ALLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO RIVIVE L’EPOPEA DI BEN HUR
 
Domenica 5 ottobre, Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone
 
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Domenica 5 ottobre, alle 20.30 al Teatro Verdi di Pordenone, uno dei titoli più attesi della 33ma edizione delle Giornate del Cinema Muto. Il Ben Hur del 1925 è la più costosa produzione cinematografica realizzata fino allora. Già la storia della sua realizzazione potrebbe essere soggetto di un film per le enormi difficoltà di tutti i generi che si dovettero affrontare. A partire dal cambio di casa produttrice, dalla Goldwyn Pictures alla Metro-Goldwyn-Mayer, avvenuto in corsa, a riprese già avviate.

Il film è tratto dall’omonima opera letteraria di Lew Wallace del 1880, che aveva avuto una precedente versione cinematografica e che conoscerà grande fortuna facendo incetta di Oscar nel 1957 e decreterà la fortuna internazionale di Cinecittà come la Hollywood sul Tevere. Ben Hur è un principe ebreo ridotto in schiavitù e la storia racconta il suo cammino alla riconquista della libertà e si svolge parallelamente alla vita di Gesù. Le prime scene girate nell’ottobre del 1923 furono in Nord Africa e in Italia sotto la direzione di Charles  Brabin e con protagonista George Walsh, fratello minore del noto regista Raoul, che però si rivelarono ben presto inadatti a controllare la titanica impresa. Furono pertanto sostituiti dall’esperto Fred Niblo, il regista delle star (Valentino e Greta Garbo sopra tutti) e da Ramon Novarro, astro nascente di Hollywood. Le difficoltà principali erano tuttavia legate all’utilizzazione del sistema del Technicolor, che costituiva una sfida tecnica e logistica del tutto nuova poiché richiedeva l’uso di molte cineprese e il trasporto per lo sviluppo del materiale girato nei laboratori americani. Per le scene a colori in esterni non era sufficiente la luce solare e si doveva ricorrere a potenti fari per cui gli attori non potevano stare troppo a lungo in campo, pena gravi scottature. Nel gennaio 1925 si decise perciò di portare armi e bagagli negli studi californiani, salvando solo parte del materiale, soprattutto quello di carattere religioso, la sontuosa parata per le strade di Roma e al Circo Massimo e la battaglia navale di galere nel mare di Livorno. C’è un aneddoto che racconta che il realismo della lotta sia dovuto al fatto che le comparse utilizzate fossero state selezionate tra fascisti e comunisti (il partito era nato proprio a Livorno) che non ebbero pertanto troppi scrupoli a darsele di santa ragione. Ben Hur uscì sullo schermo nel dicembre del 1925 con grande successo che non riuscì tuttavia a pareggiare i conti fino alla riedizione con musica ed effetti sonori del 1931. A conti fatti il guadagno per la Major fu di soli 81.000 dollari.

Dal romanzo di Knut Hamsun premio Nobel per la letteratura nel 1920, è tratto il film norvegese Pan (1922) di Harald Schwenzen, un giovane e apprezzato attore del Teatro Nazionale di Oslo qui alla sua prima (e unica) regia. Anche qui merita più di un accenno il racconto avventuroso della preparazione del film. Bisogna innanzitutto specificare che l’industria del cinema in Norvegia non era certo una grossa realtà e pochi erano i cineasti preparati ed esperti. Si decise di girare l’epilogo di Pan in Algeria ed era la prima volta che una troupe norvegese si spingeva così lontano. Erano solo tre persone, regista, operatore e un attore, Hjalmar Schwenzen, fratello del regista. I ritmi di lavoro sotto il torrido sole africano dell’estate del 1921 erano terrificanti ma l’entusiasmo dei cinematografari nordici ebbe la meglio su tutte le difficoltà. Il resto del film fu girato mesi dopo in Norvegia dove nell’autunno del 1922 avvenne anche l’attesa première, coronata da buon successo. Per molti anni del film esisteva solo una pessima copia e solo con il restauro del 2012 ha riacquistato la bellezza originale delle immagini. L’interesse rinato intorno a questo film riporta all’attenzione anche la figura di Harald Schwenzen (1895-1954) che fu sì artista di talento e protagonista di oltre quattro decenni della scena teatrale norvegese, ma anche uomo valoroso che per il suo impegno nella Resistenza fu internato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Al Teatro Verdi alle 17.
Tra le altre curiosità del programma della giornata Das Frauenhaus von Rio (1927) il più grande (e scandaloso) successo muto di Hans Steinhoff, uno dei registi più attivi dell’industria cinematografica tedesca, capace di girare anche cinque film all’anno. Considerato perduto dopo che il negativo era andato a fuoco poco dopo la prima distribuzione, il film è stato miracolosamente ritrovato in una copia magnifica, benchè fragile.

Das Frauenhaus von Rio rinnova il successo di un genere iniziato una ventina d’anni prima, sulla tratta delle bianche e racconta la storia di una giovane e innocente ragazza di provincia attratta dalla lusinga di diventare una ballerina che cade vittima della tenutaria di un bordello di Rio de Janeiro. Del film furono editate anche versioni per l’estero, e il titolo di una di queste, Rio’ Road to Hell (La strada di Rio per l’inferno) sollevò le proteste ufficiali delle autorità brasiliane che lo ritennero denigratorio per il Brasile e per tutto il continente sudamericano. Al Teatro Verdi alle 9.
Per il Canone Rivisitato c’è il primo film di Raoul Walsh Regeneration del 1915, per la rassegna dei Barrymore il più antico dei film interpretati da John, The Incorregible Dukane del 1915 e per le Riscoperte l’italiano I gufi delle caverne, una produzione della torinese Aquila Film del 1913 con la regia di Achille Consalvi e l’interpretazione del padre, Roberto Roberti, e della madre, Bice Valeran, di Sergio Leone.
Gli appassionati della Formula Uno non devono mancare l’appuntamento delle 14.30 con “Driven, al volante”, una divertente selezione di film sulle corse automobilistiche proveniente dalla collezione Desmet, dal nome di un impresario ambulante attivo ad Amsterdam fino al 1916. Una volta ritiratosi dagli affari, trattenne gran parte del suo materiale, oltre i film, manifesti e altro materiale pubblicitario che oggi documentano in maniera molto efficace quello che più andava di moda all’epoca. A questa collezione Amsterdam dedicherà una grande mostra il prossimo dicembre.
Come ormai da tradizione, la prima domenica pomeriggio delle Giornate vede protagonisti i giovanissimi dell’Istituto comprensivo Pordenone Centro e dell’Istituto comprensivo Alberto Manzi di Cordenons per il progetto “A colpi di note” della Mediateca Pordenone di Cinemazero con il sostegno della Banca FriulAdria Crédit Agricole. Gli studenti di Pordenone diretti da Maria Luisa Sogaro, accompagnano musicalmente la proiezione di The Immigrant di Charlie Chaplin, mentre quelli di Cordenons diretti da Emanuela Gobbo si esibiranno per The Boat di Buster Keaton.
 
 
Pordenone, 4 ottobre 2014
Le Giornate del Cinema Muto – Ufficio stampa
Link:  Le Giornate del Cinema MutoCineteca del Friuli

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