The Whale, di Darren Aronofsky

Con Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau, Ty Simpkins, Samantha Morton

Sceneggiato e basato sull’opera teatrale di Samuel D.Hunter

Prodotto da

A24 e da Darren Aronofsky per Protozoa Pictures

AL CINEMA

con I Wonder Pictures

Durata del film: 1H57’

The Whale Darren Aronofsky
La locandina del film The Whale, per la regia di Darren Aronofsky

SINOSSI BREVE

Dal genio creativo di Darren Aronofsky, The Whale è la storia di un solitario insegnante di inglese che cerca di riavvicinarsi alla figlia adolescente, divenuta quasi un’estranea, per un’ultima possibilità di redenzione. Il protagonista è Brendan Fraser, il film è basato sull’acclamata opera teatrale di Samuel D. Hunter.

NOTE DI PRODUZIONE

In The Whale di Darren Aronofsky, Brendan Fraser offre una straordinaria performance nel ruolo di Charlie, un insegnante di inglese che soffre di obesità grave, e il cui tempo sta per volgere al termine. Nei suoi ultimi ed estremi tentativi di riavvicinarsi alla sua famiglia spezzata, Charlie deve confrontarsi con traumi sepolti da tempo e un amore mai rivelato che lo tormentano da anni, armato solo di un cuore pieno d’amore e di un intelletto fiero.

The Whale esplora nel profondo l’intricata complessità dell’essere umano attraverso un personaggio che lotta contro l’enormità dei suoi rimpianti, il dovere della paternità e la possibilità di vivere in pace con se stessi. The Whale è essenzialmente una storia di trasformazione e trascendenza, l’odissea di un uomo dentro sé stesso e fuori dal suo corpo, un viaggio attraverso le profondità del dolore e verso la possibilità di una salvezza.

The Whale, di Darren Aronofsky. Gallery

Attraverso Charlie, il film ci conduce nelle pieghe di un’esistenza che raramente viene rappresentata sul grande schermo con tenerezza e intelligenza. Fraser riversa tutto sé stesso nel caleidoscopico mondo interiore di Charlie, nelle sue contraddizioni, nei suoi desideri e nelle sue paure con un intelletto brillante e quasi malizioso. La sua è una performance geniale e profondamente emozionale, in cui l’empatia non è vista come nemica dell’onestà, bensì come l’altro lato della sua medaglia.

L’intimità che si crea tra lo spettatore e il protagonista è il cuore pulsante del film, che segue Charlie nel suo mondo per cinque giorni mentre cerca di riavvicinarsi a diverse persone a lui care – la figlia che si era allontanata da lui, l’ex-moglie, la sua migliore amica, i suoi studenti online e persino lo stralunato missionario che bussa alla sua porta. Attraverso ognuno di questi incontri, viene messo a fuoco uno spaccato della vita di Charlie e, pian piano, emerge la straziante gravità della sua situazione. Il suo bilocale diventa un campo di battaglia in cui passato, presente e futuro incerto si incontrano e combattono.

Darren Aronofsky voleva girare un adattamento di The Whale da quando ha visto lo spettacolo teatrale di Sam D. Hunter quasi dieci anni fa. Era rimasto subito colpito dalla sua intelligenza e dal suo modo audace di interrogare la condizione umana senza dare risposte scontate.

Nelle parole di Aronofsky: “Ciò che amo di The Whale è il suo invito a trovare l’umanità in personaggi che non sono né totalmente buoni né totalmente cattivi, che vivono nella zona grigia in cui ci troviamo tutti e che hanno delle vite interiori estremamente ricche e intricate. Hanno tutti commesso degli errori, ma li accomunano un cuore enorme e il desiderio di amare anche quando gli altri sembrano rifiutare l’amore. È una storia che si pone una domanda semplice ma fondamentale: possiamo salvarci a vicenda? È un tema cruciale oggigiorno, specialmente perché sembra che sempre più spesso le persone tendano a non guardare l’altro e a voltargli le spalle”.

