PRIMA DANZA, POI PENSA. Alla ricerca di Beckett

(tit. orig. DANCE FIRST – A Life of Samuel Beckett)

un film di JAMES MARSH

con GABRIEL BYRNE, FIONN O’SHEA, SANDRINE BONNAIRE, AIDAN GILLEN, MAXINE PEAKE, BRONAGH GALLAGHER, ROBERT ARAMAYO, LÉONIE LOJKINE, GRÁINNE GOOD

scritto da NEIL FORSYTH

scritto da BiM DISTRIBUZIONE

DAL 1 FEBBRAIO 2024 AL CINEMA

Durata: 96 minuti

Prima danza, poi pensa. Alla ricerca di Beckett, di James Marsh
il manifesto del film

Dal regista Premio Oscar® James Marsh (Man on Wire, La Teoria del tutto), arriva PRIMA DANZA, POI PENSA. Alla ricerca di Beckett, il biopic che racconta la vita di Samuel Beckett, una delle figure più rivoluzionarie e influenti del Novecento, autore di capolavori come Aspettando Godot, Giorni Felici e Finale di Partita.
Nel ruolo di Samuel Beckett il vincitore del Golden Globe Gabriel Byrne (In Treatment, I soliti sospetti), nei panni di James Joyce troviamo Aidan Gillen (Il Trono di Spade).

 

SINOSSI

La storia, i successi, gli amori e le amicizie del gigante della letteratura Samuel Beckett, una delle figure più rivoluzionarie e influenti del Novecento.

Partendo dalla “catastrofica” vittoria del Premio Nobel per la Letteratura nel 1969, Beckett rievoca gli eventi salienti della sua vita in un dialogo immaginario con la personificazione della sua coscienza, lasciando emergere i temi e le riflessioni che hanno reso grandi le sue opere. Ne risulta un ritratto poco conosciuto della sua personalità: buongustaio, solitario, marito infedele, combattente della resistenza francese e anche grande amico di James Joyce.

Dal regista Premio Oscar® per Man on wire e de La teoria del tutto, il biopic che racconta gli aspetti meno noti del grande letterato.

NOTE DI REGIA

Prima danza, poi pensa” è un racconto di fantasia, scherzoso e spesso struggente della vita di Samuel Beckett, incentrato anche sulla vita emotiva dell’autore. Il film ha la forma di ampi riquadri che mostrano i rapporti chiave nella sua vita, principalmente concentrati sulle donne che lo hanno circondato.

È un film su un intellettuale, un gigante della letteratura, ed è ancorato sulla passione ed il sentimento, non sulla noiosità delle idee o sulla sterilità della critica letteraria. Beckett stesso è energico in questa rappresentazione, risoluto, padrone di sè e sicuro delle sue azioni ma tormentato dai sentimenti di colpa e vergogna per il suo egoismo ed il dolore che aveva causato a coloro che amava. Se ciò lo fa risuonare cupo o pesante, state certi che non lo è. Il nostro Beckett è pieno di auto-ironia ed il suo rapporto con James Joyce spesso sconfina nelle migliori commedie degli equivoci.

Il film ha una struttura provocatoria ed alcune strategie immaginative come si addice ad un autore che ha avuto un’influenza radicale e potente sulla scrittura ed il teatro del ventesimo secolo. Il nostro sceneggiatore, Neil Forsyth, ci porta subito nello stile del film già dalla primissima scena del film quando Beckett riceve il Premio Nobel per la Letteratura. Ma tutto ciò viene immediatamente sovvertito quando lui fugge dalla cerimonia e si arrampica andandosi a rifugiare in un attiguo mondo fantasioso dove passerà in rassegna la propria vita ed i propri errori in compagnia di un altro Beckett, un alter-ego antagonista.

In questo racconto di grandi storie d’amore e di rapporti della vita di Beckett e del suo complicato rapporto con una madre autoritaria, ci sono anche un commento allusivo ed uno sguardo approfondito alle ossessioni letterarie di Beckett ed alle origini della sua scrittura come autore. Tuttavia, non è necessario essere uno studioso di Beckett per godersi il film: la sceneggiatura è ironica e drammatica con episodi spesso non noti al grande pubblico, compreso il coinvolgimento attivo di Beckett nella Resistenza francese ed il suo accoltellamento quasi fatale da parte di un protettore a Parigi.

È una biografia insolita di Samuel Beckett” – dice Marsh – insolita perché passa in rassegna la sua vita attraverso la lente dei suoi errori. È costruita attraverso le sue relazioni con le persone che amava e che lo amavano ma cui sentiva di aver fatto torto.

La lettura della sceneggiatura

Ho ricevuto la sceneggiatura ed ho cominciato a leggerla, la sceneggiatura inizia con la consegna del Premio Nobel, un grande onore letterario, il che è alquanto noioso, esattamente quello che ci si aspetta, e che da regista si vuole evitare ma poi, molto rapidamente, diventa qualcosa di sovversivo ed audace. Ero felice del fatto che non era convenzionale ed ero sorpreso e stuzzicato dai percorsi insoliti che intraprende sin da subito.

