27 Gennaio 2016
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Un altro aspetto rilevante dell’Antropocene, secondo un nuovo studio, sarebbe determinato dalla plastica. Si prevede che per la metà del secolo, le terre e gli oceani saranno significativamente caratterizzati da strati di rifiuti plastici, ovviamente connessi alle attività umane.
La nuova ricerca enfatizzerebbe il fatto che le attività umane, per mezzo di materiali di lunga durata, stiano dominando la superficie del pianeta, dando vita a una vera e propria “Età della Plastica“. Tra le caratteristiche della plastica, difatti, vi sono quelle dell’essere inerte e di non degradarsi. Conseguentemente, rifiuti plastici permangono nel terreno, mentre nei mari vengono consumati dagli organismi e uccidono plancton, pesci, uccelli marini.
Ma la plastica è pure materiale che rientra nel ciclo sedimentario, per cui c’è una buona possibilità che si fossilizzi, lasciando un segno anche per milioni di anni. La plastica, dunque, oltre ad essere un materiale tipico della vita moderna, e un inquinante, diviene pure un indicatore geologico chiave.
Con Antropocene, secondo la definizione di Eugene F. Stoermer, si indica l’era geologica segnata dalle attività umane, il cui impatto sugli ecosistemi del pianeta è rilevante.

Lo studio “The geological cycle of plastics and their use as a stratigraphic indicator of the Anthropocene”, di Jan Zalasiewicz, Colin N. Waters, Juliana Ivar do Sul, Patricia L. Corcoran, Anthony D. Barnosky, Alejandro Cearreta, Matt Edgeworth, Agnieszka Gałuszka, Catherine Jeandel, Reinhold Leinfelder, J.R. McNeill, Will Steffen, Colin Summerhayes, Michael Wagreich, Mark Williams, Alexander P. Wolfe, Yasmin Yonan, è stato pubblicato su Anthropocene.
Link: Anthropocene; University of Leicester 1, 2.
Rifiuti plastici, foto di LCDR Eric Johnson, NOAA Corps.NOAA Photo Library: fish1968, da WikipediaPubblico Dominio.

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