Il cinema è questo, secondo me”, continua. “Grazie al potere delle emozioni, una storia come questa può farci immedesimare nei panni di un uomo a cui, altrimenti, non ci saremmo nemmeno mai interessati, per ricordarci che ogni essere umano hail potenziale per amare e redimersi.”

In un certo senso, The Whale è una caccia, un tentativo di afferrare la sfuggevolezza della compassione – perché ne abbiamo bisogno e perché la rifiutiamo, quando possiamo concederla e quando no. Ma lo spettatore assiste con emozione anche al suo sbocciare nel corso della storia. Mentre è intento a ridefinire il concetto di fiducia e a capire quali siano i suoi confini, Charlie rompe i contorni dell’io. Dalla morte del compagno, si è ritrovato in una spirale autodistruttiva, ma ora, dopo tanta stanchezza, è giunto a un punto di ottimismo palpabile che illumina questi giorni scanditi da un senso di urgenza. Avvicinandosi al momento clou della storia, Charlie pone quella che, secondo Aronofsky, è la domanda più profonda dell’opera:

“Hai mai la sensazione che le persone siano incapaci di non avere un cuore?”

Tutta la speranza che è rimasta a Charlie, specie nei confronti dell’apparentemente misantropa figlia Ellie, sgorga da questa qualità squisitamente umana. Poiché se ha ragione riguardo all’empatia, allora tutto è possibile per Ellie.“Charlie ha molti difetti, ma crede nel potere dell’immaginazione.Crede che, prendendosi il tempo necessario, chiunque possa immaginare – e perfino capire – il mondo degli altri”, commenta Aronofsky.

DAL PALCO AL GRANDE SCHERMO

Al suo debutto sul palcoscenico nel 2012, la versione originale di The Whale era accompagnata da qualche perplessità. Gli spettatori erano pronti ad assistere a uno spettacolo il cui protagonista passa tutto il tempo spiaggiato su un divano? Forse era troppo anche per la necessità di sintesi insita nel palcoscenico stesso. E che dire del titolo?

Ma, alla fine, tante preoccupazioni per nulla. L’opera di Hunter è stata un successo. Invece di risultare esageratamente chiusa, il pubblico l’ha lodata per la portata delle domande che poneva sullo spirito umano, per l’autenticità e l’umorismo dei suoi personaggi e per la profondità della commovente riflessione sul dolore, sulla compulsione e sulla redenzione.

Anche qualsiasi dubbio sulla presunta scorrettezza del titolo è stato dipanato non appena si è compreso che Moby Dick ricopriva un ruolo essenziale nell’opera, letteralmente e tematicamente. Dopotutto, Charlie e Achab non sono poi così diversi: entrambi inseguono un sogno, subiscono il fascino tossico di ciò che sarebbe potuto accadere e sono ossessionati dall’idea di un futuro alternativo.

Dopo il debutto movimentato ma riuscito al Denver, The Whale si è spostato fuori Broadway nel gennaio del 2012 grazie alla Playwrights Horizons, racimolando una sfilza di premi come il Lucille Lortel Award come miglior spettacolo teatrale, il GLAAD Media Award e lo Special Drama Desk Award per il contributo significativo al teatro. Lo spettacolo ha consacrato la fama di Hunter come uno dei drammaturghi più rilevanti di  questi tempi, poiché giustappone la complessità dell’identità nell’era moderna ai grandi interrogativi classici sull’esistenza e sulla spiritualità.

