Tra le numerose domus di Pompei, da sempre, una in particolare ha destato la mia attenzione: la casa di Marco Lucrezio Frontone. Per chi visita la città antica, sembrerà non poco semplice riuscire ad individuarla tra le articolate vie secondarie, in quanto nascosta in un vicolo perpendicolare alla più nota via di Nola nella Regio V, 4, ma una volta scorta, la sorpresa sarà davvero grande. L’apparenza potrebbe ingannare, la facciata risulta abbastanza semplice e modesta, ma è varcando la soglia che il curioso turista si troverà davanti una delle più raffinate case ad atrio di Pompei il cui impianto originario risale al II secolo a.C. ma che a partire dalla fine del I secolo a.C. – inizio I secolo d.C., fu abitata da una delle famiglie più in vista della città con a capo Marco Lucrezio Frontone.

Le iscrizioni elettorali rinvenute sul prospetto dell’abitazione durante gli scavi hanno permesso di individuarne il proprietario che aveva intrapreso una brillante carriera politica riuscendo a candidarsi alle più importanti cariche pubbliche. Seppur le dimensioni dell’abitazione risultino modeste, solo 460 mq, la domus al suo interno vanta un apparato decorativo di tutto rispetto, attribuibile al III stile finale, ricco di rimandi culturali ben precisi e degni del notevole status sociale del proprietario. Appena entrati, vi sono il tablinio e l’atrio con vasca in marmo dell’impluvio bordata da mosaici e con pavimento con scaglie di marmi colorati che caratterizzano la ricchezza della casa, ma è approfondendo la visita che si potrà apprezzare ancora di più l’abitazione.

Di Mentnafunangann – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35316618

 

 

Ben visibile sul lato orientale è il cartibulum marmoreo con zampe leonine che serviva come espositore della suppellettile più pregiata della casa, inoltre la visione è arricchita, nel vicino tablinio, da una parete interamente decorata con affreschi su fondo nero nelle cui zone laterali vi sono inseriti quadretti con scene marittime sostenute da candelabri dipinti, mentre nella parte centrale vi è l’affresco più importante con il trionfo di Bacco e Arianna (lato destro) e Venere e Marte (lato sinistro) in cui il dio è raffigurato mollemente chino su Venere mentre le accarezza seducente un seno al cospetto di Cupido.

Accanto al tablinio, si apre un cubicolo sulle cui pareti affrescate con un intenso giallo ocra vi sono degli amorini che fanno da cornice a delle scene moraleggianti: Narciso intento a specchiarsi e ad ammirarsi nell’acqua e Perona che allatta in prigione il vecchio padre Micone salvandolo così dalla morte. La raffigurazione di amore per il padre è ulteriormente esaltata anche da alcuni versi in distici elegiaci che recitano: “triste pudore fuso con pietà”. Ai lati dell’ingresso del cubicolo, inoltre, a completare la decorazione, vi sono anche due medaglioni raffiguranti dei fanciulli, un maschio e una femmina, forse i figli di Marco Lucrezio Frontone a cui probabilmente erano rivolti gli insegnamenti morali. Sul lato sud dell’atrio si apre un altro cubicolo, questa volta forse di proprietà della domina in quanto caratterizzato da un’atmosfera tipicamente femminile; sul quadro della parete destra Arianna porge a Teseo il filo che gli consentirà di uscire dal labirinto visibile sullo sfondo, mentre sul lato opposto è raffigurata una scena di toelette di Venere che seduta seminuda davanti ad uno specchio si fa acconciare i capelli.

Nella sala triclinare si conserva un’altra famosa pittura raffigurante l’uccisione di Neottolemo per mano di Oreste davanti al tempio di Apollo a Delfi. La parte posteriore della domus è poi occupata da ambienti secondari come la cucina e la latrina dal viridario e da un portico con tre colonne su cui si affacciano diversi ambienti di soggiorno tra cui il triclinio sulla cui parete sinistra si riconosce Dioniso appoggiato al Sileno con la lira. Nella domus sono stati ritrovati anche cinque scheletri di adulti e tre di bambini schiacciati dal crollo del tetto durante l’eruzione del 79 d.C.

All’esterno è presente anche uno splendido giardino in cui su una parete di fondo è visibile un affresco con scena di paradeisos in cui si snodano scene di caccia alle belve feroci (leoni, pantere, orsi) e animali domestici (tori, buoi, cavalli). Questi affreschi  si riconducono al IV stile e probabilmente furono eseguiti dopo il terremoto del 62 d.C.  come dimostra il ritrovamento di un’anfora in una zona di servizio con della calce, quando la casa era ancora in fase di ristrutturazione.

Foto: Alessandra Randazzo

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