigi anni ‘80, è piuttosto una bolla in cui Gino, dapprima ciarliero, diventa via via taciturno, com’è sempre stato in casa e con il figlio.

la copertina del romanzo Invernale, di Dario Voltolini, edito da La nave di Teseo (2024). Foto di Francesca Barracca

Un libro che percorre parte di una vita scandita dal tempo, la cui presenza diventa via via sempre più tangibile, con una lingua precisa, tagliente come la lama con cui Gino si ferisce nell’incipit del libro, e che taglia la realtà facendola a pezzi con parole sempre ricercate e al contempo esatte.

Come l’acqua della falda trova i suoi percorsi per salire alla superficie della piana, così un suo giacimento interno comincia a fare qualche capolino. La sua, di piana, è fatta di lavoro, passione per il calcio e conoscenza di quello sport, ogni tanto una battuta di caccia, sovente altre battute (di spirito), qualche Nazionale senza filtro. Intanto queste risorgive che provengono dal suo profondo lo incuriosiscono persino. Ma continuano a salire, a manifestarsi ora qua ora là. Quelle che spuntano non si asciugano e altre ne arrivano. È un processo che gli lascia dapprima il tempo per abituarsi alla novità. Poi la percentuale di umido sulla superficie della sua piana aumenta accelerando.”4

La consapevolezza stilistica dell’autore è infatti evidente ed è del resto ciò che Dario Voltolini ricercava prima di aspettare quarant’anni per scrivere una storia che avrebbe potuto scrivere molto tempo prima.

Un romanzo, Invernale, che a discapito del titolo, frutto di un episodio raccontato alla fine del libro, ti incolla con calore alle pagine, e che il tempo, che qui pur è protagonista, te lo fa dimenticare.

la copertina del romanzo Invernale, di Dario Voltolini, edito da La nave di Teseo (2024)
la copertina del romanzo Invernale, di Dario Voltolini, edito da La nave di Teseo (2024)

Note:

1 D. Voltolini, Invernale, La Nave di Teseo, 2024, p. 35.

2 Ivi, p. 52.

3 11 aprile 2024, durante la presentazione del libro alla Libreria Quarto Stato di Aversa.

3  D. Voltolini, Invernale, La Nave di Teseo, 2024, p. 20.

la copertina del romanzo Invernale, di Dario Voltolini, edito da La nave di Teseo (2024)
la copertina del romanzo Invernale, di Dario Voltolini, edito da La nave di Teseo (2024). Foto di Francesca Barracca

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