Le location per ‘L’Altromondo’

L’Altromondo è una costante nel film, un luogo in cui Beckett fugge in un universo intimo e privato, intellettuale, quasi cerebrale, dove colloquia con un suo alter ego, ‘l’Altro Beckett’. Il film è stato girato a Budapest ed avevo chiesto al location manager di trovarmi una location insolita che lui ha scovato in una cava abbandonata, in parte naturale ed in parte scavata dalle attività estrattive, decisamente molto particolare. Sembrava che non ci si trovasse da nessuna parte e da qualche parte al tempo stesso, cosa che era esattamente ciò che richiedeva la sceneggiatura.

Il lavoro con Gabriel Byrne

È stata una collaborazione molto gratificante. Per Gabriel non si è trattato solo di un lavoro, ha sentito da subito un grande legame con il personaggio e l’uomo Beckett e lo ha affrontato con grande responsabilità. Penso anche sia stato alquanto scoraggiante considerato che spesso interpreta due versioni di Beckett che parlano l’una con l’altra e devono avere due diverse personalità. Recitare davanti ad un green screen parlando con sé stessi è molto difficile e penso anche che fosse un po’ nervoso ma la paura può essere utile e produttiva, anch’io ho provato lo stesso tipo di timore e se riesci a far sì che ciò funzioni a tuo favore riesci a lavorare anche più intensamente. Abbiamo girato prima le scene con i due Beckett e al secondo giorno Gabriel aveva trovato un grande ritmo tra le due versioni, una fantastica base di partenza per il resto delle riprese.

JAMES MARSH

NOTE DI SCENEGGIATURA

Prima danza, poi pensa” è un film che è uno sguardo sulla vita di Samuel Beckett. Non parla di eventi con il normale approccio da biopic, ma dell’uomo, della vita da lui vissuta e di come le due cose si sono modellate e costruite l’una con l’altra. È molto guidato dalle emozioni e dalle relazioni chiavi della sua vita.

Come appassionato di Beckett, scrivere Waiting for Andre è stata una grande emozione e non ha fatto altro che aumentare il mio desiderio di raccontare l’affascinante storia della vita di Beckett su uno sfondo più ampio che è quello del lungometraggio.

Per quanto riguarda la struttura e la forma narrativa, prendiamo l’affascinante viaggio della vita di Beckett e aggiungiamo un elemento narrativo che permette di catturare il tono e la voce di Beckett stesso.

Abbiamo una struttura narrativa solida quando vediamo la vita di Beckett, partendo dagli anni della sua formazione a Dublino fino alla sua morte in Francia nel 1989, e colleghiamo il suo viaggio a fasi-chiave della sua vita e a relazioni chiave – in particolare con il suo mentore James Joyce, e poi con le due donne – Suzanne Dechevaux-Dumesnil e Barbara Bray – tra le quali Beckett avrebbe fluttuato, passando dall’una all’altra, in un aperto ménage à trois che sarebbe durato per gli ultimi trent’anni della sua vita. Beckett sarà interpretato da due attori, uno giovane ed uno anziano.

Ma all’interno della storia giocheremo con la forma del biopic come Beckett giocava con la forma in ogni mezzo con cui lavorava, alla ricerca di temi centrali che attraversavano la sua vita e il suo lavoro.

La nostra guida attraverso la sua storia sarà Beckett stesso, o “l’altro Beckett”. Lo andremo a trovare con regolarità nel corso del film, spostandoci in un “altromondo” postumo, visivamente sorprendente, stile Godot, dal quale egli fornisce un commento pungente, mesto, spesso ironico sulla sua vita, mentre questa si svolge davanti a noi.

A volte si tratta di un momento fugace, a volte di qualcosa di più, perché l’ira di Beckett è rivolta, come sempre, a sé stesso: verso le sue decisioni e i suoi errori, la vacuità delle sue vittorie, il pozzo insondabile dei suoi rimpianti. A volte sarà solo, a volte sarà raggiunto in questo altro mondo dall’altro Beckett, mentre discutono e bisticciano sull’azione che si sta svolgendo. A condire tutte queste interazioni ci sarà l’umorismo sardonico e aleggiante che Beckett ha inserito anche nelle sue opere e vissuto anche nei suoi tempi più bui.

Nel suo altro mondo, Beckett ricostruisce in retrospettiva i fili del comportamento di tutta una vita, permettendoci di sovrapporre questi temi al tradizionale percorso narrativo cronologico del film.

C’è il tradimento e il conseguente senso di colpa. Questo inizia con la brutta separazione dal suo mentore Joyce e raggiunge un culmine di lunga durata con l’assurda e tragica realtà del suo ménage à trois che dura più decenni. La moglie e l’amante, il dolore che ha causato a tutti e tre e la naturale reazione di Beckett: scrivere un’opera teatrale sulla situazione che fu poi recensita dall’amante per un giornale inglese.

Ci siamo concentrati sui temi della vergogna e del senso di colpa perché erano i temi su cui lui (Beckett) si concentrava. Li ha affrontati nelle sue opere, nelle sue lettere, nelle interviste con le persone che hanno conosciuto Beckett, hanno dominato il suo pensiero e la sua visione dell’umanità, quindi li abbiamo presi, potenzialmente rubati (ridendo), e li abbiamo inseriti nel film.

NEIL FORSYTH

Testi, video e immagini dagli Uffici Stampa BiM Distribuzione e Giampaglia Locurcio.

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