Grazie all’iniziativa i Capolavori da scoprire, la Centrale Montemartini ospita un’importante novità all’interno del suo percorso espositivo.

Dal primo marzo il pubblico potrà ammirare, dopo il restauro e il nuovo allestimento, il prezioso rilievo funerario che raffigura il fornaio Marco Virgilio Eurisace, ricco liberto di origine greca, assieme alla moglie Atistia. Ad occuparsi dei lavori, la Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali. Il rilievo è un’importante testimonianza di I secolo a.C. (40-30 a.C.) che fa parte del più grande sepolcro che il fornaio si fece costruire nell’area chiamata anticamente ad Spem Veterem e che oggi corrisponde all’area di Porta Maggiore dove ancora è possibile ammirarne i resti.

Il gruppo sorgeva anticamente sulla facciata orientale del sepolcro e mostra i coniugi in posizione frontale ma con il capo rivolto l’uno verso l’altra, come per evidenziare il forte legame persistente ben oltre la morte e che li univa già in vita. Le figure emergono dal fondo scolpite quasi a tutto tondo; l’uomo indossa una toga drappeggiata secondo la moda tipica degli anni centrali del I secolo a.C. e il volto segue coerentemente i tratti stilistici della ritrattistica di età tardo repubblicana, mostrando con crudo realismo le rughe che segnano il volto.

La donna, Atistia, è avvolta invece nell’ampio mantello portato sulla tunica e il ritratto lascia intravedere l’acconciatura tipica del suo tempo. I capelli sono divisi da una riga centrale in bande laterali e sono raccolti in un alto “chignon” composto probabilmente da trecce.

Il restauro si è svolto anche per poter dare una migliore lettura dell’opera, inserendo nel gruppo la testa femminile  che è andata rubata nel 1934. È stato realizzato quindi  un volto in gesso utilizzando, per l’aspetto e l’inclinazione, le foto scattate prima del furto quando il rilievo era esposto lungo le mura presso Porta Maggiore e dove nel 1856 sarebbe sorta la stazione ferroviaria Roma – Frascati.

Nella Sala Colonne del museo della Centrale Montemartini è stato ricostruito il contesto architettonico in cui il gruppo scultoreo era inserito originariamente, dando così la possibilità al museo di poter ripensare ad un nuovo allestimento. Per l’occasione è stata realizzata una struttura in calcestruzzo e tubolari d’acciaio per ricavare una nicchia incassata in cui inserire l’opera e a rievocare l’antica collocazione sul sepolcro.

Per l’occasione, dal Museo Nazionale Romano è giunta l’epigrafe di Atistia in cui Eurisace ricorda con parole di affetto e lode la moglie defunta e dicendo che le sue spoglie sono state raccolte all’interno di un “panarium”, cioè un’urna a forma di cesta per il pane a ricordo della professione della famiglia. A completare l’esposizione, il plastico del monumento in gesso patinato proveniente dal Museo della Civiltà Romana.

Sepolcro di Eurisace. Foto: Alessandra Randazzo

Il sepolcro fu risparmiato dalla realizzazione delle arcate monumentali dell’acquedotto di Claudio, nella metà del I secolo d.C., ma fu coinvolto nella costruzione delle Mura Aureliane nel III secolo d.C. e definitivamente inglobato agli inizi del V secolo nel bastione costruito da Onorio per potenziare la cinta muraria presso la Porta Labicana – Prenestina (Porta Maggiore). Nel 1838, le strutture attribuibili al rifacimento di Onorio furono demolite per volontà di Papa Gregorio XVI e nel corso dei lavori venne riportato alla luce il sepolcro di Eurisace che in quell’occasione fu rilevato dall’architetto Luigi Canina, al quale si deve una delle più complete documentazioni.

Nelle decorazioni scultoree del sepolcro  e nell’iscrizione si possono ancora oggi leggere i riferimenti alla professione dell’uomo. L’iscrizione, che si ripete per tre volte con piccole varianti ed è incompleta sui lati lunghi dice: est hoc monimentum Marcei Vergilei Eurysacis pistoris, redemptoris, apparet (“questo sepolcro appartiene a Marco Virgilio Eurisace, fornaio, appaltatore, apparitore”).

Eurisace era quindi proprietario di un’impresa di panificazione e i suoi prodotti venivano venduti allo stato oltre ad essere “apparitore” di un qualche magistrato o sacerdote.  Anche gli elementi decorativi del sepolcro richiamano alla sua professione. Gli elementi architettonici cilindrici richiamano i recipienti in cui veniva impastata la farina e che sono rappresentati anche nel fregio a rilievo. Questo raffigura infatti i vari momenti della panificazione: il grano che viene pesato su una grande bilancia, la macinazione del grano e la setacciatura della farina, la preparazione della pasta in un grande recipiente cilindrico, la pezzatura dei pani e l’infornata. A tutte le operazioni compiute da schiavi, assiste un personaggio togato che potrebbe essere lo stesso Eurisace. Questi era un liberto arricchitosi nel periodo delle guerre civili e la sua tomba si può datare tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero.

 

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