13 Luglio 2015
Gli embrioni di Haeckel: immagini che non vanno via
Un nuovo libro racconta, per la prima volta nella sua interezza, la straordinaria storia dei disegni di embrioni inizialmente pubblicati nel 1868. L’artista fu accusato di frode
In Haeckel’s Embryos: Images, Evolution and Fraud, pubblicato dalla University of Chicago Press, il dott. Nick Hopwood per la prima volta racconta la storia per intero. Traccia i disegni e le accuse contro di loro a partire dalla loro genesi nel diciannovesimo secolo, e fino a oggi. Ricattura la scioccante novità di figure che ammaliarono scolari e preti oltraggiati, e mettono in evidenza le modalità notevoli con le quali queste immagini continuano a dar forma alla conoscenza nel loro invecchiare.
Ne progettò alcune allineando sviluppi umani, a fianco di tappe equivalenti nello sviluppo di tartarughe, galline e cani, e in seguito di molte altre specie. Per i loro primi due mesi nell’utero, questo liberale ruggì, persino quegli aristocratici che si illudevano che sangue blu fluisse nelle loro vene erano indistinguibili dai cani. Le tavole supportavano ulteriormente la visione di Haeckel che l’“ontogenia riassume la filogenia”: risaliamo il nostro albero evolutivo nell’utero. Ma i critici esperti accusarono Haeckel di disegnare gli embrioni in modo più simile di quanto in realtà non fossero, e così di giocare a tira e molla con la verità.
L’approccio solito agli embrioni di Haeckel è stato quello di processarlo per frode e di stimare le implicazioni per la teoria dell’evoluzione. Hopwood risponde a queste domande: Haeckel disegnò in modo incauto in confronto ai suoi colleghi, ma non c’è prova di intento disonesto e aveva poco da guadagnare dall’inganno. La scoperta di omologie molecolari tra specie evidenzia l’evoluzione in modo più persuasivo di quanto Haeckel potesse mai fare.
Hopwood sostiene, ad ogni modo, che è più interessante utilizzare il caso per esplorare le modalità con cui le immagini trionfano o falliscono, di come vengono prese per scontate o causano problemi. Le figure di Haeckel divennero così controverse perché erano simultaneamente visionate dagli specialisti che combattevano il suo approccio, e da lettori che non avevano mai visto prima un embrione. L’istruzione era ancora una sfera riservata a pochi privilegiati e la scienza a malapena insegnata, ma Haeckel promise di rivelare i misteri della vita.

I sostenitori accettarono quasi sempre la difesa di Haeckel, che le sue immagini erano schemi ordinari come quelli che i suoi colleghi utilizzavano ogni giorno in classe, ma i teologi sfruttarono le accuse di falsificazione per screditare il “Darwin Tedesco”. Ondate su ondate di attacchi piovvero sulla sua testa.
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, al cui tempo era il più famoso evoluzionista vivente al mondo, nuovi nemici riscaldavano le accuse e ne aggiunsero di altre.
Haeckel’s Embryos mostra come le immagini più controverse nella storia della scienza divennero tra quelle più ampiamente viste. Hopwood suggerisce che la nuova struttura a griglia diede loro potere persuasivo, ma che non si limitarono ad esprimere la teoria di ricapitolazione di Haeckel.
Le immagini favorirono l’idea di uno stadio di conservazione, ma rimasero altrimenit aperte a diverse interpretazioni. Persino i libri di testo le riprodussero, attribuendo una fonte secondaria, sulle stesse pagine nelle quali spiegavano che Haeckel era in errore.
Hopwood investiga l’atto del copiare come modo col quale l’immagine prende vita di suo e diventa integrata in un campo. Questo caso dimostra come il processo possa essere creativo, consequenziale e contestato.
I problemi cominciarono quando Haeckel fu accusato, tra le altre cose, di aver copiato in modo scorretto figure standard. Dopo copiatura pubblicò le immagini dai suoi libri e, da molte varianti, scelse una forma canonica. La polemica si scatenò quando la copiatura delle immagini si incrociò con la ripetizione delle accuse di contraffazione.

Prodotto di più di un decennio di lavoro, Haeckel’s Embryos è pubblicato in formato ampio e generosamente illustrato con illustrazioni a colori che spaziano da incisioni raffinate a fumetti e modelli in cera a siti web. Queste permettono alle discussioni di procedere tanto per immagini come per parole. Il libro è lo studio più approfondito di un’immagine scientifica mai intrapreso – e quella storia non si è ancora conclusa.
“Lo shock della copia”, come lo chiama Hopwood, non risiede semplicemente nel fatto che le figure siano state riprodotte tanto a lungo. La vera sorpresa è che siano ancora coinvolte nell’innovazione, oltre un secolo dopo la loro pubblicazione. Nel 2010, sulla scia della recente polemica, la griglia di Haeckel apparve in forma inusuale come mosaico di embrioni di mosca della frutta sulla copertina dell’eccellente rivista di scienza Nature, dove segnalò che i metodi genomici confermarono l’esistenza del conservarsi di uno stadio embrionale.
Mentre la maggior parte delle immagini fa una breve apparizione, solo per essere dimenticata rapidamente, altre diventano così radicate che è uqasi impossibile salutarle.
Nick Hopwood è Lettore in Storia della Scienza e Medicina al Dipartimento di Storia e Filosofia della Scienza all’Università di Cambridge. Haeckel’s Embryos: Images, Evolution and Fraud è pubblicato dalla University of Chicago Press. La ricerca è stata sostenuta dal Wellcome Trust come parte del programma Generation to Reproduction.
Immagini nel testo originale: un ascoltatore sbalordito che rappresenta “i cosiddetti istruiti” scappa dalla conferenza di Haeckel, la sua mente sconvolta dalle illustrazioni degli embrioni, per correre verso una locanda (Illustrazione di Fritz Steub da Moritz Reymond, Fünf Bücher Haeckel [1882], 1:102); Sempre dal video del 2007 del Discovery Institute, Hoax of Dodos – un sostenitore del “disegno intelligente” mostra a uno scettico disegni nello stile di Haeckel; una griglia di embrioni di squali, serpenti, galline e umani, modellati su quello di Haeckel ma più precisi e di successo molto inferiore (da Richard Hesse, Abstammungslehre und Darwinismus (1902), 21).
Traduzione da University of Cambridge. L’Università di Cambridge non è responsabile dell’accuratezza della traduzione.