Trent’anni fa, tra il 22 e il 26 agosto 1992, a Lichtenhagen, quartiere a nord-ovest di Rostock, centinaia di neonazisti  prendevano d’assalto la Sonnenblumenhaus, un centro di accoglienza per richiedenti asilo, così chiamato per i grandi girasoli raffigurati su una facciata dell’edificio. Dopo aver divelto i mattoni dei marciapiedi, gli estremisti li scagliarono contro le finestre, insieme a molotov e altri ordigni, finché la costruzione non andò in fiamme.

I richiedenti asilo, ospiti del centro di accoglienza, soprattutto rifugiati rom e sinti provenienti dall’Europa dell’Est, erano già stati evacuati; ma gli attacchi continuarono, e si diressero contro gli oltre cento vietnamiti ospiti dell’ostello adiacente. Questi ultimi riuscirono a fuggire solo attraverso il tetto dell’edificio.

La Sonnenblumenhaus nella Mecklenburger Allee a Rostock, presa d’assalto tra il 22 e il 26 agosto 1992. Foto di Timur Y, CC BY 3.0

La vicenda è ricordata in un lungo articolo pubblicato il 22 agosto sul quotidiano tedesco «Die Zeit» da Franka Maubach, docente di Storia contemporanea dell’Università di Jena. Si trattò indubbiamente di un punto di svolta drammatico per la recente riunificazione del paese, alle prese con la fusione di due sistemi economici radicalmente diversi. E fu soprattutto un episodio che riportò la Germania a scene che si credevano ormai appartenenti solo al passato: come scrive Maubach,

«la radicalità e la durata della violenza, la complicità della popolazione, il drammatico vuoto di potere, l’inazione politica ci permettono di parlare di pogrom».

Lichtenhagen a Rostock, dove si trova la Sommenblumenhaus presa d’assalto. Immagine di N3MOTUBS, CC BY-SA 2.0

Ma l’obiettivo dell’articolo di Maubach non è soltanto quello di rievocare l’anniversario di una vicenda ancora ben presente nella memoria dei tedeschi; e che, per inciso, occupò anche l’attenzione dei giornali italiani, con editoriali che raffiguravano un continente europeo

«che vive nel terrore di poter un giorno ricadere nel “buco”, in quella droga pesante chiamata caccia ossessiva al Nemico, allo Straniero, al Capro Espiatorio che le sue ideologie hanno spacciato a piene mani lungo tutto il secolo».

Invece di guardare esclusivamente alla violenza esplosa davanti alla “Casa del Girasole”, scrive infatti Maubach,

«dobbiamo contestualizzare storicamente gli eventi […]. Invece di raccontare la storia a partire dai colpevoli e dalle loro azioni, dovremmo ripartire dalle vittime. E invece di intendere Lichtenhagen solo come storia della Germania Est, dovremmo tracciare le linee di continuità che portano non solo alla DDR ma anche alla vecchia Repubblica Federale».

Si tratta, cioè, di spostare, a ormai molti anni di distanza da quei fatti, lo sguardo dalla cronaca alla storia. La cronaca descriveva quell’evento drammatico quale frutto spontaneo dell’altissimo tasso di disoccupazione della Germania Est, e del conflitto tra tedeschi e lavoratori stranieri, nel caso specifico vietnamiti, giunti nella DDR già all’inizio degli anni Ottanta e impegnati soprattutto al porto di Rostock nella movimentazione delle merci (erano Gastarbeiter, esattamente come i numerosi italiani approdati nell’industria tedesca a partire dagli anni Cinquanta, come viene ben descritto in un libro di memorie di Lorenzo Annese).

Lo sguardo dello storico permette invece di allargare il campo e di sottolineare le responsabilità non solo del conflitto sociale della DDR, la Dunkeldeutschland (Germania oscura).

«Con l’unificazione – scrive Maubach –, il razzismo della Germania dell’Est e della Germania dell’Ovest sono cresciuti insieme, si sono rafforzati a vicenda e hanno innescato una dinamica di violenza che ha attanagliato entrambe le parti della Germania e continua a plasmarla ancora oggi».

La tensione poi sfociata nell’aggressione ai lavoratori vietnamiti, infatti, aveva avuto inizio giorni prima, alimentata dal risentimento nei confronti dei richiedenti asilo,

«quando il sistema di asilo della Germania Ovest venne trasferito alla Germania Est – un trasferimento di strutture e procedure che è stato poco studiato in termini di storia contemporanea».

E se si guarda al contesto che aveva preceduto quei quattro giorni di agosto, si può osservare come la situazione si sia aggravata per molti mesi – senza alcun intervento da parte delle istituzioni e della politica – prima di sfociare nella violenza dei naziskin.

Oltre alla presenza di vecchi stereotipi contro i rom tramandati dall’epoca della DDR, Maubach sottolinea poi le responsabilità della stampa nella Repubblica Federale Tedesca degli anni Ottanta nel propagandare l’immagine del “finto richiedente asilo”, poi strumentalmente utilizzata anche da partiti e movimenti politici xenofobi. In un servizio del magazine «SuperIllu»,

«l’immagine di un gatto morto doveva confermare visivamente che gli “zingari”, come venivano ancora chiamati ovunque all’epoca, mangiavano animali».

E sul «Rostocker Anzeiger», il 19 agosto, pochi giorni prima delle violenze, si poteva leggere un vero e proprio annuncio del pogrom:

«Nella notte tra sabato e domenica ripuliremo Lichtenhagen».

Un giornalista d’inchiesta, che si firma con lo pseudonimo di Anton Maegerle per via delle minacce subite da gruppi di neonazisti, e citato da Maubach nell’articolo su «Die Zeit», ha del resto recentemente sottolineato come i neonazisti della Germania Ovest avevano anticipato già nei primi anni Ottanta i focolai di razzismo poi esplosi nella Germania Est.

E ha ricordato la figura di Michael Andrejewski, che nel 1982 aveva fondato ad Amburgo un movimento politico “per fermare gli stranieri” – proprio nell’anno in cui la poetessa e lavoratrice Semra Ertan si diede fuoco ad Amburgo per protestare contro il razzismo nella Repubblica Federale – e che esattamente dieci anni dopo si trovava a Rostock, in prima linea, per alimentare la rabbia della gente di Lichtenhagen.

1992 assalto Sonnenblumenhaus Rostock
La Sonnenblumenhaus nella Mecklenburger Allee a Rostock, presa d’assalto tra il 22 e il 26 agosto 1992. Foto di mc005, CC BY-SA 3.0

Bibliografia

Adornato, F., Da Rostock a Maastricht, in «la Repubblica», 9 settembre 1992.

Annese, L., Vita da Gastarbeiter, Stilo, Bari 2021.

Eisenhammer, J., Mistakes admitted in effort to end Rostock riots, in «The Independent», 27 agosto 1992.

Koch, C., Das Sonnenblumen-Haus, in «NEON», 26 ottobre 2007.

Maegerle, A., Hoffnungsträger, in «Endstation Rechts», 21 luglio 2005.

Maubach, F., Ein Pogrom mit Ansage, in «Die Zeit», 22 agosto 2022.

Neonazisti contro immigrati, in «la Repubblica», 25 agosto 1992.

Tavi, L., We are young, we are strong, in «In Storia», n. 82, ottobre 2014.

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