Aronofsky ha assistito a una delle prime messe in scena dell’opera a New York, subito dopo aver finito un film e con la mente già proiettata verso il suo progetto successivo. Si era già affermato come voce cinematografica unica nel suo genere, le cui opere avevano rotto gli argini di tutte le categorie. Aveva cominciato la sua carriera con il thriller alienante π – Il teorema del delirio e l’aveva proseguita adattando e dirigendo Requiem for a Dream, straziante narrazione di una dipendenza. Erano seguiti il classico fantascientifico The Fountain – L’albero della vita e le sue due incursioni nel thriller psicologico a tema sportivo The Wrestler e Il cigno nero. Nonostante fossero estremamente diversi in termini di materia e voce, i film di Aronofsky (compresi quelli seguenti – Noah, revisione dell’epopea biblica, e Madre!, feroce parabola eco-femminista) erano accomunati dal tema dell’esplorazione dell’individuo e dalla rottura degli argini tra l’io e la storia.

Aronofsky non sapeva quasi nulla di The Whale quando è andato a vederlo; aveva acquistato i biglietti d’impulso perché intrigato dal titolo. Solo dopo che le luci si sono accese, nel bagliore del viaggio di Charlie, ha capito di dover acquisire i diritti dello spettacolo.

Mi sono sentito rappresentato da quei temi, da quelle idee e dal modo in cui l’opera trova la bellezza in cose che troppo spesso percepiamo come disumane per via dei nostri pregiudizi”, dice Aronofsky. “Mi ha stretto il cuore, mi ha fatto ridere e mi sono sentito ispirato dal coraggio e dalla grazia di ogni personaggio. Affronta una domanda che amo trattare anche con le mie opere:come si trasporta lo spettatore dentro a dei personaggi in cui non si è mai nemmeno sognato di immedesimarsi? Al tempo, non sapevo se potesse diventare un film, ma quando ho conosciuto Sam, ci siamo capiti al volo.”

La sintonia immediata tra Aronofsky e Hunter ha messo in moto le cose. Entrambi volevano che fosse Hunter stesso ad adattare il suo spettacolo – l’unico problema era che non aveva mai scritto una sceneggiatura. Ma, incoraggiato da Aronofsky e dal premio MacArthur Genius, Hunter ha imparato come fare da solo, partendo da zero. Ha studiato il linguaggio cinematografico e ha trovato un modo di trasporre il suo lavoro dal palcoscenico al grande schermo.

“Sam ha un talento incredibile, sapevo che se la sarebbe cavata”, dice Aronofsky.

Hunter si è crogiolato nella sfida perché adora apprendere.

“È stata un’occasione per guardare la storia con occhi diversi e per crescere come persona mentre cresceva la storia”, commenta.

Ma ha anche significato rivivere alcuni dei giorni più bui della sua vita. Ciò che lo aveva spinto a scrivere The Whale era stato, in parte, la sua familiarità con l’obesità al college. Nonostante abbia poi perso parecchio peso, sa per esperienza diretta cosa provano le persone come Charlie, sia fisicamente che socialmente. E anche se le cause dell’obesità – malattia multifattoriale che colpisce il 40% degli statunitensi – sono molteplici, Hunter ha messo la malattia in diretta correlazione con i sentimenti irrisolti.

Conosco molto persone in sovrappeso felici e in salute, ma non era il mio caso”, confessa Hunter.“Avevo ignorato tantissime emozioni durante gli anni passati in una scuola cristiana fondamentalista, dove mi era stata fatta pesare la mia sessualità, e il tutto è sfociato in un rapporto malsano con il cibo. Quando ho iniziato a scrivere The Whale, vi ho riversato dentro tutto questo.”

Attraverso Charlie, Hunter ha trovato un modo per esplorare il trauma e la rabbia legati alla sua educazione. Quando conosciamo Charlie, si trova letteralmente ed emotivamente in un limbo; è un limbo fisico, poiché la sua stazza gli impedisce di muoversi bene, ed è un limbo emotivo, perché prova un costante dolore per via della morte del suo compagno. Non riuscendo a perdonarsi per il suo coinvolgimento nella morte di Alan e in preda ai sensi di colpa per aver abbandonato la giovane figlia e la moglie, Charlie entra in un circolo vizioso autodistruttivo in cui mangia compulsivamente.

