Un manoscritto buddista di mille anni fa e la sua storia
Uno dei più grandi tesori della Biblioteca dell’Università di Cambridge è un manoscritto buddista che fu creato a Kathmandu esattamente mille anni fa. Questa “Perfezione di Saggezza”, squisitamente illustrata rivela ancora nuovi segreti.
Mille anni fa, uno scriba chiamato Sujātabhadra pose il suo nome su di un manoscritto denominato Perfezione di Saggezza in Ottomila (in Sanscrito: Aṣṭasahāsrikā Prajñāparamitā). Sujātabhadra era un abile artigiano che lavorava a Kathmandu o nelle sue vicinanze – una delle città che è stato uno dei centri del mondo buddista dal 500 d. C. fino ai tempi moderni.
La Perfezione di Saggezza in Ottomila è scritto in Sanscrito, uno dei linguaggi più antichi al mondo, utilizzando entrambi i lati dei 222 fogli oblunghi fatti di foglia di palma (il primo foglio mancante è stato sostituito con un foglio di carta). Ogni foglia è bucata da un paio di fori nettamente visibili, per ricordare che le foglie di palma erano originariamente legate insieme con corde che passavano attraverso questi fori. L’intero manoscritto di palma è tenuto insieme tra copertine riccamente ornate in legno.
“Utilizzando le tavole che convertono le date utilizzate dagli scribi Nepalesi nel calendario utilizzato oggi, possiamo vedere che Sujātabhadra aggiunse il suo nome e il luogo dove completò il manoscritto il 31 Marzo del 1015. Lo studio della matematica, dell’astrologia e dell’astronomia era un aspetto centrale della cultura del Sud dell’Asia nell’Antichità e nel Medio Evo, e il calcolo del tempo era molto preciso — si impiegavano sia il calendario lunare che quello solare,” ha spiegato Formigatti.
Mille anni dopo la sua produzione, il manoscritto conserva ancora segreti. Nel corso della digitalizzazione, nel 2014, Formigatti identificò 12 dei versi finali di quella che sarebbe l’unica testimonianza sopravvissuta dell’Originale Sanscrito del Maturazione del Vessillo della Vittoria (in Sanscrito Vajradhvajapariṇāmanā), un breve inno fino ad oggi considerato sopravvissuto solo nella sua traduzione tibetana. La popolarità di questo inno è dovuta al fatto che la versione tibetana del testo è corroborata anche dai frammenti di manoscritto ritrovati a Dunhuang, una città stato sulla Via della Seta in Cina.
La produzione di questo prezioso manoscritto è prova non solo dei fiorenti canali di comunicazione che esistevano per il mondo Buddista dell’undicesimo secolo, ma anche di una rete ben affermata di vie commerciali. Le foglie formavano di solito la superficie di scrittura e provenivano dagli alberi di palma. Le palme non crescono nel clima asciutto del Nepal: si è pensato che le foglie di palma provenissero perciò dall’India Nord Orientale.
“Il manoscritto della Biblioteca dell’Università Perfezione di Saggezza ci mostra che il Nepal di dieci secoli fa, spesso percepito dagli occidentali come ‘remoto’ e ‘isolato’, aveva connessioni fioernti attraverso molte migliaia di miglia,” ha spiegato Formigatti.
“Quando Sujātabhadra prese la sua penna di canna e mise il suo nome sul manoscritto, era parte di una rete ricca di erudizione, cultura, credenze e commercio. I manoscritti e i testi Buddisti viaggiavano per enormi distanze. Dalle fertili pianure dell’India del Nord, attraversarono la catena dell’Himalaya passando per Nepal e Tibet, raggiungendo gli altipiani aridi dell’Asia Centrale e le città stato lungo la Via della Seta in Cina, per arrivare infine in Giappone.
“La Perfezione di Saggezza è forse la testimonianza testuale più rappresentativa del culto Buddista del libro, e questo manoscritto scritto, decorato e adorato nel Nepal dell’undicesimo secolo è uno dei migliori esemplari della cultura del libro Buddista ancora esistenti.”
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