20 Marzo 2015
Ricercatori dall’Istituto di archeologia all’Università di Varsavia stanno studiando l’infrastruttura del forte romano di Tibiscum nella Romania occidentale. Finora, l’area attorno la fortezza non era stata oggetto di ricognizione archeologica estesa.
Sul campo, gli archeologi polacchi usano un arsenale di metodi moderni e non invasivi, che permettono di determinare cosa è al di sotto del terreno, senza scavi. Il primo passo è il campionamento di superficie, che consiste nella ricerca metodica dell’area di oggetti sulla superficie. Gli scienziati raccolgono meticolosamente i manufatti scoperti, li segnano con registratori GPS e poi li inseriscono in un database GIS (sistema di informazione spaziale) sul computer.
Tra i monumenti più interessanti trovati con questo metodo, c’è un braccialetto dell’Età del Bronzo, precedente il forte romano di diversi millenni.
Vi sono quindi i metodi geofisici. La ricerca dipende dal tempo. Per fortuna, negli ultimi giorni è stato favorevole. Il team ha appena cominciato gli esperimenti aerei all’infrarosso con l’uso di un pallone ad elio. Gli archeologi utilizzeranno anche droni che scatteranno fotografie aeree. Allo stesso tempo, ci saranno campionamenti topografici presso il vicino forte di Cornutel, che probabilmente era una torre di guardia per la strada che conduceva a Tibiscum.
Link: PAP – Science & Scholarship in Poland; Tibiscum Project