Tutto nella vita di Charlie si basa sul dolore che non ha elaborato. Ha problemi di cuore, ma, forse, in realtà, sta morendo del dolore con cui non ha mai fatto pace”, dice Hunter.

Appena prima di scrivere lo spettacolo, Hunter aveva iniziato a insegnare alla Rutgers University, il corso che tutti amano e odiano al primo anno: Scrittura espositiva. La sua esperienza di professore lo ha spinto a rendere Charlie un insegnante online, un lavoro che gli permette di mantenere una vita sociale attiva, pur nascondendosi fisicamente dal mondo. E proprio la scelta di questa professione ha permesso a Hunter di scavare a fondo in ciò che motiva Charlie e di elaborare il perché cerca disperatamente di riavvicinarsi agli altri.

Come insegnante di scuola superiore, Charlie conosce intimamente l’importanza, sia nella saggistica che nella vita reale, di mettere tutto a fuoco, di difendere la propria posizione, di omettere le parole non necessarie, di arrivare al succo del discorso in maniera più chiara e concisa possibile. È questo sistema di credenze ad alimentare il desiderio di Charlie di riavvicinarsi alle persone a lui care, di mettere un punto a ogni frase in previsione di un paragrafo conclusivo e decisivo, durante quelli che crede essere i suoi ultimi giorni sulla Terra.

A nessuno piace la scrittura espositiva, ma ricordo che, a un certo punto, mi ero ridotto a implorare i miei studenti di scrivere qualcosa di veritiero. Di scrivere qualsiasi cosa in cui credessero davvero. Allora, uno dei miei studenti ha scritto quella che oggi figura come una battuta sia nello spettacolo che nel film: ‘Credo di dover accettare che la mia vita non sarà entusiasmante’. Non dimenticherò mai il momento in cui ho letto quella frase, perché è stata come uno squarcio di luce sulla pagina che illuminava chi l’aveva scritta e la sua umanità”, spiega Hunter. “Ecco cosa cerca Charlie sia in sé stesso che negli altri.”

La ricerca della verità del protagonista lo riavvicina alla figlia Ellie, che nasconde le ferite inflitte dall’abbandono del padre dietro a una spessa e oscura corazza di rabbia. Inizialmente, rifiuta ogni tentativo di Charliedi passare del tempo insieme, ma, pian piano, si addolcisce quando lui decide di aiutarla a scrivere i temi per la scuola.

In quanto insegnante, Charlie può sperare di riavvicinarsi a Ellie solamente nel momento in cui lei deve scrivere un tema su Moby Dick”, racconta Hunter.

Quando Hunter ha iniziato a scrivere l’opera teatrale e a modellare le dinamiche tra Charlie ed Ellie, ha avuto una sensazione strana che quasi l’ha spaventato. Non si era mai sentito così esposto e sensibile.

“Era una sensazione totalmente nuova perché mi sono sentito nudo, non avevo niente dietro cui nascondermi e mi sono sentito molto vulnerabile.”

Questa vulnerabilità è diventata parte integrante del meccanismo dello spettacolo, un’onestà e un’apertura radicali che hanno affascinato, o perlomeno rassicurato, a tal punto gli spettatori da convincerli a seguire l’opera nella tana del Bianconiglio. Ma quando è entrato in gioco Aronofsky e si è presentata l’idea di un adattamento cinematografico, è emersa un’altra domanda. La storia di Charlie si sarebbe tradotta efficacemente sullo schermo? È possibile rendere cinematografici un’unica location e un personaggio principalmente statico? Inizialmente si era pensato di giocare con la geografia, di spostare alcune delle azioni al di fuori della casa di Charlie e nel mondo esterno inventando dei nuovi personaggi, ma sia Hunter che Aronofsky hanno poi scartato l’idea.

Darren e io eravamo intrigati dalla sfida di far svolgere tutta l’azione in uno spazio in cui i personaggi cercano di salvarsi a vicenda. Ma la cosa non doveva far soffrire il pubblico di claustrofobia”, racconta Hunter. “L’atmosfera doveva essere così invitante che lo spettatore potesse perdersi al suo interno.”

Le modifiche impercettibili ma significative apportate da Hunter hanno entusiasmato Aronofsky.

“Sam non ha avuto paura di innovare”, racconta quest’ultimo.“Un esempio è l’introduzione del fattorino delle pizze (interpretato da Sathya Sridharan), che dà vita a uno dei momenti più toccanti del film. Quando ho letto la scena in cui vede Charlie, ero convinto di averla vista nello spettacolo, invece era totalmente nuova. Quando il tuo cervello trasforma un’immagine che leggi in qualcosa che credi di aver già visto, capisci che quel qualcosa è davvero potente.”

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THE WHALE

Dopo il successo al box office italiano The Whale di Darren Aronofsky dal 2 marzo sarà in 400 cinema

In attesa degli Oscar, Brendan Fraser è Miglior Attore protagonista ai SAG Awards

Brendan Fraser. Foto Courtesy Ernesto Ruscio

 Bologna, 1 marzo 2023. Un week end denso di successi per The Whale, l’ultimo emozionante film di Darren Aronofsky che ha debuttato in Italia con la miglior apertura europea dopo UK: 650.923€ con una media copia di 2.070€ in 312 schermi, con ottimi risultati anche nei giorni feriali fino a ottenere un incasso di 806.777€ nei sei giorni. E in attesa degli Oscar, Brendan Fraser si aggiudica il premio come miglior attore protagonista agli Screen Actors’ Guild Award per il personaggio di Charlie – divenuto già iconico – che l’attore ha definito “il ruolo della vita” e che gli ha regalato una nomination agli Academy Awards, oltre a numerosissimi altri premi e riconoscimenti.

Dal Tribute Award assegnato al Toronto International Film Festival, al Palm Springs International Film Festival e al Santa Barbara International Film Festival;dal premio come miglior attore protagonista ai Critics Choice Award e  tributi della Hollywood Critics Association, della Las Vegas Film Critics Society, dei Black Film Critics Circle Awards e dei Women Film Critics Circle Awards. E poi ancora una pioggia di riconoscimenti: Critics Association of Central Florida Awards, Discussing Film Critics Awards, Internet Film Critic Society, Nevada Film Critics Society, North Texas Film Critics Association, Oklahoma Film Critics Circle Awards, Philadelphia Film Critics Circle Awards, Phoenix Critics Circle, Phoenix Film Critics Society Awards, St. Louis Film Critics Association, Capri Actor Award, nonché la candidatura ai Golden Globe e ai Bafta, per citarne solo alcuni.

La struggente tenerezza di Charlie,l’insegnante di letteratura tormentato dai fantasmi del passato e affetto da una grave forma di obesità, ha toccato il cuore del pubblico italiano ottenendo un ottimo risultato al botteghino, oltre al plauso della critica, tanto che dal 2 marzo, seconda settimana di uscita,The Whalesarà in 400 sale italiane (elenco qui) rispetto alle 312 copie Cinetel del primo week end.

Prodotto da A24 e da Darren Aronofsky per Protozoa Pictures, The Whale è diretto dallo stesso Aronofsky su una sceneggiatura di Samuel D. Hunter basata sulla sua omonima opera teatrale. Il film è interpretato da Brendan Fraser, con Sadie Sink (protagonista della serie di culto “Stranger Things”), Hong Chaucandidata all’Oscar e già vincitrice del New York Film Critics Online Award per The WhaleTy SimpkinsSamantha Morton.

The Whale è candidato a tre premi Oscar, miglior attore protagonista Brendan Fraser, miglior attrice non protagonista Hong Chau, miglior trucco e acconciatura Anne Marie Bradley, Judy Chin e Adrien Morot. Il film è distribuito in Italia da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Testo e immagini dagli Uffici Stampa del film, I Wonder Pictures.

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